Paysage notre image
Archi, forme bizzarre, addirittura profili umani sono l'opera degli agenti atmosferici e delle forze interne del pianeta sulla crosta terrestre che si presenta ai nostri occhi.
LA TERRA E' UNA SCONOSCIUTA
di Cristina De La Pierre
Demoiselle coiffée, Francia.La parte esterna e solida della terra è un'enorme scultura rocciosa. Per milioni e milioni di anni è stata continuamente trasformata e modellata dal vento e dalla pioggia, dalla forza dell'acqua e dei ghiacciai, da alterazioni chimiche e fisiche; l'azione del nucleo terrestre l'ha perforata con vulcani, sollevata in catene montuose, dissestata con terremoti.
Forme semplici e tormentate si susseguono, si inseguono, si alternano, si compenetrano, si fondono dando vita a una varietà incredibile di luoghi spettacolari.
Ripide pareti rocciose si innalzano da pianure ondulate, picchi e cime innevate cadono a strapiombo sul mare, a morbide colline seguono creste taglienti, desolate alture si estendono a perdita d'occhio mentre mosaici di vegetazione si annidano tra gli anfratti delle rocce, dirupi coperti da foreste accompagnano piani verticali di nuda pietra.
Gli accostamenti di forme e superficie possono essere i più incredibilmente contrastanti come i più morbidamente legati, fondendosi a volte in paesaggi da mille e una notte, altre volte in paesaggi lunari. E il processo di modificazione non è finito, continua a ritmi impercettibili e contemporaneamente veloci: pensiamo alla lenta deriva dei continenti oppure al paesaggio mutevole del deserto del Sahara dove le tempeste di sabbia modellano le dune cambiandone le forme e la posizione.
Pietra e roccia connotano in modo dominante il paesaggio valdostano: da quello più domestico a quello delle alte cime passando per un'infinita gamma di situazioni.
Alle diverse scale, questo meraviglioso variegare della crosta terrestre si presta a diverse letture e a ogni passaggio di scala è un nuovo complesso mondo che si apre davanti a noi. Questa crosta terrestre costituita da ampie distese più o meno ondulate e da infinite pieghe più o meno verticali e alte, vista a volo d'uccello nel suo insieme denuncia la sua fragilità e la sua durezza, svela dove l'erosione è stato un gioco da ragazzi e dove la dura compattezza della roccia ha avuto la meglio.
Come alla stretta di Bard, che ci fa sentire in tutta la sua potenza l'opporsi della roccia allo sbocco del ghiacciaio, o come la gola di Montjovet che ci fa capire l'invincibile forza della perseverante azione dell'acqua.
Capo Testa, Sardegna.Pietre sciolte e masse rocciose raccontano quanto siano fatte una dell'altra. Spesso grossi massi fanno mostra di sé in mezzo a un prato verde: se si alza lo sguardo si nota nella montagna sovrastante il negativo del blocco a terra. In altri casi ghiaioni e ammassi di pietre di diversa pezzatura, frutto dello sgretolarsi delle rocce per effetto della continua erosione causata da acqua, gelo e vento, si raccolgono, in modo apparentemente casuale ma in realtà secondo l'ordine preciso dettato dalle leggi della gravità, ai piedi delle pendici.
E tutte queste piccole parti di roccia appartengono a un sistema di cui percepiamo la vastità quando dall'alta cima di un monte, nell'alba che tinge rocce e neve, un mare di creste emerge da una coltre di nubi che tiene ancora a riposo tutto ciò che dorme nel fondo delle vallate.
Stretti canaloni hanno intrappolato tra le pareti grossi macigni, su terreni instabili grosse pietre rimangono in bilico a sfidare il tempo, pietre più o meno grandi fanno da cappello a torrette calcaree in un delicato legame sostegno-protezione: sono le curiose formazioni che vanno sotto il pittoresco nome di demoiselles coiffées.
Da un morbido manto verde, tessuto con le più svariate specie di vegetazione affiorano le rocce montonate, compatte masse rotondeggianti modellate dall'azione dei ghiacciai; come il grosso scoglio affiorante a Donnas, limato e striato dal ghiacciaio nel suo trascinare con sé sassi e ciottoli.


Monegros, Spagna.Le infinite forme con cui rocce e pietre si presentano scatenano la nostra immaginazione: oltre ad architetture fantastiche, nell'insieme delle montagne come nei singoli blocchi di roccia, l'uomo ha riconosciuto figure umane e animalesche dalle sembianze a volte amiche e a volte mostruose, che hanno alimentato nella fantasia popolare racconti e leggende.
E non solo le forme ma anche colori, superficie, intrusioni, fanno parlare questi materiali di cui riconosciamo come caratteristiche la durezza e la staticità.
Nei torrenti l'acqua scorre tra macigni e pietroni abbandonati dalla ritirata dei ghiacciai, scivola sui lembi della roccia che affiora, ma ancor di più con la sua forza la modella. Con il suo moto vorticoso, aiutata dalle sabbie e dai ciottoli che trascina, l'acqua lima, consuma, scava, solca, perfora anche le rocce più resistenti. Un'interessante testimonianza di questo lento ma potente lavorio è costituito dal fenomeno che denominiamo "marmitte dei giganti" per la loro forma a calderone e le loro notevoli dimensioni. In Valle d'Aosta abbiamo diversi esempi di queste cavità: ne sono visibili nelle rocce montonate a Bard, nell'orrido di Guillemore a Fontainemore, a Champorcher; con il nome di Gouffre de Busseraille sono famose quelle di Valtournenche, a Cogne diverse marmitte si sono formate nelle vicinanze dello sbocco del torrente Grauson. Le striature sulle pareti di queste cavità rendono bene l'immagine del vorticoso e turbolento passaggio dell'acqua. Per non parlare dell'orrido di Pré-St-Didier, uno dei paesaggi più noti della nostra regione alla fine dell'ottocento.
In effetti, il paesaggio delle rocce ha conosciuto un vasto interesse soprattutto nel periodo del romanticismo; la bella mostra di Turner che Aosta ha ospitato quest'estate ce ne è stata testimone. Ma forse è un paesaggio che varrebbe la pena di riscoprire anche per sé stesso, e non solo come terreno per gli sport estremi.
   
Pagina a cura dell'Assessorato territorio, ambiente e opere pubbliche © 2024 Regione Autonoma Valle d'Aosta
Condizioni di utilizzo | Crediti | Contatti | Segnala un errore