INFRASTRUTTURE IDRICHE
Mario Ronc, titolare della ditta F.lli Ronc di Introd, illustra un valido esempio di integrazione tra usi potabili, irrigui e produzione di energia.
UN UTILIZZO INTELLIGENTE DELLE ACQUE
di Matteo Giglio
La sala macchine della centrale "Voisinal" a Oyace.Che l'acqua sia un bene prezioso, è un dato assodato. L'uomo se ne serve per gli utilizzi più diversi: acqua potabile, irrigazione agricola, produzione di energia. Per questo motivo deve essere gestita in maniera più che razionale, per evitare inutili sprechi che danneggerebbero la comunità. Fin dall'antichità, l'amministrazione del patrimonio idrico è stata curata in maniera più o meno approfondita praticamente da tutte le civiltà. Attualmente in Valle d'Aosta, come pure in altre aree dell'arco alpino, è abbastanza diffusa la tendenza a produrre energia elettrica sfruttando l'esubero delle acque destinate ad usi potabili o irrigui. Si tratta di un'integrazione molto interessante, applicata con successo prima nel comune di Introd, poi nella Comunità Montana Grand Combin.
Ne abbiamo parlato con Mario Ronc, 62 anni, titolare della ditta F.lli Ronc, che si occupa di gestione delle acque da più di quarant'anni. Siamo stati accolti nella sua moderna sede di Introd.

Può delineare a grandi linee il suo rapporto con l'acqua, considerato sotto il profilo della produzione di energia elettrica della ditta F.lli Ronc?

Oyace: veduta esterna della centrale "Voisinal", costruita sull'asta principale dell'acquedotto comunitario del Grand Combin.L'acqua costituisce un po' il nostro mestiere: vivendo nel comune di Introd (etimologicamente entre les eaux), non potevamo non occuparcene.
Abbiamo iniziato ad operare nel settore dell'agricoltura, dei rus e dell'irrigazione a pioggia. Un tempo la produzione di energia era un monopolio, riservata all'Enel e vietata ai privati. In seguito, grazie alla legge 308 del 1982, ci siamo impegnati nel settore idroelettrico, pur non potendo contare su nostre esperienze precedenti circa la produzione e la distribuzione dell'energia elettrica, inesistenti del resto al di fuori dell'Ente detentore del monopolio. Nel 1986 venne costruita a Rhêmes-Saint-Georges la prima centrale denominata "Alouette". Nella realizzazione abbiamo investito, coraggiosamente viste le premesse, più di 8 miliardi di lire. È stata quasi una scommessa.
Si tratta di un impianto costruito completamente in galleria, pertanto con un impatto ambientale praticamente nullo. Dotato di due turbine e generatori che sarebbero in grado di mantenere in continuo la massima produzione ammessa di 3000 kW. Il sistema è ad acqua fluente, ovvero senza sbarramenti né bacini artificiali.
Naturalmente la nostra curiosità circa altri utilizzi dell'acqua non si è esaurita qui.
Abbiamo pensato agli scarti idrici dell'agricoltura e alla loro possibile trasformazione in energia elettrica. Ad Introd è presente ed opera un consorzio che gestisce, a scopo irriguo, due canali che attingono l'acqua rispettivamente dalla Valsavarenche e dalla Valle di Rhêmes. Con il consorzio abbiamo sottoscritto un contratto che, a fronte del pagamento di royalties, ci consente di utilizzare le acque quando non vengono impiegate per l'irrigazione dei prati. Il consorzio trae evidente beneficio dai proventi diretti, per la copertura delle proprie spese di manutenzione, e dall'automatizzazione e razionalizzazione del sistema di irrigazione a pioggia. Le acque rese così disponibili alimentano la centrale denominata "Les Ecureuils", ubicata in comune di Introd ed entrata in funzione nel 1993. Si tratta di un impianto più piccolo ma non per questo meno curato sotto l'aspetto dell'inserimento nell'ambiente. Parzialmente interrato, è completamente rivestito, per la parte a vista, in pietra locale murata a secco. La zona circostante è stata inoltre sistemata, quasi un piccolo parco, con la messa a dimora di un gran numero di piante arbustive e di alto fusto.
Vista della sala macchine della centrale "Alouette" a Rhêmes-Saint-Georges.Nello stesso periodo nasce il nostro interesse verso le sinergie, del resto evidenti, attuabili negli impianti di acquedotto. Si sa che le acque potabili vengono captate, a quote anche ragguardevoli, nelle valli e condotte in basso, verso l'utenza, con notevoli problemi di smaltimento dell'energia cinetica: occorre prevedere opportunamente dei punti di rottura della pressione. Un metodo, che riteniamo intelligente, è quello di inserire in questi punti una centralina idroelettrica che esegue perfettamente il compito di freno idraulico per l'acquedotto e in più trasforma l'energia cinetica in preziosa energia elettrica. Non è nemmeno il caso di elencarne i benefici né di sottolineare che, come per gli altri impianti del resto, si tratta di energia prodotta da fonte rinnovabile pura, eco compatibile, emissioni zero.
Così ci siamo occupati di acquedotti iniziando da quello comunitario del Grand Combin. La situazione iniziale si presentava delicata e precaria: i malfunzionamenti, purtroppo all'ordine del giorno, erano prodotti da una serie di concause individuabili, per semplificare, nell'estensione della rete, nella vetustà delle apparecchiature idrauliche, nei metodi di manovra manuali e poco razionali. Nell'arco degli anni che vanno dal 1994 al 1997, si è dato corso alla ristrutturazione dell'intera asta principale dell'acquedotto e alla contemporanea realizzazione di tre impianti: "Chanté des Combes" e "Voisinal" in comune di Oyace, "Chez Noyer" in comune di Bionaz. Sono centrali idroelettriche relativamente modeste e impensabili da realizzare per un imprenditore privato a causa dei lunghi tempi di ritorno degli investimenti. Infatti non sono molti gli esempi in Italia, mentre abbondano in Svizzera e con taglie anche più piccole delle nostre. Se i tempi sono lunghi, va detto però che i ritorni sono garantiti e garantiti nel tempo: un impianto costruito con tecnologie valide dura anche un centinaio di anni.
Tornando all'acquedotto, quelle sinergie di cui si è detto hanno portato innegabili benefici; hanno introdotto con le nuove tecnologie l'automazione sui vari nodi dell'impianto e portato di conseguenza al telecontrollo e alla telegestione. Il risultato evidente è il miglioramento della qualità dell'acqua, l'affidabilità e continuità del servizio, la soddisfazione, riteniamo, dei comuni interessati.
Questa è, a grandi linee, l'evoluzione della nostra impresa. Vorrei però, se mi è consentito, aggiungere ancora un'osservazione. La realizzazione di ogni nuovo impianto è un percorso sempre nuovo, lungo e complesso. La F.lli Ronc, completamente al suo interno e in autonomia, contando sulle proprie diverse potenzialità nei vari campi, copre tutto il percorso della realizzazione, partendo dallo studio di fattibilità, dai progetti di massima ed esecutivi allo studio dei particolari, all'esecuzione degli scavi e dei manufatti ed opere edili, fino alla realizzazione e installazione degli impianti tecnologici e dei sistemi hardware, alla redazione dei software ed infine alla messa in servizio e conduzione dell'impianto.

Direi che il suo racconto è più che esauriente. Una curiosità: a distanza di anni, come valuta l'esperimento della sua ditta nei confronti della produzione di energia utilizzando sapientemente le acque destinate all'agricoltura o all'utilizzo potabile? È soddisfatto della sua scelta? Intravede un possibile sviluppo per piccole aziende private in questo campo?

Certamente. Potessi tornare indietro con gli anni, rifarei senza timore la mia scelta. Occorre precisare che è stato un percorso controcorrente, in cui gli utili non sono stati apprezzati nell'immediato. La serietà del nostro lavoro però viene ricompensata a lunga scadenza. Abbiamo realizzato progetti inizialmente sul nostro territorio, per poi estendere la nostra attività a buona parte della Valle d'Aosta. Sono fermamente convinto che le risorse che la natura mette a nostra disposizione debbano essere sapientemente utilizzate, senza essere sprecate con un utilizzo poco razionale. Non voglio pensare alla vergogna che proverei se qualcuno mi accusasse di aver danneggiato il mio paese. Per questo motivo, in tutte le nostre realizzazioni è stato curato in maniera particolare l'impatto ambientale.

Dalle parole di Mario Ronc emerge un modo ancora poco diffuso di considerare l'acqua: si tratta di un patrimonio, quello idrico, che merita il giusto rispetto e sul quale si può impostare una ricerca costante di nuove metodologie di produzione in un'ottica di sviluppo sostenibile.
   
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