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    Rapporto annuale 2004
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  Dipartimento agricoltura

Il sistema agricoltura

L’attività del Dipartimento agricoltura nel corso del 2004 ha sostanzialmente rispettato quanto previsto dal programma di legislatura, tenendo conto ugualmente di quanto concordato con le organizzazioni agricole nei lavori della Table de concertation. I vincoli e i tempi comunitari hanno condizionato il varo di alcuni provvedimenti, come nel caso del progetto “Fontina qualità” e dell’adeguamento dell’indennità compensativa, mentre l’applicazione del regolamento comunitario n. 1 del 2004, che ha semplificato alcuni meccanismi di notifica alla Commissione, ha permesso di accelerare l’iter di approvazione della revisione degli aiuti per i giovani agricoltori.
Nel complesso si è tenuto fede al calendario di attività concordato a fine 2003 come dettagliato nella relazione sull’attività svolta. Il Sistema azienda agricola ha perfezionato la sua attività di monitoraggio e gestione degli aiuti finanziari concessi alle aziende. Questo ha permesso anche di facilitare l’approvazione della procedura per la concessione di aiuti agli agricoltori colpiti da calamità naturale: si sono così sbloccati i pagamenti per la grandine e le viti gelate del 2001 e 2002, ma soprattutto quelli per la siccità del 2003, per la quale sono stati riconosciuti danni da minore produzione di fieno a 2.417 aziende per un ammontare complessivo di 1.284.000 euro.
La maggior parte della produzione lorda vendibile continua a venire dai 1270 allevatori che producono latte per Fontina: la modifica al disciplinare e la soluzione al problema della Centrale laitière sono i punti forti dell’impegno nel settore lattiero caseario. Particolarmente attivo si è dimostrato anche il settore ovi-caprino che contribuisce a differenziare l’offerta di prodotti lattiero-caseari. Molto si è investito d’altronde per far decollare il programma per la valorizzazione della carne, nell’obiettivo di sviluppare anche altri settori dell’allevamento.
Nel settore vitivinicolo è da segnalare la nuova legge sul Cervim e i lavori per la modifica al disciplinare della Doc per i vini. Nel campo frutticolo, in attesa del riconoscimento della Dop alle nostre mele, è stata intensificata l’azione per il risanamento dei meli dai fitoplasmi.
Particolarmente attivi sono stati i Consorzi di miglioramento fondiario che hanno risposto agli incentivi offerti dal Piano di sviluppo rurale per gli interventi di miglioramento delle infrastrutture connesse all’agricoltura presentando numerosi progetti, tanto da rendere necessaria la stesura di una graduatoria. La graduatoria, elaborata tenuto conto della validità agronomica dell’intervento proposto e del grado di efficienza dimostrata dai Consorzi, assicura il controllo della spesa e una ripartizione degli interventi sull’intero territorio regionale.

L’attività

Nel corso dell’estate 2004, gli Uffici del sistema azienda agricola, dell’indennità compensativa e delle misure agroambientali – indicati tradizionalmente come uffici del “verde agricolo” – si sono trasferiti dalla sede di Quart a quella di Saint-Christophe, sede centrale dell’Assessorato.
L’operazione, penultimo atto del disegno generale di concentrare tutti gli uffici del Dipartimento in una sede unica, è sentita dagli agricoltori come un’esigenza: alla crescente complessità della burocrazia deve almeno rispondere una semplificazione all’accesso alle informazioni e al disbrigo delle pratiche.
Per rispondere ancora meglio a questa esigenza, i nuovi spazi nel complesso delle “Torri” sono stati organizzati in modo da offrire agli agricoltori uno sportello in cui trovare tutti i servizi che riguardano la singola azienda agricola. Oltre alle pratiche del “verde agricolo” al bancone del “front-office”, si possono disbrigare le carte relative agli attrezzi agricoli, all’Uma e all’accorpamento fondiario (trasferimento di proprietà e acquisto terreni). In prospettiva, questo servizio alle aziende dovrà concentrare anche le pratiche riguardanti la zootecnia: denunce, quote latte, passaporti, contributi.
Parte di questi servizi stanno per essere messi a disposizione delle associazioni agricole e dei singoli agricoltori tramite internet, come già avviene per i caseifici per le analisi del latte. Attraverso le pratiche burocratiche sopra riassunte – più di 16.000 all’anno, cioè circa 80 al giorno, in media – passano finanziamenti e aiuti per diciotto milioni di euro.
La concentrazione degli uffici e delle procedure non risponde, quindi, alle sole esigenze dell’utenza agricola, ma alla precisa necessità di razionalizzare l’organizzazione amministrativa.

Migliorare la consapevolezza degli agricoltori
L’Ufficio sistema azienda agricola ha, nel corso del 2004, consegnato a tutti gli agricoltori la situazione cartografica della propria azienda: punto di arrivo di un complesso lavoro informatico di connessione tra diversi dati e informazioni (catastali, agronomici, foto-cartografici…). Il fascicolo prodotto è utile guida per una corretta compilazione delle pratiche legate alla gestione delle superfici agricole e un mezzo importante per ridurre gli errori derivanti dall’enorme numero di riferimenti catastali.
I meccanismi di controllo, e quelli conseguenti delle sanzioni, saranno sempre più puntuali. Evitare gli errori diventa quindi importante. Importante è anche aumentare la consapevolezza degli agricoltori: alla compilazione precisa delle “carte” deve essere concessa la stessa attenzione che viene accordata allo sfalcio dei prati o al parto delle manze. Uno sforzo aggiuntivo da parte dell’Amministrazione in questo senso è peraltro contenuto nel programma di governo. Il lavoro svolto dall’Ufficio azienda agricola serve anche per l’adeguamento dei Piani regolatori dei Comuni al Piano territoriale paesistico. Per la prima volta, infatti, almeno in modo esplicito, i Comuni sono chiamati a disegnare il loro territorio non solo dal punto di vista infrastrutturale, edificatorio o vincolistico, ma in una prospettiva complessiva di sviluppo, agricoltura compresa.
I professionisti incaricati dai Comuni potranno, per progettare i piani regolatori, contare sulla base dati dell’Assessorato e dovranno, come richiesto nella riunione tra l’Assessore e gli Enti locali, restituire i dati elaborati con l’indicazione dell’utilizzazione agricola del territorio e del recupero delle aree attualmente abbandonate. Conoscendo gli indirizzi degli Enti locali sarà possibile programmare meglio gli interventi regionali a favore dei singoli agricoltori e, soprattutto, dei Consorzi di miglioramento fondiario.

Fare i conti con la legislazione europea
È tuttavia abbastanza difficile ottenere in modo soddisfacente gli elementi necessari per definire la programmazione del medio periodo. Oltre alle attese degli Enti locali, appena rilevate, alle dinamiche del mercato, sempre meno prevedibili, alle necessità degli imprenditori agricoli e alle esigenze degli operatori a tempo parziale, è necessario fare i conti con la legislazione europea che risulta essere sempre più invadente e abbondante.
Le pagine della Gazzetta ufficiale dell’Unione europea dedicate all’agricoltura sono ormai migliaia nell’arco dell’anno e si occupano spesso degli ultimi, e poco significativi, dettagli.
In compenso l’Unione ha preso la lodevole iniziativa di anticipare i testi dei regolamenti e delle direttive e di sottoporli all’attenzione preventiva degli Stati membri.
Il primo regolamento comunitario pubblicato nel 2004, e che porta quindi il numero “1/04”, riguarda l’agricoltura e più precisamente la semplificazione delle procedure di notifica per alcuni
provvedimenti. Di questa semplificazione abbiamo approfittato subito come nel caso dell’adeguamento dei contributi ai giovani agricoltori.
Più complicata e non ancora totalmente definita è l’applicazione del regolamento (1782/03) che definisce le nuove regole per la Politica agricola comune, nota come Pac.
Per la Valle d’Aosta sono interessanti le misure relative alla zootecnia: vacche nutrici, premio per l’abbattimento, bovini maschi...; le ben più importanti misure relative ai seminativi non
hanno, infatti, rilevanza per la nostra realtà.
Lo Stato membro Italia si è espresso per l’opzione nota come “disaccoppiamento”; questo significa che sono stati cristallizzati i diritti acquisiti negli ultimi anni, indipendentemente dalla reale
coltivazione.
Venendo al regolamento n. 1783/03 relativo alle modifiche di medio periodo per i Piani di sviluppo rurale, riferiamo come alcune misure siano state prontamente attivate mentre altre, di nuova concezione, siano in fase di elaborazione. In particolare il sostegno alla razza bovina castana e l’adeguamento dei contributi per i giovani agricoltori sono state recepite e rese attive con delibere della Giunta regionale. Altre misure previste dal suddetto regolamento sono abbastanza nuove e richiedono di essere progettate, discusse e approvate dalla Commissione europea: così per le misure a favore del benessere animale o quelle per la consulenza aziendale.

Un confronto in evoluzione
Il contesto europeo ci obbliga al confronto con tutti gli altri agricoltori degli Stati aderenti all’Unione.
Possiamo difendere le nostre particolarità dovute al clima, all’orografia, alla tradizione, ma dobbiamo anche fare i conti con chi, nella grande Europa, è più bravo di noi, con chi, a parità di condizioni difficili, riesce a essere più competitivo, a essere più ordinato e convincente nella gestione del paesaggio, più efficiente nel gestire i processi aziendali.
Questo confronto, che coniuga entità degli aiuti con capacità di gestione aziendale, sarà decisivo nella prossima programmazione dei Piani di sviluppo rurale 2007-2013.
Su tale orizzonte temporale di programmazione, i tecnici del Dipartimento agricoltura hanno iniziato a lavorare.
Due sono tuttavia le condizioni per poter essere convincenti a livello europeo, a supporto dell’impegno dei funzionari regionali: la capacità di fare sistema con le altre realtà alpine e la consapevolezza degli attori locali, dalle organizzazioni agricole fino al singolo agricoltore part-time.
Una collaborazione tra le Regioni alpine è in fase di avanzata realizzazione, mentre della crescita di consapevolezza da parte degli agricoltori della partita in gioco verrà interessata la Table de concertation agricole.

“Condizionalità”: coniugare i bisogni dell’agricoltura e le esigenze della comunità
Un nuovo vocabolo si è, infatti, imposto all’attenzione del mondo agricolo; nuovo come vocabolo, certo non nuovo come contenuto. Il nuovo sostantivo è “condizionalità”; brutto finché si vuole, ma molto efficace: “la società civile è disposta a riconoscere, a trasferire soldi agli agricoltori, oltre il loro reddito da lavoro, a condizione che gli animali siano trattati bene, le pratiche agricole non inquinino l’ambiente, i lavori agricoli coltivino con gusto il paesaggio, producano alimenti salubri…”.
Il primo gennaio 2005 entrerà in vigore la riforma della Pac – consolidamento dei diritti acquisiti e controllo della condizionalità –; entro metà dello stesso anno dovrà essere definito il nuovo regolamento per lo Sviluppo rurale che darà le regole a partire dal 2007. Il lavoro che attende l’Amministrazione regionale in tale programmazione non è inferiore a quello che spetta alle organizzazioni agricole e ai singoli agricoltori.

Il comparto zootecnico
Il comparto zootecnico resta di gran lunga il più importante dell’agricoltura valdostana e dunque ad esso è dedicato il massimo di attenzione.
I programmi di miglioramento zootecnico, la selezione genetica, la fecondazione artificiale e i concorsi del bestiame sono da tempo affidati alle organizzazioni degli allevatori – Association régionale des éleveurs valdôtains (Arev) e Associazione nazionale di razza (Anaborava) – e continuano a produrre effetti positivi, puntualmente documentati dalle rispettive relazioni annuali. I trend genetici elaborati dall’Università di Padova e i riscontri dell’attività dei controlli funzionali pubblicati dal Ministero all’Agricoltura danno conto dei progressi, costanti e cumulativi, di questa attività. L’assistenza tecnica alle aziende e i piani sanitari (Tbc, brucellosi, leucosi, matite, Ibr) completano in modo significativo l’impegno dell’Amministrazione nel settore dell’allevamento.

I prodotti dell’allevamento
Sul lato della valorizzazione dei prodotti derivati dall’attività dell’allevamento si stanno attuando, tuttavia, gli interventi programmatici più qualificanti. Dopo la recentissima pubblicazione del nuovo disciplinare di produzione della Fontina le azioni si rivolgono, oltre ad una accurata mise en oeuvre delle nuove regole, a potenziare ancora di più il fronte della promozione attraverso la creazione della Confrairie de la Fontina e quello del mercato con la costituzione della consulta dei prezzi. Il progetto per il rilancio e la valorizzazione della Toma di Gressoney, presentato assieme al disciplinare di produzione durante l’evento “Marché au Fort”, ha il vantaggio di essere una proposta degli enti locali della valle del Lys, anzi un’iniziativa dei produttori locali. Nel solco della differenziazione dei prodotti agroalimentari meritano attenzione anche altre iniziative. La carne prodotta dai nostri allevamenti non deve più essere considerata un sottoprodotto rispetto alla produzione casearia, ma deve contribuire in modo sensibile a fare reddito per le aziende. Le prime fasi del programma di valorizzazione della carne prodotta dalla razza bovina valdostana sono operative e nel prossimo futuro si entrerà nel vivo delle azioni previste. Oltre ai segmenti finali della filiera, marchio ed etichettatura, ci si occupa di quelli iniziali, alimentazione benessere animale, attraverso il centro per l’ingrasso dei vitelli in via di realizzazione. Questo centro in grado di ospitare 300 soggetti, a valenza sperimentale e dimostrativa, sarà gestito direttamente dall’associazione degli allevatori.

Gli altri settori
All’importanza del settore zootecnico fa da contrappunto l’interesse degli altri settori. L’agriturismo con il complemento dell’ospitalità rurale e l’apicoltura dispongono di nuovi testi legislativi che potranno a breve iniziare l’iter consigliare e si sta lavorando alla predisposizione della legge sulle piante officinali.
Anche il settore della frutticoltura che conosce, dopo anni di difficoltà, una ripresa potrà contare sulle misure del Psr e sulle nuove azioni che sono l’ottenimento della Dop per la mela e il piano di rilancio della coltura del noce, sia da frutto che da legno, e di quella della tradizionale varietà di pero “Martin sec”. Nel campo delle infrastrutture, mentre si può affermare che quelle destinate alla trasformazione dei prodotti – caseifici, cantine sociali, ecc. – soddisfano in modo significativo le esigenze attuali, per quelle legate ai miglioramenti fondiari molto resta da fare, soprattutto nell’ambito del riordino fondiario e degli impianti di irrigazione. Di qui l’impegno a mettere a disposizione le risorse finanziarie necessarie in un’ottica di programmazione e a cercare quelle soluzione tecnologiche e normative utili a raggiungere gli obiettivi, in accordo con il Piano regionale delle acque e la politica regionale di governo del territorio.




Iniziativa di eccellenza

Fontina: prodotto della Valle d’Aosta, prodotto europeo, prodotto della montagna

La Gazzetta Ufficiale dell’11 settembre 2004 ha pubblicato il testo della proposta di modifica del disciplinare di produzione della denominazione di origine protetta “Fontina”.
Il nuovo disciplinare, fortemente voluto dall’Assessorato e puntualmente concordato tra produttori, tecnici e amministratori durante un anno di lavori, sostituisce quello emanato dal Ministero dell’Agricoltura nel 1955 e arriva 8 anni dopo l’ottenimento della Dop a livello europeo.
La preoccupazione principale è stata quella di consolidare, senza equivoci, il legame del prodotto Fontina con il territorio da cui ha origine, la Valle d’Aosta: il latte da trasformare deve provenire da mucche appartenenti alla razza bovina valdostana e queste devono essere alimentate con foraggio locale; tutte le operazioni di lavorazione e maturazione fino alla porzionatura e al confezionamento devono avvenire in Valle d’Aosta.
Il nuovo disciplinare, sorta di testo consolidato dei vari regolamenti interni approvati negli anni dal Consorzio di tutela, ribadisce gli “usi locali e costanti” stabiliti nel 1955 e dà regole per l’utilizzo delle nuove tecnologie: in primo luogo l’uso dei fermenti lattici che devono provenire solo dalla ceppoteca dei fermenti autoctoni istituita presso l’Institut Agricole; poi l’adeguamento alle esigenze dei consumatori e del mercato come l’uso di placchette in caseina a garanzia della tracciabilità.
Le forme di Fontina dovranno inoltre essere obbligatoriamente “vestite” da un disco di velina con una grafica stabilita; oltre a potersi fregiare della denominazione di origine protetta sulle forme si potrà leggere “Prodotto della montagna - Produit de la montagne”. Il nuovo testo di disciplinare è attualmente all’esame della Commissione per l’approvazione a livello europeo, mentre il Consorzio produttori e tutela sta redigendo il nuovo piano dei controlli assieme all’Ente di certificazione.
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