Architettura storica minore

Saint-Denis, loc. Del. Casa a funzioni concentrate. Saint-Denis, loc. Del. Casa a funzioni concentrate.

 

Gli edifici e i manufatti storici dell’architettura minore che possiamo ammirare sul territorio regionale presentano differenti strutture e tipologie. Tale diversità dipende da svariati fattori, tuttavia, in via prioritaria, la tradizione edificatoria locale è caratterizzata dal periodo storico in cui il bene è stato realizzato, dal suo utilizzo, dal rapporto con il territorio (morfologia, esposizione, altitudine, tipi di colture ed estensione agricola) e non secondariamente dalla reperibilità dei materiali utili alla sua realizzazione.

 

Torgnon, loc. Triatel. Nucleo storico. Torgnon, loc. Triatel. Nucleo storico.

 

 

 

Gli alpeggi

Gli alti pascoli montani sono popolati durante il periodo estivo (all’incirca per 100 giorni); le mandrie di bovini vengono ricoverate nelle stalle durante le ore più calde del pomeriggio e la notte.

La parte edificata dell’alpeggio è solitamente costituita da uno o più fabbricati, che assolvono alle funzioni di stalla, casera per la trasformazione del latte in formaggi e abitazione per i pastori.

La dimensione dell’edificio principale del complesso, la stalla, è in stretta relazione con la disponibilità di territorio pascolabile (dalla quantità di erba) e conseguentemente dal carico di bestiame monticabile; sono in uso le definizioni in francoprovenzale di “grande montagne” e “petite montagne” o “montagnette” per definire in modo empirico l’estensione del pascolo estivo d'alta montagna di riferimento.

 

Valtournenche, loc. Cheney. Edifici d'alpeggio. Valtournenche, loc. Cheney. Edifici d'alpeggio.

Morgex, Lago Licony. Pascoli d’altura. Morgex, Lago Licony. Pascoli d’altura.

Ayas, Plan de Verraz. Alpeggio. Ayas, Plan de Verraz. Alpeggio.

 

 

 

I mayens

Sono edifici rurali, ad uso solitamente temporaneo stagionale, collocati in media montagna tra gli alpeggi e le abitazioni permanenti di fondovalle.

Svolgono funzione di campo base intermedio nel periodo tardo primaverile, prima del trasferimento in alta montagna (termine francoprovenzale “inarpa”) e a fine estate, quando si ridiscende a valle (termine francoprovenzale “désarpa”).

Spesso tali fabbricati costituiscono piccoli agglomerati di proprietà di più famiglie che in qualche modo sono tra loro interconnesse e condividono lo sfruttamento dell’alpeggio.

In alcuni periodi storici, correlati a particolari condizioni climatiche o all’aumentata densità demografica, i mayens, per la loro conformazione che racchiude la stalla, l’abitazione e il fienile (condizione minima sufficiente a consentire il sostentamento dell’uomo e degli animali), sono stati sfruttati, in base a citazioni in alcuni scritti antichi, come abitazione permanente.

 

Issime, loc. Gradunérp. Mayen. Issime, loc. Gradunérp. Mayen.

 

 

 

Altri edifici saltuari

La transumanza non avveniva solo in direzione dell’alta montagna nel periodo estivo, ma anche dai villaggi stanziali in quota verso il fondovalle, soprattutto in nverno.

Analogamente, si segnalano spostamenti delle famiglie sul territorio in relazione a particolari momenti connessi al calendario agricolo, quando era necessario intervenire su proprie colture in altre parti della regione.

Significativi sono gli spostamenti degli agricoltori, che avevano la loro dimora principale in quota, verso le zone dei vigneti della valle centrale: in tal senso abbiamo l’esempio di alcune famiglie nel Comune di Torgnon che avevano vigneti di proprietà nel Comune di Chambave, lo stesso dicasi da Valtournenche a Châtillon e da Oyace a Saint-Christophe.

I fabbricati rurali destinati ad essere utilizzati per tale scopo erano caratterizzati, oltre che dalla parte abitativa (termine francoprovenzale “peyo”– stanza dove si cucinava e si dormiva), dalla tinaia e dalla cantina per la trasformazione dell’uva in vino, nonché dalla stalla e da un piccolo fienile perché la famiglia si delocalizzava con il bestiame, utile al proprio sostentamento.

 

Donnas. Costa dei vigneti. Donnas. Costa dei vigneti.

Aymavilles, loc. Les Crêtes. Vigneto. Aymavilles, loc. Les Crêtes. Vigneto.

 

 

 

Le strutture comunitarie

Nei villaggi ricorre la presenza di edifici o manufatti di utilizzo condiviso. Esigenze collettive di sussistenza della popolazione hanno promosso la necessità di collaborare alla realizzazione, alla manutenzione e allo sfruttamento in base a una calendarizzazione concordata, di beni utili a tutta la comunità, quali mulini, frantoi, forni, torchi (per vinacce e noci), fontane e lavatoi, senza trascurare gli edifici di culto (cappelle) e utili all’istruzione di base dei bambini (scuole).

Tali edifici, tuttavia non sono presenti in tutti i villaggi e spesso si trovano in posizioni strategiche sul territorio, all’interno di nuclei più grandi, luoghi di richiamo per gli agglomerati più piccoli nei dintorni o comunque baricentrici rispetto a nuclei frazionali periferici.

 

Arvier, loc. Rochefort. Santuario. Arvier, loc. Rochefort. Santuario.

Fontainemore, loc. Farettaz. Mulino. Fontainemore, loc. Farettaz. Mulino.

Aymavilles, loc. Ozein. Mulino. Aymavilles, loc. Ozein. Mulino.

 

 

 

 

TIPOLOGIE GENERALI

Gli edifici di abitazione di tipo permanente hanno caratteristiche varie e difficilmente inquadrabili in categorie predefinite.

Si differenziano per destinazione d’uso (rurale, civile, promiscuo rurale-civile e di deposito-riserva) nonché per componenti strutturali (pietra e/o legno).

Di seguito elenchiamo alcuni esempi, non esaustivi, di fabbricati diffusi che possiamo ritrovare nel territorio, tenendo a mente che la maggior parte di essi sono strettamente legati e caratterizzati dall’attività agricola svolta dal proprietario.

 

Edifici in pietra e legno

"Stadel" (termine Titsch)  e raccard (termine francoprovenzale "rascard") sono edifici su più livelli, caratterizzati da una base in pietra, talvolta estesa su due piani e da una parte superiore realizzata con pareti esterne portanti in tronchi di legno, disposti orizzontalmente e assemblate agli angoli con incastri.

Al livello inferiore sono solitamente ubicate la stalla e la cantina, in quello intermedio l’abitazione e nella parte superiore (in legno) troviamo lo spazio suddiviso in locali (termine francoprovenzale “tzambre” o “tzambrun”) ad uso fienile, l’aia di trebbiatura (termine francoprovenzale “l’era”) e la dispensa, contenente derrate alimentari quali: cereali, pani su rastrelliere, salumi, ma anche il corredo e i documenti importanti della famiglia. La dispensa, talvolta ricavata all’interno di spazi riservati del fienile, la si trova più sovente in spazi chiusi ubicati nei ballatoi esterni (termine francoprovenzale “tzambretta”).

La struttura lignea del raccard può essere sollevata rispetto alla parte lapidea e poggiare su sostegni - denominati popolarmente a forma di fungo - costituiti da un concio di legno sgrossato a forma troncopiramidale con soprastante lastra in pietra  per consentire una migliore areazione del fienile e, soprattutto, per evitare che i roditori abbiano facile ingresso alla dispensa.

A cornice della parte lignea, allo stesso piano dell’accesso, è frequente la presenza di un ballatoio aperto che si sviluppa sul perimetro (termine francoprovenzale “séchoir”) con funzione di essiccatoio, caratterizzato da un parapetto a tutta altezza (fino al tetto) a liste orizzontali di legno debitamente spaziate, utili a consentire e agevolare la corretta disposizione di quanto doveva essere messo ad asciugare.

Tra le varie tipologie oggetto di studio, si segnalano strutture realizzate interamente in legno, fin dal primo livello ad uso stalla e quelle con destinazione esclusivamente rurale senza parte abitativa, su due soli livelli con stalla per il ricovero degli animali nella zona bassa in pietra e fienile nella soprastante parte in legno.

I granai sono edifici analoghi, ma dimensionalmente più piccoli rispetto ai raccard, dai quali si differenziano principalmente nella parte lignea che è costituta da tavoloni in legno, piallati, disposti in orizzontale e assemblati agli angoli con incastri a doppia battuta e uniti con cavicchi.

Solitamente il granaio è costruito su una cantina in muratura ed era destinato a immaggazzinare le riserve alimentari, le granaglie e le sementi, gli abiti della festa, i documenti di familgia, le riserve di pane. Ricorrente è la presenza di più porte di accesso per consentire a ciascun proprietario l’ingresso al proprio spazio interno.

 

Saint-Vincent. loc. Valmignanaz. Edifici in pietra e legno. Saint-Vincent. loc. Valmignanaz. Edifici in pietra e legno.

Pontboset, loc. Fournier. Edificio in pietra. | | Perloz, loc. Fenêtre. Edifici in pietra. Pontboset, loc. Fournier. Edificio in pietra. | | Perloz, loc. Fenêtre. Edifici in pietra.

Ayas, loc. Magnechoulaz. Raccard su funghi. Ayas, loc. Magnechoulaz. Raccard su funghi.

 

 

 

Edifici in pietra

Tra questi ricorrono principalmente i fabbricati a destinazione unicamente civile.

Sono quelli che evidenziano una qualità estetica più ricercata e curata in quanto oggetto di risalto del rango sociale del proprietario.

Il primo livello dell’edificio è solitamente destinato a locali ad uso cantina, mentre gli altri soprastanti, all’abitazione; la struttura muraria e le finiture sono riguardevoli.

Tra i fabbricati interamente in pietra, ricorrono: case-torri, case-forti, case notarili, edifici del feudatario, edifici di guardia lungo percorsi obbligati adibiti alla riscossione delle gabelle del sale (termine francoprovenzale “Maisons du Sel”).

Sommariamente, l’apparato verticale portante tradizionale degli edifici storici in pietra è costituito da una struttura muraria a doppio paramento a corsi orizzontali con intasamento degli spazi tra le due facce (esterna ed interna) con terra e frammenti di materiale lapideo proveniente dalla lavorazione dei conci costituenti le due parti a vista del muro. L’imponenza della struttura, con spessore alla base di anche più di un metro che degrada man mano che ci si sposta verso la sommità, garantisce la stabilità statica in base al principio del muro a gravità. Le parti contro terra, considerata la difficoltà oggettiva della lavorazione fatta interamente a mano, sfrutta l’appoggio a monte con la realizzazione del solo paramento interno costruito contro il terreno.

Per gli angoli, vista l’importanza strutturale dell’elemento, sono utilizzate pietre accuratamente lavorate, poste in opera con intestatura incrociata e di pezzatura maggiore rispetto al resto della muratura.

Paradossalmente, le strutture verticali più curate, con pietre scelte e attentamente lavorate, sono quelle realizzate con scarsa disponibilità di legante (calce), in quanto, in tal caso, la garanzia della stabilità era attribuita quasi esclusivamente ad una corretta ed attenta posa in opera del materiale.

Anche se oramai poco visibile a causa del degrado dovuto al tempo, solitamente tali fabbricati erano intonacati esternamente con malte più o meno povere a base di inerte e calce. Talvolta tale finitura si riscontra solo ai piani con destinazione abitativa, altre volte a tutt’altezza, a seconda delle disponibilità economiche del proprietario.

Ricorrente la presenza di elementi decorativi semplici, come le cornici di riquadratura intorno alle aperture. Molto meno frequenti, ma tuttavia da segnalare, parti di facciata con pitture a soggetto religioso o di fantasia decorativa.

I fabbricati in pietra più antichi, i cui proprietari erano di ceto sociale elevato, solitamente sono caratterizzati dalla presenza di aperture (porte e finestre di piccole dimensioni) con elementi monolitiche, talvolta lavorati con spigoli a sguincio per gli stipiti e incisioni a chiglia rovesciata, o goccia rovesciata, per gli architravi.

Nei borghi o in villaggi di rinomata importanza, sono presenti anche edifici di origine medievale che ancora conservano aperture a bifora e quadrifora.

Le dimore in pietra più umili dei contadini nei corso dei secoli si sono modificate ed evolute in relazione a necessità funzionali fino a giungere alla soluzione della casa a funzioni concentrate, che vede, sotto lo stesso tetto, il sovrapporsi delle funzioni dislocate sui diversi piani: la stalla al primo livello, l’abitazione al secondo livello e il fienile all’ultimo livello.

La costruzione è spesso realizzata contro terra e inserita nel pendio, in modo da consentire l’accesso ai differenti piani dall’esterno sfruttando appunto il dislivello del terreno o tramite l’utilizzo di scale esterne e ballatoi/essiccatoi.

Saltuariamente si rileva la presenza di edifici in pietra ad uso solo rurale o granaio.

 

Chambave, loc. Arlier. Casa notarile. Chambave, loc. Arlier. Casa notarile.

Châtillon, loc. Cret-Blanc. Casa a funzioni concentrate. Châtillon, loc. Cret-Blanc. Casa a funzioni concentrate.

 

 

 

 

ELEMENTI PARTICOLARI

 

Collegamenti verticali e balconi

Negli edifici rurali storici l’accesso al piano avviene da un ingresso in affaccio direttamente alla quota di campagna o tramite scale esterne e balconate/ballatoi, impreziositi da balaustre; il fienile viene spesso raggiunto dal lato verso monte anche con l’aiuto di passerelle o ponticelli ad arco (termine francoprovenzale “ponton”).

Anche se poco frequenti, si evidenzia in alcuni studi la presenza di botole nei solai atte a agevolare il passaggio in verticale tra i diversi livelli del fieno, dal fienile fino alla stalla per la distribuzione del foraggio agli animali.

I collegamenti interni verticali, tramite scale in pietra, seppur presenti in alcune tipologie di antichi fabbricati come le case-forti o case-torri dove spesso era presente la torre scalare (temine francoprovenzale “viret”), si sono affermati in un’architettura più recente e riconducibile al XIX secolo e principalmente su edifici il cui proprietario era di ceto sociale elevato e la cui destinazione d’uso era orientata per lo più solo civile.

 

Gaby, loc. Chef-lieu. Scale esterne. Gaby, loc. Chef-lieu. Scale esterne.

Doues, loc. La-Cerise. Balaustra. Doues, loc. La-Cerise. Balaustra.

Chambave, loc. Arlier. Finestra decorata della casa notarile. Chambave, loc. Arlier. Finestra decorata della casa notarile.

 

 

 

Architravi e archi

Le aperture dei fabbricati sono elementi architettonici significativi per la datazione degli edifici. Sono caratterizzate, a seconda dell’epoca e dalla disponibilità di materiali di costruzione presenti in loco, dalla presenza di architravi monolitici, da architravi in legno, da archi a tutto sesto, da archi ribassati, da piattebande, senza escludere materiali di recupero vari riferibili a specifici periodi storici.

Le aperture possono avere montanti e davanzali monolitici, talvolta sono decorate con collarini in intonaco.

 

Challand-Saint-Victor, loc. Provèche. Architrave in legno. Challand-Saint-Victor, loc. Provèche. Architrave in legno.

Saint-Marcel. Architravi in pietra e legno. Saint-Marcel. Architravi in pietra e legno.

Allein, loc. Ayez. Finestra monolitica. Allein, loc. Ayez. Finestra monolitica.

 

 

 

Camini

Le teste di camino che svettano sul tetto sono di grandezza e foggia diverse. Solitamente in pietra con copertura in lastre d’ardesia (termine francoprovenzale “lose”).

 

Pontboset, loc. Trambesères. Camini. Pontboset, loc. Trambesères. Camini.

 

 

 

Elementi decorativi

Iscrizioni in bassorilievo riportanti date (di costruzione o modifica dell’edificio), iniziali (del proprietario e, eventualmente, del costruttore), monogrammi (di Cristo o di Maria), croci, chiodi del Calvario, disegni ed altri simboli possono essere presenti sulla parte a vista della trave di colmo del tetto, sulle terzere o sui dormienti, sugli architravi delle aperture, sulle porte e sulle murature (solitamente in prossimità degli angoli).

 

Gressoney, loc. Obro-Loomatto. Colmo datato. Gressoney, loc. Obro-Loomatto. Colmo datato.

Gignod, loc. Clemencey. Decorazioni su granaio. Gignod, loc. Clemencey. Decorazioni su granaio.


Patrimonio culturale



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