DJOUIE
Solo un'attenta programmazione del territorio, che prescinda dai limiti comunali, potrebbe determinare un diverso assetto degli ambiti interessati dalla Dora.
PIANI SULL'ACQUA
di Annalisa Bethaz
Ricordo ancora lo stupore, la prima volta che andai in treno da Aosta a Torino, di sbucare dal buio, dopo una lunghissima galleria (si erano spente anche le luci) direttamente su un ponte che attraversava la Dora in mezzo a una città. Era Ivrea, e la sensazione fu quella di passare come su una grande piazza liquida, a cui facevano da contorno case e palazzi (mi pare anche un albergo), lati di viali alberati, piazzette e piccoli orti, molti - se non tutti - insomma, gli elementi di una città.
La cosa mi affascinò a tal punto che, da allora, nei miei successivi innumerevoli viaggi a Torino da studentessa universitaria, facevo sempre in modo da essere pronta a guardare fuori dal finestrino quando il treno passava in quel punto, preoccupandomi di sedermi una volta da una parte e una volta dall'altra per poter osservare entrambi i lati, quello da dove arriva il fiume, in mezzo al costruito, e quello dove il fiume va, compiendo una curiosa curva con cascatella verso destra.
È legata quindi alla Dora la mia prima sensazione del fiume come elemento vivo, passante, interconnesso con la città, e più tardi mi sono trovata a pensare a come sarebbe bello se anche Aosta fosse una città sull'acqua, con un oltre-Dora intrigante (fatte le debite proporzioni!) come Trastevere o il pavese Borgoticino.
Nelle condizioni attuali questa è soltanto un'utopia, perché in effetti Aosta non è una città attraversata dalla Dora, ma ne è soltanto lambita. Ragioni storiche e geografiche hanno fatto si che il nucleo originario della città si sviluppasse nella parte più settentrionale della piana, quella più sicura proprio perché lontana dal fiume, per cui il fiume stesso ha assunto, rispetto al territorio, connotati di margine e non di cerniera, rappresentando peraltro anche il confine amministrativo rispetto ai comuni che stanno dall'altra parte.
Le espansioni successive, prima quelle a carattere industriale e, in tempi più recenti, quelle legate alla realizzazione della zona sportiva, hanno poi progressivamente riempito gli spazi tra l'antica città e il fiume, senza però annullarne i connotati di ambito marginale.
Soltanto una riprogrammazione totale del territorio, che prescinda dai limiti comunali, potrebbe determinare un diverso assetto degli ambiti interessati dalla Dora, facendola diventare un elemento di collegamento e non di divisione.
Questa caratteristica di marginalità della parte di territorio interessata dalla Dora non è tipica soltanto di Aosta, ma di molti altri comuni, soprattutto quelli per cui la Dora costituisce elemento di confine, praticamente tutto il fondovalle da Villeneuve in giù.
Gli usi prevalenti delle aree spondali - laddove un uso c'era - erano originariamente soprattutto quelli agricoli, che se non altro riconoscevano al fiume la sua necessità di espandersi in caso di piena, senza che ne derivassero eccessivi danni economici, per cui alla scarsa appetibilità del terreno prospiciente il corso d'acqua faceva da riscontro un'assenza di interesse a tenerlo sotto controllo con opere artificiali.
Con il procedere dei fenomeni di urbanizzazione, le sponde del fiume sono state interessate da ulteriori usi, sempre però prevalentemente di tipo secondario, quali impianti per attività estrattive o depositi di materiali inerti o addirittura, prima che un'apposita legge regolamentasse la materia, anche discariche di rifiuti solidi urbani, segno, da un lato, di un interesse legato esclusivamente alla valenza economico-produttiva e, dall'altro, di un disinteresse totale per i valori ambientali e paesaggistici.
In parallelo si è però venuta consolidando anche l'esigenza di regolamentare il corso d'acqua, per proteggere le opere connesse all'attività umana, e questo ha determinato ulteriori forzature a scapito della naturalità.
In un momento di ripensamento della pianificazione del territorio qual è quello attuale, dovuto in parte alla necessità per tutti i comuni di adeguare il proprio piano regolatore al Piano Territoriale Paesistico (PTP) e alla legge urbanistica regionale, ma non esente anche dalla grande lezione che ci ha impartito l'alluvione dell'ottobre 2000, occorre riflettere sul nostro grande fiume, la Dora, per riconoscergli il ruolo di fondamentale elemento naturale che va innanzitutto rispettato, il che significa adattare gli usi del territorio alla sua presenza e non viceversa, restituendogli gli spazi che gli sono necessari e realizzando opere non per difendersi da lui come da un nemico, ma per ottimizzare le risorse che rappresenta.
Il PTP da precise indicazioni in questo senso, ritenendo anzi di rilevanza strategica primaria ai fini della valorizzazione dell'immagine complessiva della regione il programma integrato PMIR 1 relativo alla "Fascia della Doire Baltée". È un programma che riguarda il ripristino ambientale e paesistico della fascia della Dora lungo tutto il suo corso in territorio regionale, con recupero, riuso e riqualificazione delle aree compromesse e formazione di un sistema lineare per la ricreazione, il turismo naturalistico e lo sport.
Nel suo dipanarsi lungo il fondo della valle centrale, la Dora cambia più volte il suo aspetto, dal regime torrentizio della parte iniziale in un territorio morfologicamente molto inciso, al placido e ampio scorrere nelle parti piane del fondovalle, interrotto da un cambio di direzione con profonde gole nel tratto Châtillon - Montjovet. E ogni parte richiede pertanto un'attenzione speciale, volta via via a mettere la Dora in relazione positiva con il suo contesto, per eliminare o mitigare le interferenze conflittuali con le infrastrutture generate dalle trasformazioni industriali e urbane, valorizzare i siti di importanza naturalistica e ottimizzare il delicato rapporto visivo con i numerosi beni culturali e siti archeologici che sono presenti lungo il suo corso.
Ci auguriamo insomma un futuro in cui la Dora, alleggerita delle alterazioni che oggi la mortificano, diventi fulcro della valorizzazione del territorio, e possa vivere il suo eterno scorrere come protagonista
   
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