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Raggiungere il 35% di raccolta differenziata รจ un obiettivo importante, ma bisogna anche ridurre la produzione di rifiuti.
RIFIUTI: FACCIAMO IL PUNTO
di Vincenzo Di Dato
Il 5 e 6 dicembre scorsi si è tenuta a Saint-Vincent la Conferenza Internazionale sulla Gestione dei Rifiuti nelle Zone Montane, sotto l'egida della Regione Autonoma Valle d'Aosta, della Provincia di Torino e della Direzione generale XI della Commissione Europea. E' emerso dalla conferenza come sia necessario ricorrere innanzitutto ad una politica di riduzione del quantitativo dei rifiuti attraverso una efficace opera di prevenzione, per poi attivare sistemi di raccolta differenziata efficiente, finalizzata al riciclaggio. Solo successivamente si può affrontare il problema dello smaltimento. A tale proposito, è stata espressa la tendenza ad evitare l'installazione di impianti di incenerimento in aree sensibili quali quelle di montagna, che sono caratterizzate da situazioni di circolazione o ristagno dell'aria peculiari (basti pensare al fenomeno dell'inversione termica) e nelle quali esistono condizioni ambientali particolarmente fragili o sistemi economici che potrebbero subire contraccolpi negativi per la presenza di tali installazioni. In ogni caso, pur non esistendo soluzioni preconfezionate e applicabili in modo standardizzato in qualunque situazione e ad ogni area montana, esistono certamente gli strumenti per raggiungere gli obiettivi di efficienza, economicità ed efficacia richiesti sia dalla legge nazionale che dalle direttive europee. Per quanto riguarda la Valle d'Aosta, i dati sulla gestione dei rifiuti indicano alcuni interessanti spunti sui quali operare per migliorare la situazione e conseguire i livelli determinati dal decreto Ronchi. Bisogna innanzitutto premettere che la Valle d'Aosta ha già provveduto, unica regione italiana, a bonificare e a mettere in sicurezza le discariche dismesse, che per lo più corrispondevano alle vecchie discariche comunali. Inoltre, la legge regionale 37/82, promulgata nel mese precedente al vecchio DPR 915/82, si può dire che anticipi, per qualche aspetto, la normativa attualmente vigente. Questa legge regionale ha stabilito gli obiettivi principali del sistema di conferimento, raccolta, trasporto, smaltimento finale e valorizzazione dei rifiuti in Valle d'Aosta. L'aspetto più avanzato è rappresentato dall'individuazione di una serie di categorie merceologiche di rifiuti destinati al riciclaggio tra i quali, sin dal 1982 è individuata la frazione umida domestica. Bisogna qui ricordare che la separazione secco umido è generalmente indicata come un fattore decisivo per il raggiungimento di quel 35% di raccolta differenziata destinata al riciclaggio, come stabilisce il decreto Ronchi. Purtroppo, alla lungimiranza legislativa, nella nostra regione, non è seguita un'adeguata applicazione nel corso di questi quindici anni, almeno per quanto riguarda questo aspetto delle RD. Malgrado nella pianificazione regionale sia stato da lungo tempo previsto un impianto di compostaggio e questo sia stato anche inserito in un capitolo di finanziamento del Ministero per l'Ambiente, a tutt'oggi non è ancora stato realizzato. Questo ha comportato così un ritardo nelle possibilità di gestione efficiente delle RD in Valle, con conseguenze anche sulla durata della discarica. Ma, volendo vedere anche un aspetto positivo della questione, questo ci consentirà di accedere, con tutta probabilità, a sistemi di compostaggio più efficienti e collaudati, sulla scorta di quanto fatto anche in altre aree, sia in Italia sia nel resto d'Europa. La Valle d'Aosta, con i suoi circa 115.000 abitanti e un importante presenza turistica, soprattutto concentrata nei due periodi di punta delle vacanze natalizie e d'agosto, produce circa 66.700 tonnellate di rifiuti l'anno. Di queste, circa 4.000 sono rappresentate dai fanghi derivanti dalla depurazione delle acque, mentre 233 sono di rifiuti urbani pericolosi e 3.300 vengono dalle raccolte differenziate, essenzialmente di vetro, carta e plastica. La raccolta differenziata nella nostra regione è in questo momento compresa tra il 7 e l'8% del totale dei rifiuti solidi urbani. La quantità giornaliera pro capite di rifiuti è mediamente di circa 1,5 kg, considerando anche il quantitativo prodotto dai flussi turistici. I1 comune dove si producono meno rifiuti è Saint-Denis (0,592 kg per abitante al giorno), mentre quello dove se ne conferiscono di più è La Thuile (3,954 kg/ab. g). Questo dato fornisce interessanti indicazioni sulla necessità di considerare anche la qualità della presenza turistica nelle località montane. Una delle proposte emerse dalla conferenza di Saint-Vincent è stata, tra le altre, anche quella di istituire una tassa di soggiorno che consideri la copertura delle spese ambientali, secondo il principio ormai universalmente accettato di "chi inquina paga". Altrimenti, i costi, sempre piuttosto elevati, ricadono necessariamente sui residenti. Proprio dal punto di vista dei costi della gestione, esaminando la situazione dei nostri comuni, emergono alcuni scompensi ai quali senz'altro si porrà rimedio con la prossima pianificazione regionale: a fronte di una media di costo di circa 145 Lit/kg, vi sono comuni nei quali raccogliere, trasportare e conferire i rifiuti al Centro di Trattamento Regionale costa 52 Lit/kg, e altri nei quali si arrivano a pagare fino a 339 Lit/kg. La soluzione passa attraverso una riorganizzazione dei servizi di raccolta e conferimento, regolati da indicazioni coerenti per tutto il territorio regionale o, quantomeno, per ogni sottoambito, soprattutto per quanto concerne gli appalti di servizio. Riassumendo, le priorità da affrontare nel prossimo futuro in Valle d'Aosta sono individuabili nel raggiungimento degli obiettivi fissati dalle nuove norme nazionali sui rifiuti, che recepiscono le direttive europee di questo settore, nella razionalizzazione dei flussi di raccolta e conferimento, nella determinazione di condizioni coerenti d'appalto. Saint-Denis, qui dal castello di Cly, è il comune che produce meno rifiuti nella Regione.Contemporaneamente, si dovranno analizzare le possibilità inerenti al potenziale sviluppo di attività economiche locali connesse alla gestione dei rifiuti, aprendo il mercato ad iniziative che risolvano i problemi, a livello locale e nel contempo creino occupazione. Bisogna ricordare che le raccolte differenziate, secondo uno studio del MIT (Massachusset Institute of Technology), di recente ripreso anche dalle analisi di Eco & Eco, la società che ha compiuto gli studi economici per la stesura del decreto Ronchi, possono creare fino a tre volte più posti di lavoro delle discariche e ventun volte più occupazione di un inceneritore. Si stima che lo stesso Dlgs 22/97, nella sua applicazione a regime e nella globalità dei suoi provvedimenti, possa significare fino a 111.000 posti di lavoro, tra esistenti e nuovi.
Infine, ma non ultima per importanza, la questione della riduzione del quantitativo dei rifiuti. Evitare di produrli è senza dubbio la migliore soluzione e anche per questo, attivare anche a livello locale iniziative e provvedimenti che incentivino questo aspetto della questione rappresenta una sfida irrinunciabile che richiede un forte impegno, sia istituzionale, sia da parte di ciascun cittadino. Non esistono, infatti, soluzioni vantaggiose che non passino per una drastica riduzione dell'usa e getta e degli imballaggi inutili che, da soli, rappresentano quasi la metà del quantitativo di rifiuti oggi prodotto.

   
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