BENI CULTURALI
Una ricca banca-dati informatizzata a supporto della tutela dei beni culturali della Regione.
IL CATALOGO DEI BENI CULTURALI
di Elena Landi
Esempio di scheda d'archivio per i beni mobili (elaborazione Valbeni).Se la catalogazione costituisce il necessario supporto per l'attività di tutela e di conservazione del bene culturale, la scelta della Soprintendenza per i Beni Culturali dell'Assessorato regionale al Turismo, Sport e Beni Culturali può davvero considerarsi all'avanguardia in tal senso. In collaborazione con la società Valbeni di Aosta, infatti, la Soprintendenza ha messo in piedi una banca dati alfanumerica e di immagini contenente gli archivi relativi agli oggetti d'arte, agli arredi di castelli, chiese, cappelle e musei della Valle d'Aosta, alla rete viaria antica (percorsi storici), agli edifici monumentali religiosi e civili, all'architettura rurale, ai documenti degli archivi storici comunali ed ecclesiastici e alle fonti edite ed inedite relative al centro storico di Aosta. Un lavoro di dimensioni enormi che prende il nome di Catalogo Integrato dei Beni Culturali della Valle d'Aosta, la cui caratteristica fondamentale è costituita dal massimo rispetto del concetto di inscindibilità tra beni culturali e territorio. Si è infatti rivelata evidente la necessità della georeferenziazione del bene sul territorio, per individuare immediatamente la sua collocazione attuale e quindi la sua reperibilità, per ricostituire le relazioni col tessuto culturale e le diverse interrelazioni e per ricostituire, attraverso la provenienza, le collezioni disperse o gli arredi originari di alcuni edifici. A supporto di questa esigenza, importanti sono i riferimenti catastali (mappa, particella) e la carta tecnica regionale. Il sistema di carte sovrapponiteli, inoltre, eseguito sperimentalmente sul centro storico di Aosta, permette un confronto diretto ed immediato nel tempo dell'oggetto di studio e costituisce l'esempio più ricco di relazioni, dove gli oggetti sono contestualizzati al meglio. Non è un caso che il Catalogo si chiami integrato: si tratta infatti di un sistema dove il termine integrato indica la concatenazione, di fatto realizzata, tra i diversi archivi relativi alle diverse tipologie di beni. Come in un sistema di scatole cinesi, il sistema permette, in fase di ricerca, di risalire dalla scheda descrittiva del bene mobile appartenente ad un bene più complesso al complesso stesso a cui appartiene e quindi alla scheda del bene immobile nel quale l'oggetto è collocato, e da quest'ultima all'archivio informatizzato del territorio di competenza. Il sistema inoltre permette di raggruppare i beni e le relative frazioni di territorio in quella estensione logica del concetto di "bene culturale" che è il percorso storico o artistico o paesaggistico, che costituisce tra l'altro una delle basi fondamentali per l'utilizzazione e la fruizione dei beni culturali stessi. II percorso così indicato può anche essere seguito al contrario, partendo dall'itinerario delineato sul territorio per giungere sino alla individuazione dei beni elementari a tale itinerario attinenti.

L'ARCHIVIO BENI MOBILI E L'ARCHIVIO BENI IMMOBILI
Particolare di un affresco nel castello di Fénis.Sono proprio questi archivi il clou del catalogo per quel che concerne la georeferenziazione sul territorio; è qui infatti che ogni oggetto, opera d'arte o edificio, viene riferito alla particella catastale. Il bene architettonico inoltre viene considerato come "contenitore" del bene mobile o come "supporto" nel caso di affreschi. Si crea quindi un ricco campo di relazioni tra i due archivi. Il legame continuo con il territorio inoltre ha il vantaggio di inserire costantemente ogni bene nel proprio contesto e, come già detto sopra, anche quello di permettere una facile reperibilità dell'oggetto mobile, seguendone gli eventuali spostamenti e ricostituendone le serie e le collezioni disperse. L'unità fondamentale degli archivi è l'Anagrafe, che contiene gli identificatori di ogni bene culturale nell'archivio; la scheda ad essa collegata è divisa a sua volta in quattro settori che sono rispettivamente la descrizione, la conservazione, la tutela e la documentazione. In concreto, dunque, se si sceglie un determinato bene, la scheda sarà in grado di dare la sua ubicazione (comune, mappa, frazione, indirizzo), la funzione, la specifica di funzione e la tipologia (es. funzione religiosa, specifica cristiana, tipologia chiesa), le sequenze cronologiche che presentano l'evoluzione nel tempo del bene dalla fase d'impianto ai restauri seguenti, con date, quando possibile, precise e la relativa fonte bibliografica. Quando su di un bene immmobile compare a video una piccola icona a forma di calice, significa che all'interno del bene ci sarà almeno un oggetto d'arte schedato. Dell'oggetto a sua volta si potrà visionare la scheda che fornirà dati sulla tipologia (dove la descrizione sarà esaustiva con informazioni sul materiale, sulle misure, sulla natura dell'opera d'arte), sulla funzione, sulla provenienza. Si potranno poi avere informazioni sull'autore (in tal caso si viene rimandati all'archivio apposito che contiene dati su 1300 autori, più noti e meno noti - grazie agli archivi parrocchiali, è possibile avere dati sui contratti e le commesse) nonché all'analisi stilistica. Per quanto riguarda invece un utilizzo di tipo professionale, è prevista la possibilità di accedere al rilievo del bene, con tutti i prospetti che sono "plottabili" ossia stampabili in dimensioni diverse e in un numero di copie infinite.

UNA SCOMMESSA PER IL FUTURO
Sezione della particella catastale di Sant'Orso (elaborazione Valbeni).Tutto quanto descritto finora non è che una parte di quello che il catalogo dovrà essere o potrà essere. Sono stati infatti censiti in prevalenza beni mobili e immobili che non esistevano negli archivi cartacei della Soprintendenza, per un totale di 2000 beni immmobili e 6000 oggetti d'arte. Si sta attualmente provvedendo a fondere nel nuovo catalogo il materiale dell'archivio Soprintendenza, in modo da unificare in un'unica base dati tutto ciò di cui attualmente si dispone. Ma prima di procedere al completamento del catalogo occorrerà denifire bene le finalità e a seconda della destinazione d'uso si deciderà cosa inserire ancora.

 

TRESOR DES CHARTES
Una piccola perla nel mondo informatico valdostano. Non si esagera nel definire in questi termini lo specifico Software, realizzato dalla società Valbeni di Aosta, destinato a collegare gli inventari comunali al catalogo regionale, che si chiama "Trésor des Charles". Il nome vuole sottolineare l'importanza che in Francia si dava agli archivi, considerandoli oggetti preziosi. L'applicativo è stato realizzato su piattaforma Windows, con software di sviluppo Access 2.0 per il riordino, l'inventariazione e la gestione informatica degli archivi e attualmente è in fase di
sperimentazione presso gli archivi di alcuni comuni della Valle d'Aosta. Esso si prefigge di seguire l'archivista in tutte le sue fasi di lavoro, dalla prima schedatura del materiale documentario al suo definitivo ordinamento, fino alla redazione dell'inventario. Permette di impostare qualsiasi struttura, anche complessa, di un archivio di antico regime, ottocentesco e novecentesco, modificando eventualmente nel corso del lavoro i livelli di appartenenza delle unità archivistiche (sezione, serie, sottoserie, categoria, classe, ecc. ) già inserite e operando automaticamente dei riordini logici delle unità secondo la nuova struttura. Trésor des Chartes consente inoltre la gestione dell'archivio storico una volta ultimata la fase di riordino, in quanto permette di:
- visionare (ed eventualmente stampare) la struttura generale dell'archivio;
- navigare all'interno dell'inventario, effettuando ricerche a vari livelli (per parole chiave contenute nei titoli, cronologiche, per livelli di appartenenza delle singole unità archivistiche-sezione, serie, sottoserie, categoria, classe, ecc. - per numero d'inventario);
- stampare l'inventario o parti di esso.


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IL CENTRO STORICO DI AOSTA
Lo studio compiuto sul Centro storico dì Aosta è probabilmente l'esempio più ricco di relazioni. Il criterio di relazione degli oggetti nel tempo è rappresentato dalla cartografia storica. Questo perché i singoli oggetti perderebbero dì significato se non fossero contestualizzati; tale contestualizzazìone è ottenuta attraverso la georeferenziazione che permette di trasferire il bene sulle cartografie storiche con i seguenti tematismi storici:
- Catasto Vigente (aggiornamenti disponibili al 1985);
- Catasto d'Origine dello Stato (legge 1 marzo 1886; mappa della fine del secolo XIX);
- Catasto Sardo (1786), restituzione cartografica dei registri descrittivi del Bourg e della Cité, le due entità della città di Aosta tra loro delimitate dal canale irriguo e che quindi risultavano descritte in due registri. Le mappe sono ricostruite, rappresentano cioè una base cartografica ipotetica (sì potrà anche notare la Cappellina di Notre Darne de la Pitie, non più esistente, nei pressi della Chiesa di San Lorenzo); tuttavia, convertendo le tese quadrate in metri quadrati, si ha un sufficiente riscontro. Il catasto sardo era strutturato in "Livre des numéros suivis" e "Livre alphabétique". Questo catasto, insieme a quello del 1886, è corredato di dati fiscali sui proprietari e della destinazione d'uso delle particelle catastali;
- Pianta di Aosta romana, non completa (sulla carta attuale è stata messa la maglia delle "insulae"); le identificazioni sono possibili mediante tre colori: in nero sono evidenziate le mura, il decumano, le insule, l'Arco d'Augusto e il Ponte; in rosso è evidenziata la poligonale che aggancia al catasto attuale; in blu l'indice degli scavi archeologici effettuati dalla Soprintendenza negli ultimi 10 anni. Sono inoltre consumabili le seguenti carte tematiche:
- Carta di J. B. De Tillier,del 1730, importante per la identificazione delle aree edificate e quelle a destinazione agricola, non sovrapponitele alle altre in quanto contenente alcuni errori (vie di dimensioni sproporzionate e alcuni metri in meno verso le mura a Ovest);
- Carta napoleonica, del 1802, conservata presso l'Ufficio Cartografico di Torino, nella quale, seguendo criteri sufficientemente scientifici, sono ben differenziati i vergers, mentre gli edifici presentante un'unica campitura;
- Piano regolatore della città di Aosta redatto nel 1827, il cui progetto era quello di eliminare completamente il tessuto medievale, secondo un'ottica di modifica ispirata ai canoni neoclassici, fortunatamente mai attuato;
- Pianta della Città di Aosta in scala 1:3000, senza data, ma presumibilmente del primo '900 in quanto non c'è ancora l'edificio industriale della Cogne ma è già presente la ferrovia (del 1911 la prima, del 1886 la seconda); anche questa carta presenta un errore: è invertito l'orientamento del Teatro Romano;
- Veduta aerea di Aosta nel 1992.


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I PERCORSI STORICI
Come disse Viglino Davico M, in un articolo sulla Revue Valdótaine d'Histoire Naturelle n. 42 del 1988, "...l'accezione di bene culturale presa in considerazione è quasi sempre molto riduttiva. Ci si limita per Io più al singolo oggetto architettonico e quasi sempre al manufatto emergente ed eccezionale". Testimonianze del passato infatti non sono solo le vestigia romane, i castelli, le fortezze e le opere d'arte, espressioni grandiose ma evidentemente riconducìbìli solo a una parte della società storica, ma anche quelle espressioni che ci conducono alla parte di società più umile e spesso dimenticata dalla storia, espressioni come le abitazioni rurali, gli alpeggi, gli edifici ad uso comunitario, i terrazzamenti ricavati su ripidi pendii, i canali costruiti nel Medioevo e utilizzati per l'irrigazione dei campi e le antiche strade, oggi spesso inutilizzate ma un tempo elementi essenziali per la sopravvivenza di una comunità. Ecco dunque che la strada diviene protagonista sia della storia ufficiale sia di quella minore; costituisce un enorme patrimonio culturale che nel nostro paese conta mìgliaia di chilometri di sentieri, mulattiere, strade dove transitarono nei secoli eserciti, cortei di nobili e imperatori, pellegrini, pastori, carovane di mercanti, messaggeri postali, viandanti.
Lo studio, il rilevamento e iì recupero delle vie di comunicazione assumono dunque particolare importanza soprattutto se tali vie vengono considerate nel loro ruolo di slancio nella costruzione del territorio e del paesaggio, nello sviluppo economico delle regioni, negli scambi sia materiali sia culturali che esse facevano scaturire. Queste forme di relazione fisica fanno sì che la strada diventi una sorta dì museo del territorio, un filo conduttore che unisce episodi culturali maggiori e minori, un cordone lungo il cui tracciato si dispongono non soltanto manufatti e opere d'arte come ponti, selciati, gallerie ma anche tutte quelle strutture di supporto - ospizi, chiese, edicole votive, osterie, fortificazioni -servite nei secoli a sviluppare i traffici. Parlare di vie dì comunicazione dunque è cosa assai complessa, proprio per la loro vulnerabilità, per le alterazioni subite nel tempo e per la difficoltà di reperire documenti certi e attendibili. La strada è portatrice e testimone degli elementi che distinguono una società dall'altra, assumendo di volta in volta aspetti differenti a seconda del contesto storico in cui è inserita. Lo studio e l'analisi di ogni itinerario può così svelare diversi aspetti del fenomeno storico studiato, così come ognuno di essi permette di capire molte situazioni di localizzazione degli insediamenti e di reciproci legami che, allo stato attuale, paiono assolutamente casuali e di cogliere le relazioni tra nuclei abitati oggi apparentemente isolati e costruzioni sparse quali mulini, cappelle, forni. Molteplici sono i motivi che hanno determinato le variazioni dei percorsi storici nel tempo: "Se talune scelte sono state operate od imposte dall'ambiente, dalla forma del territorio e dalla disponibilità di materiali necessari alla sussistenza e allo sviluppo di un gruppo, altre, invece, sono dipese dal momento storico, da una strategia militare o economica, da decisioni comunitarie, dalle culture locali" (da Sistema viario e Comunità rurale in Valle d'Aosta, di M. Forcelìini, S. Milani, P. Pétey, P. Scoffone, Priuli & Verlucca editore, Ivrea 1992).
Alla luce dì tutto ciò, dunque, non si può esitare a definire il percorso storico quale vero e proprio bene culturale e come tale dunque va censito, schedato, catalogato, tutelato e, se il caso, restaurato. Il Catalogo si muove in questo senso, costituendo anche per i percorsi un importante strumento di lavoro.


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LA STRUTTURA DEL CATALOGO
- ARCHIVIO CARTOGRAFICO
comprende la cartografia catastale digitalizzata della Valle d'Aosta e la carta tecnica
regionale rasterizzata;
- ARCHIVIO DEI BENI MOBILI
collega alla cartografia catastale della Valle d'Aosta i dati alfanumerici relativi ai beni che secondo le norme dell'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) vengono schedati come OA, RA, D, N, E;
- ARCHIVIO DEI BENI IMMOBILI
collega alla cartografia catastale della Valle i dati alfanumerici relativi ai beni che secondo
le norme dell'ICCD vengono schedati come A, MA, SA5;
- ARCHIVIO DELL'ARCHITETTURA RURALE
collega alla cartografia catastale della Vaile i dati alfanumerici relativi ai beni considerati di
"architettura minore" - costituisce sottoarchivio del precedente;
- ARCHIVIO DELLE NOTIZIE STORICHE
si tratta di un archivio, realizzato a carattere sperimentale sul centro storico di Aosta, creato con l'obiettivo di georeferenziare le informazioni storiche desunte da bibliografia e fonti d'archivio di diverso tipo e di coilegarle alla cartografia; . o THESAURO AUTORI
è comune agii archìvi Beni Mobili, Beni Immobiii e Centro Storico e raccoglie le notizie relative agli autori di opere (oggetti d'arte, architetture, manufatti, ecc. che vengono schedati);
- THESAURO BIBLIOGRAFICO
è comune agli archivi Beni Mobili, Beni Immobili e Centro Storico ed elenca tutti i testi
utilizzati in bibliografia specifica e di confronti nelle diverse schede;
- ARCHIVIO IMMAGINI
è comune agli archivi Beni Mobili, Beni Immobili e Centro Storico e raccoglie tutta la documentazione iconografica relativa ai beni schedati, comprese le schede di restauro. Tutte le immagini sono state acquisite tramite una scansione dei supporti con una risoluzione massima di 150 dpi con scanner a 16.7 milioni di colori ed in formato BMP;
- ARCHIVIO DEI PERCORSI STORICI
indica sulla cartografia catastale e sulla carta tecnica il tracciato dei percorsi storici e le
notìzie riguardanti il percorso stesso e le emergenze relative.
 

   
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