AMBIENTE
Nella possibilità di un imminente ritorno spontaneo del lupo in Valle d'Aosta, scopriamo che il suo ricordo è ancora presente in proverbi, resoconti e manufatti.
C'ERA UNA VOLTA IL LUPO
di Ronni Bessi
Antica trappola (metà VVIII secolo) per lupi nel comune di Pontey.Dagli ultimi decenni del 1800 il lupo ha continuato a sopravvivere in Valle d'Aosta solo sotto forma di toponimi, detti, leggende, cronache storiche e antiche trappole per catturarlo (leuvires o lüires).
Ancora oggi i nomi di alcune località ci sussurrano dell'antica presenza del lupo: Wolfbode (piana dei lupi) a Gressoney-Saint-Jean, Col du Loup, a 2372 m. s.l.m. tra la Valle del Lys ed il Piemonte, Bora du loup a Lillianes e Covaloup ad Antey-Saint-André. Più numerosi sono i proverbi a proposito di questo animale ed alcuni di essi descrivono significativamente certi suoi comportamenti: "les loups ne se mangent pas entre eux", "La fau a tchatza lo lu dou bohk" (la fame spinge il lupo fuori dal bosco); altri sottolineano la netta divisione che si voleva mantenere tra la civiltà umana e la natura selvaggia: "Si t'ichté avé lu té urlé da lu" (si tu restes avec le loup tu hurleras comme le loup, detto diffuso nel Vallese). Quest'ultima espressione ci sembra si colleghi bene con l'antica formula usata dai Franchi Riparii nell'esiliare un membro della propria comunità: "sia costui considerato alla stregua di un lupo, viva quindi da lupo"!
Il patrimonio leggendario valdostano annovera molti lupi che possono essere sommariamente suddivisi in quattro filoni. Il primo lo si potrebbe definire del "lupo stupido", cioè quello che cadde, sia a Etroubles che ad Ussel, in una buca per lupi subito dopo che era maldestramente rotolato dentro un calderaio, e vi trascorse la notte addossato ad una parete tremante di paura; o che tentando di assalire, a Saint-Vincent, un contadino, sceglie proprio il più robusto della comunità, e finisce allontanato a pedate dopo essersi fatto legare un campanaccio al collo! Il secondo è quello del "lupo nella foresta" che si presenta sia in chiave di benevola guida verso una coppia di gemelli abbandonati sia quale partecipante ad un sabba locale (seun-goga) od ancora presenza incombente ed "infestante" i boschi. Gli ultimi due filoni riprendono il tema dell'antichissimo mito dell'ibrido uomo-lupo, cioè della trasformazione (voluta o subita) dell'essere umano in animale. Nel primo caso abbiamo due leggende, rispettivamente ambientate ad Oyace ed a Pontey, che riproducono una trama quasi identica, quella del prete-mago che, praticando la feusecca (magia), si muta in lupo per spaventare i contadini locali ma viene in entrambi i casi ferito ad una zampa/mano e quindi smascherato nella sua vera identità. L'ultimo filone è quello del sortilegio, ad opera di una strega, che condanna, sia uomini che donne, a permanere nelle sembianze di feroci lupi.
Le cronache storiche locali abbondano anch'esse di questi animali, sia trasformati in pellicce (ne abbiamo notizia già dal 1417, indossate ovviamente da potenti nobili) sia oggetto di disposizioni (la prima sembra essere quella contenuta nei "Registres du Pays" del 5 febbraio 1598) concernenti la loro distruzione. Per incoraggiare questa, ancora nel secolo scorso erano previste ricompense, attribuenti valori diversi, e decrescenti, a seconda che si trattasse di un lupo affetto da rabbia e comunque di cui ci fosse prova di attacco all'uomo, di una lupa gravida, di un lupo adulto ed infine di un cucciolo. Nei giornali dell'epoca non sono pochi gli articoli che descrivono episodi riguardanti assalti di lupi. Altri racconti sembrano invece contraddire la presunta pericolosità del lupo: "... le 19 mai 1852, on put voir encore le rare spectacle d'un loup traversant la place de Gressoney-La-Trinité. Des enfants s' amusaient aux environs de l'église et un groupe de personnes devisaient tranquillement quand le carnassier passa sans faire du mal à personne..". Comunque, lo stereotipo dominante di questo animale era così riassunto da un famoso scrittore valdostano (T. Tibaldi): "...il lupo è feroce, sanguinano, stupido, senza veruna bellezza né attrattiva fisica". Non ritenendosi sufficienti le battute di caccia verso la fine del 1700 furono realizzate anche in Valle d'Aosta, in alcune radure delle foreste, delle "fosse lupine", a seguito degli "efficaci" risultati ottenuti in Svizzera: "c'est ainsi que vers Genève et la Suisse on les a presque détruits" (Amé-Louis-Marie Vignet baron des Etoles, 1778). Attualmente, qualcuna di queste antiche trappole, dal perimetro tipicamente circolare e con le pareti rivestite in muratura a secco, esiste (e resiste) ancora. Queste mute testimonianze "archeologiche" della guerra verso il lupo da parte dell'uomo sono state localizzate a Saint Vincent, Donnas e Pontey.
A fronte di questa cultura anti-lupo così diffusa e dei provvedimenti che sono stati precedentemente illustrati, anche una specie così adattabile ed intelligente come quella in questione non poteva sopravvivere. Negli ultimi decenni del secolo scorso il lupo scomparve infatti dalla nostra regione. E da tutto l'arco alpino. Una serie di profondi mutamenti, ambientali, culturali e legislativi, prodottisi a partire dal 1970, hanno invece permesso a questo animale, prima di scampare ad una sicura estinzione a livello nazionale, poi di allargare il proprio areale di diffusione. Ed il lupo è ricomparso in Liguria, quindi in Piemonte (Alessandria e Cuneo) ed in Francia (Mercantour), suscitando opinioni quantomeno contrastanti. Infatti diversi esemplari sono stati rinvenuti uccisi a fucilate o da bocconi avvelenati. Anche nel mondo venatorio le posizioni sembrano a questo proposito divergenti. Così c'è chi si esprime, a livello nazionale, in questi termini: "...si capisce che la montagna, senza il lupo o altre specie rare, è come morta, vuota, (...) anche il lupo (...) può essere un valido aiuto per il cacciatore, che può erigere questo splendido animale a simbolo di una coscienza ecologica, la propria, oggi al centro di una opinione pubblica sempre più attenta" (G. Todaro).
Il lupo delle fiabe e delle storie terrificanti è il prodotto culturale di determinate società e non corrisponde al lupo reale.I1 ritorno del lupo in territori dove era stato sterminato in passato richiede comunque tutta una serie di iniziative. Senz'altro si rende necessaria una capillare opera di informazione. Ed a questo proposito l'Assessorato dell'Ambiente, Urbanistica e Trasporti sta predisponendo una pubblicazione che affronta il delicato e complesso rapporto uomo-lupo. Quindi vanno predisposte delle misure preventive a riguardo di possibili danni nei confronti di animali domestici (ovini e giovani bovini), favorendo per esempio l'adozione, da parte degli allevatori, di specifici cani da pastore. E con azioni mirate a ridurre il fenomeno del randagismo e dei cani lasciati senza controllo, onde evitare che gli attacchi provocati da questi ultimi finiscano immancabilmente per essere attribuiti a qualche sporadico lupo. Forse allora questa specie potrà essere vista come una preziosa componente ambientale. Ed anche come un interessante prospettiva turistica. Una specie di "richiamo" della foresta!
Quasi nessuno ha infatti la fortuna di scorgere dei lupi nei luoghi dove essi vivono, ma il solo fatto di sapere che ci siano...

   
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