NEVE
Inaugurato nel 1907, l'Istituto costituisce un esempio pionieristico per la ricerca scientifica in alta quota
L'ISTITUTO "ANGELO MOSSO"
di Jean Pierre Fosson
Una foto dell'Istituto Angelo Mosso alle origini: sullo sfondo lo Stohlemberg.L'Istituto "Angelo Mosso", situato nella conca tra il Corno del Camoscio e lo Stohlemberg, a 2901 m d'altezza presso il Col d'Olen, nel gruppo del Monte Rosa, venne inaugurato nel 1907.
Intitolato ad Angelo Mosso, suo ideatore e professore di Fisiologia all'Università di Torino dal 1879 al 1910, esso simboleggia l'attività scientifica di questo ricercatore, noto a livello internazionale per i suoi studi sulla fisiologia ad alta quota, e più in generale rappresenta la ricerca positivista propria della vita dell'Università di Torino e del mondo accademico piemontese.
Per alcuni decenni dopo la sua fondazione l'Istituto fu sede di proficua attività di ricerca, non solo in campo biologico; nacque infatti a breve distanza di tempo un secondo edificio annesso, denominato "Osservatorio del Col d'Olen", adibito a ricerche di meteorologia e geofisica. Negli ultimi tempi, tuttavia, l'evoluzione della ricerca fisiologica e la facilità di accesso a quote più elevate sullo stesso Monte Rosa hanno diminuito l'interesse scientifico dell'Istituto.

La storia
Il progetto di un Istituto al Col d'Olen venne proposto da un Comitato presieduto da Angelo Mosso e realizzato con contributi del Ministero della Pubblica Istruzione, del Club Alpino Italiano, del Re, di varie personalità del mondo politico ed economico italiano e con finanziamenti di Germania, Austria, Francia, Svizzera, Belgio, Olanda, Inghilterra e Stati Uniti.
Nel 1905 vennero iniziati i lavori, che si conclusero con l'inaugurazione avvenuta il 27 agosto 1907, alla presenza della Regina Margherita. Su proposta approvata in occasione del "VII Congresso Internazionale di Fisiologia" di Heidelberg, fin dall'inizio l'Istituto venne dedicato ad Angelo Mosso. Nel 1931 l'Istituto divenne proprietà dell'Università di Torino con l'annesso Lago Bowditch. Vi operarono personalità del mondo scientifico italiano e straniero, dando anche vita alla pubblicazione degli "Atti dei laboratori scientifici A. Mosso sul Monte Rosa".
Le ricerche svolte dall'Università di Torino sulla fisiologia ad alta quota al Col d'Olen e nell'istituto torinese sfociarono, negli anni '50, nella preparazione scientifica della spedizione italiana al K2.
Fin dalla sua fondazione, l'Istituto favorì lo svolgimento di ricerche di meteorologia alpina e di glaciologia a supporto dell'Osservatorio della Capanna Regina Margherita. Nel 1927, con la nomina del gressonaro Umberto Monterin a Direttore dei Regii Osservatori Geofisici del Monte Rosa, afferenti all'Ufficio Centrale di Meteorologia ed Ecologia Agraria di Roma, il laboratorio del Col d'Olen assunse un ruolo di primaria importanza. La stazione meteorologica, ospitata nell'edificio annesso all'Istituto, fu potenziata con tutti gli strumenti allora disponibili e diventò il principale nucleo degli osservatori meteorologici del Rosa situati alla Capanna Regina Margherita (4554 m.), al lago Gabiet (2340 m.), a Gressoney-D'Ejola (1850 m.) e ad Alagna (1200 m.).
Dal 1927 al 1940 l'intensa attività del Monterin portò all'acquisizione di numerose osservazioni meteorologiche e glaciologiche ancora attuali. Le osservazioni furono possibili anche nel corso dei mesi invernali grazie alla collaborazione di un gruppo di alpini, mentre nel periodo estivo l'osservatorio assumeva inoltre la funzione di base d'appoggio per le ricerche glaciologiche condotte sui ghiacciai di Bors, di Indren e delle Piode.
Nel 1940, a seguito della morte di Monterin e degli eventi bellici, l'attività venne sospesa e riprese parzialmente nel periodo 1950/1966 per opera di Willy Monterin, figlio di Umberto.
Dopo questa fase, l'interesse per la rete degli osservatori del Rosa da parte dell'Ufficio Centrale di Roma andò scemando e portò alla sospensione definitiva dell'attività di ricerca. L'ingente corpus di dati accumulati dai Monterin in decenni di paziente lavoro, per anni dimenticato negli archivi, è stato solo recentemente analizzato nel suo complesso e proposto alla comunità scientifica.

L'incendio
Il 10 giugno 2000 un incendio, causato da un fulmine, ha quasi completamente distrutto la struttura. Il primo piano, sede della biblioteca, è completamente crollato; gravissimi i danni anche al piano terra. Subito dopo l'incidente sono stati eseguiti alcuni lavori di messa in sicurezza dell'edificio e di sua protezione, a cura dell'Ateneo.

La rinascita del Mosso: i progetti Interreg in fase di definizione
Oltre a costituire un patrimonio importante per le due vallate, l'Istituto Mosso si colloca in una zona ad alto impatto turistico: è infatti facilmente raggiungibile dalla Località Staffal di Gressoney-La-Trinité, attraverso la modernissima telecabina dei Salati, e sarà presto raggiunto dai nuovi impianti di Alagna (VC); dallo stesso Colle partirà il previsto nuovo impianto dell'Indren.
La volontà dei referenti locali di non permettere in quest'area l'esistenza di una struttura in stato di degrado è stata chiaramente manifestata all'Ente proprietario, cioè all'Università degli Studi di Torino, che si è fatta sin da subito promotrice di un progetto volto a far rinascere l'Istituto, coniugando gli obiettivi di ricerca propri dell'Ente e l'utilizzo museale, a prevalente uso turistico.
Quindi, operando nell'ambito dell'iniziativa comunitaria Interreg III e dei suoi diversi programmi operativi, un apposito gruppo di lavoro, formato da rappresentanti dell'Università, delle due regioni coinvolte, delle collettività locali e della Società delle Funivie, ha definito due diverse proposte progettuali che saranno presentate e discusse nel corso di questi mesi. I due progetti, strettamente correlati tra loro, rappresentano comunque le due anime - museale e scientifica - cui corrisponderà il futuro utilizzo dell'Istituto Mosso.
Il primo stralcio progettuale prevede la creazione di una rete transfrontaliera museale, in partenariato con i Musées cantonaux du Valais e con la Fondation Tissières di Sion, in merito all'ambiente alpino - e soprattutto al Monte Rosa - e alle sue caratteristiche naturali, con particolare riferimento alla tematica rischi naturali in montagna. Si propone dunque la realizzazione di un programma congiunto di avvenimenti, esposizioni itineranti, attività promozionali, seminari e conferenze.
Le azioni previste comprendono l'avvio della ristrutturazione dell'edificio e la realizzazione di manifestazioni ed esposizioni scientifiche a partire già dalla prossima estate (per la nostra parte ospitate presso sedi provvisorie; verranno installati dei pannelli e si svolgerà una manifestazione di presentazione del programma); l'inaugurazione dell'edificio ristrutturato dovrebbe avvenire nel 2004. Una parte del museo sarà fissa, dedicata alla storia dell'Istituto e delle ricerche scientifiche condotte, e metterà a disposizione le strumentazioni utilizzate, documenti d'epoca, ecc. (tutto materiale già presente e salvato fortunatamente dall'incendio). Tra gli obiettivi vi è l'estensione della rete museale ad altre realtà alpine, nell'ottica di un interscambio duraturo e di divulgazione scientifica.
Il secondo stralcio progettuale prevede invece la creazione di un Laboratorio-Centro di saggio per lo studio della qualità della neve e dei suoli in ambiente alpino, sotto il coordinamento del Dipartimento di valorizzazione e protezione delle risorse agro pastorali (Di.Va.P.R.A.) dell'Università degli Studi di Torino, in accordo con le Regioni Valle d'Aosta e Piemonte, le collettività locali e la Monterosa Ski.
Le attività di studio, messa a punto di metodologie, monitoraggio e ricerca sulla qualità della neve e dei suoli alpini trovano una naturale ed ideale collocazione all'interno dell'Istituto; in relazione alla quota la neve è presente per quasi tutto l'anno ed è quindi possibile prevedere sia attività di laboratorio invernale sia di pieno campo estivo. Inoltre, la presenza del comprensorio sciistico della Monterosa Ski ben si integra con l'iniziativa; si pensi ad esempio all'importanza di approfondire le conoscenze sull'impiego dell'innevamento artificiale e delle nuove tecniche di preparazione e gestione delle piste da sci.
La creazione di un centro permanente per il saggio della qualità chimica fisica del manto nevoso e della qualità dei suoli in ambiente da alpino ad artico-alpino riveste una notevole importanza dal punto di vista scientifico. I fenomeni in atto in questo ambiente possono condizionare fortemente la dinamica degli elementi nutritivi e la qualità delle acque superficiali verso le quali sia la neve, sia il suolo esplicano un effetto tampone fondamentale. Non meno importanti sono gli effetti sulle proprietà fisiche del manto nevoso e del suolo e di conseguenza sui fenomeni erosivi e gravitativi, compresi gli eventi valanghivi d'alta quota, tutti fattori di rischio per le comunità locali. Infine, la messa a punto di metodi di valutazione della qualità della neve e dei suoli alpini è carente nell'arco alpino nord occidentale e il Laboratorio bene si coordinerebbe con le realtà italiane e straniere che già operano in questo campo.
Questa proposta rientra nell'ambito di un progetto Interreg III-Spazio Alpino volto alla "messa in rete dei centri di ricerca di montagna per una migliore gestione dei rischi naturali", proposto in partenariato con il CEMAGREF di Grenoble, lo Swiss Federal Institute for Snow and Avalanche Research di Davos, il CREALP (Centre de Recherche sur l'Environnement Alpin) di Sion, l'Austrian Institute of Avalanche and Torrent Research.
Per quanto attiene alla ricerca medica i proponenti auspicano, una volta ristrutturato l'edificio, la realizzazione di corsi specifici in accordo con le diverse Università italiane ed europee. Iniziamo però con un passo per volta…
Per ulteriori informazioni sull'Istituto Angelo Mosso segnaliamo la pubblicazione l'Ateneo n°18, da cui sono state tratte le foto di questo articolo.
   
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