RISORSA ACQUA
I consumi idrici sono in costante aumento nei paesi sviluppati, mentre in quelli sottosviluppati non si riesce a garantire alle popolazioni il minimo vitale.
CONSUMATORI D'ACQUA
di Valeria Villan
Non c'è acqua per tutti; sembra impossibile, eppure è così. Secondo le stime dell'ONU, nel 2025 due terzi della popolazione mondiale avranno moderati o gravi problemi di disponibilità d'acqua. Ma, già oggi, le cifre non scherzano: un miliardo e 200 milioni di persone non dispongono di acqua potabile e, per vivere, sono costrette a raccoglierla da pozzanghere o da fiumi inquinati. Ogni giorno muoiono oltre 5000 persone a causa di malattie legate all'acqua. E, come se non bastasse, il 40% della razza umana vive in condizioni igieniche impossibili soprattutto a causa della mancanza di risorse idriche.
Ora come ora, ci troviamo a dover fronteggiare una situazione piuttosto drammatica, cui nessuno però è riuscito a dare il giusto peso. Al contrario di altri problemi (quali l'effetto serra, l'inquinamento atmosferico, il cambiamento del clima), la carenza idrica non ha le stesse conseguenze ogni giorno, in qualunque angolo del globo noi viviamo. È per questo che sentiamo questo problema come molto distante da noi, e non riusciamo realmente a capirne la portata. Eppure, i problemi legati all'acqua sono tanti, e spaziano in diversi ambiti, da quello ambientale a quello politico, da quello economico a quello sociale.
Le Nazioni Unite hanno deciso che il 2003 sarà "l'Anno Internazionale dell'Acqua", proprio per focalizzare l'attenzione di tutti i popoli su quello che è considerato il problema più serio tra quelli ambientali con cui il nostro pianeta è alle prese. Il consumo d'acqua nel mondo, negli ultimi anni, è aumentato di sei volte: la nostra società sta chiedendo più acqua di quanta la Terra possa offrirci. Se dovessimo garantire a tutti i suoi abitanti un uguale livello di consumo, si supererebbe oggi del 20% la quantità di rifornimenti disponibili. E se i consumi continuassero a crescere ai ritmi odierni il deficit idrico sarebbe del 56% nel 2025. Come affermare che la metà del mondo sarebbe senz'acqua.
La Commissione mondiale dell'acqua ha fissato in 40 litri il diritto minimo quotidiano all'acqua (in realtà, per poter parlare di condizioni di vita accettabili occorrono non meno di 50 litri d'acqua al giorno). Con 40 litri, in Italia, si fa una doccia; con la stessa quantità, in Madagascar, si può sopravvivere quattro giorni e più. In 29 Paesi il 65% della popolazione è al di sotto del fabbisogno idrico vitale. Le stime medie indicano un consumo di 350 litri d'acqua al giorno per una famiglia canadese, di 165 per una europea e di 20 litri per una famiglia africana.
La mancanza d'acqua porta spesso a conseguenze gravi, come la desertificazione (che non è, come molti credono, la minaccia dell'avanzamento del deserto, ma sono piuttosto il degrado e la perdita di fertilità del suolo di alcune zone, dovuti al grande impatto delle condizioni climatiche e delle attività umane) e le carestie, binomio che spesso e volentieri contribuisce alla diffusione di gravi malattie (in particolare colera, epatite A e febbre tifoide) e non permette nemmeno di garantire le più elementari norme igieniche presso le strutture mediche.
All'ONU è stata presentata una proposta per il riconoscimento dello status di "rifugiato ambientale", status che attualmente interesserebbe ventisei milioni di persone che hanno dovuto abbandonare la loro terra in cerca di luoghi ancora fertili dove poter sopravvivere. Queste migrazioni di massa sono spesso motivo di tensione tra diverse nazioni: non è quindi un'esagerazione pensare che in un futuro non molto lontano scoppieranno guerre per l'acqua, come già è successo per il petrolio. E come già è successo nel passato: il termine "rivale", che viene dal latino rivalis, indica chi possiede l'altra sponda di uno stesso ruscello. Quasi tutti i fiumi più lunghi e più importanti del mondo oggi attraversano più di una nazione, e la costruzione di sbarramenti e centrali idroelettriche, o la deviazione di parte delle acque, può portare a tensioni tra gli stati, soprattutto in quelli dove l'acqua è un bene raro e prezioso. Molto presto, le nazioni povere d'acqua saranno costrette a comprarla dai loro vicini.
Ora come ora, però, non sono solo più i Paesi in via di sviluppo a dover fare i conti con questa emergenza: anche altri Stati, considerati "ricchi", si trovano da qualche tempo a dover far fronte al razionamento dell'acqua ed alla sua mancanza: è il caso dell'Inghilterra, della Spagna, dell'Italia. Come non ricordare i problemi che si sono presentati questa primavera e quest'estate nel Mezzogiorno?
L'Italia, come troppo spesso accade, vive in una situazione un po' paradossale, anche se non migliore di molti altri Stati: è il Paese che consuma più acqua in Europa, il terzo al mondo (in questo, siamo superati solo da Canada e Stati Uniti). La disponibilità media giornaliera di acqua dolce a persona è di 300 litri, e tale disponibilità raddoppia in Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Valle d'Aosta. Ma bisogna anche tener conto del fatto che otto milioni di italiani (soprattutto nel Mezzogiorno) per tre mesi all'anno sono al di sotto della soglia del fabbisogno idrico minimo di cui parlavamo prima: una situazione, insomma, che troviamo solo nei Paesi sottosviluppati.
Colpa di una rete di acquedotti, dove l'età media delle tubature è di trent'anni, nei cui meandri si disperde un terzo dell'acqua potabile disponibile nel nostro Paese (e, in alcune zone, le perdite sono superiori al 50%); ma anche di una cattiva gestione delle nostre risorse idriche. La maggior parte dell'acqua utilizzabile per le attività umane è impiegata per usi agricoli, e l'Italia, in questo, non fa eccezione. Non a caso, quindi, una delle misure prese durante "l'emergenza acqua" di questa estate è stata quella di vietare l'impiego di acqua potabile in agricoltura. Infatti, è assurdo che si continui ad utilizzare acqua di prima qualità per soddisfare le richieste del settore primario e secondario, che potrebbero invece usare le acque reflue riciclate.
Per poter far realmente fronte a questo problema è dunque necessario un miglioramento nella gestione dell'acqua ma, prima di tutto, una presa di coscienza collettiva della sua importanza. Si tende, infatti, a considerare l'acqua come una delle poche risorse rinnovabili del nostro pianeta, e per questo di solito non si fa caso al consumo. Invece dobbiamo imparare il valore dell'acqua ed apprezzarla goccia dopo goccia.
Essa è una risorsa fondamentale per la maggior parte delle attività umane: sia l'industria sia l'agricoltura ne fanno un largo uso, e non dobbiamo dimenticare che dall'acqua dipende il problema della produzione di cibo per tutti. Attualmente, per produrre una tonnellata di grano ci vogliono 1500 tonnellate d'acqua, ma sono allo studio diversi metodi per poter ottenere il maggior quantitativo di raccolto per volume d'acqua impiegato. Dal raggiungimento di questi obiettivi dipende il nostro futuro, ed il futuro di tutta la Terra.
   
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