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INDREN: UN LABORATORIO PER LA CRIOSFERA
di UMBERTO MORRA DI CELLA
Collaboratore tecnico professionale esperto presso ARPA VdA - A.O. Cambiamenti climatici.
Vista aerea del Ghiacciaio di Indren in occasione del rilievo dell’ablazione eff ettuato in data 28 settembre 2011. Il massiccio del Monte Rosa, il più esteso di tutte le Alpi, costituisce la cornice settentrionale della Valle di Gressoney, caratterizzando il paesaggio e il territorio della testata valliva con i suoi elementi più significativi quali il ghiaccio e la roccia. In questi ambienti di alta montagna la criosfera, spazio fisico governato dal freddo dove l’acqua si trova allo stato solido, assume un ruolo determinante nel definire il paesaggio, l’assetto del territorio e la sua evoluzione passata e recente.
Ghiacciai, neve e permafrost, elementi per i quali l’esistenza e la dinamica sono strettamente connesse alle condizioni meteo-climatiche (temperature e precipitazioni nevose), risultano essere sensibili ai cambiamenti climatici che si registrano e manifestano a livello globale; possono quindi essere considerati veri e propri indicatori ambientali.
Bilancio di massa specifico e cumulato del ghiacciaio di Indren, periodo 2007/08 - 2010/11.Da alcuni anni l’ARPA Valle d’Aosta, nell’ambito delle proprie attività istituzionali1, ed in collaborazione con altri enti operanti sul territorio regionale, ha avviato un programma di monitoraggio per conoscere e misurare gli effetti del Global change negli ambienti di alta montagna e le relative possibili ripercussioni sul territorio.
I ghiacciai alpini rispondono in modo diretto alle dinamiche di cambiamento globale modificando la propria massa e subendo variazioni delle caratteristiche morfologiche: è noto come dagli ultimi decenni si registri il progressivo arretramento delle fronti glaciali, l’incremento delle zone crepacciate, la formazione di depressioni e di laghi sulla superficie, l’aumento dell’instabilità di seracchi pensili. Monitorare queste variazioni e comprenderne le dinamiche temporali consente da un lato di misurare e documentare l’impatto del riscaldamento climatico e dall’altro di valutare gli effetti sul territorio con particolare attenzione agli elementi di fragilità che contraddistinguono le zone montane. Tali attività sono di particolare interesse anche in relazione alle osservazioni e agli scenari di cambiamento climatico sviluppati dalla comunità scientifica internazionale (IPCC - Intergovernmental Panel of Climate Change, Assessment Report) che indicano per le zone alpine, variazioni maggiori nella temperatura media annua e cambiamenti più significativi nel regime delle precipitazioni rispetto a quanto ipotizzato per le altre parti del pianeta.

Il monitoraggio del bilancio di massa del ghiacciaio di Indren
La vastità, l’articolazione morfologica e la complessità dei principali ghiacciai che fluiscono dal massiccio del Monte Rosa nella Valle di Gressoney (Ghiacciai del Felik, del Lys, Garstelet) li rendono meno idonei ad attività di monitoraggio del bilancio di massa; pertanto per questa attività è stato individuato, come sito adatto, il Ghiacciaio di Indren sul quale, a partire dal 2007, l’ARPA Valle d’Aosta e la Fondazione Montagna Sicura hanno dato avvio alle misure, secondo il metodo glaciologico. Il Ghiacciaio di Indren prende origine dalla Piramide Vincent (4212 m) e dalla Punta Giordani (4044 m), la fronte raggiunge i 3105 m circa in prossimità del lago Indren III, la cui formazione è certamente posteriore al 1999 ed è strettamente connessa all’arretramento del ghiacciaio. Si tratta di un apparato di limitata estensione (0.92 Km2, dato riferito al 2005) con prevalente esposizione sud e pendenza moderata, fatta eccezione nella porzione sommitale del bacino di accumulo. Dal punto di vista morfologico, a fronte di una regolarità generalizzata della superficie, vi è da segnalare un cambio di pendenza significativo del letto roccioso che determina la formazione di un seracco pensile a circa 3800 m di quota e che è all’origine di periodiche valanghe causate dalla caduta di blocchi di ghiaccio sul manto sottostante. Il bilancio di massa è determinato con il metodo glaciologico misurando la differenza fra gli apporti determinati dalle precipitazioni nevose e la perdita di massa per fusione di neve e ghiaccio. Ogni anno si effettuano campagne di misura dell’accumulo (fine maggio-inizio giugno) e dell’ablazione, una intermedia, a fine agosto-inizio settembre, e una finale a fine settembre-inizio ottobre. Gli accumuli nevosi sono determinati misurando a primavera sull’intero ghiacciaio gli spessori del manto nevoso e, in alcuni punti caratteristici, la sua densità, al fine di calcolare su tutta la superficie il contenuto idrico della neve. La fusione estiva, invece, è stimata sulla base di misure puntuali effettuate in corrispondenza di alcune paline in legno (paline ablatometriche) stabilmente infisse in profondità nel ghiaccio e che consentono di misurare, da un anno all’altro l’abbassamento della superficie del ghiacciaio nei diversi settori.la stima della riduzione di massa si effettua misurando lungo le paline infisse nel ghiacciaio il progressivo abbassamento della superficie del ghiacciaio (settembre 2011). Dall’analisi dei dati di monitoraggio raccolti in questi anni è possibile evidenziare una serie con tendenza negativa dell’evoluzione della massa glaciale con un picco di riduzione, dovuta all’effetto congiunto di ridotti accumuli nevosi e intensa fusione estiva, per l’anno idrologico 2010/11. In particolare, l’ultimo anno di monitoraggio mostra un bilancio pari a -0.91 m di acqua equivalente (W.eq. dall’inglese water equivalent), unità di misura che esprime la somma algebrica degli accumuli nevosi con le perdite di massa per fusione di matrici caratterizzate da contenuto d’acqua differente, quali la neve e il ghiaccio. A fronte di accumuli stimati in 0.90 m W. eq., si sono avute infatti perdite complessive pari a -1.81 m W. eq. La fusione misurata sulle due paline ablatometriche installate nella parte inferiore del ghiacciaio (a quota 3320 e 3230 m) indica, per il solo periodo settembre 2010 – settembre 2011, una perdita di spessore del ghiacciaio rispettivamente di 2.54 e 2.73 m.

L’analisi radiometrica delle crioconiti
Le crioconiti sono accumuli di polvere aerodispersa che si deposita sulla superficie dei ghiacciai e sulla soprastante copertura nevosa. Durante il processo di ablazione caratteristico della stagione tardo primaverile – estiva, questa polvere tende ad accumularsi localmente alla superficie del ghiacciaio in caratteristiche vaschette a conca, i cosiddetti “cryoconite holes”. Queste depressioni crioconitiche si formano e si approfondiscono progressivamente in seguito all’aumentato assorbimento di calore dovuto al deposito di polvere, che essendo scuro diminuisce l’albedo, ovvero la capacità della superficie glaciale di riflettere la radiazione solare. La depressione così formata favorisce a sua volta anno dopo anno la raccolta e l’accumulo di sempre nuovo deposito, senza che intervengano processi di rimozione. Questa dinamica porta alla formazione in questi sedimenti di concentrazioni relativamente elevate rispetto ad altre matrici ambientali di radionuclidi (elementi instabili che decadono emettendo energia sotto forma di radiazione). Nel corso degli ultimi anni sono stati effettuati campionamenti su alcuni ghiacciai delle Alpi occidentali, fra cui anche il Ghiacciaio di Indren.fase iniziale di formazione della criocronite sulla superficie del Ghiacciaio di Indren. Il colore scuro è l'elemento che determina il progressivo approfondimento della matrice fine sulla superficie del ghiaccio. Le analisi, attualmente in corso presso il laboratorio di radiometria dell’ARPA Valle d’Aosta, per le quali si rendono necessari tempi di misura piuttosto lunghi per ottenere la massima sensibilità, sono volte a ricercare la presenza di radionuclidi sia artifi ciali sia naturali: Cs 137, Cs 134, Bi 207, Am 241, Sr 90, Pu 238, Pu 239+240, Be 7, Pb 210, in generale imputabili al fall-out conseguente ai disastri nucleari di Chernobyl e Fukushima, nonché ai test termonucleari degli anni sessanta. Tramite l’analisi dei rapporti delle concentrazioni sarà possibile inoltre fornire una datazione del materiale depositato a conferma del fatto che le crioconiti rappresentano un ottimo indicatore ambientale in quanto rappresentative di dinamiche globali e relative ad un orizzonte temporale di svariati anni.
 
Note:
1 Fra i compiti istituzionali dell’Agenzia vi è il monitoraggio degli effetti dei cambiamenti climatici sul territorio (L.R. 41/95, art. 4).
 
   
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