Walser
In questi ultimi anni si è concretizzata a Gressoney-La-Trinité la creazione di un percorso di visita di tre strutture, di proprietà comunale: la casa rurale Puròhus, la casa museo Pòtzschhus e la baita di Binò Alpeltè.
ECOMUSEO WALSER
a cura dei rappresentanti dell’Ecomuseo
Le peculiari caratteristiche dell’Alta Valle del Lys in termini di natura, paesaggio, storia, cultura e tradizioni, costituiscono un inestimabile patrimonio, che ha sempre richiamato la comunità ad una costante riflessione sul modo di valorizzarlo. Da tempo si parlava di creare un museo Walser. In questi ultimi anni si è concretizzata a Gressoney-La-Trinité la creazione di un percorso di visita di tre strutture, di proprietà comunale: la casa rurale Puròhus, la casa museo Pòtzschhus, situate entrambi sulla piazza centrale vicino alla Chiesa, e la baita di Binò Alpeltè poco lontano dal capoluogo. Gli allestimenti sono stati curati da un gruppo di volontari locali affiancati dai rappresentanti dei Comuni e delle Associazioni culturali con l’apporto di consulenze tecniche e specialistiche diverse.

Casa rurale Puròhus
Antica dimora datata 1772, che, grazie ai fondi europei di un progetto Interreg, è stata restaurata conservando la sua struttura originaria e destinata a casa-museo nel luglio 2006. Questa casa offre l’autentica atmosfera di una tipica abitazione rurale con il suo “wongade”o stalla-abitazione, con la bella cantina a volta pavimentata in terra battuta e con il fienile soprastante ricco di attrezzi da lavoro insieme a una bella collezione di attrezzi da falegname. Il professore P. Sibilla dell’Università di Torino insieme a V. Porcellana e N. Prinetti hanno coordinato l’allestimento.

Casa museo Pòtzschhus
Un antico stadel ristrutturato e inaugurato nel luglio 2008, dove attualmente ha anche sede al primo piano ”l’Office du Tourisme” abbellito dall’esposizione “I colori nella tradizione” che mostra la storia del costume tradizionale, ammirato da tutti per la sua eleganza , varietà e decori in oro. Al secondo piano è esposta la mostra “Nel Regno delle Altezze”, storia del massiccio del Monte Rosa nei suoi vari aspetti, allestita con la collaborazione di D. Camisasca, P. Giglio, del Laboratorio Neve e Suoli Alpini (LNSA) e di Fondazione Montagna Sicura. Vi si illustrano: l’evoluzione dei ghiacciai nel tempo attraverso un confronto fotografico; la storia della conquista delle cime ed i suoi protagonisti; l’evoluzione della tecnica alpinistica; la storia dei rifugi; la storia e la funzione dei due laboratori scientifici “Istituto Angelo Mosso” e “Regina Margherita”. Un settore è dedicato al “Cristo delle Vette”, la grande statua in bronzo più elevata d’Europa che benedice il massiccio del Monte Rosa da oltre cinquant’anni e che, dopo un accurato restauro voluto dall’Amministrazione Regionale, è stata ricollocata sul ghiacciaio il 6 settembre 2008. Nel piano terra vi sono due esposizioni: una propone una serie di abiti stile ‘800 e inizi ‘900, con la loro storia documentata, appartenuti a famiglie locali e arricchita con accessori e fotografie d’epoca. L’altra permette di entrare nella camera-studio di H. Welf, attivo sostenitore durante tutta la sua vita della valorizzazione e della salvaguardia della cultura Walser. Camera donata dagli eredi e fedelmente ricostruita.

La baita di BinòAlpeltè
Tipica stalla d’alpeggio con annesso il locale per la conservazione e la lavorazione del latte. Questa costruzione, visitabile solo d’estate, è eretta al riparo di un unico masso naturale che funge da tetto (balma). La si raggiunge percorrendo una panoramica passeggiata a mezza costa con descrizione naturalistica, elaborata da parte di LNSA (laboratorio neve suoli alpini) dell’Università di Agraria di Torino. Al ritorno è possibile visitare la storica cappella dei morti (“Tòtòtschappèlo”) restaurata nel 2008, la Chiesa parrocchiale consacrata nel 1702 e il cimitero storico (de frithof) ricco di lapidi e croci che documentano l’uso corrente della lingua tedesca. Dall'alto verso il basso, Purohus; Purohus Potzschhus; costume tradizionale; interno Potzschhus, sezione alpinismo.Inoltre, la consapevolezza di avere ancora molte testimonianze storico culturali presenti sul territorio ha portato le quattro amministrazioni della Comunità Montana Walser a siglare nel 2007 una convenzione per sviluppare in collaborazione un progetto di “ecomuseo a cielo aperto”: un modo per leggere tutto il territorio attraverso una rete di punti di visita, collegati da itinerari territoriali o tematici, che nella prospettiva si propone di comprendere non solo le testimonianze del passato ma anche le realtà produttive e il modo di vivere di oggi. Nel quadro di questa convenzione e per mezzo di un finanziamento ottenuto dall’Assessorato istruzione e cultura nell’ambito di un più ampio progetto di cooperazione transfrontaliera, è stato realizzato negli ultimi anni un primo passo in questa direzione. In ogni Comune si è costituito un gruppo di lavoro locale che, con il supporto delle associazioni culturali, ha iniziato a raccogliere notizie e memorie legate al proprio territorio, raggruppando il materiale in un centro di documentazione comune. Oltre ad alcune realizzazioni locali (una mostra, il recupero di un forno da pane, lo studio di fattibilità per il recupero di un immobile) è stato predisposto del materiale che accompagna i visitatori lungo itinerari già ampiamente noti (il vallone di San Grato a Issime, il percorso dal capoluogo di Gaby a Niel, il sentiero da Tschemenoal a Staffal tra i due Gressoney) offrendo loro, lungo il tracciato, notizie e informazioni sugli aspetti del territorio e del paesaggio, sulle coltivazioni, sulle architetture, sulle leggende, su singoli episodi per entrare “dentro” la cultura locale. È stata particolarmente preziosa a questo fine la collaborazione della Sovrintendenza regionale per i beni culturali, che ha permesso la consultazione e la riproduzione di materiale prodotto nell’ambito del censimento dell’architettura minore. Ma al di là dei risultati, riteniamo che il valore di questa iniziativa risieda proprio nel metodo con cui si lavora: l’importanza dell’incontrarsi, del confrontarsi, del raccogliere le memorie e le testimonianze e insieme riflettere verso cosa stiamo andando, noi, la nostra cultura, il nostro ambiente. Sapere chi siamo e da dove veniamo deve servirci soprattutto a progettare un futuro migliore Gli “Itinerari della cultura” sono disponibili sul sito web della Comunità Montana; a breve saranno collocati in ciascun comune dei chioschi informativi di libera consultazione da cui sarà possibile consultare questo materiale.
   
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