VERTA VALLAYE
Abbandono dei boschi e riduzione di terre agricole causano l'aumento di residui vegetali al suolo e di piante secche schiantate e determinano l'incremento degli incendi: vediamo come viene attuata la prevenzione in Valle.
PREVENZIONE DEGLI INCENDI BOSCHIVI
di Giancarlo Cesti, Paolo Oreiller e Flavio Passini
Incendio radente di strato erbaceo ad intensità medio-bassa, tipica di fiamme che avanzano contropendenza o controvento (1989).Il titolo di questo numero conduce inevitabilmente a pensare alla funzione paesaggistica del bosco e quindi ad immaginare le verdi distese che ricoprono i versanti delle nostre montagne. Tuttavia il bosco non riveste solo un interesse che si riflette nel settore turistico e ricreazionale, ma svolge anche altre funzioni, forse meno conosciute dal grande pubblico e meno appariscenti, ma non per questo meno importanti. Fra queste l'azione di regimazione delle acque meteoriche, il trattenimento del suolo sui versanti, la produzione legnosa nonché dei vari frutti del sottobosco, ecc. Per tutte queste ragioni il bosco risulta un bene di interesse collettivo, da curare e difendere. Purtroppo esso è soggetto a numerose avversità, fra le quali vi è l'incendio.
In Valle d'Aosta, dagli anni '60 si è registrato un graduale aumento degli incendi e dei principi d'incendio (cioè eventi di piccole dimensioni ed estinti rapidamente) fino ad una stabilizzazione nell'ultimo decennio. L'incremento tuttavia non è da ricondurre alle superfici percorse, quanto al numero degli eventi, che nel 1989 sono stati ben 372 (in media più di uno al giorno!). Solo grazie alla costante azione preventiva sul territorio del personale forestale ed alla rapida azione d'intervento degli stessi forestali e dei vigili del fuoco effettivi e volontari, si è assistito ad una stabilizzazione di tale numero nell'ultimo decennio. Per meglio comprendere le ragioni di questo andamento è necessario effettuare alcune considerazioni di ordine generale.
Con il cambiamento delle condizioni socio-economiche - variazioni a cui la nostra regione non è stata estranea - alla funzione produttiva del bosco, ormai poco remunerativa, si è prepotentemente sostituita quella paesaggistico-ricreativa, permanendo quella protettiva e stabilizzatrice dei versanti. Venendo meno una produzione legnosa economicamente sostenibile sono automaticamente diminuite le cure colturali dei boschi, specialmente in quelli di proprietà privata. Come conseguenza si è verificato un progressivo aumento dei residui vegetali sul suolo del bosco (tecnicamente definito come aumento del carico d'incendio), così come delle piante secche schiantate. Per tale ragione è nettamente aumentata la sensibilità dei boschi al fuoco, visto che le fiamme trovano facile esca nell'abbondante combustibile morto al suolo. Tuttavia, alla base dell'incremento degli incendi negli ultimi decenni non vi è solo la situazione di abbandono dei boschi, ma anche la riduzione delle terre agricole.
Incendio di chioma attivo (1990).In effetti la stretta connessione fra zone a vocazione agricola e foreste lega queste due realtà in un destino comune. Così lo spopolamento della montagna non ha determinato solo l'abbandono dei boschi, ma anche delle colture, in particolare di quelle cerealicole di montagna. Le grandi estensioni coltivate sui nostri versanti, presenti ancora all'inizio del secolo scorso, ora sono solo un ricordo e gran parte dei vecchi campi sono stati colonizzati e sono diventati nuovamente bosco. Tuttavia tale fenomeno non si è verificato in maniera organica ed ordinata, ma è avvenuto irregolarmente sia nel tempo che nello spazio, creando un mosaico di appezzamenti ancora coltivati, di altri ormai abbandonati ed invasi da abbondante vegetazione erbacea ed arbustiva, nonché da zone dove si sono già sviluppati i giovani boschi d'invasione. Questa situazione territoriale, unitamente ad un generale invecchiamento della popolazione rurale ancora presente sul territorio, non permette più di effettuare in sicurezza operazioni ancestrali con il fuoco, lavori che un tempo venivano effettuati quotidianamente. Decine di anni addietro, prima della grande emigrazione, ogni campo era circondato da altri terreni perfettamente coltivati, dove ogni possibile risorsa agricola era sfruttata totalmente, e anche i campi a diretto contatto con il bosco erano meno a rischio, visto lo stato di pulizia del sottobosco (raccolta delle lettiere, sfruttamento della legna da ardere, ecc.).
Per queste ragioni era molto difficile che si verificassero incendi come quello sviluppatosi recentemente presso Elevaz (Pré-Saint-Didier), dove un incauto abbruciamento nei pascoli adiacenti a terreni incolti si è rapidamente esteso nei campi abbandonati siti a monte, propagandosi poi nel bosco sovrastante.
Una situazione territoriale di questo genere non è facilmente correggibile, ma l'Amministrazione regionale sta operando in un'ottica preventiva, di non facile e rapida realizzazione ma che alla lunga darà i suoi frutti e contribuirà sicuramente a ridurre il rischio d'incendio, limitando il numero di eventi e riducendone le conseguenze negative.
In questa direzione va la politica gestionale basata sul riordino fondiario delle aree agricole sfruttabili i cui risultati positivi sono in parte già avvertibili nelle zone dove essa è stata intrapresa. In effetti la divisione netta fra terreni agricoli e bosco e l'eliminazione della fascia intermedia di campi incolti diminuisce le occasioni d'incendio colposo di origine agricola, che non a caso rappresenta la causa più frequente in Valle d'Aosta. Nelle aree dove è stato effettuato il riordino, fino a pochi anni addietro fra quelle a maggiore frequenza d'incendio, si è assistito ad una netta diminuzione dei focolai d'incendio.
Le opere preventive antincendio boschivo (a.i.b.) sono invece molto più specifiche e direttamente correlate alle attività di estinzione. Fra queste sono da ricordare le piste forestali antincendio, in molti casi di servizio a riserve idriche. Queste ultime risultano fondamentali in una regione dove in certe aree centrali l'apporto idrico meteorico è limitato a meno di 750 mm di pioggia all'anno. In molti casi si è cercato di abbinare le esigenze antincendio con quelle agricole, creando riserve doppie, con la vasca antincendio che rimane sempre piena e il cui sfioratore riempie una seconda vasca che viene invece periodicamente utilizzata per l'irrigazione delle colture.
Un'opera preventiva di tale tipo, completa di pista e vasca antincendio, è stata realizzata in Comune di Montjovet, anche grazie alla collaborazione del locale Consorzio di Miglioramento Fondiario. A qualche anno dalla sua ultimazione tale struttura ha già permesso di limitare un vasto incendio, fermato su un'estensione di 68 ha. In effetti l'accesso con le specifiche autobotti a.i.b. e la disponibilità di acqua hanno consentito di contenere la risalita delle fiamme che, spinte da un vento fortissimo, avrebbero potuto estendersi nel bosco di resinose, su una superficie di alcune centinaia di ettari.
Da quanto esposto appare chiaro che la situazione preventiva antincendio a livello regionale è sicuramente ad un buon livello. Quanto intrapreso finora ha già dato i suoi frutti ed indicato la via da seguire in futuro al fine di raggiungere la soglia ottimale. In particolare la creazione di consorzi che promuovano il riordino fondiario può risultare un'azione vincente, anche se di non facile attuazione, visto l'ancestrale e più che giustificato attaccamento di molti proprietari ai propri piccoli appezzamenti. Tuttavia l'attuale contesto economico-sociale non permette più un tipo di gestione e utilizzo del territorio in vigore anche solo mezzo secolo addietro.
L'altra azione, molto più mirata, consiste nell'attrezzare il territorio con le opportune strutture antincendio, operazione d'altronde già in atto da circa un ventennio, in maniera tale da rendere le azioni di lotta molto più veloci, efficaci ed economiche.
   
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