Scheda Esposizione

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Schiele E Klimt
I maestri dell'arte moderna austriaca dalla Fondazione Leopold di Vienna

Museo Archeologico Regionale - Aosta
7 Dicembre 2000 - 16 Marzo 2001
MOSTRA CHIUSA

Egon Schiele
Eremiti (

Egon Schiele Eremiti ("Eremiten")

Gustav Klimt
Laghetto quieto nel parco del castello di Kammer

Gustav Klimt Laghetto quieto nel parco del castello di Kammer

Gustav Klimt
Ragazza con cappello e cappa

Gustav Klimt Ragazza con cappello e cappa

Egon Schiele
Edith in abito a righe

Egon Schiele Edith in abito a righe

 
Le opere selezionate offrono una visione della classica Arte Moderna Viennese in tutte le sue sfaccettature fra il 1880 e il 1930. Accanto ai due protagonisti, Egon Schiele (1890-1918) e Oskar Kokoschka (1886-1980), sono rappresentati anche altri artisti loro precursori, quali Anton Romako (1832-1889), Emil J. Schindler (1842-1892), Carl Schuch (1846-1903), così come il socio fondatore della Wiener Werkstätte (1903) Koloman Moser (1868-1918) e Richard Gerstl, prematuramente scomparso (1883-1908).
Il mentore dell’Arte Moderna Viennese, Gustav Klimt (1862-1918), vanta una presenza significativa con le principali opere tardo-impressioniste assieme ai suoi famosi disegni; lo stesso si può affermare per gli artisti colleghi di Schiele e Kokoschka, quali Robin Christian Andersen (1890-1969), Ferdinand Andri (1871-1956), Leopold Blauensteiner (1880-1947), Herbert Boeckl (1894-1966), Hans Böhler (1884-1961), Arnold Clementschitsch (1887-1970), Josef Dobrowsky (1889-1964), Albin Egger-Lienz (1869-1927), Anton Faistauer (1887-1930), Gerhart Frankl (1901-1965), Albert Paris Gütersloh (1887-1973), Anton Hanak (1875-1934), Robert Kohl (1891-1944), Anton Kolig (1886-1950), Alfred Kubin (1877-1959), Carl Moll (1861-1945), Max Oppenheimer (1885-1954) e Alfons Walde (1891-1958).
Fra il 1880 e il 1930 Vienna era una città rivoluzionaria e progressista in molti campi delle scienze naturali, della filosofia, della psicologia e della psicoanalisi. Cento anni fa veniva pubblicato a Vienna "Traumdeutung" (L’interpretazione dei sogni) di Sigmund Freud, il cardine della concezione del mondo della psicoanalitica, che per la prima volta svelava il fatidico ruolo della sessualità. Nella sfera delle arti figurative l’Espressionismo Austriaco diventava internazionalmente noto grazie a Oskar Kokoschka, Egon Schiele e Gustav Klimt. In generale, la pittura nella sua forma rappresentativa e nei suoi contenuti restava espressiva, figurativa e soprattutto psicologizzante. Nell’Espressionismo Austriaco l’immagine dell’uomo, il corpo e i suoi sentimenti divengono l'unico portatore di espressione, anche se alla fine del XIX secolo il paesaggio acquisisce importanza con lo "Stimmungsimpressionismus".
L’evoluzione della pittura austriaca è caratterizzata da tre orientamenti del tardo XIX secolo. Da un lato lo "Stimmungsimpressionismus", rappresentato da Emil Jakob Schindler, la cui concezione del paesaggio ha influenzato le opere degli artisti fino nel XX secolo. Carl Schuch, secondo protagonista di questa corrente, è paragonabile con la sua pittura a due suoi contemporanei, Manet e Cézanne, per quanto attiene alla raffigurazione spaziale ottenuta con il colore. La sua idea della percezione nasceva sotto l’influenza filosofica del naturalismo di Arthur Schopenhauer "Der Wille in der Natur" (La volontà nella natura). Anton Romako è il terzo importante pittore dello "Stimmungsimpressionismus", che con i suoi ritratti psicologizzanti, quale ad esempio quello di "Isabella Reisser" del 1885, preannuncia già l’Espressionismo.
Ma il vero padre dell’Arte Moderna Viennese è Gustav Klimt. Fu socio fondatore e presidente della Secessione Viennese. Le sue prime opere, intrise di Simbolismo e tardo Impressionismo francese quali "Der Stille Weiher", "Die grosse Pappel" o "Der Attersee" (tutte dipinte intorno al 1900/1902) lasciano già presagire delle qualità astrattamente costruttive. Egli prosegue poi l’intensificazione delle tendenze ornamentali-astratte fra il 1903 e il 1915 soprattutto con dei dipinti di grande formato, che ritraggono dame mondane della società liberale viennese, come Margaret Stonborough-Wittgenstein (1905). I tratti del suo viso e le sue mani hanno ancora una componente realistica, mentre le altre parti del corpo si dissolvono attraverso le stoffe degli abiti o i motivi etnografici. Il soggetto rappresentato viene trattato a guisa di oggetto e scomposto in singole parti. Klimt ha reso visivamente riconoscibile la disponibilità "virtuale" e la frammentarietà del corpo umano. Nei suoi disegni di nudi femminili egli affronta il mondo dell’erotismo con naturalezza e franchezza, cosa che gli procurò la dannosa fama di artista pornografico.
In Koloman Moser e, soprattutto, in Albin Egger-Lienz le figure ritratte hanno il carattere di sagome. In entrambi gli artisti è riconoscibile l’affinità con il Simbolismo di Ferdinand Hodler. Koloman Moser non utilizza il colore per combinare le forme bensì per isolarle. Nei suoi paesaggi rinuncia all’architettura spaziale naturalistica. Nelle opere di Egger-Lienz invece la ridondanza di motivi cresce sino a giungere a figure che compaiono serialmente nei suoi quadri di vita contadina.
Una cosa a sé è poi Richard Gerstl, suicidatosi in gioventù. Ha creato tutta la sua opera fra il 1904 e il 1908 ed era in contatto con il compositore e pittore Arnold Schönberg. Lo sguardo nei suoi autoritratti è così avvincente che lo si ritrova successivamente soltanto in Kokoschka e Schiele.
Alfred Kubin si è occupato in modo ossessivo della crudeltà, dell’ironia e della tragicità della psiche umana. Le future ambientazioni kafkiane e l’atmosfera depressiva vengono tratteggiate nei suoi quadri. Segnato dalle sue esperienze psichico-esistenziali, Kubin ha creato un linguaggio pittorico proprio, che trasmette concezioni simboliche e visioni traumatiche con dovizia di dettagli nell’esecuzione. I punti chiave della sua opera sono temi complessi, quali la sessualità e l’erotismo, la nascita e la morte, la natura aliena e demoniaca della modernizzazione.
Oskar Kokoschka scrisse drammi espressivi, che richiamavano alla coscienza le paure inconsce e la sofferenza della società moderna. Il famosissimo "Mörder, Hoffnung der Frauen", rappresentato per la prima volta nel 1909, diede scandalo. I suoi quadri attaccano il rapporto di tensione psichico esistente fra la presenza dell’isolamento e la partecipazione fino alla dolorosa rimozione - alla fuga dal mondo e all’asocialità.
Anche Egon Schiele, di tre anni più giovane, si occupò di poesia espressionista, che venne pubblicata nella rivista berlinese "Aktion". Assieme a Kokoschka rappresenta una delle personalità di spicco dell’Espressionismo Austriaco. Entrambi hanno creato una forma di espressione inconfondibile con il loro mondi pittorici. Il riferimento di Schiele alla fisionomia individuale dell’immagine umana è così forte da fargli conferire dei tratti caratteristici anche ai suoi paesaggi parzialmente topografici o alle facciate delle case della città di Krumau. Così il dipinto "Tote Stadt" (1911) acquisisce le caratteristiche della fugacità antropomorfa e malinconica della vita e della morte.
I molteplici riferimenti all’arte e al linguaggio del corpo di Schiele e Kokoschka si evidenziano anche in Anton Kolig. Nella coloritura e nella costruzione spaziale egli si è orientato agli esempi francesi del Fauvismo e del Cubismo, ma soprattutto a Cézanne e alle tradizioni locali di stampo barocco della pittura austriaca.
Una sintesi fra tradizione e innovazione viene poi offerta dal pittore Herbert Boeckl, dove una rigogliosa pastosità si mescola all’intensità della luce, producendo una sostanza materiale, corposa sulla superficie del quadro.
Dopo Klimt, Kokoschka e Schiele, sono stati più che altro Hans Böhler, Anton Faistauer e Josef Dobrowsky a dipingere ritratti di donna. Decisamente meno ricchi di pathos dei loro predecessori, essi rappresentano un maggiore realismo nella raffigurazione di fenomeni legati all’epoca. Hans Böhler, cosmopolita ed esule, produce dopo una prima fase divisionistica il proprio stile pittorico, in cui impiega il colore a guisa di pietre colorate legate alla superficie, concependole come elementi costruttivi e significativi autonomi. Il tardo espressionista Josef Dobrowsky rappresenta un caso limite di internazionalità e tradizione locale. Al posto dell’espressione gestuale nell’espressione artistica compaiono riporti di colore soffici e stimoli superficiali di valori pittorici. Il colore si attenua, lasciando però spazio a per nuovi contrasti cromatici, le immagini divengono più tranquille e più aderenti alla realtà.



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