2002: ANNO DELLA MONTAGNA
Mantenere e controllare gli equilibri ambientali implica la capacità di trovare dei parametri di misura pratici ed economici da usare.
MISURARE LA MONTAGNA
di Chantal Trèves
Tipico ambiente di alta montagna.Parlare di sviluppo sostenibile senza che questo sia solo uno slogan o una camicia vuota significa essere in grado di capire e seguire l'evoluzione dei fenomeni. Questo è tanto più vero e importante in un ambiente fragile e variabile come quello della montagna, in cui tutti gli equilibri possono subire una veloce trasformazione. Senza questo tipo di conoscenza non è neppure possibile individuare le misure utili per correggere azioni potenzialmente devastanti.
Ma la dimensione e il tipo dei fenomeni da osservare e rilevare non corrisponde di per se con i limiti amministrativi: basti pensare al problema del monitoraggio delle variazioni del clima per capire quale possa essere la scala di riferimento dei fatti che ci interessa comprendere. Perciò è molto importante che si crei un sistema di informazioni omogenee e confrontabili su tutto l'arco alpino, in grado anche di fornire elementi di supporto ai singoli decisori locali.
Questi concetti sono ripresi e ulteriormente sviluppati nel Sesto programma europeo di azione per l'ambiente Ambiente 2010: il nostro futuro, la nostra scelta diffuso a gennaio 2001 (pubblicato sul n°15 della rivista, n.d.r.). L'obiettivo è sempre quello di garantire che il consumo delle risorse rinnovabili o non rinnovabili non superi la capacità di carico e di riproduzione dell'ambiente.
Per raggiungere questo scopo il programma delinea un quadro di "collaborazione tra industria e consumatori al fine di rendere più ecologici i modelli di produzione e consumo" e rafforza il concetto di "integrazione degli aspetti ambientali in politiche come i trasporti, l'energia e l'agricoltura, oltre a riconoscere l'importanza della pianificazione territoriale e degli interventi a livello regionale e locale per la promozione dello sviluppo sostenibile". La futura politica europea per l'ambiente baserà le sue azioni "sulle più recenti conoscenze scientifiche ed economiche, su dati ed informazioni ambientali affidabili e aggiornati e sull'uso di appositi indicatori".
La piramide dell'informazione MDIAR.Il Programma, infine, ribadisce che "tutte le nuove proposte politiche in materia di ambiente saranno fondate su un più ampio dialogo e sulla partecipazione dei soggetti interessati sin dalle fasi iniziali, nonché su dati scientifici ed economici affidabili."
Anche il cap. 13 dell'Agenda 21 prevede "la produzione e il rafforzamento delle conoscenze relative all'ecologia e allo sviluppo sostenibile degli ecosistemi montani". Viene qui delineato lo scenario di una rete di informazione e di una banca dati globale al servizio di tutti coloro che si occupano di aree montane: "la creazione di un database montano globale è perciò vitale per varare programmi che contribuiscano allo sviluppo sostenibile di ecosistemi montani". Si fa inoltre riferimento alla necessità di migliorare il monitoraggio dei programmi e delle attività finalizzati allo sviluppo sostenibile delle aree montane e di costruire conoscenze di base e sistemi informativi per la valutazione dei rischi ambientali e dei disastri naturali negli ecosistemi montani.
Nell'ultimo decennio si sono costruiti una serie di tentativi di banche dati ambientali a livello internazionale (liste rosse IUCN, la definizione degli indicatori dell'OECD), europeo (basti pensare alla realizzazione della Rete Natura 2000 e al grande sforzo di Eurostat e dell'Agenzia europea per creare un sistema conoscitivo ambientale europeo con la costruzione di reti di monitoraggio quale quella sulla qualità dell'aria e con la definizione di indicatori comuni) e nazionale (con l'avvio del Sistema Informativo Nazionale Ambiente e le prime liste di indicatori ambientali di riferimento, la messa a punto di reti di monitoraggio tematiche quali quelle della qualità dell'aria e delle acque, del rumore.
Nella maggior parte dei casi i sistemi informativi ambientali hanno fatto riferimento piuttosto a grandi temi che a contesti ambientali omogenei. A scala europea vi è stato un unico tentativo di costruire un sistema informativo basato su criteri di omogeneità ambientale: è quello del SOIA (Sistema di Osservazione e Informazione delle Alpi), nell'ambito della Convenzione Alpina. A scala nazionale si può citare il Sistema Informativo della Montagna del Corpo forestale strutturato più come servizio informativo tra enti interessati che come strumento conoscitivo e valutativo.
I programmi di azione del SOIA prevedevano:
-l'elaborazione di indicatori ambientali e socioeconomici;
-il rilevamento ad essi relativo;
-la creazione di un catalogo alpino di fonti di dati e di un sistema informativo sulla ricerca alpina;
-lo sviluppo di un sistema di comunicazioni decentralizzato, destinato alla raccolta, alla gestione e alla diffusione dei dati.
Tali attività possono concernere tanto temi generali, relativi all'area alpina, che temi particolari, che corrispondono ai singoli protocolli.
Questo ambizioso programma ha attualmente subito una battuta di arresto. Sulla base di considerazioni riguardanti la parità di trattamento per tutti gli ambiti territoriali della comunità viene stabilito il ritiro da parte della Comunità europea delle funzioni di Unità di coordinamento e di Centro di comunicazione al Centro Comune di Ricerca di Ispra, che cessa ogni attività a partire dal 2000. I paesi firmatari della Convenzione alpina dovranno organizzare e gestire in proprio il SOIA.
Il lavoro è così interrotto prima del suo compimento. Si è attualmente in attesa di una fase di rilancio che dovrebbe vedere un coinvolgimento più diretto dei paesi firmatari e soprattutto delle regioni alpine stesse.
Un sistema informativo destinato a fornire strumenti di conoscenza a chi deve prendere decisioni sulla gestione del territorio può essere opportunamente descritto coma una piramide. Alla base si trova l'attività di raccolta dei dati, che vengono quindi organizzati in banche dati ed elaborati in forma sintetica come indicatori; a loro volta gli indicatori possono essere sintetizzati in indici più complessi, come potrebbe essere il PIL in economia, per fornire una chiave di lettura della realtà (stato dell'ambiente e tendenze in atto) ai decisori e all'opinione pubblica. Gli indicatori, infatti, sono strumenti che rappresentano un fenomeno anche complesso analizzandone solo una parte che tuttavia può essere rappresentativa della situazione nel suo insieme. Essi cioè permettono una riduzione del numero di misure e parametri richiesti per rappresentare una situazione, fornendo una rappresentazione sintetica della situazione analizzata e delle tendenze in atto, e quindi semplificano il processo di comunicazione dell'informazione.
Ma il problema critico di ogni rilevazione è costituito dalla scelta degli indicatori. Non basta infatti avere a disposizione i dati, bisogna associarli in modo significativo ed attribuire un valore positivo o negativo alle loro variazioni.
Non è detto che uno stesso set di indicatori sia utile a qualunque tipo di politica ambientale e soprattutto a qualunque scala operativa. Un set di indicatori utili per la politica europea per l'ambiente non è detto che sia in toto adeguato ad un sistema informativo nazionale o regionale.
Alcuni indicatori avranno un interesse comune a tutti i livelli (come per esempio gli indicatori legati all'uso del suolo o alla pressione demografica), altri dovranno avere un adattamento aumentando il dettaglio passando dal livello transnazionale a quello locale, altri ancora saranno specifici per il contesto e gli obiettivi a cui sono riferiti (è il caso del bilancio di massa dei ghiacciai per il monitoraggio dei cambiamenti climatici). Indicatori troppo generali non saranno di alcun aiuto al decisore e non permetteranno di mettere a fuoco la situazione analizzata.
Spesso i dati necessari per l'elaborazione degli indicatori sono o mancanti o scarsamente omogenei per criteri di raccolta e periodo considerato.
I fornitori di dati, inoltre, appartengono spesso a organismi diversi che non sempre sono disposti a dialogare tra loro.
Informazioni che riguardano uno stesso argomento possono essere raccolte da organismi diversi che hanno criteri diversi di campionamento.
Indicatori molto interessanti non possono essere elaborati perché i dati non sono disponibili.
È essenziale che la raccolta dell'informazione sia strutturata in modo da contenere al massimo gli sprechi e da rendere controllabile la qualità del dato.
Un sistema che decentralizzi il compito di raccogliere il dato ma che metta in comune le metodologie e i relativi protocolli per assicurare omogeneità e qualità è probabilmente un sistema più efficiente di quello che si accontenta di reperire informazioni già esistenti sul territorio, che tuttavia non possono essere verificate e risultano non confrontabili da un paese all'altro. L'esperienza dell'EMB per il Projet Qualité de l'Air è un buon esempio di coordinamento tra enti preposti alla raccolta di dati in paesi diversi, che sono stati capaci di mettere a punto un protocollo di monitoraggio comune.
Un sistema che si avvale di una rete di monitoraggio efficace, che fornisce informazioni non solo al sistema stesso ma che può assicurare livelli conoscitivi adeguati anche ad altri sistemi informativi con finalità diverse, permette di evitare doppioni e sprechi: gli indicatori possono essere molto vari ma si avvalgono per lo più di una quantità non troppo elevata di informazioni di base, che elaborano e interpretano nei modi più vari.
Può essere citato a questo proposito il caso del Corine Land Cover, che con tutti i suoi limiti è comunque il solo strumento che abbiamo per conoscere la copertura del suolo sull'insieme del territorio europeo rilevata con criteri omogenei (telerilevamento) ed un'unica legenda. Questa banca dati georiferita è il riferimento per un numero notevole di indicatori relativi all'agricoltura, al paesaggio, all'ambiente naturale, al turismo, ecc…
Oltre alla complessità del costruire strutture/sistemi informativi si aggiungono costi di gestione sempre elevati. Sarebbe più interessante, una volta messo a punto le serie di set di indicatori più opportuni per le varie finalità istituzionali e per i programmi di cooperazione transnazionale e le politiche comuni, individuare i dati da raccogliere e i monitoraggi da fare e istituire a questo punto strutture uniche di informazione con protocolli di raccolta e criteri di qualità condivisi e verificabili.
Dovrebbero essere proprio le comunità locali ad avere la responsabilità della raccolta delle informazioni e sempre loro dovrebbero essere parte attiva di una rete di monitoraggio dell'informazione alpina. Ma senza la condivisione del set di indicatori non ci si può aspettare che questi diventino veri strumenti di conoscenza, di verifica della bontà delle azioni intraprese e di aiuto alla decisione nelle politiche locali, nazionali e transnazionali e base per l'avvio di azioni sempre più concordate tra i diversi paesi in vista del mantenimento del patrimonio comune delle risorse naturali.

 

INDICATORI AMBIENTALI DI INTERESSE EUROPEO
TEMATICA INDICATORE

Cambiamenti climatici Emissioni di gas serra
Natura e Biodiversità Aree designate come Zone di Protezione Speciale
(Dir. Uccelli e Dir. Habitat)
Natura e Biodiversità Specie minacciate
Qualità dell'aria Inquinamento dell'aria - sostanze acidificanti
Qualità dell'aria Inquinanti precursori dell'ozono fotochimico
Qualità delle acque Inquinamento idrico - concentrazioni di nitrati,
nitriti e fosforo in grandi corsi d'acqua
Disponibilità idrica Captazione idrica europea
Aree urbane Inquinamento atmosferico in arre urbane - polveri,
diossido di zolfo e diossido di azoto
Rifiuti Rifiuti solidi urbani e rifiuti pericolosi
Uso delle risorse Consumo energetico
Uso del suolo Uso del suolo - terre arabili, praterie permanenti,
coltivazioni permanenti, foreste, zone insediate,
lunghezza della rete stradale
Risorse forestali Intensità di uso delle risorse forestali
 

   
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