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Una buona gestione di un corso d'acqua non può trascurare l'importanza delle sue rive e della complessità dell'ecosistema ripario.
VEGETAZIONE RIPARIA E AMBIENTE
di Chantal Trèves
Gli ambienti ripari si distinguono dal territorio circostante per la presenza di una vegetazione spesso rigogliosa con stagni e di spiagge o piccoli deserti sabbiosi che sembrano pezzi di paesaggi esotici inseriti un po' surrettiziamente nel nostro mondo domestico. È la foresta tropicale dove molti di noi hanno talvolta giocato immaginando gesti eroici e fantastici orizzonti.
Ma se proviamo a guardare con occhi meno sognanti, ci rendiamo conto che esso è un ambiente di grande interesse da molti punti di vista.
Come efficacemente scrive G. Sansoni: "Le fasce di vegetazione riparia sono condizionate dalle dinamiche idrauliche fluviali, ma a loro volta condizionano così fortemente le dinamiche fluviali -biologiche, morfologiche, evolutive- che devono essere considerate parte integrante ed essenziale degli ecosistemi fluviali" (1).
Le rive infatti, oltre ad essere elemento costitutivo del paesaggio che le ospita, svolgono molti ruoli fondamentali. Esse partecipano al controllo del funzionamento fluviale, costituiscono una fascia tampone per la protezione dell'ambiente acquatico dall'eutrofizzazione, dai pesticidi e altri inquinanti e dalla torbidità, svolgono una funzione determinante per l'ambiente e la qualità della vita in quanto habitat di grande importanza per la biodiversità e luogo ideale per molte attività ricreative.
Ci occuperemo in particolare di analizzare gli aspetti ecologici della vegetazione riparia, avendo come riferimento principale il già citato lavoro di G. Sansoni.
Gli ambienti ripari, data la grande eterogeneità fisica su brevi distanze e le frequenti e naturali perturbazioni idrologiche, sono caratterizzati da diversità specifica e produttività paragonabili a quelle delle foreste tropicali umide. Essi sono ecosistemi particolari, chiamati azonali, perché sono soggetti a fattori così fortemente limitanti da condizionare lo sviluppo della vegetazione molto più di quanto lo facciano i fattori normalmente agenti sugli ambienti circostanti: si pensi alla forza della corrente e alla variabilità del regime delle acque del fiume. La variazione del livello delle falde e le frequenti sommersioni portano a condizioni di asfissia dell'apparato radicale che sono superate con lo sviluppo di tessuti aeriferi che conducono ossigeno dalle foglie alle radici; la violenza delle correnti del fiume in piena è invece contrastata con una strategia di sopravvivenza molto efficiente che combina lo sviluppo di un esteso apparato radicale, la flessibilità dei fusti e la capacità di riproduzione vegetativa che consente la produzione di radici anche da frammenti di fusti e rami.
Pur così drasticamente condizionato, questo ambiente presenta tuttavia una notevole varietà di situazioni e di popolamenti. Dall'alveo di morbida all'alveo di piena di un fiume che scorre in una piana, si succedono parallelamente al corso d'acqua una serie di habitat molto caratteristici: dalle piante erbacee pioniere di greto, che riescono a concludere il loro ciclo riproduttivo nel periodo di magra, alle fasce arbustive a quelle arboree più esterne dell'alveo di piena. Questa sequenza è particolarmente ben rappresentata nella Riserva Naturale Les Iles di Saint-Marcel, dove una sezione trasversale della fascia vegetata riparia mostra una sequenza di popolamenti arbustivi di salici e ontano nei settori più prossimi al fiume, seguiti da popolamenti arborei a salici, ontani e, più all'esterno, pioppo nero. Nelle depressioni e lungo i canali solo periodicamente allagati si sviluppa invece un esteso canneto; nei settori aperti, caratterizzati da dossi sabbiosi o pietrosi, si hanno invece ambienti pionieri con copertura erbacea discontinua adattata addirittura a condizioni di aridità e presenza di specie portate dal fiume dalle quote superiori. Ecco un'altra caratteristica del fiume come fonte di biodiversità, la fluitazione dei semi da monte verso valle con dispersione delle specie.
La vegetazione riparia è inoltre fonte di diversificazione di habitat per gli organismi acquatici: le radici sommerse, i rami aggettanti, i tronchi caduti in alveo, le isole fluviali vegetate costituiscono ambienti ideali per la vita dei pesci e dei macroinvertebrati permettendo lo sviluppo di un ricco e diversificato popolamento del corso d'acqua. Le foglie e i rami marcescenti danno inoltre un apporto alimentare insostituibile per il funzionamento delle reti alimentari e l'ombreggiamento e la traspirazione contribuiscono a mantenere le acque fresche e ossigenate. In montagna, dove la vegetazione ripariale ha uno sviluppo minore, la differenziazione degli habitat torrentizi è assicurata dall'articolazione delle rive determinata soprattutto da massi e rocce e vegetazione arbustiva.
È stato riscontrato che l'eliminazione della vegetazione riparia - e quindi il venir meno dell'ombreggiamento - può provocare un aumento medio di 3-10 °C delle temperature massime estive (in inverno solo 1-2 °C), con variazioni quotidiane fino a 15 °C. Ciò si ripercuote sulle comunità acquatiche con alterazione del ciclo vitale dei macroinvertebrati e della qualità del cibo disponibile, con riduzione dell'ossigeno disciolto e con l'instaurarsi di condizioni particolarmente difficili per i salmonidi.
Oltre a condizionare la vita nelle acque, gli ambienti ripari giocano anche un ruolo importante come corridoio vegetale che si sviluppa potenzialmente lungo tutto il corso d'acqua e si collega anche con ambienti terrestri adiacenti, quali boschi e pascoli, favorendo la mescolanza dei popolamenti e offrendo ospitalità alla fauna in transito e rifugio per la nidificazione per numerose specie di uccelli tipici sia dei boschi e delle rupi che degli ambienti acquatici. In tal senso le fasce fluviali sono anche corridoi ecologici ideali, nastri continui di vegetazione che guidano gli uccelli migratori nel loro viaggio stagionale.
Oltre ad essere una sorta di santuario di biodiversità nei nostri territori più antropizzati, la vegetazione riparia svolge anche il fondamentale ruolo di assicurare il consolidamento delle sponde, grazie agli apparati radicali che creano una trama di tessuto vivo che lega le particelle minerali e aumenta così la coesione del suolo. Questa proprietà è stata sfruttata dall'ingegneria naturalistica che utilizza salici e ontano nero negli interventi di consolidamento spondale.
Inoltre, la presenza di vegetazione produce per attrito una riduzione della corrente e della sua capacità erosiva. Essa gioca, grazie a quest'ultimo aspetto, un ruolo importante nella strategia tesa a rallentare il deflusso delle piene attraverso l'allagamento di settori dove controllare la laminazione delle piene stesse. Attualmente, la forte urbanizzazione lungo i corsi d'acqua non consente più di rallentare con la vegetazione i deflussi lungo l'intera asta fluviale, ma una gestione oculata delle piene suggerisce di prendere provvedimenti che superino il ricorso esclusivo alle arginature, motivato dal tentativo di aumentare la velocità della corrente ed abbassare il livello del fiume in termini generici su tutta l'asta fluviale. Queste aree inondabili offrono invece una soluzione al problema più articolata e vicina ai ritmi del fiume: in una piana inondabile non edificata, la vegetazione legata agli ambienti acquatici esercita una azione di rallentamento della corrente e riduce l'innalzamento del livello idrico, smorzando la violenza della piena e contribuendo così a proteggere i centri abitati posti più a valle.
Come spiega G. Sansoni: "Una strategia intelligente per contrastare il rischio idraulico prevede il controllo della vegetazione in corrispondenza dei centri abitati (per velocizzare localmente le acque ed abbassarne il livello) e un forte incremento della vegetazione a monte di essi (per rallentare localmente la corrente e laminare le piene, immagazzinandole nelle aree inondabili)".
Una buona gestione di un corso d'acqua non può trascurare l'importanza delle sue rive e della complessità dell'ecosistema ripario, perché risulta sempre più evidente che esso è uno strumento molto utile per la gestione delle piene, perché assicura biodiversità e equilibrio al complesso di relazioni di tutto il sistema ambientale circostante, perché permette allo stesso tempo una fruizione estremamente interessante non solo di tipo contemplativo ma più dinamico e remunerativo, legato al cicloturismo e agli sport d'acqua come la canoa e il rafting.

Note:
1 Giuseppe Sansoni, 2003, La tutela dei corsi d'acqua: dal monitora
   
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