TERRITOIRE DE TOUS
Comunità locali e gestione del territorio nel medioevo valdostano.
TERRITORIO COMUNE
di Ezio Gerbore
Quart, 1950: corvée per la mautenzione del ru Baudin.L’intervento delle comunità locali nella gestione del territorio, contrariamente alla comune opinione che vede nei signori gli unici protagonisti del governo dell'ambiente, era nel medioevo assai frequente e riconosciuto, se non addirittura richiesto, dalla stessa classe dirigente. Certamente le comunità si trovavano sempre in una posizione assai scomoda tra necessità di sfruttamento delle risorse disponibili e l'esigenza di salvaguardarle per l'immediato e per il futuro.
Sotto questo profilo è evidente l'intervento che spesso le comunità intraprendono nell'ambito delle risorse forestali. Qui i rappresentanti locali cercano di limitare lo sfruttamento dei boschi, a volte in contrasto con lo stesso rappresentante del potere signorile. Ne è un esempio la disputa che ad Etroubles tra 1347 e 1381 aveva opposto il funzionario sabaudo ai rappresentanti della popolazione per la nomina dei “foresteri” locali, le guardie incaricate dalla comunità di salvaguardare le aree boscate. Certamente nei regolamenti emanati dalla comunità nel 1381, al termine della disputa, venivano fissati limiti e modalità di sfruttamento dei boschi, ma è fondamentale la preoccupazione da parte dei consiglieri della comunità in relazione sia alla futura disponibilità di legname se lo sfruttamento fosse continuato senza limiti, sia al rischio che l'eliminazione dei boschi di protezione situati a monte di strade e abitati rappresentava per il venir meno della loro azione di prevenzione e limitazione delle valanghe. Intervento simile si incontra per Morgex nel 1416 dove viene stabilito dai rappresentanti locali un divieto di taglio per un periodo di dieci anni.
Al di fuori dell'ambito forestale, le comunità si interessavano a quello che rappresentava uno dei principali patrimoni locali, i pascoli e gli alpeggi. Anche in questo consesto vediamo che ci si preoccupa di fissare a livello comunitario regole di utilizzo, norme che permettano agli aventi diritto di esercitare il pascolo senza tuttavia danneggiare le superfici, a volte sfruttate al limite massimo consentito dalle possibilità ambientali. Abbiamo degli esempi di questo tipo di intervento a Cogne, dove addirittura diverse fazioni della comunità si oppongono tra il 1346 e il 1454 sostenendo tutte e due le proprie ragioni, basate su principi diversi di gestione dell'ambiente locale. I due gruppi che si affrontarono in quell'occasione basavano le proprie richieste probabilmente su esigenze diverse, nata una dalla gestione tradizionale delle terre conservatasi e tramandatasi nel tempo e l'altra dalla necessità di adeguarsi a nuove situazioni e modalità di gestione delle risorse. Coloro che proponevano soluzioni meno ancorate al passato dovevano certo avere in mente che uno sfruttamento più organizzato e tale da mantenere la necessaria fertilità ai terreni fosse in grado di garantire maggiori e migliori rese agrarie.
Un’evoluzione nella posizione dei rappresentanti locali in relazione ai pascoli si può osservare peraltro anche ad Etroubles, dove, nell’arco di tempo che va dal 1331 alla fine del XV secolo, si passa dalla volontà di impedire l'appropriazione dei beni comuni da parte di privati, all'ampia concessione degli stessi da parte dei consiglieri della comunità, evidenziando una trasformazione radicale nella mentalità. Si può infatti immaginare che la nuova posizione nascesse dalla consapevolezza che una gestione privata ed individuale del bene potesse in definitiva portare maggiore frutto rispetto allo sfruttamento comunitario che, se nel corso di gran parte del medioevo era stato fondamentale per le comunità di villaggio, certamente non era più in grado di fornire le necessarie risorse all'alba dei tempi moderni.
L'ambito in cui ancora le comunità hanno mostrato capacità e volontà di intervento, nonostante i costi che tali iniziative comportavano nell'immediato e sul lungo termine, è quello relativo allo sfruttamento delle risorse idriche. Certamente in una valle come la nostra, caratterizzata da una piovosità limitata, non vi era la possibilità di basarsi solamente sulle precipitazioni atmosferiche per sviluppare l’agricoltura. Questo fatto si accentuò a partire dal XIII secolo, quando iniziò un fenomeno che rappresentò un salto di qualità con la trasformazione dell'allevamento da prevalentemente ovino al prevalentemente bovino. La richiesta di maggiori e migliori quantità di foraggio necessario all'alimentazione del bestiame grosso convinse le comunità a diventare protagoniste nella proposta di realizzazione, nella costruzione e nella gestione dei rivi irrigui. Certo i primi rus, come quelli che scorrono nei pressi di Aosta, il ru Baudin e il ru Prévôt realizzati per volere dei signori di Quart, furono opera delle classi dominanti, ma spesso proprio gli uomini delle diverse parrocchie presero l’iniziativa di proporre nuove costruzioni. Lo possiamo osservare nel corso del XV secolo ad esempio a Gignod per il ru Neuf, nella signoria di Cly per il ru de Marcillier e il ru de Val e ancora nella valle del Lys per il ru d'Hérères o a Bard per il ru de Chambesères. Certo non si può sopravvalutare l'intervento delle comunità anche per quanto riguarda il momento della costruzione, se infatti è possibile far lavorare un contadino nello scavo di una canalizzazione in piena terra, la realizzazione dei passaggi in roccia, con la realizzazione di ardite costruzioni in muratura su strapiombi vertiginosi richiedeva l’intervento di progettisti e manodopera specializzata, peraltro disponibile sul posto. Comunque senza l'intervento dei proprietari interessati che, come prevede l'atto di fondazione del ru Courtaud, dovevano partecipare allo scavo, fornendo essi stessi gli attrezzi, in proporzione ai loro diritti d'acqua, nessun canale irriguo avrebbe potuto essere realizzato. Ugualmente senza l'intervento continuo delle comunità nella gestione e nella divisione delle risorse idriche e nel mantenimento dei ru i canali sarebbero scomparsi in poco tempo, mentre il lavoro svolto dagli abitanti nel corso dei secoli ha permesso alla maggior parte delle opere irrigue di giungere sino ai giorni nostri.
   
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