IL MATERIALE ORGANICO
La gestione del "verde" si rivela molto importante per il controllo del ciclo del carbonio a livello mondiale, in cui il suolo gioca senza dubbio un ruolo fondamentale.
L'IMPORTANZA DEL "VERDE"
di Luisella Celi e Michele Freppaz
Central Forest, Taiga Russa. Un vero e proprio polmone verde dove l'attività dell'uomo è interdetta.Il problema dell'inquinamento atmosferico e dell'aumento della temperatura dovuto ai gas serra, assumendo una rilevanza sempre maggiore, ha richiamato l'attenzione non solo di scienziati e ambientalisti, ma anche di politici e statisti.
L'effetto serra è un fenomeno senza il quale la vita come la conosciamo adesso non sarebbe possibile. Questo processo consiste in un riscaldamento del pianeta per effetto dell'azione dei cosiddetti gas serra, composti presenti nell'aria a concentrazioni relativamente basse (anidride carbonica, vapor acqueo, metano, ecc.). I gas serra permettono alle radiazioni solari di passare attraverso l'atmosfera mentre ostacolano il passaggio verso lo spazio di parte delle radiazioni infrarosse provenienti dalla superficie della Terra e dalla bassa atmosfera; in pratica si comportano come i vetri di una serra e favoriscono la regolazione ed il mantenimento della temperatura terrestre ai valori odierni.
Questo processo è sempre avvenuto naturalmente e fa sì che la temperatura della Terra sia circa 33°C più calda di quanto lo sarebbe senza la presenza di questi gas.

Come si può vedere dal grafico, la concentrazione di CO2 è aumentata in maniera esponenziale a partire dall'avvento della Rivoluzione Industriale (www.nonsoloaria.com).Il clima del nostro pianeta è dinamico e si sta ancora modificando da quando la Terra si è formata. Le fluttuazioni periodiche nella temperatura e nelle modalità di precipitazione sono conseguenze naturali di questa variabilità. Vi sono comunque delle evidenze scientifiche che fanno presupporre che i cambiamenti attuali del clima terrestre stiano eccedendo quelli che ci si potrebbe aspettare a seguito di cause naturali. L'aumento della concentrazione dei gas serra in atmosfera sta causando un corrispondente incremento della temperatura globale della Terra.
Il biossido di carbonio o anidride carbonica (CO2), il più importante tra i gas serra, è aumentato del 30% rispetto alle concentrazioni dell'era pre-industriale. La concentrazione della CO2 nell'atmosfera era infatti circa 270 ppmv dal 900 al 1200 e 280 ppmv dal 1300 al 1800. Nel 1994, era di 358 ppmv. Il maggior incremento nella concentrazione atmosferica di CO2 si è avuto quindi a partire dall'avvento dell'era industriale. Questo aumento equivale ad un rilascio di CO2 equivalente a circa 7.1 miliardi di tonnellate all'anno, cioè a 7.1 * 1015 grammi di C ogni anno, e si può attribuire a due principali attività umane: il cambio di uso del suolo (1.6 miliardi di tonnellate di C a-1), e l'utilizzo di combustibili di origine fossile (5.5 miliardi di tonnellate C a-1) soprattutto per l'attività industriale.
Da questi dati allarmanti nasce l'urgenza di intervenire a livello globale con azioni di mitigazione che siano in grado di ridurre e assorbire le elevate quantità di CO2 prodotte. Già con la Convezione di Rio del 1994 sul Cambiamento Climatico le Nazioni Unite avevano sottolineato la gravità del problema ambientale e con l'accordo di Kyoto i paesi industrializzati erano stati chiamati a ridurre la produzione di CO2 attraverso un maggior controllo delle emissioni e l'uso di energie alternative. Ma bisogna arrivare alla Conferenza di Bonn del 2001 per vedere non solo appelli per tamponare il problema ma proposte di risoluzione del problema. Infatti con la Conferenza di Bonn si richiama la necessità non solo di ridurre le emissioni ma di trovare vie di trasformazione della CO2 già presente in altre forme chimiche. In questa prospettiva le piante sono passate in primo piano per il loro ruolo come "carbon sink", cioè come sistemi per catturare la CO2 attraverso il processo della fotosintesi. Grazie alla clorofilla che contengono, le piante infatti sono in grado di trasformare, in presenza di energia luminosa, sostanze inorganiche come l'anidride carbonica e l'acqua in composti organici che costituiscono il tessuto vegetale. Perciò con la fotosintesi , ogni pianta sottrae all'atmosfera una buona dose di CO2, fissandola e immagazzinandola nella propria biomassa e restituendo all'atmosfera ossigeno. Lo scambio gassoso diventa quindi doppiamente vantaggioso e le piante sono diventate al centro di un'attenzione che non avevano ricevuto finora. La biomassa vegetale dell'ecosistema terrestre infatti è costituita da 500 miliardi di tonnellate di C. Ovviamente ciascuna specie vegetale ha una capacità diversa di immagazzinare CO2 e di accumularla nei propri tessuti. Ad esempio tutte le coltivazioni erbacee immagazzinano una quantità limitata di CO2 e hanno un turnover relativamente veloce perché entrano velocemente nella catena agroalimentare e vengono ritrasformate attraverso vie diverse a CO2. Un bosco invece ha un ruolo totalmente diverso perché i tempi di crescita sono molto più lunghi e la CO2 viene accumulata sotto forma di tessuti con diverso turnover. Le parti legnose rimangono per lungo tempo (anche centinaia di anni) nell'ecosistema anche qualora subiscano dei lavori di trasformazione e vengano utilizzati come legname di segheria, per mobili, ecc…, prima di essere bruciati e tornare all'atmosfera come CO2.
Le foglie che formano la chioma hanno invece tempi più brevi (mesi o anni), ma bisogna tener in considerazione che cadendo al suolo vanno a formare la lettiera, la quale attraverso tutta una serie di processi di degradazione e resintesi si trasforma in quella che è la sostanza organica del suolo che ha tempi di residenza anche molto lunghi di migliaia di anni. Questo aspetto è molto importante perché le piante contribuiscono ad aumentare la quantità di C che viene immagazzinata nel suolo dove si trova una quantità pari a tre volte quella immagazzinata nella biomassa vegetale. Le piante favoriscono quindi il passaggio di C dall'atmosfera al suolo dove il tempo di permanenza è lungo e quindi il turnover del C viene rallentato prima di tornare all'atmosfera sottoforma di CO2.
Da tutte queste considerazioni emerge come attuare piani di riforestazione così come limitare la deforestazione diventi un cammino obbligato per abbattere l'effetto dei gas serra. A livello globale, l'immagazzinamento di CO2 attraverso la riforestazione, è stato valutato approssimativamente di 110 miliardi di tonnellate di C all'anno, di cui il 50% finisce nel compartimento suolo.
Rappresentazione schematica dell'effetto serra (www.nonsoloaria.com).Le foreste rappresentano quindi il più importante polmone del mondo per cui tutta la fascia boreale dalle immense foreste russe a quelle canadesi diventa importantissima nel budget mondiale di C. Non bisogna però dimenticare che qualsiasi bosco, qualsiasi area verde partecipano, anche se in misura diversa, alla "cattura della CO2" per cui è importantissima una buona gestione delle foreste che guardi alla salvaguardia del verde anche come serbatoio di CO2. In questo senso bisogna partire da una buona scelta delle specie vegetali che vengono utilizzate nella riforestazione, in modo che siano compatibili con il clima, il suolo e il territorio, intervenire durante la crescita vegetale con piani di diradamento e taglio articolati in modo da trovare il giusto equilibrio tra una buona gestione forestale e ambientale del bosco. Ad esempio in uno studio svolto dal nostro Dipartimento (Università di Torino - Facoltà di Agraria - Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse Agroforestali) nel Sud della Svezia si è osservato che una foresta di Abete rosso da un punto di vista vegetale non migliora le proprie caratteristiche dopo i 60 anni di età ma dal punto di vista del bilancio di carbonio prolungarne la vita di 30 anni porta ad un notevole accumulo di carbonio nel suolo e al selezionarsi di un tipo di sostanza organica molto più resistente alla degradazione e quindi con un turnover molto più lento.
La gestione del "verde" è quindi uno strumento di elevata efficacia per il controllo del ciclo del carbonio a livello mondiale, in cui il suolo, ed in particolare il suolo forestale, gioca senza dubbio un ruolo fondamentale. Le differenti velocità di degradazione del materiale "verde" che arriva al suolo ne condizionano la funzione nel ciclo globale del carbonio. Il "verde", quindi, non è tutto uguale, così come il suolo, e soltanto un'approfondita conoscenza delle caratteristiche della sostanza organica permette una fondata ed accurata analisi del ciclo del carbonio fra terra ed atmosfera, anche in relazione ai cambiamenti climatici in atto.
   
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