Atlante della mortalità in Valle d'Aosta 2005

 

La pubblicazione è un "atlante" della mortalità regionale che utilizza gli archivi delle schede di morte dell'ISTAT per il periodo dal 1980 al 2001 e gli archivi del Registro regionale delle cause di morte per il bienio 2002-2003.

Tutti i dati sono riferiti alle cause di morte dei soli residenti valdostani ovunque deceduti.

I dati sono analizzati per causa principale del decesso, genere, fascia di età, indice di deprivazione del comune di residenza, comune, distretto e comunità montana di residenza.

 

L' atlante si compone di diverse parti.

  • Introduzione
  • La normativa
  • Fonte dei dati, completezza degli archivi e periodo di osservazione
  • Cause di morte e loro qualità
  • Le dimensioni di analisi
  • Gli indicatori
  • Uno sguardo d'insieme
 

Per ogni approfondimento, anche di natura metodologica, si rimanda al documento originale.

 
 

Le analisi sui dati di mortalità vengono utilizzate come macro indicatori dello stato di salute di una popolazione e della qualità assistenziale. L'insieme di indicatori utilizzati per descrivere la mortalità permette a chi legge di identificare le aree a maggiore o minore rischio di morte per specifiche patologie e di conseguenza, individuare delle priorità di intervento organizzative e di sanità pubblica da mettere in campo.

 

Il primo atto è stato il Regio Decreto del 9 luglio 1939, n.1238, che ha definito le modalità e la struttura del registro degli atti di morte (art. 137). Sono seguiti numerosi altri atti normativi che obbligano il medico alla denuncia dell'evento morte mediante apposita scheda. Ogni scheda di morte viene redatta in duplice copia di cui una destinata alla USL del comune di residenza del deceduto e l'altra all'ISTAT.

 
 

Per disporre di un periodo di osservazione di 24 anni, dal 1980 al 2003, si sono utilizzate due fonti: dal 1980 al 2001 (ultimo anno per il quale gli archivi di mortalità ISTAT sono disponibili) sono stati utilizzati gli archivi dell'ISTAT sulle cause di morte dei valdostani ovunque deceduti, mentre per il biennio 2001 - 2003 sono stati utilizzati i dati del Registro regionale delle cause di morte per consentire all'analisi il maggiore aggiornamento possibile.
Per le analisi è stata considerata la causa di morte iniziale, quella cioè che ha dato inizio al concatenamento morboso che ha portato al decesso, codificata secondo la IX revisione dell'International Classification of Diseases.

 
 

Considerazioni di potenza statistica hanno condotto alla scelta delle voci nosologiche riportate nelle tabelle e alle aggregazioni in due periodi di dodici anni ciascuno : 1980-1991 e 1992-2003. Gli indicatori sono stati calcolati per un'ampia selezione di cause, il cui elenco completo è riportato in appendice 1 con i relativi codici ICD-IX utilizzati.

 
 

Nella parte dedicata all'analisi della mortalità generale sono stati riportati i valori dei tassi standardizzati di mortalità per alcune delle principali cause di morte rilevati in Piemonte, Nord Ovest ed Italia.

I confronti interni alla regione, invece, sono stati effettuati mediante alcuni indicatori calcolati per diverse dimensioni di analisi (covariate). In particolare, si è voluta offrire la possibilità di effettuare confronti fra due periodi temporali (1980-1991 e 1992-2003), fra diverse aree geografiche (i distretti e le comunità montane), fra differenti gruppi sociali classificati sulla base dell' indice di deprivazione comunale e per quattro classi di età (0-14, 15-64, 65-74 e oltre i 75 anni).

 

L'atlante si articola in tabelle, ognuna dedicata ad una causa di morte o ad un suo raggruppamento, presentate divise per sesso (tranne nel caso di cause di morte specifiche di un solo genere).
Gli indicatori riportati nell'analisi sono quelli più comunemente utilizzati nella letteratura nazionale e internazionale per descrivere il profilo di mortalità all'interno di una regione:

· Numero medio annuale di decessi
· Tasso grezzo x 100.000
· Tasso stsandardizzato x 100.000
· Tasso standardizzato ani di vita persi x 1.000
· Rischio 0-74 anni x 100
· SMR (Rapporto Standardizzato di Mortalità)
· Speranza di vita
· Rapporto osservati / attesi x 100
· Rischi Bayesiani Medi
· Variazione % di rischio tra i periodi 1980-91 e 1992-03 e differenze dal valore regionale
· Tassi grezzi per età e periodo

 
 

Nel caso degli uomini, la Valle d'Aosta ha mostrato valori di mortalità più elevati sia della media italiana, sia del Nord-Ovest, per tutti gli anni '90. La riduzione di mortalità che si è verificata in questo periodo è stata inferiore rispetto a quella registrata nel resto del Paese. Dal 1990 al 2001 infatti, la mortalità si è ridotta del 18 % in Valle d'Aosta, contro una riduzione del 21 % in Italia e del 24 % nel Nord-Ovest. Nel corso degli anni '90 si è quindi ampliato il divario tra la Valle d'Aosta e il resto dell'Italia.
Diverso è il caso delle donne che per tutto il decennio scorso hanno mostrato un profilo simile o leggermente favorevole rispetto all'Italia e al Nord-Ovest. Questo vantaggio però sembra essersi interrotto all'inizio del 2000. Non è ancora possibile affermare se si tratti di un effetto casuale dovuto alla già citata bassa numerosità di eventi, o se si tratti di un reale peggioramento delle condizioni di salute.

 
 

Prime cause di morte, come ovunque, apparato circolatorio e tumori (insieme pesano per il 61,9 % tra gli uomini e per il 70,25% tra le donne). Agire con la prevenzione su queste due cause apporterebbe già grandi miglioramenti nel tempo.

Per le patologie dell'apparato circolatorio la riduzione è stata rilevante, ma diversa tra i due sessi. Rispetto l'Italia, i maschi presentano valori uguali o poco superiore; le femmine hanno valori inferiori per tutti gli aa.90, ma dal 2000 si allineano ai valori medi nazionali.

Per i tumori maligni ancora una flessione, ma più contenuta rispetto a quella avvenuta per le patologie dell'apparato circolatorio. In media i maschi registrano un lieve miglioramento, mentre le femmine registrano valori stazionari. In generale, i maschi hanno una mortalità sempre superiore all'Italia, ma in media con Nord Ovest.
Le femmine hanno una mortalità inferiore all'Italia fino metà aa.90, poi la tendenza è verso l'allineamento ai valori nazionali.

 

Anche per le patologie dell'apparato respiratorio (terza causa sia in M che F) si registra un miglioramento importante nei maschi, ma meno dell'Italia e del Nord Ovest. Le femmine, nonotante la ridotta numerosità eventi risultano allineate o poco superiori all'Italia.

 
 

E' nell'infanzia che si registra la maggiore riduzione di mortalità (-50% M, - 40% F) di cui - 41% tra primo e secondo dodicennio (da 9,34 x1000 a 5,46 ). Il 50% decessi è di origine perinatale oltre ad un 19% malformazioni congenite.

La speranza di vita alla nascita è aumentata di 3,4 anni nei maschi e di e 2,5 nelle femmine.

 
 

Per quanto riguarda le differenze territoriali la mortalità maschile è superiore del 12% rispetto alla media regionale nel distretto 4 (Donnas) specie nelle comunità montane di Evançon e Mont Rose. Il distretto 2 (Aosta) risulta “protetto” del 4% grazie anche alla vicinanza con l'ospedale. L'area del Grand Combin è quella con la mortalità più elevata della regione (+ 28%).
Nelle donne le differenze geografiche sono meno evidenti anche se è anche in questo caso il Grand Combin l'area con la mortalità più elevata della regione (+ 19%) anche se a differenza dei maschi questo eccesso interessa meno le età più giovani.

Per quanto attiene le disuguaglianze sociali, nonostante la distorsione prodotta da un indicatore collettivo, chi risiede in un comune deprivato ha un rischio di morte superiore alla media regionale dell'11%. Meno evidente questa associazione tra le femmine.

 
 

Per una lettura esaustiva si rimanda al testo integrale.

 



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