La frana

La frana della Becca France è una frana complessa in cui sono però ben distinguibili gli elementi che ne caratterizzano la morfologia.
La nicchia di distacco, da verticale a subverticale, si presenta con un'ampiezza massima di 950 metri ed un dislivello medio di circa 400/450 metri.
 

La fascia posta al piede della parete, ad una quota compresa tra 1700 e 1900 m s.l.m., risulta occupata dal materiale di accumulo, (zona di accumulo) costituito sia da massi a pezzatura ciclopica sia dai prodotti di disgregazione che, ancora oggi, cadono a valle. In questa zona è ben osservabile la colonizzazione pioniera data da piccoli larici che iniziano a crescere nelle zone meno soggette a crolli e colate.
Scendendo verso valle risulta predominante il bosco (Bois de Goille-Peissa e Bois de Crou Dis Ortie) a testimonianza dell'attuale inattività di questa zona; un'osservazione più attenta consente tuttavia di individuare grossi massi ciclopici nella zona più alta dell'accumulo.
Ancora più a valle, lungo il vallone del Torrente Clusellaz, a quote comprese tra 1300 e 1550 m s.l.m., si può osservare distintamente l'elevata quantità di materiale di accumulo. In questa zona si segnala, inoltre, la presenza sia di sorgenti (Sources du Ruet) sia di forme d'incisione e piccole forre attorno al corso d'acqua; questi ultimi elementi sono un'ulteriore testimonianza del recente movimento gravitativo avvenuto.
Causa scatenante il distacco della frana, in un contesto di generale instabilità geologica, furono probabilmente forti piogge, ipotesi credibile visto che la seconda metà del XVI sec. rappresenta un noto periodo caratterizzato da frequenti alluvioni e frane in tutta Europa.
Inoltre recenti studi hanno individuato, sulla sommità meridionale della Becca France, fenomeni di sdoppiamento di cresta, diretta testimonianza della presenza di una Deformazione Gravitativa Profonda di Versante. Anteriore all'evento storico, la DGPV ha contribuito a minare la stabilità del versante determinando forti condizioni di disarticolazione e fratturazione della roccia.
Il terremoto che in quei giorni avrebbe duramente colpito tutta la zona delle Alpi Marittime potrebbe essere annoverato tra le cause preparatorie dell’evento: il sisma potrebbe infatti aver compromesso ulteriormente la stabilità dell'ammasso roccioso.
Pare che in seguito all’evento franoso l’accumulo di frana avesse formato un lago di sbarramento che ebbe vita per circa 200 anni dopodiché si svuotò completamente. Fonti storiche riportano che il 10 giugno 1851 si ebbe una piena improvvisa che interessò il torrente Clusellaz; le cause di questo fenomeno, oltre alla rapida fusione delle nevi provocata dalle insolite elevate temperature dei giorni precedenti furono attribuite allo svuotamento del suddetto lago. I danni conseguenti furono notevoli poiché l’acqua trascinò a valle una grande quantità di materiale che costituiva l’accumulo della frana caduta circa 300 anni prima. 



Torna su