Protezione dai rischi naturali

Nel 2013 nel settore della protezione del territorio dai rischi naturali, a fronte di una generale carenza di fondi per la difesa del suolo, è stato definito un quadro delle esigenze di intervento, con l’indicazione della loro priorità basato sulla rappresentazione dello stato di attuazione dei diversi programmi e sulle possibilità di finanziamento derivanti dalla leggi vigenti.

Si è così riusciti a fare fronte alle numerose  richieste di intervento indicati e tecnicamente definiti come maggiormente prioritari, conseguendo il più efficace utilizzo dei finanziamenti disponibili e la realizzazione del maggior numero possibile di interventi, anche per completare quelli previsti per la rimozione di situazioni di pericolo del Piano straordinario a seguito degli eventi alluvionali di ottobre 2000.

Nel 2013 ci sono state 127 segnalazioni di dissesti, tutte verificate dai tecnici regionali che hanno attivato 38 interventi diretti per un totale complessivo di spesa di circa 2 milioni 500 mila euro. A questi si devono aggiungere 12 interventi la cui realizzazione sarà oggetto di specifico contributo  ai Comuni territorialmente interessati da dissesti per circa 750 mila euro.

Quadro dissesti 2013

 

Le strade rappresentano in montagna l'unica via di collegamento tra le comunità e quindi l'unico modo per garantire uno sviluppo economico e sociale delle comunità locali, ma sono anche le infrastrutture maggiormente esposte ai pericoli naturali, tipici dell'ambiente montano. foto

Questo tema è stato affrontato da uno specifico workshop sulla sicurezza del trasporto stradale nelle Alpi, organizzato nell’ambito dei lavori della Convenzione delle Alpi, che si è svolto a Saint Vincent il 15 ottobre.

Dai diversi relatori sono state presentate le esperienze gestionali e i progetti realizzati per garantire la sicurezza della rete viaria in ambito montano, con particolare attenzione alle problematiche di difesa dai pericoli naturali e del traffico nei tunnel transalpini. Nei loro interventi, gli esperti presenti a Saint-Vincent hanno indicato l’impiego delle migliori tecnologie e l’adozione di puntuali procedure gestionali e di comunicazione delle informazioni quali strumenti più efficaci per assicurare la piena efficienza delle infrastrutture e il loro utilizzo in sicurezza da parte di tutti.

Il confronto tra gli esperti in ambiti diversi, ma che hanno tutti in comune le difficoltà e i limiti dell'ambiente montano, è stato importante, perché su diversi temi specifici sono state condivise esperienze comuni per migliorare la capacità di gestione delle reti viabili e del loro utilizzo in maggiore sicurezza da parte degli utenti. Il Direttore Generale del Ministero dell’Ambiente, Corrado Clini, ha sottolineato in particolare l’importanza della manutenzione del territorio quale strumento per garantire la sicurezza in montagna, alla quale è necessario garantire con regolarità i finanziamenti occorrenti. L’Assessore Marco Viérin ha ribadito che sono tre gli argomenti che interessano le questioni di sicurezza della viabilità, soprattutto in montagna: l’informazione, che deve essere concreta e univoca; la carenza di risorse finanziarie, che si ripercuote sugli interventi di manutenzione straordinaria delle infrastrutture e del territorio; la necessità di elaborare proposte legislative che siano più attente alle esigenze delle popolazioni di montagna e dei temi relativi alla responsabilità degli operatori, dei tecnici e degli amministratori. foto foto

Il fenomeno gravitativo noto come “Frana del Mont de La Saxe” consiste in un movimento di versante con una massa mobilizzabile prevalentemente rocciosa che può dare origine, in caso di collasso, a un accumulo di frana del volume massimo di 8 milioni 300 mila metri cubi.

Il fenomeno è particolarmente evolutivo, con velocità di spostamento assai elevate in paragone alla media delle altre frane di questo tipo in ambiente alpino (dell’ordine variabile tra 0,1 e i 5 mm/h). Esso può interessare gli abitati di Entrèves e La Palud in Comune di Courmayeur, la Strada statale 26 dir. A partire dal 2009, l’Amministrazione regionale ha intensificato le azioni per monitorare lo stato del versante e per migliorare lo stato conoscitivo del dissesto.

A partire dal 19 aprile 2013, a causa del progressivo stato di degradazione dei settori superficiali della frana, si è cominciata a produrre la mobilizzazione di settori più limitati della massa instabile (volumi variabili tra 650 mila e 2 milioni di metri cubi), con la conseguente diramazione dello stato di allarme seguita dall’attivazione del Piano comunale di protezione civile. foto

L’attivazione del piano comunale di protezione civile ha comportato l’evacuazione di circa 100  abitanti delle frazioni di La Palud e di Entreves e della val Ferret, il blocco dell’intera circolazione nella Val Ferret, con danni economici rilavanti alle attività turistico alberghiere, e il preallarme anche per la circolazione internazionale da e per il traforo del Monte Bianco, visto che la discesa di frane di grandi dimensioni quasi sempre genera grandi nubi di polveri derivanti dal disfacimento delle rocce coinvolte nei crolli, unitamente a rumore.

A giugno è stato possibile far rientrare gli abitanti nelle loro case anche se il livello di sorveglianza è rimasto sempre molto vista l'entità degli spostamenti in atto dei diversi punti del versante.

Nel corso del 2013 si è continuato ad operare per ridurre il rischio, soprattutto intervenendo sui comportamenti individuali, le limitazioni di uso del territorio, l’educazione alla montagna dei giovani, l’informazione puntuale e diffusa dei rischi, l’imposizione di regole di comportamento individuali nelle situazioni a maggior rischio. La consapevolezza dei rischi e le misure di autoprotezione devono diventare sempre più uno dei cardini della politica di mitigazione dei rischi.

Al fine di diffondere maggiormente la cultura dei rischi naturali sin dalla giovane età, perché i ragazzi possano crescere con più serenità, ma allo stesso tempo con conoscenza e consapevolezza dei potenziali pericoli, mettendo in atto all’occorrenza comportamenti corretti e responsabili, costituendo essi stessi un esempio da seguire per le loro famiglie, il Centro funzionale regionale ha organizzato il 23 maggio, a Donnas, la festa conclusiva del Progetto didattico “Mini Meteo – Sono io che faccio le previsioni!”, rivolto alle classi quarte e quinte delle Scuole primarie valdostane.

Il progetto “Mini Meteo – Sono io che faccio le previsioni!” è stato ideato e realizzato a cura del Centro funzionale regionale, in collaborazione con l’Equipe Arc-en-ciel di La Salle, e inserito nelle attività didattiche-laboratoriali in campo scientifico previste dall’Assessorato dell’istruzione e cultura.

Il progetto ha avuto come obiettivo principale quello di trasferire ai bambini competenze di lettura e interpretazione delle informazioni meteorologiche attraverso un percorso di approfondimento per studenti e insegnanti sul funzionamento del sistema di previsione, monitoraggio e allerta, in particolare su come vengono effettuate le previsioni meteorologiche e quali sono gli effetti al suolo (frane e inondazioni).

Alla fine del percorso, i ragazzi sono risultati in grado di leggere un bollettino meteorologico e di tradurre le informazioni essenziali su un totem, fornito dal Centro funzionale regionale, in modo da poter presentare ad altri studenti le previsioni per il giorno successivo, nonché di iniziare a comprendere quali effetti sul territorio possono talvolta generare talune situazioni meteorologiche. foto foto foto

Nel corso del 2013, le strutture dell’Assessorato competenti in materia di meteorologia, rischio idrogeologico e idraulico e di analisi del pericolo valanghe si sono proficuamente attivate per snellire la procedura sinora utilizzata e migliorare l’efficienza del sistema di allertamento. Ogni giorno infatti emettono, a seguito di una fase di previsione di criticità, i relativi avvisi che vengono trasmessi ai Comuni per gli adempimenti di competenza. Gli uffici hanno, quindi, lavorato per unire i prodotti previsionali attualmente in essere nel nuovo bollettino/avviso criticità unificato (BAC), caratterizzato da una  impostazione grafica e comunicativa che rende efficace l’informazione anche verso un’utenza meno esperta. Il nuovo bollettino è stato presentato ai Sindaci il 12 novembre. foto foto

Il Centro funzionale ha poi sviluppato una sezione del portale dedicata ai Comuni per poter osservare gli esiti delle valutazioni effettuate per ciascuno dei 3 settori (meteo-idro-nivo). Nel medesimo portale saranno inoltre messe a disposizione le informazioni utili alla gestione del rischio idrogeologico – idraulico (e in un secondo momento sarà sviluppata un’interfaccia simile anche per la parte neve e valanghe): saranno quindi consultabili in un unico punto i vari prodotti previsionali, quelli di monitoraggio, e sarà possibile consultare direttamente i dati osservati dalla rete di monitoraggio, così come una sintesi delle segnalazioni di dissesto effettuate dal Corpo forestale sulla base del presidio territoriale compiuto nell’ambito dell’allerta in corso.

Occorre ricordare che con l’approvazione, da parte dello Stato, delle NTC 2008, è stata resa obbligatoria l’analisi delle azioni sismiche nella progettazione che deve tener conto della differente pericolosità sismica del territorio, così come individuata nella Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3519 del 28 aprile 2006. Il 4 ottobre, la Giunta regionale ha approvato le prime disposizioni attuative della legge regionale 31 luglio 2012, n. 23, Disciplina delle attività di vigilanza su opere e costruzioni in zone sismiche. La legge stabilisce che ai fini e per gli effetti della normativa regionale, tutti i Comuni della Regione autonoma della Valle d’Aosta sono classificati in zona sismica 3. Da questo ne deriva che le attività di vigilanza sulle opere e costruzioni, che prima erano limitate ai soli Comuni di Valtournenche, Pré-Saint-Didier e Courmayeur, sono estese a tutti i Comuni della Regione.

La nuova deliberazione della Giunta regionale definisce quindi i differenti aspetti del procedimento amministrativo che attribuisce al Comune il compito di ricevere la documentazione progettuale relativa alle opere strutturali e alla Regione il controllo a campione per la corretta applicazione delle Norme tecniche di costruzione 2008 sugli edifici in zone sismiche.

La deliberazione è il frutto di un lavoro comune svolto dai tecnici regionali con i rappresentanti dei tecnici comunali per definire una procedura semplice, snella e condivisa. L’applicazione della normativa statale nei prossimi mesi sarà oggetto di verifiche periodiche in collaborazione con i Comuni e gli ordini professionali, per pervenire in generale a comportamenti omogenei e condivisi e per affrontare insieme anche i casi più complessi con l’obiettivo di semplificare le procedure applicative.

La preoccupazione è quella che gli obblighi derivanti dalla nuova normativa sismica nazionale nonostante permettano di migliorare la qualità degli interventi edilizi, oltre che la loro sicurezza, appesantiscano, più del necessario, le procedure autorizzative che già penalizzano il settore edile e che sono oggetto di specifici interventi anche a livello regionale.

Nel 2013 sono state sviluppate ulteriormente le competenze delle strutture tecniche e scientifiche del territorio nell’accrescere la comprensione dei rischi e nell’individuare i sistemi maggiormente efficaci per affrontarli. Lo sviluppo tecnico scientifico costituisce infatti un ulteriore strumento di lotta ai pericoli della montagna, dove le imprese locali e giovani possono trovare opportunità di studio, di ricerca e di lavoro

L’11 gennaio si è svolta a Courmayeur una giornata transfrontaliera di studi dedicati ai crolli di seracchi, allo svuotamento improvviso di laghi glaciali, ai ghiacciai che scompaiono e alle valanghe di ghiaccio. La giornata ha visto la partecipazione dei tecnici dei cinque organismi che hanno realizzato il progetto: ARPA della Valle d’Aosta, CNR-Irpi di Torino, CNRS francese e Université de Savoie.

Protagonisti dell’appuntamento sono stati gli studi svolti all’interno del progetto Alcotra GlaRiskAlp, inserito nel Programma Operativo di cooperazione territoriale europea transfrontaliera Alcotra finanziato dalla Commissione europea per l’area delle Alpi Latine, che tra il 2010 e il 2013 si è occupato di comprendere le conseguenze del ritiro dei ghiacciai nell’arco alpino occidentale, tra Italia e Francia. Tra i risultati spiccano l’inventario delle estensioni passate e attuali dei ghiacciai e le nuove tecniche utilizzate per il monitoraggio dell’evoluzione glaciale, a cui si aggiungono le ricerche effettuate su aree italiane e francesi che presentano situazioni di rischio. Tra i siti-pilota studiati sul territorio valdostano vi è il ghiacciaio sospeso delle Grandes Jorasses, situato in Val Ferret: i crolli di ghiaccio, potenzialmente molto pericolosi per il fondovalle, sono stati l’oggetto di analisi che hanno sperimentato diversi sistemi innovativi di monitoraggio, utili a comprendere l’evoluzione del ghiacciaio. A questo si aggiungono le azioni indirizzate verso le aree lasciate libere recentemente dal ghiacciaio della Tzanteleina (Val di Rhêmes) e dal ghiacciaio di Verra Grande (Val d’Ayas).

Il 29 marzo la Giunta regionale ha approvato una convenzione per lo scambio dei dati meteorologici tra il Centro Funzionale regionale, al quale fa capo la gestione delle previsioni a livello locale, e Meteo Suisse e ha adottato un accordo con la Compagnia Valdostana delle Acque per la concessione in uso da parte della Regione di 9 stazioni meteorologiche manuali. Gli accordi stipulati rappresentano esempi virtuosi di cooperazione internazionale e di collaborazione tra pubblico e privato, che non prevedono oneri finanziari a carico del settore pubblico ma che consentono un miglioramento delle attività e dei servizi a favore della collettività.

La convenzione con Meteo Suisse riveste una particolare importanza in quanto i dati meteorologici raccolti dalle stazioni di misura rappresentano uno strumento fondamentale per l'elaborazione di previsioni più accurate, che presentano evidenti ricadute in diversi settori, da quello turistico all'agricoltura fino alla protezione civile con il miglioramento del monitoraggio degli eventi più intensi. Con tale provvedimento, si completa il quadro degli accordi conclusi per l'acquisizione di dati meteorologici dai territori confinanti, avendo la Valle d’Aosta già intrapreso in questi anni collaborazioni con la Regione Piemonte e con Meteo France. Questo fatto riveste ancora più importanza in quanto l'acquisizione di informazioni di carattere meteorologico dall’esterno permette anche di migliorare le analisi climatologiche sul territorio regionale, con risvolti positivi sulla strategia di programmazione delle attività di più lunga durata. Il protocollo, che non prevede alcun onere finanziario per l'Amministrazione, presenta benefici che vanno oltre il semplice scambio di dati, in quanto consentirà di infittire i rapporti di collaborazione con altri Istituti per il confronto e lo scambio di buone prassi su specifiche tematiche di interesse.

Per quanto concerne invece l’accordo con la Compagnia Valdostana delle Acque, questo si inserisce nel quadro di una più ampia convenzione già avviata e finalizzata allo scambio di dati idro-meteorologici per il monitoraggio del territorio, consentendo alla C.V.A. S.p.A. l'utilizzo delle stazioni per il monitoraggio sui bacini di ritenuta in cambio delle attività di manutenzione delle stesse e della fornitura alla Regione di dati a fini climatologici.

Il 29 novembre si è svolto a Courmayeur il convegno, intitolato “10 anni di ghiaccio”, per celebrare il terzo rinnovo, del protocollo di collaborazione tra gli enti che compongono la Cabina di Regia dei Ghiacciai Valdostani, segnando quindi di fatto l’avvio del decimo anno di attività nel campo del monitoraggio e della ricerca sui ghiacciai valdostani.

Il convegno è stata un’occasione per fare il punto sul lavoro svolto, sui risultati ottenuti, ma anche per guardare avanti, a quanto si può ancora fare e ad ulteriori futuri progressi.

Il primo protocollo è stato sottoscritto il 18 giugno 2004 tra la Regione Autonoma Valle d’Aosta, la Fondazione Montagna sicura, l’ARPA Valle d’Aosta, il Comitato glaciologico Italiano, l’Istituto di Ricerca per la Prevenzione Idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Unione Guide Valdostane e il Soccorso Alpino Valdostano. Dopo breve tempo la Cabina ha visto l’adesione anche dell’Ente Parco Nazionale Gran Paradiso e della Compagnia Valdostana delle Acque, rispettivamente nel 2005 e nel 2006, dato il forte interesse e coinvolgimento di questi enti nelle tematiche glaciologiche e le sinergie già esistenti nell’effettuazione di attività di rilievo e gestione delle risorse legate ai ghiacciai.

Il protocollo è stato quindi rinnovato nel 2007 e nel 2010, con una progressiva crescita e miglioramento delle attività e delle sinergie nell’ottica della collaborazione prevista dalla convenzione tra i diversi enti.

Il protocollo è nato dalla constatazione che i ghiacciai del territorio valdostano rappresentano un patrimonio unico e un motivo di forte interesse sotto molto punti di vista. Sono una risorsa ambientale e paesaggistica; sono un elemento di cui tenere conto in modo imprescindibile nella gestione del territorio, e in particolare di un territorio a carattere prettamente montano; sono oggetto di interesse scientifico per università ed enti di ricerca.

I ghiacciai valdostani erano in passato oggetto di attività e di studi fra loro completamente indipendenti e spesso slegati, con il risultato di una dispersione dei dati e delle conoscenze e quindi anche delle risorse e delle energie. Ecco allora l’idea, proprio per il livello di interesse che rivestono, di creare una struttura, uno “spazio istituzionale” in grado di permettere lo scambio e la condivisione dei dati e delle ricerche e di favorire le sinergie e le collaborazioni, nell’intento di ottimizzare le energie e di arrivare così a migliori risultati sia in termini di conoscenza scientifica che di gestione del territorio e delle risorse, che sono poi due aspetti strettamente legati tra loro: la Cabina di regia dei ghiacciai.

Forte dell’impegno di tutti, la Cabina di regia dei ghiacciai, operativa presso la sede di Villa Cameron della Fondazione Montagna sicura, promuove azioni congiunte volte all’approfondimento delle conoscenze degli apparati glaciali valdostani, contribuisce all’implementazione di un centro documentale dedicato alla criosfera costituisce un punto di raccolta dei risultati delle iniziative intraprese, con un’attenzione particolare ai risultati delle ricerche e di divulgazione, di approfondimento e di valorizzazione della tematica glaciologica. foto foto foto foto foto

L’Assessore, Marco Viérin, con alcuni tecnici e dirigenti dell’Assessorato, ha partecipato al convegno nazionale “La protezione civile nella società del rischio: procedure, garanzie, responsabilità”, che si è svolto il 30 novembre scorso nell’Aula Magna del Palazzo di Giustizia di Milano.

La giornata era organizzata dal Dipartimento della Protezione Civile, in collaborazione con Fondazione Cima, Corte d’Appello di Milano e Associazione Nazionale Magistrati, per un confronto tra magistrati, avvocati e giuristi sulle responsabilità individuali, le procedure e le garanzie da definire nell’ambito della gestione dei rischi naturali. Sugli operatori che agiscono in tale settore, in cui rischio e incertezza scientifica sono predominanti, ricadono infatti tutte le conseguenze in termini di responsabilità.

L’obiettivo del convegno era quindi finalizzato a raccogliere contributi per il miglioramento del sistema di protezione dei cittadini, per poter superare certe rigidità dovute alla ricerca dell’errore individuale e della colpa da attribuire e mantenerlo al contempo efficiente e sostenibile.

Questo incontro ha seguito un precedente convegno che si era tenuto alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma nell’ottobre del 2011, sempre sui temi della società del rischio visti attraverso le sentenze e la loro interpretazione. Da entrambi gli appuntamenti sono emerse incertezze normative notevoli, che rischiano di far sviluppare in coloro che si trovano in prima linea, un pensiero di impotenza e, di conseguenza, un crescente sentimento di stanchezza e smarrimento, che può portare al disimpegno.

Anche a seguito di questi incontri l’Assessore Marco Vierin ha maturato la convinzione che sia indispensabile rivedere il quadro normativo, per porre molta attenzione al concetto di prevedibilità dell'evento, ribadendo che il rischio “zero” non esiste, e introducendo  il concetto di "AUTORESPONSABILITÀ", che è fondamentale per educare il cittadino alla corretta gestione del pericolo. Il coinvolgimento delle Istituzioni scolastiche in progetti didattici, volti alla “cultura del territorio e del rischio”, diventa quindi sempre più necessario, perché è ormai doveroso formare futuri cittadini che siano in grado di convivere con il proprio territorio.