TERRITORIO E IMPRESA
Il paesaggio che ammiriamo oggi è il frutto del tempo e del lavoro dell’uomo.
PERCORSI VERDI
di Emanuele Dupont
Uno scorcio dell’alta Val d’Ayas, con Polluce e Castore.Molti atlanti stradali – Michelin, Ravenstein, Touring, ACI…- oltre a offrire i dettagli di quanto è necessario sapere per andare “da qui a là”, senza perdersi, offrono una serie di informazioni aggiuntive, come la segnalazione dei percorsi particolarmente gradevoli.
Spesso, infatti, a “stradale” aggiungono “turistico”.
L’evidenziazione di tali percorsi è nella generalità dei casi ottenuta tracciando una linea verde, supplementare e contigua, al percorso ritenuto panoramico o pittoresco.
Ho spesso fantasticato di quei fortunati (pagati?!) per andare in giro a colorare di verde i percorsi stradali! Di sicuro ho scelto le strade segnalate di verde nei viaggi; viaggi che, quando si può, è molto bene fare. Così ho fatto il percorso inverso a quelli: perché mi segnalano questo tratto di strada? Cosa devo apprezzare? A volte sono corniches o percorsi panoramici, a volte gouffres o vedute mozzafiato su catene di montagne o collane di isole e golfi… più spesso: magnifici prati i cui confini sono disegnati da boschi e foreste, geometrie di appezzamenti a cereali, chiese con campanili che sono diversi ogni cento chilometri in mezzo a borghi, la cui architettura segue e varia con quelli, mantenendo la struttura dei tetti e della muratura, vigneti a distesa d’occhio o segmentati da muretti a secco per vincere la pendenza o per delimitare le proprietà, vacche al pascolo, trattori immersi nella vastità della campagna, a volte dominante a volte aggredita da strade, elettrodotti, capannoni.
La maggior parte delle strade contornate di verde sono strade disegnate dal paesaggio agricolo, anzi, dal paesaggio rurale.
Le cartine “stradali e turistiche” della Valle d’Aosta hanno la maggior parte delle strade segnate col verde.
Sulla nozione – e la più difficile definizione - di “paesaggio rurale” esistono, da alcuni anni, molti studi, forum, iniziative.
Tuttavia molte di queste tendono a sottostimare l’elemento, la funzione, l’attore principale del paesaggio rurale che è l’uomo e il suo lavoro.
I colori del bosco.Negli anni dopo la seconda guerra mondiale gli agricoltori valdostani ospitavano lavoratori (veneti, lombardi…) per costruire o assicurare la manutenzione dei muretti a secco di campi, vigne e prati. Assicuravano a queste persone il vitto e l’alloggio… e basta.
Poi il declino dell’agricoltura, l’effetto spugna dell’industria e del terziario…
Si dice: a condurre l’azienda agricola non sono rimasti sempre i figli più capaci; gli anziani non mollano le decisioni ai figli; quelli delle reines garantiscono la sopravvivenza dell’agricoltura; i contributi non vanno solo ai veri agricoltori...
Mentre non è difficile apprezzare i paesaggi rurali della Stiria o del cantone di San Gallo, i pascoli della Foresta Nera o le distese di cereali della Germania, i vigneti della Côte Vermeille della Francia, le coltivazioni dell’Andalusia, i campi di patate della Danimarca, le colture orticole della piana del Sele… è più difficile apprezzare in casa propria le stesse cose o decifrare i “si dice” riassunti sopra.
Gli interventi dell’agricoltura su quello che un tempo veniva definito “paesaggio naturale” sono stati molti e importanti. Per tutti citiamo i tre principali: disboscamenti per ottenere prati e pascoli (le foreste occupavano, nel passato, la maggior parte del territorio), l’irrigazione (l’epopea dei Rû), i terrazzamenti (le spalle della Valle d’Aosta). Il paesaggio che ammiriamo oggi è dunque il frutto del tempo e del lavoro dell’uomo. Il paesaggio è poi arricchito da altri elementi che lo rendono vivo: elementi architettonici (stalle, mayen, fabbricati d’alpe) sentieri, steccati, strade ruscelli, animali al pascolo…il paesaggio da naturale diventa culturale e rurale, come si usa dire. Paesaggio creato e modellato dall’uomo e che noi percepiamo come bello, perché armonioso e vivo.
Jadis et naguère tutto ciò serviva per vivere, fare economia, cultura e società. Oggi deve invece essere mantenuto, nel senso che produce ancora, ma con costi molto elevati.
Ecco perché nel programma di sviluppo rurale 2007-2013 il 70% del budget totale è allocato sulle misure di indennità compensativa (riconoscimento dei maggiori costi per la coltivazione) e di quelle agroambientali (per una agricoltura tradizionale, non inquinante, che mantiene il paesaggio).
Naturalmente l’agricoltore può anche incidere in modo negativo sul paesaggio: incolti, pascoli mal tenuti, attrezzi e macchinari arrugginiti ammassati in bella vista, vasche da bagno usate come abbeveratoi… Anche il potere dei soldi si arresta dove manca la cultura, ma i soldi possono anche non esser erogati!
L’impegno dell’agricoltura valdostana in questo momento storico è quello di contribuire a mantener segnate di verde le strade valdostane. Per quelli che ci vivono e per quelli che ci vengono per ammirare le bellezze della natura e quelle create dall’uomo.
   
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