ALTA MONTAGNA E PASCOLI
Il Piano Territoriale Paesistico (PTP) della Valle d'Aosta presta grande attenzione alle alte terreattribuendo loro sia valore di struttura fondante sia valore identitario per il territorio.
I SISTEMI NATURALI DEL PTP
di Chantal Trèves
Suddivisione in percentuale dei sistemi naturali del PTP.L'essere territorio di montagna della Valle d'Aosta, dove l'importanza del pendio e dei dislivelli determina una grande varietà di condizioni ambientali con fattori di temperatura ed esposizione molto variabili, comporta una forte differenziazione tra terre basse di fondovalle e dei primi versanti utilizzate per la vita umana e terre alte, da sempre poco o nulla abitate. Da un lato lo sguardo dell'uomo contemporaneo abituato a considerare solo le zone accessibili e dall'altro lato la presenza di infrastrutture che rendono accessibili anche le alte quote, fanno sì che fatichiamo a renderci conto che la quota media della Valle d'Aosta è di 2106 m sul livello del mare; il dislivello complessivo è invece di 4467 metri. Il 60% del territorio è posto a quote superiori ai 2000 metri e il 30% al di sopra dei 2500, dove non è più possibile neppure l'attività pastorale.
Curiosamente, nelle regioni di montagna, quindi in tutte le Alpi, la continuità territoriale, le relazioni tra una valle e l'altra non sono garantite dal solco abitato e coltivato ma dai crinali spartiacque e dalle vette, da quel mondo che tradizionalmente è stato visto dalla gente di montagna come altro da se', con il quale evitare il più possibile di confrontarsi. Le relazioni intralpine sono quindi avvenute obbligatoriamente attraverso itinerari che attraversavano questo mondo nel modo più rapido possibile attraverso le vie dei colli, spesso protette da santuari o almeno cappelle e cippi votivi. Il rapporto con le terre alte è tuttavia più complesso di quello che di solito si considera; non solo semplice paura dell'immensità delle terre gelate ma anche capacità di vivere accanto a questa paura organizzando un sistema di vita basato sull'uso delle praterie più elevate, riuscendo ad utilizzare l'ambiente naturale senza trasformarlo in ambiente colturale.
L'uso moderno dell'alta montagna riflette un atteggiamento ormai indifferente verso le antiche paure ma anche una frattura più profonda rispetto al passato tra abitato e inabitato. I moderni domaine skiable giungono spesso, come i pascoli, nei territori delle alte terre utilizzandoli per quel che possono dare ma l'infrastrutturazione che richiedono e l'elevato numero di persone che concentrano senza fatica in zone alquanto ristrette rendono questi ambiti come bolle di ecumene tecnologico incluse in un mondo che svolge nei loro confronti unicamente il ruolo di fondale scenografico. Per i rifugi più accessibili e frequentati si possono fare considerazioni assai simili, anche se le dimensioni dell'inclusione sono molto più ridotte.

Estratto del PTP: in evidenza i sistemi ambientali.Il Piano Territoriale Paesistico della Valle d'Aosta (PTP) presta grande attenzione alle alte terre attribuendogli sia valore di struttura fondante sia valore identitario per il territorio. L'alta quota è associata a tutto ciò che non viene utilizzato dalle attività umane, a tutto quanto viene definito come ambiente naturale. È in tal senso individuato un sistema delle aree naturali, che permea tutto il territorio regionale attraverso le vette e i ghiacciai, le praterie e i cespuglieti, le pareti rocciose inaccessibili dei fondovalle, i macereti e i piccoli pascoli isolati in quel mare roccioso che si estende al di sopra dei 2300-2500 metri di quota. È infatti un sistema costituito da porzioni del territorio regionale prive di utilizzazioni antropiche in grado di interferire significativamente con i processi naturali.
Il PTP considera la propria azione e quella di tutta la pianificazione territoriale come agente sull'insieme del territorio, sia esso abitato sia esso non abitato; l'accento è posto sul binomio identità/integrazione con l'intento di valorizzare l'identità regionale ad un tempo attraverso il paesaggio, la specificità ambientale e la capacità delle comunità locali nel vivere e gestire il proprio territorio. Il piano definisce i sistemi ambientali come parti del territorio caratterizzate dalla prevalenza di una o più componenti paesistico-ambientali in cui articolare gli indirizzi della pianificazione del territorio (Articolo 10 del Norme di Attuazione "Articolazione del territorio in parti differenziate"). Quella dei sistemi ambientali è una modalità di partizione del territorio finalizzata alla tutela ambientale e paesistica, a differenza delle zone dei PRGC che hanno invece lo scopo di attribuire destinazioni d'uso al territorio comunale. Questo implica il superamento del confine amministrativo per considerare il territorio strutturato in grandi insiemi omogenei. I sistemi ambientali hanno anche carattere progettuale: ad esempio, l'individuazione del sistema delle aree naturali è da una parte il riconoscimento di una porzione di territorio relativamente omogenea e con processi evolutivi comuni e dall'altra la sede di un progetto di conservazione declinato attraverso la definizione di indirizzi che orientano le modalità, gli usi e le condizioni di intervento.

Il PTP quindi individua e delimita i sistemi ambientali specificando gli indirizzi - che non hanno carattere prescrittivo - da attuare in sede di formazione o adeguamento dei PRG e dei piani di settore; sono specificate inoltre l'indirizzo caratterizzante e le condizioni di attuazione di eventuali ulteriori indirizzi espressi in sede di pianificazione locale. Al comune spetta quindi il compito di precisare in dettaglio i sistemi presenti nel suo territorio e di articolarli al loro interno in aree soggette a specifica disciplina.
Il sistema delle aree naturali è suddiviso in due sottosistemi: dell'alta montagna e delle altre aree naturali. Il primo comprende l'ossatura delle alte quote con vette e ghiacciai e rappresenta "lo specifico paesaggio montano". L'altro sottosistema si estende alle quote inferiori e comprende gli ambienti rocciosi e le praterie alpine, ma si frammenta anche nelle porzioni più naturali del fondovalle, laddove la presenza di morfologie particolarmente emergenti favorisce lo sviluppo di ambienti prevalentemente rupicoli come le pareti verticali e le forre.

L'articolo 11 definisce gli indirizzi del sistema delle aree naturali, articolandoli per i due sottosistemi, e individua le competenze specifiche dei PRGC in questi contesti.

Il Grand Combin e il Colle del Gran San Bernardo, visti dalla cima del della Grande Rochère.Come già accennato, la conservazione è l'indirizzo caratterizzante per il sistema delle aree naturali. Con il termine "conservazione" il PTP comprende l'insieme di modalità di azione e intervento volte alla "mera conservazione delle risorse e dei processi naturali, dei paesaggi, delle testimonianze e risorse culturali" (art. 9 del PTP). Se l'obiettivo di qualunque intervento pianificatorio e gestionale nel sistema delle aree naturali è quello di garantire il perdurare della risorsa così come ci è stata consegnata, il piano non intende comunque trasformare in santuario inaccessibile tutta la natura "incontaminata" della regione. Esso infatti prende in conto la necessità di un eventuale utilizzo da parte dell'uomo ammettendo in queste aree usi ed attività di tipo naturalistico, dove l'interferenza antropica è comunque ridotta al minimo.
Queste attività si limitano alla "conservazione" e "osservazione" scientifica e amatoriale, comprendente la contemplazione e l'escursionismo, il trekking e l'alpinismo non richiedenti attrezzature d'accesso o d'uso" (art.9). Sono tuttavia anche ammessi interventi che garantiscano la permanenza degli usi presenti e sono previsti ulteriori incrementi, attuando le dovute procedure di pianificazione e valutazione. Tali usi riguardano in particolare le attività silvo-pastorali, le attività sportive come l'escursionismo e l'alpinismo ma anche lo sci alpino e nordico e la ricettività di supporto a tali attività.

In entrambi i sottosistemi, quindi, gli interventi ammessi sono:
- di restituzione ("volte al ripristino di condizioni ambientali alterate da degrado, nonché alla eliminazione o alla massima mitigazione possibile delle cause di degrado o delle alterazioni stesse, al restauro dei monumenti e delle testimonianze storiche e culturali, al recupero del patrimonio abbandonato o male utilizzato, all'eliminazione o alla mitigazione degli usi incompatibili");
- di riqualificazione ("intese a valorizzare le risorse e il patrimonio esistenti e ad eliminare usi non compatibili, anche mediante trasformazioni edilizie o urbanistiche consistenti, che non aumentino però significativamente i carichi urbanistici e ambientali");
- di trasformazione ("modificazione, potenziamento, completamento di insediamenti, opere ed usi esistenti oppure realizzazione di nuovi insediamenti o infrastrutture con radicale trasformazione di assetto urbanistico o infrastrutturale o comunque con significativo aumento dei carichi urbanistici e ambientali").
Nel caso del sottosistema dell'alta montagna gli usi e gli interventi ammessi sono più ristretti rispetto all'altro sistema, ma in ogni caso non si prevedono significative modificazioni ambientali nei territori ancora non interessati da infrastrutturazioni.

Infatti, il comma 3 dell'articolo 11 delega i PRGC ad articolare nelle aree naturali presenti sul proprio territorio le determinazioni circa gli usi e attività consentite, in ottemperanza a quanto indicato in termini generali ai commi 1 e 2 dello stesso articolo e facendo particolare attenzione ad evitare significative modificazioni della copertura dei suoli, del reticolo idrografico, dei percorsi e delle strutture storiche, ad aumentare i carichi ambientali e gli effetti di disturbo a livelli "incompatibili con la capacità di sopportazione dei siti e con gli equilibri ecologici".

All'articolo 19, infine, il PTP collega i sistemi ambientali alle unità locali, definite come specifici sottosistemi di relazioni ecologiche, paesistiche e funzionali; in esse sono integrate le parti dei sistemi ambientali presenti in un dato contesto che relazionandosi reciprocamente costituiscono un sistema locale ben identificabile e riconoscibile. Le unità locali sono lo strumento attraverso cui il PTP orienta localmente i piani urbanistici locali e quelli di settore e la modalità attraverso cui ciò avviene è quella del controllo della efficienza delle relazioni ecologiche, paesistiche, funzionali. Tale orientamento tuttavia non ha carattere prescrittivo o di indirizzo ma intende solo fornire "informazioni per la pianificazione locale e per la redazione dei progetti e programmi" (art.2 comma 5 del PTP).
   
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