Monografia Pietra
Nell'area attrezzata di Pollein si compie un viaggio nel mondo delle rocce e del paesaggio geologico della Valle d'Aosta.
IL GIARDINO DELLE ROCCE DI POLLEIN
di Franco Gianotti
Il "Giardino delle Rocce" è una esposizione permanente all'aperto a tematica geologica: nucleo di tale museo è una consistente raccolta di massi (circa 50 esemplari) costituiti dalle rocce formanti le montagne della Valle d'Aosta. In posizione rilevata sono stati inoltre collocati alcuni pannelli panoramici, dal contenuto prettamente geologico, che guidano l'osservazione e l'interpretazione del vasto panorama circostante.
Il "Giardino" nasce nel 1998, frutto della collaborazione del personale dell'Ufficio Aree Verdi dell'Assessorato dell'Agricoltura (finanziamento dell'opera, amministrazione e direzione dei lavori per l'allestimento del museo, prelievo e posa dei massi, informatizzazione dei disegni) e del Servizio Cartografia ed Assetto Idrogeologico dell'Assessorato del Territorio, Ambiente ed Opere Pubbliche (individuazione, prelievo e posa dei campioni di roccia, progetto del museo, redazione dei testi per cartelli ed opuscolo illustrativo, disegno dei pannelli geologici).
Il museo ha trovato ospitalità e sede ideale nell'area attrezzata "Grand Place" di Pollein, pochi chilometri a valle di Aosta, sulla piana alluvionale alla destra della Dora Baltea. Essa si compone di vasti spazi prativi, adibiti principalmente alla pratica degli sport popolari, di un campo sportivo per il gioco del calcio, di un campo-giochi per bambini e di un percorso ad anello per la pratica dello jogging. Sul margine dei prati sono frequenti le panchine e le fontanelle d'acqua potabile. A lato del parcheggio una costruzione moderna, edificata su ciò che dall'esterno appare come un terrapieno inerbito, ospita un'ampia sale polivalente per le attività socio-culturali, i servizi igienici e l'abitazione del custode.
Sul ciglio del terrapieno corre, tutt'intorno all'edificio, un marciapiede a balconata, rilevato di alcuni metri sulla piana circostante. Da qui il visitatore può ora ammirare un vasto panorama a 360°, usufruendo di quattro pannelli panoramici, orientati verso i quattro punti cardinali, che illustrano i principali elementi geografici, geomorfologici e geologici del paesaggio: verso Sud si staglia l'imponente gruppo dell'Emilius, ad Ovest il panorama si apre sulla piana di Aosta con i ghiacciai del gruppo del Rutor sullo sfondo, verso Nord appare il Mont Mary con i dolci versanti di Saint-Christophe e di Quart, verso Est la vista spazia fino a Saint-Vincent ed al Col di Joux.
L'edificio è circondato su tre lati da un parco arboreo, che ospita una discreta varietà di arbusti ed alberi d'alto fusto, tra cui due esemplari di Ginkgo biloba (un cosiddetto "fossile vivente", unico superstite di un gruppo di vegetali che ebbe un grande sviluppo nel Mesozoico).
Un masso di serpentinite levigato dall'acqua.È proprio tra gli arbusti del parco che trovano idonea e suggestiva collocazione i campioni di roccia formanti la collezione petrografica del museo. I massi sono stati raccolti essenzialmente nelle discariche di pietrame o sulle sponde di alvei torrentizi, ma anche direttamente nelle cave di pietra o dalle falde di detrito. Essi hanno dimensioni molto diverse, spaziando da pochi decimetri a tre metri di diametro, mentre le loro forme vanno dal masso arrotondato di trasporto glaciale o torrentizio, al blocco di cava o di crollo squadrato e spigoloso. La maggior parte dei massi è stata sottoposta a idropulitura, ed alcuni sono stati trattati parzialmente con fiammatura o lucidatura per evidenziarne le strutture. I massi sono stati scelti soprattutto in base alla loro rappresentatività, alcuni per particolarità mineralogiche o strutturali, e soltanto secondariamente per la loro bellezza.
I massi sono visibili sui lati di una stradina, comodamente accessibile ai disabili in carrozzella, che si snoda tra le siepi arbustive e gli alberi del parco; pur essendo disposte in modo apparentemente casuale, le rocce si succedono in una sequenza ordinata dal punto di vista geologico e geografico. Percorrere questa stradina equivale infatti a risalire la Valle della Dora Baltea dall'Anfiteatro morenico di Ivrea al Monte Bianco, attraversando i sistemi geologici entro cui sono state suddivise le rocce che costituiscono questa porzione dell'arco alpino.
All'ingresso del Giardino delle Rocce una bacheca coperta espone la carta geologica della Valle d'Aosta alla scala di 1:100.000, opera di G. Elter, corredata da disegni e profili schematici sulla geologia della regione. Ognuno dei sistemi geologici è contraddistinto da un colore diverso, colore che viene ripreso sia nei cartelli descrittivi dei massi (vedasi inserto a pagina 24) che sui margini colorati della stradina.

Allo scopo di fornire una prima guida, seppur largamente incompleta, per la visita del Giardino delle Rocce, è stato realizzato un pieghevole, disponibile presso i vari uffici turistici. L'opuscolo contiene sia informazioni generali (nei capitoli "Il Giardino delle Rocce", "Le rocce", "Le montagne della Valle d'Aosta sono formate da rocce metamorfiche", "La lunga storia delle Alpi valdostane"), sia informazioni particolareggiate ed a volte inedite, queste ultime derivanti dai rilevamenti CARG per la nuova Carta Geologica d'Italia (vedasi articolo in questo numero).
In particolare nel capitolo "La passeggiata nel giardino delle rocce" vengono descritti alcuni dei campioni di roccia più interessanti, mentre in "I pannelli panoramici" viene commentata ogni singola veduta geologica dai 4 punti di osservazione.
A corredo dei testi sono le numerose fotografie con didascalia ed i disegni (carta e profilo geologici della Valle d'Aosta, con legenda; il panorama geologico verso Nord; il profilo del sottosuolo di Aosta; lo schema delle facies metamorfiche; ecc.).
Con l'allestimento del "Giardino delle Rocce" e la sua collocazione in un punto di passaggio obbligato per l'accesso ad un'area di ricreazione molto frequentata dai valdostani di ogni età e dai turisti, si vuole contribuire alla diffusione di una cultura geologica, che è la base indispensabile per la conoscenza del territorio. Inoltre la capacità di distinguere e comprendere le forme del paesaggio e di riconoscerne i "materiali" che lo costituiscono aumenta il piacere e, per così dire, "valorizza" la fortuna di vivere in una regione montuosa così ricca di bellezze naturali e cosparsa in ogni angolo di elementi di interesse.
   
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