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TÉMOIGNAGES - INTERVIEWS

Dare la parola a testimoni privilegiati o intervistando persone che “agiscono” la parola, in un numero dedicato ai luoghi di parola e all’educazione alla legalità è stato un nostro scrupolo, una reale preoccupazione, sin da quando lo abbiamo ideato. Quali i testimoni scelti? E soprattutto scelti per dire che cosa?

  • BARBARA WAHL, insegnante alla scuola media superiore, nostra affezionata lettrice nonché membro del Comité technique della rivista, ha scelto di utilizzare il gioco, la “provocazione”. La sua testimonianza è un pretesto per presentare luci ed ombre delle parole a scuola. In sala insegnanti, nel consiglio di classe, durante i colloqui con i genitori, tutti luoghi deputati alla parola, quanto si parla! Ma quanto contano le sfumature, le frasi sospese, le parole ufficiali o il non detto? E poi, la classe, è un luogo di parola? Nostra “sicuramente”, ci dice Barbara Wahl, ma “loro”? Quest’ultimo è un interrogativo non da poco, che può far male. C’è chi preferisce non rispondere, lasciando la questione aperta. C’è chi, invece, come Barbara, l’affronta e ci dice che il contesto extra-scolastico può favorire reazioni inaspettate. E così una “gara letteraria” può far esplodere, con fragore di percussioni, le parole dei ragazzi.
  • CARLOTTA, un’alunna del liceo, una voce tra tante che parla come molti studenti e come molti studenti nella scuola delle “versioni di greco”, si sente a disagio, consapevole tuttavia che un giorno i “discorsi del più e del meno”, apparentemente inconcludenti, fatti con i compagni, le mancheranno.
  • ROBERTO CHENAL, 21 anni, ora studente universitario in giurisprudenza, è stato eletto due volte rappresentante d’Istituto al Liceo scientifico di Aosta e una come rappresentante alla Consulta studentesca, dove ha ricoperto il ruolo di vice presidente. Poi ha continuato la collaborazione con la Consulta impegnandosi nell’effettuare un sondaggio a studenti e insegnanti delle scuole superiori relativo alla vita all’interno del mondo scolastico e in particolare alla conoscenza e all’applicazione dello Statuto e dei regolamenti d’Istituto. Una testimonianza quindi per capire quanto i diritti degli studenti, non siano affatto scontati, ma necessitano sempre di partecipazione e di assunzione di responsabilità precise perché rappresentano il primo passo di una rivendicazione alla cittadinanza. Il presupposto: una scuola intesa come comunità di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni.
  • RENATO MICELI, laureato nel 1976 con una tesi in Filosofia ad indirizzo sociologico, dal titolo “Problemi della struttura di classe in Valle d’Aosta”, attualmente professore associato di Metodologia e tecniche della ricerca psicologica presso la Facoltà di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino, ha ripercorso per noi la sua esperienza di docente e di genitore riflettendo sul senso di una vera educazione democratica.
  • PIERA SQUINOBAL, assessore all’Istruzione del Comune di Verrès, qui in veste di madre che ha partecipato attivamente alla vita della scuola all’interno di alcuni organi rappresentativi, ci racconta la sua esperienza. Una breve intervista che rivela però quanto questo rapporto, per molti difficile e insoddisfacente, non sia mai stato superficiale perché frutto di una collaborazione permanente fra i soggetti della comunità.
  • NICOLÒ DRAGOTTO, Vice Questore aggiunto, Capo di Gabinetto della Questura di Aosta, a fronte di un dichiarato aumento di violenza a scuola e sollecitato dalle nostre domande, risponde. Ci informa che già da tempo la Polizia di Stato si è attivata con professionalità per affiancare scuola e famiglia ed aiutarle nel difficile compito di sviluppare il senso civico nei giovani.
  • MASSIMO CARLOTTO, autore di numerosi romanzi “noir”, intervistato per noi da Viviana Rosi, consulente letteraria nonché curatrice con il Prof. Marco Jaccond della rassegna Tra rosa e nero: cinque autori sul luogo del delitto organizzata dall’Istituzione scolastica di istruzione tecnica, commerciale, per geometri e professionale di Châtillon e dalla Biblioteca di St-Vincent, ha confermato che il romanzo giallo può costituire un valido strumento per l’educazione alla legalità perché denuncia l’illegalità.

 

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