DIFESA DEL SUOLO E RISORSE IDRICHE

Tutela del territorio dai rischi idrogeologici.

 

Nel corso del 2012 la generale necessità di effettuare riduzioni di spesa ha determinato anche per questo settore un calo degli stanziamenti disponibili.

La riduzione ha interessato solo marginalmente la gestione del sistema di monitoraggio e di allertamento per il quale sono state ulteriormente rafforzate le capacità di previsione degli effetti al suolo di condizioni meteo avverse. In particolare è stata confermata la storica collaborazione con la Fondazione “Centro Internazionale in Monitoraggio Ambientale (CIMA)” di Savona, l’ARPA Valle d’Aosta e la Compagnia Valdostana delle Acque S.p.A. per lo svolgimento di attività finalizzate al miglioramento della valutazione del contenuto equivalente d’acqua del manto nevoso, del consolidamento della catena modellistica per la previsione delle inondazioni e dell’attività di aggiornamento della modellazione e controllo delle catene operative real-time.

 

Per quanto riguarda gli interventi strutturali di protezione dai rischi:

  1. sono stati assicurati tutti gli interventi in caso di calamità e in condizioni nelle quali si supponeva l’esistenza di un pericolo grave per la pubblica incolumità, sia direttamente come strutture dell’Assessorato sia supportando tecnicamente e finanziando interventi realizzati dai Comuni; si ricordano a tali fini gli interventi di disalveo dei torrenti Berruard, Regou, Les Laures Torrente Les Laures (Brissogne) - Briglia colma di materiale al 25 agosto - Vista da valle Torrente Les Laures (Brissogne) - Briglia colma di materiale al 25 agosto - Vista dall'alto e Grand Valey a seguito di intense piogge e quelli a protezione della viabilità regionale sulle SR 25 di Valgrisenche e SR 47 di Cogne, a Oyace e a Bionaz;  Reti di protezione a Bionaz
  2. sono state avviate le procedure di realizzazione di due importanti interventi per le comunità locali: il secondo lotto delle opere di protezione dalla caduta massi dal versante a monte SR 44 in località Rovineti in Comune di Gaby, per una spesa complessiva di 2,1 milioni di euro, e il secondo lotto della sistemazione idraulica del torrente Lys e confluenza del torrente Valdobbiola in Comune di Gressoney-Saint-Jean, per una spesa complessiva di 1,3 milioni di euro;
  3. sono stati realizzati diversi interventi di manutenzione idraulica dei corsi d’acqua regionali, quali l’Evançon a Challand Saint Anselme e a Brusson, il Grand Eyvia a Cogne, il Buthier a Gignod, la Dora di Rhêmes a Rhêmes-Saint-Georges località Proussaz.  Sistemazione idraulica Dora di Rhêmes in località Proussaz

 

Sono poi proseguiti gli interventi sul movimento franoso del Mont de La Saxe ad Entrèves relativi alle attività di indagine e monitoraggio per una migliore ricostruzione del sistema di circolazione idrica sotterranea e all’esecuzione di piccoli interventi di consolidamento e riprofilatura necessari per mitigare i principali fenomeni di crollo provenienti dal margine settentrionale del corpo di frana.

 

La conoscenza dei rischi e tutte le iniziative adottate per farvi fronte non paiono essere sufficienti. In un territorio naturalmente esposto ai fenomeni di natura geologica, come quello valdostano, non è possibile prevedere tutti i rischi e neutralizzarli, ma si può intervenire per ridurne solo una parte. C’è quindi la necessità di impostare una politica di difesa basata sul conseguimento di livelli possibili di protezione con un rischio accettabile per una popolazione consapevole del territorio in cui vive. É necessario in particolare diffondere una cultura del rischio, soprattutto attraverso il miglioramento della comunicazione e del dialogo sui pericoli naturali e attraverso azioni per sviluppare la memoria degli eventi emergenziali nella popolazione. Il 2012 è stato però anche importante per lo sviluppo delle riflessioni su una nuova e più sostenibile modalità di gestione della difesa dai rischi idrogeologici attraverso la partecipazione a due iniziative di livello nazionale:

  1. l’8 febbraio la Regione Liguria ha organizzato a Genova un workshop riguardante i "Pericoli naturali e percezione del rischio" per stimolare un confronto sui temi dell’informazione, della formazione e della comunicazione, per aumentare la consapevolezza del pubblico e degli addetti ai lavori (tecnici, amministratori, giornalisti...) sui pericoli ed i rischi naturali e sulla sostenibilità economica e sociale dei danni provocati.
  2. il 3 e 4 maggio a Bolzano, la Libera Università di Bolzano (Facoltà di Scienze e Tecnologie) e la Provincia Autonoma di Bolzano (Ripartizione Opere Idrauliche) hanno organizzato il secondo workshop inerente l’applicazione della Direttiva Europea “Alluvioni “ al territorio montano italiano dove sono stati trattati, anche con il contributo dell’Assessorato, i temi relativi alla valutazione economica della vulnerabilità associata ad eventi alluvionali, la relazione tra pericolosità e vulnerabilità, e quindi la redazione delle mappe di rischio idraulico.

 

In entrambi gli eventi è stato portato il contributo dai tecnici dell’Assessorato su due temi che rappresentano i punti principali di una politica sostenibile di gestione del rischio: la consapevolezza dei cittadini e la sostenibilità economica e sociale della difesa dai rischi idrogeologici.

Una corretta percezione del rischio permette infatti al cittadino di fronteggiare le situazioni di emergenza e di adottare le misure di protezione necessarie per la protezione personale. La memoria storica degli eventi passati, la formazione culturale e le esercitazioni sono gli strumenti più utili per conseguire questi obiettivi. Un ruolo fondamentale dovrebbe essere svolto, in tal senso, dai mezzi di informazione.

 

Nelle battute finali del convegno di Genova, è stato rimarcato come oggi i mezzi di comunicazione non riescano sempre a fornire un'informazione utile sui rischi naturali, che sono spesso trattati come un qualsiasi fatto di cronaca per il quale deve essere ricercato un colpevole. Diventa quindi difficile sviluppare una cultura del rischio, in cui la coscienza della complessità dei fenomeni deve spingere ciascun cittadino a diventare parte attiva in azioni di auto-protezione in attesa dei supporti della pubblica amministrazione.

 

Nel workshop di Bolzano è stato evidenziato che in un momento in cui deve essere massimizzata l’attenzione all’utilizzo delle risorse finanziarie, si deve pervenire alla gestione dei rischi idrogeologici in una prospettiva di sostenibilità sociale delle azioni di protezione da realizzare. La definizione di priorità di intervento diventa quindi sempre più importante perché, anche disponendo di risorse finanziarie illimitate, non è possibile intervenire con misure strutturali su tutto il territorio regionale dove sono state individuate situazioni di dissesto. La valutazione economica peraltro è soltanto uno degli aspetti che deve tenere in conto un amministratore pubblico nella definizione delle priorità, visto che, in una fase più decisionale, entrano in gioco anche aspetti ambientali, sociali, politici, ecc...

 

Con l'obiettivo di accrescere la cultura del rischio, è stata ideata e organizzata dal Centro funzionale regionale dell’Assessorato, in collaborazione con l’Equipe Arc-en-ciel di La Salle, la prima edizione (anno scolastico 2011-2012) del progetto Mini Meteo, che ha visto coinvolti 275 alunni e 30 insegnanti di 22 classi quarte e quinte delle scuole primarie. Le attività sono state distribuite nel corso dell’anno scolastico affrontando prima il tema in un incontro mirato con gli insegnanti e poi attraverso tre incontri coi ragazzi. Il progetto ha avuto come obiettivo principale quello di trasferire ai bambini competenze per la lettura e l’interpretazione delle informazioni meteorologiche attraverso un percorso di approfondimento sul funzionamento del sistema di previsione, monitoraggio e allerta, in particolare su come vengono effettuate le previsioni meteorologiche e quali possono essere gli effetti sul territorio, in termini di frane e inondazioni, in seguito ad eventi meteorologici intensi.

Progetto MiniMeteo »

 

Il primo risultato ottenuto con questa attività è stato quindi quello di diffondere ai ragazzi, e attraverso di loro anche alle famiglie, una conoscenza del territorio più approfondita, fornendo delle chiavi di lettura utili per adottare dei comportamenti preventivi più corretti a partire dalla semplice lettura e comprensione di un bollettino meteorologico. Mostrare quali sono stati gli effetti di una alluvione reale ha permesso di indicare alcune semplici misure di autoprotezione da adottare in caso di necessità, come ad esempio spostarsi nei piani più alti delle abitazioni in caso di arrivo di una piena di un fiume.

 

Si deve infatti insegnare come è fatto il territorio fin da piccoli, questa è stata un’esperienza che è stata acquisita anche dagli amministratori sul campo. E’ importante investire sui ragazzi proprio perché possano crescere con maggiore serenità e con conoscenza e consapevolezza dei rischi, affinché possano mettere in atto comportamenti corretti e responsabili. Insegnare questi concetti ai ragazzi permette allo stesso tempo di portare le informazioni all’interno delle famiglie.

 

Il 29 maggio alla Cittadella dei giovani di Aosta si è svolta la giornata conclusiva dell’iniziativa con la proposta di alcuni giochi, pratici e teorici. In questa occasione, le 22 classi partecipanti a “Mini meteo” hanno esposto i lavori realizzati durante l’anno scolastico.

 

L’attività di sensibilizzazione culturale si è sviluppata anche nei confronti dei tecnici e degli amministratori attraverso iniziative volte ad accrescere la conoscenza dei fenomeni e delle tecnologie applicabili, per una maggiore consapevolezza dei rischi che si corrono in montagna e delle misure di autoprotezione che possono essere efficacemente adottate:

  1. il workshop del 28 maggio RisKnat - Azione Valanghe: il nuovo catasto regionale valanghe e i manuali per la gestione del rischio valanghe. L’iniziativa è stata organizzata nell'ambito del progetto strategico “Gestione in sicurezza dei territori di montagna transfrontalieri - RiskNat”, finanziato dal Programma Operativo (P.O.) di Cooperazione territoriale europea transfrontaliera Obiettivo 3 “Alcotra” 2007/2013. Sono state presentate tre linee guida relative alla gestione dei territori soggetti a rischio valanghivo: “Linee guida per la progettazione di edifici soggetti ad impatto valanghivo”; “Valutazione della stabilità del manto nevoso: linee guida per la raccolta e l'interpretazione dei dati”; “Distacco artificiale di valanghe: linee guida per la procedura operativa, normativa e metodi” e il nuovo Catasto Valanghe regionale, consultabile via web e frutto della collaborazione tra l’Ufficio neve e valanghe della Regione, gestito dalla Fondazione Montagna Sicura di Courmayeur, e dell’INVA, che ha fornito il supporto informatico necessario per la messa a disposizione dei dati sul sito web. Le tre linee guida affrontano, in maniera esaustiva e da un punto di vista più prettamente “pratico e applicativo”, le problematiche del costruire in territorio soggetto a rischio valanghivo, della valutazione della stabilità del manto nevoso e delle procedure operative per eseguire un distacco artificiale in sicurezza.
  2. il 26 ottobre si è svolta presso la sede di Fondazione Montagna sicura, a Villa Cameron (Courmayeur), la riunione annuale della Cabina di Regia dei Ghiacciai valdostani (CRGV).  La Cabina di Regia, istituita nel 2004, riunisce gli enti che si occupano a vario titolo dei ghiacciai valdostani, con l’obiettivo di condividere le singole iniziative e le ricerche condotte in tale ambito e di promuovere azioni congiunte volte all’approfondimento delle conoscenze ed al monitoraggio degli apparati glaciali valdostani. Durante la riunione è stato fatto il punto tra gli esperti del settore sullo stato dei ghiacciai valdostani ed è stata presentata la Convenzione quadro tra la Regione e l’Università degli Studi di Genova per lo svolgimento di tirocini di formazione ed orientamento per studenti e/o laureati dei corsi di laurea della Facoltà di ingegneria, da effettuarsi presso il Centro funzionale regionale dell’Assessorato.
  3. il 26 novembre è stato organizzato dalla Chambre Valdôtaine un primo incontro con tecnici e amministratori locali per affrontare la tematica della valutazione del rischio di caduta massi e volumi rocciosi dal punto di vista metodologico e gestionale, al fine di ottimizzare ed uniformare il livello qualitativo dei progetti che vengono presentati alla Regione.
  4. il 17 dicembre si è svolto a Courmayeur, nell’ambito del progetto Alcotra PrévRiskMONT-BLANC, un seminario organizzato con la Fondazione Montagna sicura di confronto transfrontaliero tra responsabili della gestione locale del rischio valanghivo. Dopo una panoramica introduttiva sulla prevenzione e gestione locale del rischio, a livello sia di arco alpino italo-francese sia di Pirenei spagnoli, sono state approfondite le tematiche relative alla zonizzazione del rischio ed il rilascio dei pareri autorizzativi nelle aree a rischio valanghivo, alla gestione locale del rischio valanghe attraverso l’esperienza regionale delle Commissioni locali valanghe (CLV) e alle responsabilità nella gestione del rischio a livello locale. A conclusione del seminario, è stato infine presentato il Rendiconto nivometeorologico - inverno 2011–2012, con i dati salienti che hanno caratterizzato la passata stagione invernale.

 

Nell’ambito della tutela del territorio dai rischi idrogeologici, nel 2012 è stata approvata la legge regionale 31 luglio 2012, n. 23, Disciplina delle attività di vigilanza su opere e costruzioni in zone sismiche.

Gli eventi sismici dell’Abruzzo prima e dell’Emilia poi hanno infatti richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica sul rischio sismico, anche in aree come quelle piemontese e valdostana dove, oggettivamente, i livelli di pericolo sono bassi. Si è anche evidenziato, una volta di più, come la risposta degli edifici ad un evento è in funzione delle loro caratteristiche costruttive. Queste considerazioni collocano il tema sismico tra gli eventi pericolosi da prendere in considerazione nello sviluppo dell’attività edilizia regionale, nella consapevolezza, però, che gli altri rischi di natura idrogeologica (frane, inondazioni e valanghe) rappresentano un pericolo più immediato e rilevante. A livello regionale, si era operato a livello di zonizzazione sismica nel 2003, classificando 71 comuni della Regione in area a bassa sismicità (Zona 4), mentre 3 Comuni sono stati classificati in Zona 3 (Courmayeur, Pré-Saint-Didier, Valtournenche), mentre a seguito dell’entrata in vigore, il 1° luglio 2009, del decreto del Ministro delle infrastrutture recante Approvazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni, si è ritenuto necessario disciplinare ulteriormente la materia. Nel giugno del 2010 era stato quindi proposto un primo testo di legge al Consiglio regionale sul quale sono state presentate diverse osservazioni in relazione alle ricadute sul territorio della normativa e all’esigenza di tutelare la pubblica incolumità in conseguenza di eventi sismici. Nel frattempo la normativa sismica aveva subito una drastica evoluzione con una Sentenza della Corte Costituzionale che ha obbligato a rivedere l’impostazione della norma stessa, anche richiedendo un parere al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.

Alla luce di tali osservazioni e tenendo presente anche l’evoluzione normativa nelle altre Regioni e quella giurisprudenziale, è stato quindi predisposto un nuovo testo del disegno di legge che tiene conto anche della recente evoluzione normativa della disciplina urbanistica.

Il nuovo testo, anche frutto dell’esperienza delle altre Regioni, è fortemente improntato alla responsabilizzazione del progettista e alla semplificazione per i cittadini.

Da un punto di vista tecnico, come le esperienze giapponesi e americane dimostrano chiaramente, adeguate tecniche costruttive permettono di realizzare strutture in grado di resistere a sismi di notevole intensità. Lo stato di conservazione del patrimonio edilizio rappresenta, quindi, il punto di partenza di ogni valutazione. Bisogna dare al cittadino la garanzia che gli interventi siano progettati e realizzati a regola d’arte  e che l’amministrazione pubblica vigili che ciò avvenga. E’ però anche necessario semplificare le procedure, per cui è previsto che ci sia un unico interlocutore, ovvero il Comune, dove devono essere depositati anche i progetti delle strutture, che oggi sono invece portati in Regione.

 

Con tale legge si ribadisce l’obbligo della progettazione delle costruzioni, sia pubbliche che private, con criteri sismici su tutto il territorio regionale e per tutti i Comuni, indipendentemente dalla zona sismica di appartenenza, con alcuni chiarimenti rispetto alle costruzioni nei centri storici.

L'avvio e la realizzazione dei lavori sono subordinati alla denuncia e al contestuale deposito del progetto da parte del costruttore presso il Comune competente. Il progetto deve essere accompagnato da una dichiarazione che asseveri il rispetto delle norme tecniche per le costruzioni e la congruità tra il progetto esecutivo riguardante le strutture e quello architettonico, nonché il rispetto delle eventuali prescrizioni sismiche contenute negli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica. Su un campione almeno del 10 per cento è previsto che sia periodicamente effettuato un controllo puntuale dei contenuti della progettazione.

 

Alla luce del fatto che il territorio valdostano, pur essendo caratterizzato da un’attività sismica di bassa intensità, non è totalmente immune da rischi e che negli ultimi anni alcuni fenomeni sismici sono stati avvertiti chiaramente anche dalla popolazione appare necessaria, non solo una nuova legge, ma anche iniziative informative a favore dei professionisti e per lo sviluppo del sistema di monitoraggio dei fenomeni sismici.

 

Nel campo del rischio sismico è possibile solo operare in via preventiva sulle costruzioni, per renderle idonee a sopportare le sollecitazioni di un terremoto, e assicurando, ove necessario, una tempestiva capacità di intervento una volta avvenuto un evento. Lo sviluppo del sistema di allertamento permette ora al Sistema regionale di protezione civile di conoscere tempestivamente eventuali criticità e di intervenire subito.

Anche in questo settore è fondamentale però sviluppare una cultura del rischio. A tale scopo, sempre nell’ambito del progetto, è stata acquistata e resa disponibile una stazione sismica destinata al Science Centre, che ha sede presso l’Istituzione tecnica e professionale regionale Corrado Gex di Aosta, per attività di divulgazione e didattiche.

 

 

 

Tutela e gestione delle risorse idriche.

 

In Valle d’Aosta ci sono 178 impianti di produzione per una potenza teorica pari a circa 532 megawatt. L’impatto sugli ecosistemi fluviali è stato rilevante, tale da portare ad una generale artificializzazione dei corsi d’acqua. Le esigenze di difesa dalle piene hanno poi contributo alla compromissione di numerosi ecosistemi fluviali regionali. Sbarramento CVA sulla Dora Baltea a Nus

 

Da tempo ormai la sostenibilità della produzione idroelettrica in una regione alpina come la Valle d’Aosta è diventato un argomento di interesse anche politico.

Troppo spesso però il dibattito sull’energia idroelettrica si è limitato da ambo le parti alla rivendicazione di posizioni ideologiche. La questione va affrontata invece con razionalità e soprattutto buon senso, senza demonizzare i prelievi di acqua, ma neanche senza riconoscere che l’impatto è notevole e che va gestito in una giusta prospettiva di bilanciamento di interessi e di obiettivi.

E’ in atto però un’azione complessiva che intende rimettere al centro della pianificazione degli usi e della fruizione del territorio di montagna i corsi d’acqua.

 

Nel corso del 2012 l’azione dell’Assessorato ha interessato tre temi ritenuti cruciali della questione:

  1. gli usi delle acque superficiali a scopo idroelettrico;
  2. la tutela delle fasce fluviali;
  3. il completamento dei sistemi regionali di trattamento dei reflui  idrici civili.

 

Negli ultimi anni stanno rapidamente cambiando le condizioni che un tempo permettevano un ampio sfruttamento della risorsa idrica per la produzione di energia idroelettrica. Sono tante le motivazioni che impongono di rivedere la politica di utilizzo delle acque in Valle d’Aosta: l’evoluzione normativa in atto, in particolare per quanto concerne gli incentivi economici alle energie rinnovabili e gli obiettivi della nuova programmazione europea e nazionale nel settore idrico previsti per il 2015, le sempre più accurate informazioni sugli impatti delle derivazioni esistenti sui corsi d’acqua regionali,  lo sviluppo delle attività sportive e ricreative che interessano i corsi d’acqua e infine l’estrema variabilità nei deflussi in conseguenze dei cambiamenti climatici.

 

La Giunta regionale ha stabilito nuovi indirizzi per l’utilizzo delle acque da destinare alla produzione di energia idroelettrica, perché si possa verificare come si evolverà la situazione nel prossimo triennio e quindi evitare che siano presentate nuove domande di derivazione di acqua a scopo idroelettrico.

Si tratta di un sostanziale blocco della possibilità di presentare nuove domande che interessano i pochi tratti di corso d’acqua ancora naturali, salvaguardando i piccoli autoconsumi e l’uso multiplo delle derivazioni esistenti. Non significa svalutare l’energia idroelettrica, ma semplicemente riconoscere che non c’è spazio per nuove realizzazioni, specie se di potenza media (intorno al megawatt). Bisogna puntare alla razionalizzazione, e ove possibile, al potenziamento dell’esistente per tenere conto anche delle mutate condizioni di deflusso delle acque, con un’attenta valutazione dei costi ambientali che questo comporta in rapporto ai benefici.

 

La deliberazione stabilisce che per tre anni:

  1. non possono essere richiesti nuovi prelievi di acqua da destinare alla produzione di energia idroelettrica, salvo quelli
    1. per il rifornimento energetico degli alpeggi e dei rifugi di alta montagna, nonché in tutte quelle situazioni di isolamento, dove esistono obiettive difficoltà di accesso con infrastrutture energetiche (sia tecniche-ambientali, sia economiche), limitando la potenza massima dell’impianto al valore di 50 kW;
    2. che prevedono l’uso multiplo della risorsa (cioè sfruttando derivazioni esistenti per usi agricoli o potabili anche per la produzione di energia elettrica) con una specifica attenzione anche alle portate di deflusso minimo vitale;
  2. si deve promuovere il mantenimento e lo sviluppo sostenibile delle fonti energetiche rinnovabili già esistenti sul territorio regionale, favorendo, ove ve ne siano le condizioni, il potenziamento degli impianti esistenti con una specifica attenzione anche alle portate di deflusso minimo vitale.

 

L’impatto delle derivazioni di acqua è notevole sui corsi d’acqua, ma bisogna anche riconoscere che i prelievi  esistenti a scopo idroelettrico rappresentano un’importante fonte di energia rinnovabile, oltre che una risorsa economica per la Regione.

 

Su questi temi non ci si può improvvisare esperti e gli atteggiamenti ideologici sono ancora troppo influenti. In questo momento la Valle d'Aosta è considerata un punto di riferimento e di eccellenza per quel che riguarda la gestione, la valutazione degli impianti di derivazione idroelettrica sui corsi d'acqua, la legislazione in materia di istruttoria delle domande di deflusso minimo vitale e per l'intensa attività di sperimentazione in corso.

La questione è quindi affrontata dall’Amministrazione regionale innanzitutto dal punto di vista scientifico, in una giusta prospettiva di bilanciamento di interessi e di obiettivi, senza demonizzare i prelievi di acqua, ma riconoscendo agli aspetti ambientali un’importanza specifica.

A tali fini la CVA, come gli altri produttori di energia idroelettrica presenti sul territorio valdostano,  ha dovuto avviare dal 2008 un processo di adeguamento al Piano regionale di tutela delle acque sotto il controllo e l’indirizzo dell’Amministrazione regionale che ha interessato 28 punti di prelievo al servizio dei principali impianti della società.

 

L’azione di sperimentazione condotta con CVA e con gli altri produttori di energia idroelettrica permette di coprire tutto il territorio valdostano e si configura come la più vasta che si sia mai condotta per valutare scientificamente le modalità con le quali rilevare gli effetti delle derivazioni e determinare il valore delle portate di deflusso minimo vitale da rilasciare a valle della derivazione.  Essa permette di affermare che è possibile conseguire un compromesso tra obiettivi ambientali specifici, obiettivi ambientali globali e valorizzazione della risorsa idrica sotto l’aspetto economico, con l’obiettivo di mantenere e, se possibile, consentire lo sviluppo sostenibile delle fonti energetiche rinnovabili già esistenti su territorio regionale.

La Regione, attraverso  uno specifico tavolo di indirizzo e di coordinamento tecnico composto da ARPA, strutture regionali competenti, CVA stessa e RSE S.p.A. (Società di ricerca e studio sul tema che opera nell’ambito di un contratto di ricerca del Ministero dell’Industria), ha quindi definito un programma di sperimentazione della durata di 5 anni per la valutazione degli effetti dei deflussi d’acqua sullo stato ecologico dei corsi d’acqua stessi basato sull’utilizzo di metodologie di analisi a molti criteri, per tenere in considerazione tutti i portatori di interesse oltre a quelli meramente economici.

Il primo triennio di sperimentazione ha permesso di verificare i diversi metodi di analisi e di analizzare che cosa succede ai principali indicatori di qualità del corso d’acqua al variare delle portate rilasciate.

 

Sulla base di tali presupposti il tavolo di indirizzo e di coordinamento tecnico ha stabilito con CVA un prospetto dei rilasci da effettuare nei prossimi due anni di sperimentazione che tiene conto dei dati ambientali raccolti dal 2008 fino ad oggi, degli obiettivi di qualità ambientale del PTA e nell’ottica del suo allineamento alla normativa europea, delle esigenze di produzione e tecniche di CVA e delle esigenze specifiche morfologiche, ittiofaunistiche, paesaggistiche e di fruizione maggiormente evidenti e consolidate. Per conseguire tale risultato è però necessario rilasciare una quantità di acqua che corrisponde ad una produzione annua di circa 120 GWhe, valore che la CVA ha ritenuto di poter sostenere per un miglioramento delle condizioni dei corsi d’acqua regionali.

La Giunta regionale ha approvato le conclusioni della prima fase di sperimentazione e le proposte per l’avvio della seconda fase con CVA per l’adeguamento delle 28 principali derivazioni del Gruppo a quanto stabilito dal Piano regionale di tutela delle acque in merito alle portate di deflusso minimo vitale (DMV). Nel corso dei prossimi due anni saranno quindi verificati gli effetti di DMV così determinati in termini di  raggiungimento degli obiettivi attesi e, ove necessario, integrati e modificati i quantitativi di acqua per ogni singola derivazione e si lavorerà, in parallelo, per l’applicazione dell’analisi multi criterio, al fine di poter considerare ulteriori scenari di rilascio in relazione alle esigenze di tutti i portatori di interesse. Sbarramento CVA sulla Dora Baltea a Hone-Bard - Dopo il rilascio

 

Si è consapevoli che questi rilasci da soli non risolveranno i problemi degli ecosistemi fluviali della regione, ma che è necessario rivedere tutta la politica di gestione delle aree fluviali per passare ad azioni di riqualificazione.

Nei piani regolatori comunali, che si stanno aggiornando, si vigila che non siano previste trasformazioni urbanistiche nelle aree limitrofe alle sponde. Nella recente modifica della legge regionale urbanistica è stata ribadita con fermezza l’inedificabilità totale nella fascia dei dieci metri dalle sponde.

 

Nel corso del 2012 il Programma pluriennale di interventi nel settore idrico è entrato nella fase attuativa non solo per gli interventi acquedottistici della Val d’Ayas e della Valsavarenche, ma anche per quelli relativi al trattamento dei reflui idrici.

Il 19 ottobre è stato pubblicato il bando relativo all’appalto per la realizzazione del tratto terminale del collettore fognario e dell'impianto di depurazione nel Comune di La Salle del comprensorio della Comunità Montana Valdigne Mont Blanc.

Per quanto concerne il comprensorio dei Comuni di Nus, Fenis, Verrayes, Saint-Denis e Chambave il progetto esecutivo del tratto terminale dei collettori fognari e del relativo impianto di depurazione dei reflui idrici è ormai alla fase terminale e anche in questo caso il bando di gara sarà pubblicato a breve.

Per il comprensorio Hône - Bard - Donnas - Pont-Saint-Martin è stato approvato l’accordo di programma che consente di prevedere per l’inizio del 2013 la pubblicazione del bando per la realizzazione dei lavori al tratto terminale dei collettori fognari e all’ impianto di depurazione dei reflui idrici.