IL MERCATO DEL LAVORO NEL 2024
Il mercato del lavoro: prosegue la ripresa occupazionale
Prosegue l’evoluzione positiva dei trend occupazionali che ha preso avvio nel secondo trimestre del 2021, che sìè rafforzata nel biennio 2022-2023 e che è continuata nel 2024, benché abbia perso progressivamente velocità.
Il livello medio degli occupati nel 2024 è stato pari a circa 57.200 unità ed è cresciuto rispetto all’anno precedente del +0,6%, toccando il livello massimo dal 2018. Anche la partecipazione al mercato del lavoro registra un’evoluzione positiva rispetto all’anno precedente (+0,5%), collocandosi anche in questo caso sui valori massimi dal 2018. Parallelamente, l’area della disoccupazione si riduce ulteriormente (-3%), attestandosi attorno a circa 2.300 unità.
Queste dinamiche possono essere chiarite ulteriormente guardando all’andamento delle singole grandezze su base trimestrale. Su queste basi si può, infatti, notare che l’occupazione tendenziale, ovvero al netto degli effetti stagionali, ha ripreso a crescere dopo la progressiva caduta tra il primo trimestre 2020 e il primo trimestre 2021, certamente in stretta connessione con le diverse fasi della pandemia, a cui è seguita una fase di stabilizzazione nel corso degli ultimi due trimestri del 2022, per poi riprendere tendenzialmente a crescere per tutto il 2023 e per poi stabilizzarsi dal secondo trimestre 2024. La disoccupazione, specularmente a quanto rilevato per l’occupazione, tocca il picco massimo tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, a cui segue una fase di progressiva riduzione che si protrae sostanzialmente a tutto il biennio 2022-2023; dal primo trimestre 2024 si registra una tendenziale stazionarietà pur in un quadro di oscillazioni (graf. 1).
Disaggregando i dati in base al genere, si rileva che la crescita occupazionale ha riguardato prevalentemente la componente maschile (+1,1%) e in misura minore quella femminile (+0,1%), d’altro canto gli uomini hanno beneficiato della stragrande maggioranza dei posti aggiuntivi. Se si guarda alla variazione rispetto al 2019, entrambe le componenti hanno più che compensato la caduta dei livelli occupazionali del 2020, considerato che ognuna di esse beneficia di un saldo positivo di circa 1.000 posti di lavoro (+3,3% per gli uomini e +3,9% per le donne). Ne consegue che il segmento femminile ha beneficiato di circa il 51% dei posti aggiuntivi dell’ultimo quinquennio, portando il tasso di femminilizzazione degli occupati al 46,8%. Venendo alla disoccupazione, si osserva che nel corso del 2023 è diminuita soltanto nel caso della componente maschile (-9%), mentre quella femminile è in leggera crescita (+3,6%). Tuttavia, rispetto al periodo pre crisi pandemica la disoccupazione femminile si è ridotta in misura maggiore di quella maschile (-40,7% contro -38%).
Nel 2024 il tasso di attività (15-64 anni) è pari al 75,1%, in crescita sia rispetto all’anno precedente che al 2019; il tasso di occupazione (15-64 anni) si attesta al 72,1% e anch’esso risulta, non solo superiore rispetto all’anno precedente, ma eccede anche di quasi 4 punti percentuali il valore del 2019; infine, il tasso di disoccupazione si riporta sul valore minimo del periodo (3,9%), riducendosi di un decimo di punto rispetto all’anno precedente, ma di oltre due e mezzo rispetto al dato pre pandemia.
Nel complesso, anche per il 2024 la posizione della Valle d’Aosta si conferma significativamente migliore della media italiana, con un tasso di occupazione superiore di circa 10 punti percentuali (72,1% contro 62,2%) e un tasso di disoccupazione ampiamente inferiore (3,9% contro 6,5%). Nello specifico si osserva poi che sono soprattutto i dati riferiti alla componente femminile che appaiono discostarsi positivamente dal quadro nazionale: il tasso di occupazione femminile è in Valle d’Aosta pari al 68,4% contro il 53,3% nazionale, mentre il tasso di disoccupazione delle donne a livello regionale è pari al 4,2% e quello italiano è del 7,3%.
Nota metodologica a margine
L’Istat (1) segnala che, nel corso del 2021, la Rilevazione sulle forze di lavoro ha subìto due cambiamenti importanti:
- la prima conseguente all'entrata in vigore, dal 1° gennaio, del Regolamento europeo (UE) 2019/1700 che ha comportato modifiche alle definizioni, in particolare per quella di occupato, e al questionario al fine di migliorare il grado di armonizzazione delle statistiche prodotte dai diversi Paesi dell’Unione Europea;
- la seconda determinata dall’introduzione delle nuove stime della popolazione di individui e famiglie desunte dal Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni; l’adeguamento alla nuova popolazione, che è inferiore alla precedente per il complesso dell’Italia di circa mezzo milione di individui, ha comportato una diminuzione nella stima del numero di occupati, disoccupati e inattivi.
Con il comunicato trimestrale di marzo 2022 l’Istat ha reso disponibili alcune prime ricostruzioni delle serie storiche che consentono un confronto a livello regionale sui principali indicatori per il quinquennio 2018-2022.
È utile evidenziare che l’adeguamento alla nuova popolazione ha comportato una diminuzione nella stima del numero di occupati, disoccupati e inattivi. Il passaggio alla nuova popolazione comporta invece solo modifiche marginali nei tassi, considerato che si tratta di rapporti tra due stime entrambe più basse per effetto della nuova popolazione.
(1) Istat, Il mercato del lavoro, Statistiche Flash, Roma, marzo 2022.