ARIA DI MONTAGNA
La presenza, nella piana di Aosta, di un grande impianto industriale come la Cogne Acciai Speciali influenza sicuramente la qualità dell’aria. Ma c’è modo comunque di contenere l’inquinamento.
LA "COGNE"
di Paolo Olivotto
Un po’ di storia
Dici Cogne e ad almeno la metà dei valdostani e alla pressoché totalità degli aostani viene subito in mente lo stabilimento siderurgico della Cogne Acciai Speciali di Aosta: vuoi perché occupa una fetta importante del territorio cittadino, vuoi perché tutti in qualche maniera, in passato o nel presente, hanno un parente che in modo diretto o indiretto ha lavorato o lavora per questa società.
Nata agli inizi del novecento (la data ufficiale fissata dai libri di storia è il 1917), la Cogne è sempre stata indissolubilmente legata alla crescita economica del Capoluogo e della Regione, determinandone anche lo sviluppo e le caratteristiche sociali, come testimoniano le ondate migratorie che, durante e dopo la guerra, hanno portato veneti e calabresi a spostarsi nella più piccola regione italiana per trovare lavoro.
Al di là, però, degli aspetti e delle ricadute socio-economiche sul territorio, la Cogne è stata vissuta anche come un elemento di rottura nel paesaggio e nell’ambiente della piana di Aosta: una sorta di Giano bifronte che da una parte consentiva il progresso economico di molte famiglie e, dall’altra, inquinava e sporcava i muri e l’aria della città.
Questa ambivalenza si è protratta negli anni, fino a che il crescere della sensibilità ecologica e la riduzione degli occupati hanno infranto il fragile equilibrio che alimentava la tolleranza nei confronti di chi dava lavoro e con i suoi fumi oscurava il cielo. Ecco allora che, svanito il mito del posto sicuro e dell’impatto economico positivo sulle famiglie del capoluogo, tra i residenti ha cominciato a serpeggiare una certa mal sopportazione di un corpo, quello dello stabilimento, via via vissuto come estraneo al resto della città.
Naturalmente un contributo in questa direzione oltre alle emissioni delle ciminiere ed al nero che impediva di stendere le lenzuola ai balconi dei palazzi ad est della città, è stato dato dalla crisi del comparto siderurgico pubblico e dall’accresciuta incertezza sulle sorti della principale attività industriale valdostana.
La svolta è sopraggiunta nel 1993 con la privatizzazione dell’azienda e l’acquisto dello stabilimento da parte della famiglia svizzera Marzorati, con una tradizione nel mondo siderurgico. Ovviamente, dopo anni di gestione pubblica, che aveva amministrato l’insediamento di Aosta più come un ammortizzatore sociale che come un’azienda che deve produrre degli utili, una razionalizzazione delle risorse si è resa necessaria, così come una revisione e un’ottimizzazioni delle aree occupate che, oggi – a seguito di un accordo di programma con l’Amministrazione regionale ed il Comune - ha consentito di ridurre la superficie dell’area produttiva a vantaggio di una nuova area, l’Espace Aoste, destinato all’insediamento di nuove realtà produttive.
Da quella data, con investimenti continui, è stato necessario aggiornare o sostituire molti impianti, per migliorare la produttività e la qualità dei prodotti e diversificare la produzione, ma anche per essere a norma con le nuove prescrizioni in materia di sicurezza ambientale e lavorativa.

La Cogne e l’aria
È innegabile che, come tutte le industrie pesanti, anche le acciaierie costituiscono un potenziale pericolo per la salute dell’aria. La molteplicità delle emissioni prodotte nelle forme più diverse, le dimensioni degli impianti, i cicli produttivi e il tipo di lavorazioni che vengono effettuate rendono infatti assai difficoltoso l’intrappolamento dei fumi e delle polveri e il contenimento del loro rilascio in aria.
Ovviamente, questi fattori concorrono a far definire gli stabilimenti siderurgici dei siti sensibili, da monitorare attentamente e da tenere sotto stretto controllo, al fine di evitare possibili danni all’ambiente e alla salute pubblica.
In tale direzione si sono perciò orientati gli investimenti della Cas, soprattutto a partire dal dopo alluvione.
Al momento, tutti gli impianti risultano perciò dotati di presidi di abbattimento delle sostanze inquinanti e tutte le zone di emissione sono costantemente monitorate, in modo da garantire e mantenere il raggiungimento degli obiettivi ambientali posti dall’azienda e finalizzati ad anticipare le misure restrittive che in futuro saranno contemplate nelle direttive europee.
Questo processo di abbattimento delle emissioni, negli anni, è stato ovviamente facilitato dalla disponibilità di nuove tecnologie produttive e di nuovi sistemi di aspirazione che hanno consentito di migliorare gli standard ambientali in tutte le zone dello stabilimento, sia dove si è provveduto a sostituire i vecchi sistemi di produzione sia dove si è proceduto ad un loro aggiornamento.

Gli investimenti fatti
Tecnicamente, questi investimenti sono consistiti:
• nel potenziamento degli impianti di aspirazione primaria dei fumi dell’acciaieria;
• nel potenziamento dei sistemi di abbattimento delle emissioni dell’impianto di sodatura ossidante (peraltro rimpiazzato da qualche mese da quello di sodatura riducente a basso impatto ambientale);
• nella realizzazione di un nuovo impianto di aspirazione nel reparto di atomizzazione delle polveri.

Il Decapaggio
È il reparto che più di ogni altro crea timori nella popolazione per il suo potenziale altamente inquinante. Il sistema di trattamento finale degli acciai di cui la Cogne dispone è di fatto il più nuovo e il più sicuro in Europa, essendo anche frutto dell’applicazione delle tecnologie più recenti. Dalla sua entrata in funzione – ottobre 2002 – è sottoposto a monitoraggi continui e costanti che, negli ultimi due anni, hanno fatto registrare valori delle emissioni in atmosfera completamente compresi nei limiti previsti dalla legge.
Il processo di abbattimento continuo e progressivo delle emissioni costituisce però un obiettivo importante dell’Amministrazione regionale e in tal senso, per migliorare ulteriormente i livelli di sicurezza, l’azienda aostana si è impegnata volontariamente a studiare la messa in funzione di un sistema di monitoraggio continuo delle emissioni (in particolare delle particelle di acido fluoridrico) – e quindi non più solo puntuale come previsto dalla legge -, in modo che da questo emerga una fotografia trasparente ed oggettiva della situazione e che tali dati non possano essere strumentalizzati o male interpretati.

Oltre la produzione
Naturalmente, l’indotto che deriva dall’attività siderurgica è anch’esso un potenziale produttore di sostanze inquinanti. Per questa ragione la Cogne Acciai Speciali ha predisposto delle soluzioni finalizzate a ridurre l’impatto ambientale come l’accordo con Trenitalia per il ripristino del collegamento ferroviario per la consegna del rottame che riduce di circa 400 unità mensili la circolazione di camion in ingresso ed in uscita dalla città. Analogamente tutti gli impianti extraproduttivi presenti all’interno dello stabilimento (riscaldamento, acqua calda ecc.) sono alimentati con gas metano.

Guardando al futuro: il progetto eccellenza Cogne 2008 e i rapporti con le istituzioni locali
Lo scorso anno, l’azienda ha lanciato un programma denominato “Eccellenza Cogne 2008” che prevede una serie di importanti investimenti anche nel campo ambientale, al fine di acquisire la certificazione ambientale Iso 14000 entro il 2007. Si tratta di una sorta di validazione dell’intero sistema produttivo, che analizza e definisce le modalità di attuazione dei processi e delle procedure, sottopone il personale ad una formazione continua e prevede una compilazione e registrazione di tutte le operazioni poste in essere, tale da garantire la tracciabilità dell’intero sistema, migliorarne l’impatto ambientale e offrire la completa trasparenza su tutto il ciclo produttivo.
Inoltre, insieme alla Regione e all’Arpa Valle d’Aosta, sono stati istituiti dei tavoli di confronto per migliorare costantemente l’impatto ambientale dell’azienda (non solo dal punto di vista delle emissioni atmosferiche, acustiche e idriche, ma anche strutturale) e potenziare ulteriormente la collaborazione con gli organi preposti nel monitoraggio delle emissioni.
Infine, la Cas ha deliberato il finanziamento della seconda fase del programma di abbattimento delle emissioni, che prevede degli interventi per ridurre di quattro/cinque volte i valori inquinanti dell’acciaieria rispetto ai limiti stabiliti dalla normativa nazionale.
   
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