AMBIENTE
Impianti di riscaldamento e soprattutto traffico automobilistico rappresentano le principali fonti di inquinamento dell'aria nel capoluogo regionale.
LA QUALITA' DELL'ARIA IN AOSTA
di Giovanni Agnesod
La stazione di monitoraggio di Piazza Chanoux.Con marzo 1997 si conclude il terzo inverno consecutivo di monitoraggio in continuo della concentrazione di inquinanti nell'aria in Aosta. E' l'occasione per tracciare un quadro della qualità dell'aria di questa città, capoluogo di una regione che, ovunque, è sinonimo di montagna, con tutto quanto questa parola implica e evoca, aria pura ai primi posti. Non è il contesto alpino, va detto subito chiaramente, a sollevare dai problemi dell'inquinamento atmosferico. E' vero che i dislivelli di migliaia di metri a ridosso della città e la diversa esposizione dei versanti, elementi così caratteristici e originali nella loro integrazione nel paesaggio cittadino, favoriscono, con il gioco delle brezze, il movimento delle masse d'aria, e quindi il trasporto a distanza dei fumi e delle sostanze nocive emesse, ma questo fatto, se riduce localmente le concentrazioni di inquinanti, li diffonde su aree circostanti più vaste, di grandissimo pregio ambientale e meritevoli di particolare attenzione nella salvaguardia del loro valore-integrità. In altre situazioni meteorologiche, è proprio la configurazione a conca circondata da montagne del territorio su cui sorge Aosta a favorire l'accumulo e l'aumento di concentrazione degli inquinanti. Questo succede soprattutto nel pieno della stagione invernale, da metà novembre alla fine di gennaio, quando, in situazione di tempo bello e stabile, si formano al suolo strati d'aria fredda e densa, che funzionano da camera di raccolta e accumulo dì tutto quanto viene immesso in atmosfera a livello della città. E in effetti, anche i veli orizzontali di vapore e polveri sospese ristagnanti a poche centinaia di metri da terra costituiscono uno spettacolo caratteristico e abituale nelle giornate invernali soleggiate. Il privilegio, non in senso retorico, ma di ben concrete risorse ambientali, di sorgere al cuore di una regione alpina impone dunque, se mai, particolari cautele nel controllo delle emissioni inquinanti.
Queste particolari cautele, nei fatti, ci sono? In altre parole, Aosta, in questi ultimi due decenni di progressiva penetrazione a livello di coscienza collettiva della salvaguardia dell'ambiente come problema, ha sviluppato una propria tradizione originale di attenzione all'ambiente, per quanto riguarda l'inquinamento atmosferico? La salvaguardia, e - perché no - il miglioramento della qualità dell'aria si sono affermati come valori orientativi di scelte, capaci di promuovere pratiche di limitazione delle emissioni in atmosfera? Fino agli ultimissimi anni, sembrerebbe di no. Al contrario, agli inizi degli anni '90 Aosta appare come una città problematica dal punto di vista dell'inquinamento dell'aria, con alcuni elementi di ritardo rispetto alla situazione generale.

IL PROBLEMA DEGLI IMPIANTI DI RISCALDAMENTO
Inversione termica sulla piana di Aosta.Già nel lontano 1966 la Legge 615 ("Provvedimenti contro l'inquinamento atmosferico") sottoponeva a restrizioni su parte del territorio nazionale l'uso per riscaldamento di olio combustibile fluido, la popolare nafta, combustibile ad elevato tenore di zolfo e quindi responsabile dell'immissione in atmosfera della maggior parte di biossido di zolfo, oltre che di ingenti quantità di polveri nere, residui di combustione incompleta. In Aosta, che non rientrava nelle zone suddette, l'olio combustibile fluido non era soggetto a restrizioni. In più, era venduto in regime di sgravio fiscale, dunque a condizioni economiche molto vantaggiose. Per questo motivo Aosta era diventata negli anni una isola-rifugio della nafta, con numerose conversioni di impianti di riscaldamento da combustibili meno inquinanti alla nafta, ed effetti molto negativi per l'inquinamento atmosferico. Ricordiamo anche l'indisponibilità per il riscaldamento domestico, fino ad anni molto recenti, del metano, combustibile ad emissione di biossido di zolfo praticamente nulla, e assai migliore anche dal punto di vista dell'immissione in atmosfera di polveri fini incombuste.
Durante il semestre invernale ottobre 1994 - marzo 1995, il primo per cui esista una serie completa di dati rilevati dalla stazione di monitoraggio di Piazza Plouves, la concentrazione di biossido di zolfo ha superato in Aosta per 14 volte il Livello di Attenzione di 125 mg/m3. Nello stesso semestre, a Milano nelle 5 stazioni dell'area urbana questo livello è stato superato 3 volte soltanto. A Sion, capitale del Cantone svizzero del Vallese, città situata in condizioni paragonabili a quelle di Aosta, ancorché più piccola, nel medesimo periodo le medie giornaliere di SO2 non hanno mai superato 20 mg/m3. A partire dal 1996 l'olio combustile fluido ad elevato tenore di zolfo non può più essere utilizzato, per effetto di un provvedimento legislativo nazionale che fissa nello 0,3 % il tenore massimo di zolfo, e, per quanto riguarda il Comune di Aosta, di una Delibera di Consiglio Regionale che fissa un limite alle concentrazioni di SO2 nelle emissioni a camino incompatibili con i vecchi carburanti al 2 - 3 % di zolfo (la cosiddetta operazione "Camini puliti") - Gli effetti sulla presenza in atmosfera di biossido di zolfo sono stati evidenti: da una concentrazione media sul semestre invernale 1994 -'95 di 57 mg/m3 si è passati, nel semestre appena concluso ad una media di 30 mg/m3. La concentrazione di SO2 si è dunque dimezzata nel giro di 2 anni. Questo risultato, in sé molto positivo, può farci concludere che l'inquinamento da riscaldamento è un problema superato? No. Lo stesso provvedimento nazionale che limita il tenore di zolfo nei combustibili lascia implicitamente aperte le porte a combustibili inquinanti per altri versi. La vecchia nafta, ora desolforata e portata al tenore di zolfo del gasolio, può essere oggi commercializzata su tutto il territorio nazionale, con conseguente potenziale incremento delle dannose emissioni di polvere da residui di combustione incompleta. Questo fatto è particolarmente preoccupante per Aosta, dove la polverosità, favorita dal clima secco, e dovuta anche a risospensione di materiali inerti dalle estese superfici scoperte di cantieri in città e fuori, rappresenta una ben nota e poco gradita presenza. Se dunque la battaglia contro il biossido di zolfo è quasi vinta, entra invece nel vivo quella contro le polveri, e in particolare contro le polveri "nere" e fini da residui di combustione incompleta, le più dannose per la salute.

IL PROBLEMA DEL TRAFFICO
I1 problema della polverosità ambientale introduce all'altro nodo da affrontare in tema di inquinamento: quello del traffico, che dell'immissione in atmosfera di particolato fine è, in parte, responsabile. Anche da questo punto di vista Aosta è una città particolare: Presenta (dati ISTAT) uno dei più alti rapporti autovetture/abitanti d'Italia. In più, date le sue spiccate caratteristiche di capitale, attira giornalmente da tutta la regione intensi flussi di traffico. Infine, anche a causa del basso costo del carburante, venduto ai residenti in regime di sgravio fiscale, è una città dove è oggi molto diffusa l'abitudine a muoversi in auto, anche per brevi percorsi. La conseguenza è un potenziale problema di inquinamento da gas di scarico, soprattutto nelle zone più trafficate della città, che trova riscontro in concentrazioni di biossido d'azoto e monossido di carbonio non elevatissime in termini assoluti, ma in tendenziale aumento. Si passa infatti, per il biossido d'azoto, da un valore medio invernale 1994 - '95 di 56 mg/m3 ai 75 mg/m3 dello stesso periodo 1996 - '97. Per il monossido di carbonio, emesso dai motori a benzina soprattutto in condizioni di traffico rallentato, si passa dalla media di 3,0 mg/m3 del semestre 1994 - '95 ai 3,7 mg/m3 del semestre invernale appena concluso. A titolo di confronto, le concentrazioni di biossido d'azoto del periodo 1994 -'95 sono all'incirca la metà di quelle rilevate a Milano, e circa una volta e mezzo quelle misurate a Sion, nello stesso periodo.
Le iniziative intraprese in questo campo dall'Amministrazione regionale, direttamente rivolte alla riduzione delle emissioni inquinanti (controllo dell'efficienza di funzionamento dei motori - operazione "Bollino Blu") vanno sicuramente nella giusta direzione, ma non possono da sole risolvere il problema. Le politiche di incentivazione dei mezzi pubblici trovano tempi lunghi di spostamento di abitudini acquisite. Il traffico tende ad emergere, in questi ultimi anni, come la sfida maggiore per la riduzione dell'inquinamento atmosferico. Essa forse, più di altre, richiederà mutamenti profondi nel modo quotidiano di vivere.

   
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