TERRITORIO FRAGILE
Nella realizzazione delle sistemazioni idrauliche bisogna valutare per prima cosa le esigenze del corso d'acqua rispetto al territorio.
PROGETTARE L'ACQUA
di Roberto Maddalena e Raffaele Rocco
Un'immagine della Obre Platz di Gressoney-Saint-Jean invasa dalle acque dell'alluvione del 1993Da diversi anni in tutta Europa le opere di ingegneria territoriale sono entrate in una fase di ridiscussione, sia per quanto attiene le tecniche esecutive che per la filosofia stessa degli interventi. Ovviamente questo dibattito ha preso le mosse là dove più alti erano i fattori di inquinamento e più disastrate le situazioni dei corsi d'acqua: la Germania in testa, con il grande piano di riassetto del bacino della Rhur divenuto in questo dopoguerra nulla più che una fogna a cielo aperto di scarichi industriali, si è posta il problema di ridare all'acqua il suo spazio e di ricuperare quanto più possibile gli assetti ecologici distrutti. Nel Nord Italia ha fatto seguito la Lombardia con il Parco del Ticino; nel frattempo in Austria si sviluppavano nuove tecniche di realizzazione delle opere di regimazione, ben presto adottate anche dal Trentino e dall'Emilia-Romagna; si è assistito insomma negli ultimi vent'anni a una profonda rimeditazione sulla gestione delle acque, sfociata negli ultimi anni in una intensa attività culturale di incontri, convegni, pubblicazioni. Nella nostra Regione il dibattito, rimasto per anni relegato in un ambito più ideologico che tecnico, a seguito degli eventi calamitosi di ottobre, è divenuto di grande attualità. Prima d'ora infatti il tecnico si era trovato quasi sempre a doversi occupare di singoli interventi puntuali, vincolati volta a volta dalle opere già eseguite in precedenza, così da non lasciare alcuno spazio a decisioni che non ne fossero un completamento nella stessa logica; ora il territorio si presenta invece in molti casi come un campo aperto: l'acqua ha per così dire spazzato via molti dei vincoli.
Champdepraz, Loc. Pra Oursie. Canale di scolo delle acque realizzato in pietra e legnopD'altro canto però il territorio rimane gravato da tutti i suoi vincoli antropici: edifici, strade e infrastrutture d'ogni tipo; ci si trova ora pertanto di fronte ad una realtà del tutto nuova, che mette a diretto contatto parti di territorio rimaste come prima - la struttura urbanizzata - con parti improvvisamente ridotte ad una situazione quasi primordiale. Questa incongruenza impone di ripensare l'organizzazione del reticolo idrico non più e non solo nella stretta logica disciplinare dell'idraulica, ma in rapporto a tutto l'assetto territoriale.
Oltre a ciò si sta inoltre delineando una nuova richiesta sociale, che vede nel corso d'acqua un importante elemento di fruizione del paesaggio, un'occasione di attività ricreative e sportive; ciò pone il problema di trovare un nuovo punto di equilibrio nel progetto d'uso delle risorse idriche, che contemperi nell'interesse generale della collettività l'emergenza di nuove opportunità socioeconomiche con le richieste generate da una sempre crescente pressione antropica.
La situazione impone cioè oggi di sviluppare oculate politiche di gestione del territorio e tecniche di intervento in maggiore equilibrio con l'ambiente. Diventano quindi obiettivi prioritari nella politica della gestione del territorio la salvaguardia degli assetti naturali esistenti e la ricostituzione ove possibile di quelli degradati; ma ancora di più ora, nella fase di ripristino dei danni causati dall'alluvione, si sente l'esigenza di un metodo di approccio globale sia nella progettazione che nella realizzazione degli interventi.
Nella fase progettuale di un intervento devono cioè essere tenuti in conto oltre agli aspetti sociali, economici e tecnici anche e soprattutto quelli ambientali. Nella progettazione delle sistemazioni idrauliche ad esempio devono essere valutate per prima cosa le esigenze del corso d'acqua rispetto al territorio e solo in via subordinata si può porre il problema del miglior utilizzo delle aree ad esso contermini o incluse nelle sue fasce di espansione naturale. Tali esigenze non si concludono quindi nelle sole equazioni dell'idraulica, ma devono considerare il corso d'acqua da un punto di vista sistemico con le sue esigenze biologiche e con le sue interazioni con le altre aree a monte e a valle del punto in cui si vuole intervenire. La valutazione del singolo intervento va così riferita ad un ambito di bacino, superando la logica dell'intervento puntuale e recuperando invece quella della programmazione complessiva per obiettivi specifici.
Straripamento della Dora Baltea a Donnas durante l'alluvione dell'ottobre 2000Questo atteggiamento è tanto più opportuno in un territorio montano, che presenta un grado di rischio sicuramente superiore alle altre realtà, e in cui l'intervento dell'uomo deve essere improntato alla massima cautela; nella consapevolezza comunque che non è conseguibile un grado di sicurezza totale, perché i fenomeni sono molto complessi e i modelli di cui disponiamo sono ben lungi dal poter tenere conto di tutte le componenti che entrano in gioco. È proprio la comprensione dei limiti dell'agire dell'uomo rispetto ai fenomeni naturali che ci stimola ad avviare un processo di tutela e di recupero del territorio a partire da un ragionamento globale, basato su una politica estesa ad un intero bacino e su interventi il più possibile a monte delle zone da proteggere. Riflettiamo solamente sul fatto che la necessità di regimazione dei corsi d'acqua è nata per così dire all'inseguimento delle situazioni, come necessità di difesa dell'intensa urbanizzazione delle sponde, che ha risalito progressivamente le fasce di fondovalle determinando di conseguenza anche la risalita delle opere di difesa. Si tratta ora di partire invece da una considerazione di tipo territoriale, in cui (dato per scontato che bisogna difendere quanto più possibile - e pur sempre nell'ambito del possibile - il territorio urbanizzato) si deve cercare di evitare l'eccessivo trasporto solido, contenendolo al massimo nelle zone in alto e recuperando sui fondovalle tutte le aree in cui l'acqua possa espandersi e depositare il materiale. Nel contempo, l'impatto ambientale derivante dalla realizzazione delle opere ritenute comunque necessarie in una logica di sviluppo compatibile dovrà essere mitigato attraverso un loro migliore inserimento non solo nel paesaggio ma in tutto l'equilibrio ambientale.
Tutto ciò non sarà né breve né facile ed è bene non nascondersi le difficoltà. Questo programma impone pertanto una tempistica di lungo periodo, che sarà articolata in tre fasi.
I FASE
Realizzazione degli interventi urgenti sul corso d'acqua
Realizzazione delle protezioni lungo i tratti di asta fluviale danneggiati che determinano condizioni di potenziale pericolo per l'incolumità della popolazione o in cui si sono verificati danneggiamenti delle infrastrutture (che non sono stati rilevati o eseguiti nella fase degli interventi disposti in somma urgenza o che si sono verificati dopo l'evento alluvionale), o che sono tali da mettere in pericolo la popolazione o l'integrità e la funzionalità delle infrastrutture, nel caso di nuovi eventi di piena di una certa entità.
In questi casi, l'intervento realizzato non sarà a carattere definitivo, in quanto solo gli studi sulla dinamica dell'intero corpo idrico che saranno effettuati in seguito potranno permettere di decidere della compatibilità dell'intervento con l'assetto definitivo di progetto del corso d'acqua, che dovrà garantire un sufficiente livello di protezione degli insediamenti e delle infrastrutture posti nel suo bacino di influenza. Questo tipo di intervento sarà perciò esclusivamente funzionale al ripristino nella fase intermedia delle infrastrutture danneggiate.
In questi casi si adotteranno molto probabilmente le tecniche tradizionali, trattandosi di opere puntuali a carattere provvisorio e dovendosi operare in situazioni fortemente compromesse, i cui assetti potranno essere messi in discussione soltanto durante la fase di adeguamento della pianificazione comunale ai nuovi indirizzi regionali. Questo è infatti uno dei nuovi traguardi che il Piano Territoriale Paesistico assegna alla pianificazione locale, e costituirà uno dei più importanti argomenti su cui dovrà essere attuata l'intesa tra le Amministrazioni locali e la Regione.
II FASE
Definizione dell'assetto di progetto del corso d'acqua
Questa fase, da avviare in contemporanea alla prima, consisterà specificamente nella realizzazione di studi relativi alla dinamica dei corsi d'acqua. Tali studi avranno la finalità di permettere, per quanto possibile, una predizione del comportamento idraulico del torrente in concomitanza di eventi significativi (massima piena annuale, massima piena con prefissato tempo di ritorno ecc.).In particolare dovranno essere indagati i seguenti fenomeni:
- variazione dei livelli idrici raggiunti dal battente idraulico nelle diverse condizioni di portata;
- variazione della distribuzione della velocità nel profilo di corrente nelle diverse condizioni di portata;
- variazione della capacità di trasporto solido della corrente nelle diverse condizioni di portata;
- innesco di dinamiche erosive, di deposito, di trasporto di massa;
- compatibilità dei possibili utilizzi del suolo in prossimità del corso d'acqua.
Gli studi in questione sono finalizzati a conoscere il comportamento del corso d'acqua nelle condizioni di evoluzione più significative e dovranno permettere una valutazione in merito al grado di pericolosità relativa agli abitati ed alle infrastrutture poste nelle loro immediate vicinanze. Inoltre essi contribuiranno alla valutazione dell'opportunità di realizzazione di ulteriori interventi in prossimità del corso d'acqua.
III FASE
Realizzazione degli interventi compatibili con l'assetto definitivo del corso d'acqua
Sulla base dei predetti studi sarà definito l'assetto definitivo del corso d'acqua in relazione alle sue possibili dinamiche evolutive e saranno definiti gli interventi di sistemazione idraulica necessari. In particolare dovranno essere condotte le opportune valutazioni in merito alla necessità di realizzare opere di difesa longitudinali e trasversali a protezione di insediamenti e infrastrutture ovvero relativamente alla possibilità di riallocare questi ultimi in zone considerate più sicure. In tale fase, analogamente a quanto detto sopra, saranno valutate le condizioni di rischio relative agli interventi eseguiti nella prima fase, verificando la loro coerenza con l'assetto definitivo del corso d'acqua. Nel caso in cui tali verifiche avessero esito negativo dovranno essere presi in considerazione i possibili interventi per eliminare ovvero mitigare la condizione di incompatibilità con l'assetto idraulico definitivo
In questa fase potranno essere definiti con maggior chiarezza e in collaborazione con i Comuni i vincoli territoriali all'utilizzo del suolo in prossimità del corso d'acqua derivanti dagli studi sull'assetto idraulico.
Il criterio fondamentale di intervento sarà comunque rappresentato dal mantenimento e dalla salvaguardia delle aree esondabili disponibili in corrispondenza di zone di non notevole pregio che permettono al corso d'acqua di espandersi lateralmente riducendo i valori di portata in transito nel corpo idrico: tale criterio, oltre a garantire all'acqua la propria libertà di divagazione, consente soprattutto di apportare un beneficio nel tratto di valle, costituito da un abbassamento dei livelli idrici di piena. Inoltre, tali aree dovranno essere opportunamente sagomate in modo da permettere l'esondazione controllata del corso d'acqua, a garanzia della sicurezza delle strutture esistenti nelle vicinanze, anche mediante difese puntuali delle stesse.
La realizzazione degli interventi necessari dovrà avvenire utilizzando le tecniche di costruzione più idonee a conseguire i livelli di protezione e di sicurezza fissati dal progetto. Non è possibile cioè determinare a priori la tecnica ottimale, ma di volta in volta dovrà essere scelta la tecnica costruttiva più idonea in relazione alle caratteristiche geomorfologiche specifiche dell'area in cui opera e delle condizioni di sicurezza che si intende conseguire. Sarà importante a questo scopo iniziare anche ad adottare tecniche di ingegneria naturalistica, come già negli ultimi anni si era appena cominciato a sperimentare, limitando l'uso di tecniche classiche alla difesa puntuale di infrastrutture importanti e dei centri abitati, e al caso in cui non sia possibile intervenire con altri sistemi. Questo processo non potrà essere che graduale, perché richiede un adeguamento di tutta la struttura operativa - professionisti, imprese, manodopera - e richiede altresì il supporto di una vivaistica specializzata. Va tenuto presente a questo riguardo che il clima della nostra Regione non consentirebbe l'impiego di molte specie attualmente in uso negli interventi di rinaturazione, ed anche in questo campo sarà necessario avviare una sperimentazione.
Particolare importanza assumono poi i sistemi per il controllo del materiale solido che può essere eroso dalle sponde e dai versanti. Dovranno essere pertanto previsti, specie nei bacini montani, idonee strutture per il contenimento del materiale trasportato dalle acque. In ogni caso, dove il corso d'acqua ha radicalmente mutato il suo corso oppure ha occupato sezioni rilevanti, notevolmente superiori a quelle precedenti, è necessario intervenire con molta cautela per ripristinare le sezioni di deflusso o gli alvei originari. Tali situazioni dovranno essere studiate e valutate puntualmente nell'ambito della pianificazione del territorio. A questo proposito è bene rimarcare che un grande ruolo potranno giocare, nel contesto degli studi di valle, le Comunità Montane che saranno la naturale sede di composizione degli interessi di un intero bacino idrico.

   
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