BENI CULTURALI
Avviato dalla Soprintendenza un progetto di intervento mirato sia al restauro sia al miglioramento della fruizione di una delle maggiori attrattive artistiche della regione.
IL CASTELLO DI ISSOGNE
di Sandra Barberi
Il Castello di Issogne, posto sulla sponda destra della Dora, appare ancora oggi nell'aspetto armonico di una residenza principesca voluta da Giorgio di Challant: il facoltoso e colto ecclesiastico, priore di Sant'Orso ad Aosta, membro della più potente e illuminata aristocrazia valdostana, promosse tra l'ultimo decennio del Quattrocento e il primo decennio del Cinquecento la trasformazione del precedente edificio, dovuto a Ibleto di Challant. La costruzione, che all'esterno non presenta elementi difensivi evidenti, è composta da un agglomerato di torri e corpi di fabbrica disposti intorno ad un cortile chiuso su tre lati, al centro del quale sorge la celebre Fontana del Melograno. Sotto il portico si possono ammirare una serie di lunette dipinte a fresco che illustrano scene di vita popolare e artigiana del tempo (corpo di guardia, macelleria, mercato della frutta e verdura, bottega del sarto, dello speziale, del formaggiaio-salumiere). Su questi affreschi si scorgono numerosi graffiti, tracciati con punte metalliche o con sanguigna, molti dei quali lasciati dagli stessi ospiti del castello. L'interno è costituito da vari locali di notevole valore architettonico e artistico, tra i quali spiccano la sala da pranzo, le cucine, la sala baronale adorna di pitture parietali, due piccoli oratori, adiacenti alle camere da letto di Marguerite de La Chambre e di Giorgio di Challant, la cosiddetta "sala del re di Francia", con soffitto a cassettoni decorati da gigli, e il salone al primo piano con gli stemmi dei Savoia. La costruzione principale e le sue dépendances, appartenute alla famiglia Challant fino alla sua estinzione, avvenuta nel 1804, subirono, nel corso del XIX secolo, una forte decadenza, dovuta al disinteresse ed alla scarsa sensibilità dei successivi proprietari, Pierre Alexandre Gaspard ed il barone francese Marius de Vautheleret: se il primo smembrò e disperse gran parte degli arredi alienandoli, il secondo intraprese costosi rifacimenti per rendere abitabile il maniero, dotandolo di caloriferi e adattandolo - con i nuovi mosaici alla veneziana in sostituzione dei palchetti originali ed i gazebi nel giardino - al gusto moderno. Le ingenti spese sostenute lo mandarono in rovina, così che nel 1872 il castello fu messo all'asta.
Il pittore torinese Vittorio Avondo, profondo conoscitore d'arte e collezionista raffinato, spinto da un vivo interesse personale ed influenzato dalla temperie culturale volta alla rivalutazione della cultura medievale, si decise all'acquisto del castello, con l'intento di riportarlo allo stato originale, attraverso scrupolosi interventi di restauro.
Insieme con Alfredo d'Andrade, studioso di architettura suo amico e forse ispiratore dell'interesse per il mondo medievale, Avondo si dedicò ai lavori di recupero architettonico dell'edificio, nel rispetto delle strutture originarie ed eliminando le aggiunte posteriori, quindi applicandosi con passione al reperimento dei mobili che lo avevano arredato, ricercandoli sul mercato antiquario e acquistandone altri che per stile si accordassero agli interni della dimora, commissionando copie di arredi sulla base di modelli originali. Il "castello dei Sogni", così come Giuseppe Giacosa l'aveva denominato per una seducente assonanza, venne aperto alla visita delle persone interessate, costituendo così una sorta di museo privato. L'intento di Vittorio Avondo era soprattutto didattico: egli desiderava far conoscere al pubblico, agli studiosi ed agli artigiani che riproducevano manufatti in stile antico, l'aspetto di un castello quattrocentesco ricostruito secondo criteri scientifici di aderenza alla realtà storica dell'epoca. Per dare un aspetto di quotidianità alle stanze, si integrarono i mobili con elementi e oggetti quali vasellame, utensili, biancheria, armi, libri e persino costumi, riproducenti fedelmente i vestiti rappresentati nelle lunette del cortile.
Nel 1907 Avondo, con un atto di generoso mecenatismo, donava allo Stato il monumento e i suoi arredi.
La sala del Re di Francia come si presentava prima del riallestimento in corso.Gestito al momento dagli Uffici dell'Assessorato dell'Istruzione e della Cultura, con i suoi più di 50.000 visitatori annui il castello di Issogne costituisce una delle maggiori attrattive artistiche e turistiche della Regione Valle d'Aosta.
Approssimandosi il cinquecentenario del rifacimento della costruzione nel suo aspetto attuale, la Soprintendenza per i Beni Culturali della Valle d'Aosta ha promosso un'indagine sui problemi legati alla fruizione e ha avviato un progetto di intervento sulle strutture architettoniche, sugli impianti tecnici e sul percorso e l'allestimento espositivo, che vede coinvolti tanto professionisti esterni in veste di consulenti, quanto personale e strutture della Soprintendenza. All'interno di tale progetto, che si svilupperà per tappe progressive nel corso di alcuni anni, sono previsti interventi:
1. di tipo conservativo, tra cui il consolidamento e il restauro degli intonaci esterni (eseguito dal personale del Laboratorio di restauro della Soprintendenza) e una serie di indagini diagnostiche e rilievi grafici eseguiti con il supporto delle più moderne tecniche informatiche in previsione del restauro della fontana del melograno;
2. di adeguamento impiantistico ai criteri imposti dalla vigente normativa di sicurezza, consistenti nel rifacimento dell'impianto elettrico, nell'installazione di appropriati sistemi antintrusione, nello studio e la realizzazione di un nuovo sistema di illuminazione, coerente con le esigenze di valorizzazione e di salvaguardia degli ambienti e degli oggetti in essi contenuti;
3. di miglioramento dei servizi;
4. di miglioramento della fruizione.

Riguardo al punto 3., è stato realizzato un nuovo accesso attraverso l'area verde che costeggia il lato settentrionale del castello, dove i turisti in attesa di entrare possono sostare liberamente: il vecchio ingresso prospiciente la piazza, situato sulla curva della strada, implicava infatti un grande pericolo per la folla di visitatori che, soprattutto nei periodi di maggiore affluenza, si radunava davanti al portone principale, intralciando la viabilità del paese.
Il Castello di Issogne. La foto evidenzia quello che è diventato il nuovo percorso di accesso attraverso l'area verde sui lati settentrionale e occidentale.Quanto al punto 4., è in corso un intervento di riqualificazione museale basato sul restauro degli arredi e dell'intera collezione e sul riallestimento critico delle sale principali del Castello. L'iniziativa nasce dalle conclusioni tratte al termine di un approfondito lavoro di ricerca condotto in occasione del riordino e dello spoglio delle carte costituenti il cosiddetto "Fondo Avondo", cioè il carteggio conservato presso il Castello di Issogne riguardante la figura e l'opera di Vittorio Avondo, ultimo proprietario del maniero.
Nella revisione del sistema espositivo, che mira alla riqualificazione del percorso di visita al fine di favorire la fruizione dell'edificio e della collezione ivi contenuta, ci si propone di ripristinare l'allestimento dei principali ambienti dell'edificio voluto da Avondo, puntualmente ricostruibile grazie ad un dettagliato inventario del 1907 e alle foto d'epoca. Saranno perciò esposti nuovamente le suppellettili e gli oggetti che completavano l'arredo ottocentesco: vasellame, ceramiche, armi ed armature d'epoca, che troveranno una nuova collocazione all'interno delle sale, allo scopo di ricreare uno spaccato di vita medievale secondo gli intendimenti della cultura tardo ottocentesca. Pur tenendo presente tale prospettiva, si opererà secondo un criterio che, superando l'attuale sistema espositivo che lascia campo ad interpretazioni non univoche, permetta di non prevaricare gli intenti e le presenze quattrocentesche dovute al committente Giorgio di Challant. Il riallestimento critico del Castello di Issogne si pone dunque a confronto con interventi di recupero museografico quali quelli attuati presso il Museo Stibbert di Firenze, il Museo della Fondazione Bagatti Valsecchi a Milano ed il recente restauro e riallestimento del castello del Borgo Medioevale del Valentino a Torino. Data la complessità degli interventi previsti, il progetto si articola secondo tappe scandite nel tempo. Il primo obiettivo è il restauro di tutti gli oggetti della collezione, compresi quelli che non verranno esposti. Ditte specializzate esterne (per i tessili, gli oggetti in metallo, le ceramiche i vetri) e il personale dei laboratori della Soprintendenza (per gli arredi lignei) hanno già effettuato una parte degli interventi, che saranno conclusi nel corso dell'anno.
Entro i primi mesi del 1998 si potrà procedere all'apertura al pubblico delle sale che fanno parte del consueto itinerario di visita: successivamente si procederà al riarredo di altre sale attualmente chiuse al pubblico, che saranno accessibili su prenotazione (è allo studio l'organizzazione di un nuovo sistema di visite).
Il programma prevede inoltre la pubblicazione di un dépliant sul castello ed il miglioramento dell'apparato didattico, con la sistemazione di pannelli illustrativi in tre lingue all'interno delle sale e di mostre documentarie permanenti legate alla storia dell'edificio, a partire dalla sua prima forma come villa romana, passando attraverso gli interventi e rimaneggiamenti successivi che portano allo stato attuale.
La prima di tali mostre, intitolata "Il castello dei Sogni. La riscoperta dei castelli valdostani nel secondo Ottocento" è stata inaugurata il 13 dicembre 1997 e vuole essere una sorta di omaggio a Vittorio Avondo nel 9° anniversario della donazione del castello allo Stato. L'esposizione illustra il contesto culturale di portata europea all'interno del quale ha operato Avondo, delineando il percorso del revival medievalistico che ha portato al recupero di dimore feudali in Valle d'Aosta e le figure dei suoi protagonisti, primi fra tutti Vittorio Avondo e Alfredo d'Andrade.

   
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