PRESIDENTE DELLA REGIONE

AUGUSTO ROLLANDIN

Rollandin AugustoIl 2013 è stato per la Valle d’Aosta un anno di svolta, una svolta obbligata dagli effetti della crisi internazionale cominciata nel 2008 e le cui ripercussioni si sono fatte più pesanti quest’anno e, secondo le previsioni, si acuiranno ulteriormente nella nostra regione nel corso dei prossimi mesi. Sembra infatti che nel 2014 si assisterà ad un ulteriore rallentamento dello sviluppo.

La Valle d’Aosta, un territorio considerato, fino a qualche anno fa, a benessere diffuso e con una situazione occupazionale priva di criticità strutturali, si trova infatti ora ad affrontare una complessa e difficile fase congiunturale. La Regione sta subendo una fase caratterizzata da difficoltà occupazionali, quasi mai sperimentate nella sua storia recente, e da significative criticità produttive.

In questo contesto, l’Amministrazione regionale ha dovuto compiere una scelta sofferta, intervenendo nella riduzione dei contributi a fondo perso, in un primo momento attraverso una riduzione della percentuale sulle singole concessioni e poi, nel corso dell’anno, con il blocco dell’accoglimento delle domande, a causa del Patto di stabilità che, imponendo drastici limiti di spesa, ha impedito alla Regione di far fronte a tutte le azioni e gli interventi che erano stati inizialmente programmati.

E’ quindi stata una svolta che è scaturita dalla contingente situazione economica, ma che si è trasformata anche in un cambiamento delle abitudini e della mentalità dei Valdostani.

Il 2013 è stato anche l’anno delle elezioni regionali, in occasione delle quali i cittadini ci hanno confermato la loro fiducia. Con il loro voto i Valdostani hanno dimostrato di credere alla serietà del nostro progetto per la Valle d’Aosta e di condividere, al di là delle pesanti difficoltà congiunturali, il nostro impegno nel dare ascolto alle esigenze dei cittadini e nella continuità delle azioni intraprese nel costruire il futuro della nostra regione.

Credo che il fatto che “niente sarà più come prima”, come abbiamo dichiarato in sede di approvazione del bilancio della Regione, sia ormai una consapevolezza diffusa tra i cittadini valdostani, una convinzione evidente anche alla luce delle trasformazioni che investono ormai, con velocità, ogni settore e ogni processo, a livello locale come su scala globale.

Certo, si tratta di un cambiamento che tende, nelle prime battute, a spiazzare e intimorire cittadini e imprese, in quanto mette in discussione abitudini acquisite da tempo e consolidate negli anni, ma rappresenta anche una svolta che può essere interpretata – o meglio, che dobbiamo interpretare – con coraggio e senso di responsabilità, traendone anche delle opportunità per il futuro.

E’ questa infatti l’occasione per rivalutare e rilanciare le attività tradizionali della nostra regione: penso all’agricoltura, per esempio, che ha nei giovani, nella loro passione ma soprattutto nella loro preparazione, l’atout per il proprio sviluppo; al turismo, che nella nostra regione vuole dire anche tutela e valorizzazione ambientale e culturale; all’edilizia, che grazie anche alle nuove disposizioni previste dal Piano casa può rilanciare la ripresa del settore e di tutto il suo indotto.

Ed è il momento in cui, ora più che mai, gli eletti devono compiere appieno il mandato che è stato loro affidato dai cittadini. E’ quindi necessario, da un lato, individuare le priorità e lì investire, per sostenere la formazione, l’innovazione e gli investimenti, che sappiano produrre sviluppo e occupazione nella nostra regione.

Dall’altro, è fondamentale sapere mantenere alti gli standard di assistenza e cura alla persona, soprattutto per quanto concerne le fasce più deboli e vulnerabili della popolazione, attraverso politiche sociali che assicurino che “nessuno rimanga indietro”, in quanto siamo convinti che lo sviluppo di un territorio si misuri anche dal livello di equità e di benessere diffuso tra i diversi strati della popolazione.

Infine, è chiaro che il problema del lavoro e dell’occupazione riveste e deve rivestire sempre il ruolo centrale nella nostra agenda di governo, un ambito nel quale abbiamo investito, per esempio, attraverso il Piano giovani, che ha destinato 16 milioni totali in un triennio agli interventi per la creazione di nuove opportunità occupazionali per le nuove generazioni.

Ma la nuova prospettiva che, in questo rinnovato scenario, dobbiamo ormai adottare è anche di cercare di guardare alle strategie per il futuro in un’ottica territorialmente più vasta: in questo senso guardiamo con ottimismo alla creazione della Macroregione alpina che, unendo Regioni che condividono le stesse risorse e gli stessi problemi, riesca a dare attuazione a politiche per la montagna che sappiano rispondere, finalmente, alle esigenze di questi territori particolari.

Un maggiore ruolo di responsabilità per tutti è l’auspicio da condividere, per far sì che le trasformazioni diventino opportunità preziose per un futuro più solido, solidale e sereno.