DJOUIE
La Dora ha subito nel corso dell'ultimo secolo modifiche tali che la sua risposta agli eventi di pioggia intensa si รจ modificata: l'ingegneria idraulica deve tenerne conto.
LE SISTEMAZIONI FLUVIALI
di Raffaele Rocco
Aosta e la Dora Baltea. (Aut.S.M.A.1-658 del 10/11/1997). Ripresa aerea stereoscopica Compagnia Generale Ripreseaeree S.p.A.-Parma ©Solo negli ultimi dieci anni la Dora Baltea è esondata in due occasioni: il 22 settembre 1993 e il 14 ottobre 2000.
Sono state inondate così decine di chilometri quadrati di aree abitate, di zone industriali e di terreni coltivati, sono state interrotte in più punti le principali vie di comunicazione (autostrada, strada statale, strade regionali e comunali, ferrovia) e purtroppo si sono avute anche vittime umane.
In ogni occasione i danni economici sono stati ingenti.
Coloro che si trovano coinvolti in questi eventi chiedono pertanto all'Amministrazione che sia garantita la loro sicurezza e quella dei propri beni.
Che cosa rispondere a questa legittima domanda?
In altre occasioni analoghe (le esondazioni degli anni '50 e '70) la risposta è consistita nella realizzazione di opere di contenimento delle piene (argini) nelle aree che si intendeva difendere.
La ricrescita della vegetazione ripariale è molto rapida se si predispongono delle buone condizioni ambientali.L'ingegneria idraulica con le sue formule matematiche è, infatti, in grado di calcolare quale deve essere la sezione di passaggio di un dato quantitativo di acqua e le imprese sono in grado di realizzare al meglio i muri così progettati: tutto appare molto semplice e rapido, basta trovare i finanziamenti e il problema è risolto!
Perché allora negli ultimi anni tante polemiche, tante discussioni, tante incertezze?
Perché sempre più persone, tecnici e amministratori si sono resi conto che questo tipo di soluzione non è soddisfacente.
La domanda perciò è mutata: è possibile garantire la sicurezza dalle piene della Dora Baltea salvaguardando anche gli aspetti paesaggistici e ambientali?
Non cambia solo il tipo di domanda, ma l'intera prospettiva dalla quale deve essere esaminato il problema.
Si chiede di passare dal controllo degli effetti, ad un intervento sulle cause, definendo a priori quale deve essere il livello di sicurezza che deve essere garantito in funzione delle attività presenti nei diversi tratti del corso d'acqua (livello di sicurezza compatibile).
Si chiede di considerare il corso d'acqua da un punto di vista sistemico con le sue esigenze biologiche e con le sue interazioni con le aree limitrofe all'alveo.
Si cambia il soggetto sul quale intervenire: non più la piena in sé, bensì i fattori che rendono la piena di un corso d'acqua (evento del tutto naturale) causa di distruzioni e di danni.
Il nuovo ponte di Saint-Marcel.Si cambia il metro di valutazione dell'intervento possibile: non più e non solo la sua capacità di contrastare un dato livello di piena, bensì il suo impatto sull'ecosistema fluviale.
Si ampliano le tecniche di intervento possibili: accanto all'intervento di tipo strutturale (cioè al manufatto realizzato secondo tipologie classiche o di ingegneria naturalistica), si impongono vincoli di utilizzo delle aree limitrofe al corso d'acqua (le cosiddette fasce fluviali).
L'ingegneria idraulica diventa un complemento, necessario, ma pur sempre accessorio, altre scienze entrano in gioco: l'ecologia, le scienze naturali, la biologia, la geologia, l'urbanistica, ecc.
Quali sono quindi le oculate politiche di gestione del territorio e tecniche di intervento maggiormente rispettose dell'ambiente che possono essere adottate? Come è organizzato e articolato l'intervento regionale sulla Dora Baltea?
La sicurezza idraulica rimane obiettivo prioritario, ma deve confrontarsi con le caratteristiche e le problematiche dell'assetto ecologico dell'intera asta fluviale, cercando di minimizzare le conseguenze su di esso.
La Dora Baltea ha subito nel corso dell'ultimo secolo modifiche tali che la sua risposta agli eventi di pioggia intensa si è modificata, nel senso di un aumento dei danni provocati.

La pressione antropica ha notevolmente semplificato il reticolo idrografico naturale secondo un processo di progressivo restringimento delle aree occupate o a disposizione delle acque.
È infatti in particolare per la Dora Baltea che sono forse maggiormente visibili le trasformazioni e quindi maggiori le richieste di adottare misure di inversione della tendenza e di recupero delle possibilità di fruizione del corso d'acqua per attività sociali e sportive, per fare in modo che le esigenze socioeconomiche e quelle antropiche trovino un punto di equilibrio nell'interesse generale della collettività.
Il quadro strategico di intervento è stabilito nell'ambito del Piano dell'assetto idrogeologico, approvato dall'Autorità di bacino del fiume Po e condiviso dalla Regione, quale una delle amministrazioni componenti dell'Autorità di bacino stessa, che lo ha ribadito nel Piano degli interventi straordinari a seguito dell'evento alluvionale di ottobre 2000, approvato nel gennaio del 2001.
Per la Dora Baltea le linee strategiche di intervento stabilite per conseguire condizioni di sicurezza adeguate sono le seguenti:

1. proteggere centri abitati, infrastrutture, luoghi e ambienti di importanza rispetto ad eventi di piena di gravosità elevata (tempo di ritorno della piena compreso tra 200/500 anni), in modo tale da ridurre il rischio idrogeologico a valori molto bassi;
2. salvaguardare e, ove possibile, ampliare le aree di esondazione del corso d'acqua:
a. individuando le condizioni di equilibrio tra interventi di contenimento delle piene e laminazione delle stesse in rapporto agli effetti di aggravio delle condizioni di deflusso;
b. adottando interventi di laminazione controllata mediante opere di regolazione ovunque necessario per la difesa degli abitati;
3. ridurre al minimo le interferenze antropiche con la dinamica evolutiva dell'alveo e del sistema fluviale;
4. salvaguardare gli equilibri naturali esistenti e ricostruire ove possibile quelli degradati.

Queste linee di intervento si stanno traducendo in un progetto di assetto della Dora Baltea gestito unitamente dalle Regioni Piemonte e Valle d'Aosta e dall'Autorità di bacino del fiume Po dalla confluenza del torrente Grand Eyvia a Aymavilles fino alla confluenza della Dora Baltea nel Po.
Il Progetto di assetto intende valutare le condizioni di sicurezza del sistema difensivo e dell'assetto ecologico del sistema fluviale per definire il quadro di insieme delle condizioni di assetto attuale del corso d'acqua.
Tali attività sono propedeutiche alla successiva fase dello studio di fattibilità per la definizione del Piano di sistemazione della Dora Baltea
La valutazione delle condizioni attuali di sicurezza del sistema difensivo della Dora Baltea è impostata sull'interpretazione dei dati e delle informazioni derivanti dall'applicazione di un modello idraulico, in modo da determinare le condizioni di sicurezza, rispetto al pericolo di piena, esistenti lungo l'intero corso d'acqua nel suo attuale assetto.
Nella modellizzazione delle condizioni di deflusso della Dora Baltea si considerano in forma integrata i diversi fattori coinvolti ed in particolare: le esondazioni, l'instabilità morfologica dell'alveo, la funzionalità e adeguatezza delle opere idrauliche.
La valutazione del grado di sicurezza del sistema difensivo si riferisce all'attuale assetto fluviale, definito dalle fasce fluviali attualmente perimetrate, tenendo conto dei livelli di rischio compatibile fissati dal PAI.
Le opere considerate sono quelle costituenti il sistema difensivo vero e proprio e quelle interferenti con il corso d'acqua, quali le opere di attraversamento e le opere di sbarramento per derivazioni ad uso idroelettrico o irriguo. In entrambi i casi, le opere interferenti possono condizionare la funzionalità ed il grado di adeguatezza del sistema difensivo e delle opere idrauliche in generale.
Come condizione di riferimento per le valutazioni si è assunta una piena di progetto, distinta per diversi tempi di ritorno.
I primi risultati delle analisi indicano che nel tratto da Aymavilles fino a Hône esistono condizioni parzialmente sufficienti di sicurezza (in alcuni tratti le condizioni di assetto attuale devono essere approfondite), mentre nel tratto da Hône fino al confine piemontese le condizioni diventano insufficienti per l'intero tratto.
In questo ultimo tratto è stato deciso di approfondire la modellizzazione idraulica per tenere maggiormente conto di alcuni fenomeni locali che la scala del precedente modello non ha forse puntualmente considerato.
Il livello dell'assetto ecologico del sistema fluviale, inteso quale ecosistema complesso nel quale interagiscono la componente geologica, morfologica, idrologica, idraulica, faunistica e vegetazionale, paesaggistica e ambientale, è stato prodotto attraverso una caratterizzazione schematica delle diverse componenti ambientali che contribuiscono a definire l'assetto ecologico attuale.
Le stesse componenti sono prese in considerazione per definire il miglior assetto ecologico potenzialmente raggiungibile sulla base dei vincoli imposti, direttamente o indirettamente, dal PAI, rispetto al quale sono stati valutati gli scostamenti della situazione attuale e le linee di intervento potenzialmente attuabili per supportare la progettazione dell'assetto difensivo del sistema fluviale, secondo criteri di compatibilità e di valorizzazione ambientale.
Il modello a cui ci si è ispirati per la definizione di indicatori relativi ai fattori ambientali influenti sull'assetto ecologico dei tratti di studio è il sistema di calcolo dell'Indice di Funzionalità Fluviale (IFF - ANPA ottobre 2000).
Nell'effettuare la stima di quale può essere il miglior assetto ecologico potenzialmente raggiungibile, si è dovuto tenere conto che non necessariamente il miglior assetto ecologico potenzialmente conseguibile corrisponde a quello ideale. Esistono, infatti, dei vincoli sia di carattere naturale sia legati alla presenza di attività umane e di insediamenti da proteggere.
Vi sono situazioni, anche piuttosto comuni, in cui le condizioni naturali non consentono uno sviluppo ottimale dell'habitat acquatico.
Un caso particolarmente significativo è quello dei corsi d'acqua di alta montagna, in cui le condizioni climatiche non permettono lo sviluppo di vegetazione ripariale e più in generale l'ambiente è oligotrofico, con scarse risorse per la fauna acquatica.
Nelle aree in cui il corso d'acqua è incassato per ragioni di carattere geomorfologico, come ad esempio nella stretta di Montjovet, anche a tratti tra Saint-Marcel e Saint-Vincent, non potrà esserci lo sviluppo di un'area golenale vegetata, che pure svolge una funzione molto importate per l'ecosistema fluviale.
Inoltre il letto della Dora Baltea è naturalmente instabile, e lo è stato a maggior ragione nell'ultimo decennio durante il quale si sono susseguite due piene disastrose nel tratto valdostano.
Per contro l'intervento umano deve essere teso, per quanto compatibile con altre esigenze, a ripristinare una situazione il più possibile vicina a quella naturale e non a modificare, anche se in senso positivo, le peculiarità ambientali naturali.
Per quanto riguarda i vincoli legati alle attività umane e all'attuale utilizzo del territorio, gli interventi debbono essere compatibili con l'assetto di progetto del PAI e quindi non pregiudicare la sicurezza idraulica. Inoltre non è possibile prevedere soluzioni che modifichino l'attuale utilizzo complessivo del territorio su ampie superfici; ad esempio, facendo riferimento ad uno dei casi più frequenti, non è facilmente attuabile una conversione delle aree golenali coltivate in aree boschive, mentre sono più realistici interventi che mitighino l'impatto delle pratiche agronomiche intensive (ad esempio la realizzazione di fasce tampone boscate o buffer-strips).
L'assetto ecologico potenziale di riferimento è quindi quello raggiungibile al meglio come diretta conseguenza di una diffusa applicazione degli interventi individuati. È tuttavia possibile, soprattutto a lungo termine, che i processi avviati inneschino delle sinergie in grado di produrre ulteriori significavi miglioramenti dell'assetto ecologico, che non sono prevedibili e caratterizzabili in modo oggettivo (ad esempio formazione di habitat di particolare valore, regressione delle specie alloctone invadenti, aumento della biodiversità con insediamento stabile di specie vegetali o animali rare, creazione di aree di particolare valore dal punto di vista paesaggistico e ambientale).
In questo periodo sono in corso le necessarie valutazioni per individuare gli interventi possibili per garantire condizioni di sicurezza adeguate e nello stesso tempo mitigare le conseguenze sull'ecosistema fluviale.
La prima fase di analisi dello stato attuale, anche se non ancora completata, ha evidenziato tutte le difficoltà scientifiche che ancora esistono per fornire un quadro chiaro, attendibile e oggettivo della situazione.
La condivisione dei risultati con coloro che vivono e operano lungo la Dora Baltea, la necessità che siano accettate soluzioni che possono andare contro l'interesse particolare e specifico, ma che sono le migliori per l'interesse complessivo, è allo stato attuale la sfida dei prossimi mesi.
I primi passi sono stati mossi e la condivisione sui metodi e sugli obiettivi è già ampia: la regione si è già attrezzata con strumenti normativi adeguati per fare fronte alle esigenze (dalla normativa urbanistica sulla perimetrazione e sulla limitazione dell'uso delle aree a rischio idrogeologico, alla normativa sulla delocalizzazione degli immobili siti in aree a rischio idrogeologico) e la sensibilità locale su tali temi è notevole, così come le aspettative sul progetto di assetto della Dora Baltea.
Le basi per un lavoro positivo ci sono tutte.
   
Pagina a cura dell'Assessorato territorio, ambiente e opere pubbliche © 2024 Regione Autonoma Valle d'Aosta
Condizioni di utilizzo | Crediti | Contatti | Segnala un errore