EDITORIALE
EDITORIALE
di Alberto Cerise
Assessore Territorio, Ambiente e Opere Pubbliche
L'urbanizzazione dei fondi vallivi non è una prerogativa valdostana, anzi è una modalità di uso dello spazio insediativo condivisa da tutte le realtà di montagna. In particolare la nostra struttura territoriale, un tempo basata sui movimenti stagionali di transumanza tra le diverse fasce di quota, si è di fatto orientata verso due realtà che tendono a separarsi: il fondovalle, insediato con continuità e con caratteristiche urbane, in cui si attesta la maggior parte dei commerci e dei servizi; e le testate vallive, caratterizzate invece da un' economia prevalentemente turistica. Tutto questo si traduce, nella nostra regione, non solo in una duplicità di assetti territoriali, ma anche a diversificare, nel sociale, due diverse culture, due concezioni e due stili di vita.
L'area di fondovalle tende ad allontanarsi dalle radici locali, in quanto influenzata dalla maggior frequenza degli scambi e delle comunicazioni e dai modelli urbani che essi veicolano; ed inevitabilmente questo ha comportato e comporta anche il suo progressivo uniformarsi ad un anonimo paesaggio urbano. A confronto con i vecchi e densi nuclei che ancora fungono da aree polari per il territorio circostante, le aree di nuovo insediamento appaiono architettonicamente anonime. Spesso sono aderenti come un nastro lungo le strade, oppure appoggiate disordinatamente al pendìo; non mancano versanti che risultano uniformemente punteggiati, a distanze regolari, da villette incluse in un piccolo giardino recintato. Il paesaggio che ne deriva, indipendentemente dalla qualità architettonica delle singole costruzioni si avvicina a quello oggi tipico delle periferie cittadine più esterne, così come si sono venute configurando in tutta Italia negli ultimi vent'anni.
Il fondovalle pone quindi alla nostra regione una grande sfida: quella di riuscire ad evitare in esso gli effetti negativi della città - la congestione del traffico, l'inquinamento, il degrado del paesaggio - e cercare invece di esaltare quegli aspetti dei servizi e dell'organizzazione urbana in grado di diventare elementi propulsivi dell'economia del nostro territorio. In questo modo si può ipotizzare una nuova saldatura, pur mantenendo ruoli e caratteri ben differenziati, tra "plaine" e " montagne" .
Ripensare e riqualificare la "plaine" richiede però lo sforzo da parte delle comunità locali di inquadrare questa realtà nel contesto più ampio della Regione, assumendo decisioni basate non tanto sulla pressione della domanda quanto, al contrario, sulla capacità di un'offerta specifica: partire cioè dai limiti territoriali intrinseci - sostenibilità delle risorse - e dalle proprie specificità per costruire un'offerta di qualità. In questo modo ogni luogo verrebbe ad assumere, per alcune funzioni, un ruolo centrale contribuendo alla caratterizzazione, riqualificazione e diversificazione del territorio.
Si tratta di affrontare una nuova forma di pianificazione territoriale che avrebbe come risultato quello di evitare "l'effetto periferia" fortemente contrastante con la complessità e l'armonia del paesaggio originale.
 
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