INFRASTRUTTURE IDRICHE
Nell'anno internazionale dell'acqua dedichiamo qualche attenzione ad una delle piĆ¹ evidenti forme dell'utilizzo di questa risorsa.
LE DIGHE COME PRESIDIO
di Sergio Ballatore e Morena Colli
Veduta invernale del Lago del Gabiet, in Valle di Gressoney.Le dighe, con il loro impatto visivo più o meno evidente a seconda delle loro dimensioni e della loro tipologia costruttiva, sono da sempre oggetto di un serrato dibattito tra coloro che ne mettono in risalto i vantaggi (produzione di energia pulita e fonte di alimentazione per acquedotti ad uso irriguo o potabile) e coloro che ne evidenziano gli aspetti più problematici (essenzialmente l'impatto ambientale). L'argomento è complesso e gli interessi coinvolti sono tali da farlo diventare oggetto di discussione e approfondimento a livello mondiale. Oltre agli oggettivi svantaggi e vantaggi che le dighe comportano, esistono anche numerose paure, più o meno fondate, che tali strutture creano nelle persone che vivono nelle aree a valle di esse. Senza andare tanto lontano, anche nell'ambito valdostano si possono ritrovare molti degli aspetti di queste polemiche.
Una maggiore conoscenza e consapevolezza della gestione e delle reali problematiche legate alle dighe stesse può però contribuire ad eliminare alcune preoccupazioni e sfatare altre leggende.

Un po' di storia
La diga di Place Moulin.Le dighe sono state costruite dall'uomo fin dall'antichità per provvedere all'acqua per usi irrigui e, più recentemente, per scopi industriali, per esempio la produzione d'energia idroelettrica, o per il controllo delle piene. È stato soprattutto però nell'ultimo secolo, in particolare nei paesi industrializzati, che la costruzione delle grandi dighe è aumentata enormemente. In Italia tale crescita è stata sicuramente legata dapprima alle idee autarchiche del periodo fascista che tendevano a rendere il nostro paese il più possibile indipendente come produzione di energia, successivamente al boom economico seguente alla fine della seconda guerra mondiale ed è continuata fino agli anni '70. Nel resto del mondo il picco maggiore si è realizzato tra gli anni '70-'75, principalmente in quei paesi che disponevano di fonti d'energia d'origine fossile limitate. Il primo serbatoio nel mondo costruito a uso idroelettrico risale al 1890.
In Valle d'Aosta la costruzione delle grandi dighe, cioè di sbarramenti aventi altezza superiore a 15 metri, ha avuto un decorso abbastanza simile a quello descritto. Vi sono 5 serbatoi che permettono, data la loro notevole capacità di invaso, una regolazione annuale dell'energia producibile dagli impianti sottostanti. Il primo bacino artificiale realizzato in Valle d'Aosta è quello del Gabiet, costruito tra il 1919 e il 1922. Ad esso seguirono il serbatoio di Cignana e quello del Goillet, nella Valtournenche. Le due dighe più conosciute e imponenti, Place Moulin a Bionaz e Beauregard in Valgrisenche, furono realizzate negli anni '60. Esistono poi una serie di invasi minori che servono soprattutto ad alimentare impianti funzionanti a bacino, cioè che permettono di usare l'acqua che giunge nell'invaso durante le 24 ore solo per produrre energia nella fascia di maggior consumo; tra i più noti si ricordano il lago di Brusson, in Valle d'Ayas, e il Miserin nella Valle di Champorcher.

Vantaggi e svantaggi
Un'immagine storica relativa alla costruzione della diga di Beauregard, in Valgrisenche.Le dighe vengono quindi costruite per consentire la produzione d'energia idroelettrica o per usi irrigui, potabili o industriali. La produzione idroelettrica può costituire l'utilizzo principale dell'invaso o essere un'attività addizionale agli altri usi sopraddetti. La funzione delle grandi dighe per la produzione d'energia idroelettrica è evidente: esse accumulano l'acqua nelle stagioni estive per restituirla durante l'inverno, consentendo così un vero trasferimento di energia dal periodo estivo, nel quale la domanda è bassa e l'acqua nei torrenti è abbondante, a quello invernale, nel quale si registrano i consumi massimi, in concomitanza alle minime disponibilità idriche. Poiché inoltre l'energia elettrica non si può accumulare, la produzione deve seguire esattamente quelle che sono le richieste istantanee dell'utenza. Anche per questa funzione le dighe sono indispensabili perché consentono, aumentando o diminuendo il prelievo di acqua, di soddisfare alle punte di richiesta di energia.
Da sempre la produzione derivante dallo sfruttamento idroelettrico si considera come energia pulita, a basso costo, e costituisce di gran lunga il maggiore apporto al totale dell'energia elettrica derivante dall'utilizzo delle fonti rinnovabili - che comprendono anche le biomasse, il vento, il sole e le fonti geotermiche.
In Valle d'Aosta si producono circa 3000 GWh all'anno, che sono una quantità ragguardevole se si considera che, sommando gli usi industriali e gli usi civili, nella nostra regione si consumano solo 800 GWh all'anno. Tutta l'energia prodotta viene venduta sul mercato libero e nel bilancio elettrico nazionale tale quota pesa per l'1,13% rispetto al totale ottenuto utilizzando tutte le diverse fonti d'energia e per il 5,5 % per quanto riguarda il settore idroelettrico. Questa produzione costituisce un elevato introito per le casse regionali, poiché recentemente gli impianti esistenti nella nostra valle sono diventati interamente proprietà di una società per azioni valdostana, la CVA (Compagnia Valdostana delle Acque). Il vantaggio economico deriva dalla possibilità di disporre dell'acqua nei periodi dell'anno e della giornata in cui si concentrano le necessità di energia elettrica.
A tale aspetto se ne aggiungono altri meno noti. Tra questi molto attuale, dati i recenti eventi alluvionali, è quello legato alla capacità di laminazione1 delle piene che i grandi bacini sono in grado di effettuare.
Un'immagine storica relativa alla costruzione della diga di Beauregard, in Valgrisenche.Pensiamo che nessuno in Valle d'Aosta possa aver dimenticato l'alluvione del 2000. Al contrario di quanto sostengono alcune persone, nessuno dei grandi invasi stagionali ha rilasciato portate durante quei giorni di precipitazioni eccezionali (tranne il Gabiet che, pur sfiorando dal giorno 15 ottobre una portata massima di circa 5 m3/s, ha comunque ritardato la fuoriuscita di ben 240.000 m3 d'acqua che, per il fenomeno descritto nella nota 1, avrebbero costituito la punta dell'onda di piena); anzi essi hanno permesso di invasare complessivamente una quantità d'acqua pari a circa 7.500.000 m3, trattenendo la pioggia caduta sui bacini imbriferi di cui essi raccolgono le acque (circa 210 km2). Senza le dighe tale massa d'acqua si sarebbe immediatamente riversata nell'alveo di torrenti e fiumi aggravando situazioni già critiche. L'opera di difesa dalle piene esplicata dai grandi invasi è tanto più importante in considerazione del fatto che le aree di espansione naturale che torrenti e fiumi si erano creati nel corso dei secoli (che peraltro sono le uniche aree pianeggianti disponibili nelle valli), sono state fortemente diminuite per far spazio ad un'urbanizzazione sempre più estesa a ridosso degli alvei.
In genere per le grandi dighe a questi vantaggi si accompagna però un prezzo da pagare, in termini di impatto ambientale principalmente, che pesa sugli ecosistemi a valle e nella zona circostante l'invaso. Questo fenomeno è evidente per dighe di grosse proporzioni (uno degli esempi più eclatanti è quello della diga di Assuan in Egitto) che sbarrando un corso d'acqua importante in aree pianeggianti, alterano la naturale distribuzione dei flussi e della quantità e tipo di sostanze trasportate da cui dipendono l'andamento del fiume e gli habitats delle specie animali e vegetali a valle. Tali dighe hanno invasi di dimensioni così rilevanti da poter addirittura alterare i microclimi della zona in cui sorgono (si pensi ai grandi serbatoi cinesi o del continente africano).
Queste situazioni ambientali sono diverse da quanto si verifica in Valle d'Aosta, dove le grandi dighe non hanno certamente le dimensioni e le caratteristiche degli invasi sopra citati e quindi non sono in grado di creare i problemi di impatto ambientale descritti. Infatti i nostri serbatoi si trovano a quote elevate, in alcuni casi vanno a occupare depressioni naturali o prendono origine da già esistenti laghi glaciali, e gli ecosistemi semplici in cui si sono inseriti sono meno fragili rispetto a quelli dei grandi laghi artificiali creati in altre zone del mondo. I corsi d'acqua sbarrati, inoltre, sono di entità modesta e poco più a valle dello sbarramento ricevono nuove immissioni che permettono di mantenere sostanzialmente intatto l'equilibrio degli ecosistemi esistenti a valle.
Per di più nella nostra regione molti dei laghi creati dalle dighe hanno acquistato nel tempo anche un valore paesaggistico diventando un'attrattiva locale per i turisti. Basti pensare al lago di Brusson ormai diventato parte integrante del paese da cui prende nome, o a Place Moulin le cui sponde ogni estate sono percorse da escursionisti, alcuni attirati dagli innumerevoli itinerari che da esse si dipartono, altri richiamati dall'ambiente particolare che il lago ha creato.
La diga di Beauregard in Valgrisanche, che ha sicuramente, tra tutti gli invasi valdostani, il maggior impatto ambientale per la nota limitazione di invaso, assolve comunque ampiamente alla già citata opera di prevenzione dalle piene, senza la quale la piovosa Valgrisanche correrebbe rischi d'alluvione ben maggiori degli attuali2.

Le paure
Sfatata la leggenda che durante l'alluvione dell'ottobre 2000 dalle dighe sia uscita più acqua di quella che ne è entrata, la presenza di queste opere desta però ancora qualche preoccupazione in alcune persone. La principale è sicuramente quella del crollo della diga o del collasso di una parte del versante sovrastante il bacino. L'esistenza di tali timori si spiega col fatto che molti di noi collegano istintivamente la parola diga col disastro del Vajont. Questo evento drammatico è stato causato da una concomitanza di fattori di tipo geologico e decisionale che non hanno nulla in comune con la condizione dei nostri serbatoi. Ben pochi sanno invece della complessa e continua opera di monitoraggio a cui è sottoposta ogni diga, tramite la quale vengono controllati sistematicamente sia la struttura muraria sia l'intero bacino che contorna il lago. Place Moulin da sola è soggetta a più di 800 misure! Vi è inoltre un servizio di guardianìa sempre presente in diga (giorno e notte), che, insieme a specialisti topografi, effettua misure e ispezioni periodiche, con le cadenze previste da una normativa che è stata personalizzata in funzione delle caratteristiche proprie di ognuna delle dighe italiane. Esiste un posto di telecontrollo anche esso funzionante 24 ore su 24 dove arrivano in automatico le principali informazioni riguardanti gli impianti. Tutte le misure rilevate sono inoltre elaborate da personale qualificato, espressamente dedicato a questa attività; i dati vengono controllati e valutati nell'ottica del breve e lungo periodo disponendo così della storia della diga dall'epoca della costruzione ad oggi, che consente la verifica costante della regolarità del comportamento dell'opera.
In ogni caso sono state predisposte, a livello nazionale, tutto un insieme di misure di sicurezza nel quale sono coinvolte le autorità locali e la protezione civile ed esiste un apposito organo dello stato preposto al controllo di tutte le dighe italiane.
Per contribuire alla diffusione di informazioni corrette relative agli aspetti sopra elencati ed anche naturalmente ad altri, la CVA ha improntato la sua politica di gestione degli impianti nell'ottica di apertura e chiarezza rispetto a chiunque voglia approfondire la conoscenza di quest'ultimi: sono possibili per esempio visite guidate alle dighe stesse ed è stato realizzato di recente un sito a cui poter fare riferimento per informazioni sulla società e sugli impianti (www.cva-ao.it).

Molti vedono nelle dighe solo dei mostri ingombranti e inutili, senza pensare probabilmente che ognuna di queste opere è stata costruita per soddisfare a delle esigenze umane, per sopperire nel modo ritenuto al momento più opportuno a dei bisogni dell'uomo ritenuti prioritari. La decisione di realizzare una diga viene presa quindi solo se, dopo un'attenta valutazione, i vantaggi ricavabili da essa sono superiori ai costi economici, ambientali e sociali che apporta. Certo è innegabile che alcune di queste valutazioni effettuate negli anni passati, oggi possono risultare errate: alla luce delle conoscenze attuali, per esempio, la già citata diga di Beauregard sarebbe stata realizzata con altre soluzioni rispetto a quella adottata 50 anni or sono.
In conclusione però lo scopo per cui ogni diga è stata costruita è essenzialmente il miglioramento dello sviluppo umano. Per ottenerlo, nella realizzazione e gestione dell'opera, si devono attuare misure e principi che garantiscano vivibilità, sicurezza, resa economica, sostenibilità ambientale. Senza aver la pretesa di giudicare quale grado di soddisfacimento di tali obiettivi sia stato raggiunto negli impianti valdostani, si ritiene di aver dato qualche elemento in più per potersi formare un'opinione.

Note.
1 Con capacità di laminazione si definisce il volume di acqua che il serbatoio trattiene durante gli eventi di piena. Infatti quando una piena arriva in un serbatoio, già al massimo invaso, l'acqua in eccesso inizia a defluire dalla soglia sfiorante della diga; man mano che aumenta la quantità di acqua che defluisce, si alza anche il suo livello sulla soglia. È allora evidente che il livello si alza su tutta la superficie del lago il quale, in pratica, incamera una certa quantità di acqua che restituirà in un tempo successivo operando un vero e proprio taglio della punta dell'onda di piena in arrivo.
2 In questa esposizione sono stati volutamente trascurati gli svantaggi e i vantaggi apportati dalla diga nella fase della sua costruzione (abbandono dei villaggi sommersi dall'invaso ma nello stesso tempo aumento dell'occupazione e ricchezza della regione dovuti all'impiego di centinaia di operai ed al coinvolgimento di un gran numero di imprese nei lavori), avendo voluto privilegiare aspetti più attuali. In paesi come per esempio la Cina in cui sono tuttora in corso di realizzazione grandi dighe (definite per le loro dimensioni super-dighe) gli impatti sociali sono talmente elevati da costituire uno dei problemi principali nella realizzazione dell'opera.

   
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