MONOGRAFIA ARIA
Viviamo in uno dei luoghi più favorevoli per il volo a vela; in Valle sono stati conseguiti quasi tutti i record italiani di quota e molti di quelli europei.
ALIANTI IN VALLE D'AOSTA
di Paolo Meneghini
IL VOLO TRA LE MONTAGNE
Il Cervino e il Monte Rosa fanno da sfondo al quadro comandi di un aliante.L'ambiente montano è quello che meglio si presta ad esaltare il piacere del volo in tutte le sue forme. Se oltre agli aspetti puramente estetici si considerano gli elementi termodinamici che rendono possibile il volo veleggiato, si vede che l'ambiente alpino non è solo il più piacevole ma anche quello più favorevole per cimentarsi con le forze che animano l'atmosfera.
L'atmosfera è in continuo movimento. Gli elementi che provocano il suo moto su grande scala sono la rotazione terrestre, l'alternanza del giorno e della notte, la diversa insolazione delle varie zone del pianeta e la diversa natura delle superfici riscaldate dal sole.
Ai moti dell'atmosfera prodotti da condizioni diffuse su grandi aree si sovrappongono, a livello locale, movimenti dovuti a fenomeni limitati nel tempo e nello spazio che generano condizioni diverse e particolari in ogni specifica porzione di territorio.
Di tutti i possibili moti dell'atmosfera, quelli che più interessano la pratica del volo a vela sono quelli con componenti verticali, che possono avere origine convettiva o dinamica.
Si ha un moto convettivo quando, per effetto del diverso riscaldamento del suolo, una massa d'aria si scalda e sale rispetto all'aria circostante creando un vortice ascendente detto "termica".
Si ha un innalzamento dinamico quando una massa d'aria sospinta dal vento è costretta a salire lungo il pendio di un rilievo originando un flusso ascendente detto "dinamica". Naturalmente quella sovraesposta è una schematizzazione teorica perché in pratica condizioni di sola termica o di sola dinamica si hanno assai raramente e spesso, soprattutto in montagna, i due fenomeni si mescolano e si sovrappongono, creando molto più frequentemente che in pianura condizioni favorevoli al volo veleggiato. Quando il vento, non essendo prodotto da condizioni locali ma da differenze di pressione estese su grandi aree, interessa tutti gli strati dell'atmosfera, l'effetto dell'innalzamento dinamico prodotto dalle montagne si può estendere sino a grandi altezze, rendendo possibili voli a quote prossime ai limiti dell'atmosfera stessa.

FENOMENI METEOROLOGICI
Anche la mongolfiera può essere un ottimo modo per fruire in libertà dei cieli della Valle d'Aosta.I fenomeni meteorologici favorevoli al volo che caratterizzano l'ambiente alpino sono: le brezze locali, i venti di gradiente, il foehn ed i movimenti ondulatori.

Le brezze locali
Le forti differenze di temperature al variare della quota e dell'esposizione generano, anche in condizioni di stabilità generale, dei moti verticali che danno origine, di giorno alle brezze di valle, di notte alle brezze di monte. Le brezze locali, anche in condizioni di stabilità generale, favoriscono il rimescolamento delle differenti masse d'aria ostacolando la formazione di nebbie e foschie.
Anche la foschia intrappolata al mattino nei fondo valle, dopo alcune ore di riscaldamento solare si disperde e l'aria diviene più tiepida.

I venti di gradiente
L'effetto che le grandi catene montuose hanno sul clima non si limita però a questi effetti locali ma si fa sentire su vaste regioni. Le dimensioni delle Alpi sono tali da costituire un vero e proprio baluardo alle
perturbazioni provenienti da ovest, da nord e da nord-est. Basta osservare le animazioni delle immagini dei satelliti meteorologici per rendersi conto di come spesso la nuvolosità si arresti contro la muraglia alpina. Dallo scorrere dei fotogrammi si vede chiaramente come in realtà le montagne non arrestino il flusso del vento ma dissolvano, per un certo tratto sottovento, la nuvolosità da esso trasportata.

Il foehn
Il foehn si genera quando una massa d'aria stabile ed umida sospinta dal vento è costretta a superare una catena montuosa. Salendo, per effetto del diminuire della pressione l'aria si espande; espandendosi, poiché non vi sono scambi di calore con le masse circostanti, si raffredda. La progressiva diminuzione di temperatura fa sì che il vapore d'acqua in esse contenuto sotto forma di gas raggiunga il limite di saturazione iniziando a condensare sotto forma di minuscole goccioline d'acqua che generano delle nuvole. Continuando a salire le goccioline d'acqua si ingrossano, si aggregano e si appesantiscono sino a precipitare sotto forma di pioggia. Così la massa d'aria perde gran parte della umidità che aveva all'inizio della salita.
Raggiunta la cima della montagna, l'aria, sospinta dal vento e non più obbligata a salire dalla presenza del pendio, inizia a scendere verso valle. Durante la discesa, per effetto dell'aumento di pressione si comprime e si riscalda. Poiché, a causa del minor contenuto di umidità, il riscaldamento sul versante sotto vento è maggiore del raffreddamento avvenuto durante la salita, la massa d'aria al fondo della valle è più asciutta e più calda di quanto fosse prima di superare la montagna. Il vento caldo e secco così generato prende il nome di foehn.
Poiché la maggior parte delle perturbazioni proviene da ovest o nordovest l'effetto che le Alpi hanno sul-
la nostra regione è quello di proteggerla dal grosso delle precipitazioni che in genere si scaricano sul versante Francese e Svizzero. Il cielo è spesso libero da nubi e l'aria secca e tiepida (il tratto di valle centrale compreso tra Aosta e Saint-Vincent è uno dei luoghi meno piovosi d'Europa).
In alcune rare circostanze, quando il vento provenendo dai settori sud o sud-est si insinua su per la valle, la situazione si inverte, l'aria diventa umida e perde l'usuale trasparenza e le nubi si addensano contro il versante sud delle Alpi dando origine a precipitazioni insistenti.

I fenomeni ondulatori
Spesso il fenomeno del foehn è accompagnato dalla formazione di moti ondulatori che si estendono sino agli strati più alti dell'atmosfera. Di frequente, infatti, in tali condizioni, la massa d'aria presenta tutte le caratteristiche necessarie alla formazione dell'onda: aria stabile; intensità del vento al suolo superiore a 20 nodi; intensità del vento crescente con la quota; vento proveniente da una direzione pressoché ortogonale all'ostacolo.
Una massa d'aria con le precedenti caratteristiche si comporta come uno strato omogeneo fino a quote elevate. Così l'innalzamento prodotto da un ostacolo interessa tutto lo spessore della massa d'aria fino ad altezze di tre quattro volte superiori a quella dell'ostacolo stesso. Superato l'ostacolo tutto lo strato tende a ridiscendere verso il basso. Per effetto dell'inerzia però la massa d'aria non si ferma alla quota di equilibrio da cui era partita ma continua la discesa comprimendosi e riscaldandosi. Ciò la porta a rimbalzare di nuovo verso l'alto dando origine ad una serie di oscillazioni che innescheranno un moto ondulatorio che va lentamente smorzandosi a valle dell'ostacolo.
A seconda dell'umidità dell'aria i fenomeni ondulatori sono caratterizzati da diversi tipi di formazioni nuvolose. All'interno delle valli, in corrispondenza della sommità dei turbolenti moti rotatori generati dal vento di caduta lungo l'asse delle valli stesse, si generano delle nubi dette di rotore dalla forma frastagliata e mutevole. In alta quota, in corrispondenza del culmine dell'onda si generano delle nubi traslucide a forma di lente dette appunto lenticolari.
I tratti ascendenti delle oscillazioni prodotte nella massa d'aria dai fenomeni ondulatori sono sfruttati dai piloti di aliante che mantenendosi nella zona di flusso orientata verso l'alto riescono a farsi trascinare a grandi altezze (vedi schema a fianco).

IL VOLO D'ONDA IN VALLE D'AOSTA
La Valle d'Aosta, per la disposizione, la morfologia e l'altezza delle catene montuose che la circondano, per la direzione da cui provengono e per la frequenza con cui spirano i venti dominanti, per le condizioni delle masse d'aria che la investono è il regno dell'onda. La nostra regione è uno dei siti più favorevoli non solo d'Europa ma del mondo, per il volo d'onda. Ad Aosta sono stati conseguiti quasi tutti i record italiani di quota e molti di quelli europei.
Ormai dai primi anni sessanta ogni primavera l'aeroporto di Aosta si affolla di piloti stranieri provenienti per la maggior parte dalla Germania e dall'Olanda ma anche dall'Inghilterra, dal Belgio, dalla Francia, dalla Svizzera, alcuni anche dalla Grecia, da Israele o dalla lontana Australia che vengono a volare tra le nostre montagne con il miraggio di compiere voli d'onda.
Vengono quasi tutti da regioni pianeggianti e si lasciano alle spalle un inverno grigio e piovoso. Qui trovano la luce, il sole, le cime innevate ed il vento. Le sensazioni che provano a volare sulle nostre montagne sono certamente profonde ed importanti perché quasi tutti tornano più volte a trovarci.
Da quando si è capito che i fenomeni ondulatori potevano essere sfruttati non solo per raggiungere grandi altezze ma anche per percorrere molte centinaia di chilometri, Aosta si sta affermando anche come uno dei siti più favorevoli da cui partire per percorrere grandi distanze.
In passato, quando i voli di distanza si effettuavano soprattutto in termica, si riteneva che il vento forte, disturbando la formazione delle correnti ascensionali ed ostacolando il volo in direzione ad esso opposta, sostituisse un grosso ostacolo al completamento di lunghi percorsi. Da alcuni anni ci si è resi conto che, al contrario, il vento di gradiente (prodotto da differenze di pressione su vaste aree), essendo un fenomeno più esteso nello spazio e più costante nel tempo rispetto alle termiche, la cui intensità varia da luogo a luogo e nell'arco della giornata, può essere un formidabile alleato per compiere voli di eccezionale durata e lunghezza.
La catena alpina in presenza di forti venti di gradiente provenienti da una direzione compresa tra nordovest e nord-est genera dei movimenti ondulatori che, anche se in modo non costante, si estendono lungo tutta la sua lunghezza per centinaia di chilometri.
Sfruttando le ascendenze generate da tali moti ondulatori alcuni piloti sono riusciti a compiere voli di oltre mille chilometri.
L'8 luglio '98 un pilota valdostano, Giorgio Giacinto, decollando da Aosta alle 06.14 del mattino ha compiuto un volo di 1115 km. sorvolando in successione le località di Tirano in Val Tellina, Courmayeur, Merano e riatterrando ad Aosta (dopo 14 ore e 15 minuti) alle 20.29.
Con questo volo, che costituisce il nuovo record italiano assoluto di distanza, Giorgio Giacinto ha dimostrato senza ombra di dubbio le potenzialità di Aosta come trampolino di lancio non solo per raggiungere grandi altezze ma anche per percorrere lunghissime distanze sulle Alpi.

UN PATRIMONIO AMBIENTALE DA DIFENDERE
· Le favorevoli condizioni atmosferiche per il volo a vela di cui possiamo godere, costituiscono una ricchezza ed una bellezza forse meno appariscenti e tangibili delle montagne e delle valli che ci circondano, ma certamente non meno rare ed esclusive.
La possibilità di raggiungere grandi altezze con l'aliante è una specificità della nostra regione che va salvaguardata e protetta, alla stessa stregua della flora e della fauna delle nostre montagne, e come queste costituisce un bene sempre più raro e prezioso.
Purtroppo sul cielo della Valle d'Aosta s'intersecano diverse aerovie ed esiste la possibilità che errori nella valutazione della posizione o della quota da parte dei piloti degli alianti li facciano entrare negli spazi aerei riservati al traffico commerciale.
Già da almeno due anni ci stiamo battendo per trovare una soluzione al problema di salvaguardare la sicurezza dei velivoli commerciali che sorvolano la nostra regione e la possibilità di continuare ad offrire ai piloti di volo a vela di tutta Europa l'opportunità di conseguire le insegne di Diamante (guadagno di 5000 m di quota) ed il raggiungimento di nuovi record di quota.
Naturalmente le soluzioni possibili sono più d'una: si va da quella poco realistica di proibire agli aerei di linea il sorvolo della Valle d'Aosta a quella altrettanto inaccettabile di proibire agli alianti di volare.
Il compromesso più ragionevole è secondo noi quello di costituire uno spazio protetto per l'attività di volo a vela. La zona da riservare agli alianti, analogamente a quanto già avviene in altri stati europei, dovrebbe essere attivata solo nel periodo primaverile, in alcune ore del giorno e solo se necessario (condizioni meteorologiche favorevoli ed alianti in volo).
L'ottenimento di uno spazio protetto per i voli d'onda ci consentirebbe di reclamizzare l'attività del Club e le opportunità che il volo in Valle d'Aosta offre, con più serenità e quindi con argomentazioni più chiare e convincenti.
La disponibilità di una "Riserva per il volo d'onda degli alianti" costituirebbe un patrimonio speciale ed esclusivo, che ci consentirebbe di valorizzare l'immagine della nostra regione a livello internazionale.
Dalle indagini avviate per la soluzione dei problemi di traffico è emerso tra l'altro che la Valle d'Aosta, pur essendo una regione molto piccola e priva di grossi aeroporti internazionali, sopporta, per ragioni storiche e contingenti (dislocazione delle radioassistenze, conformazione del territorio) un considerevole numero di sorvoli. Proprio per le sue ridotte dimensioni la concentrazione specifica dei sorvoli (numero dei sorvoli per chilometro quadrato) risulta estremamente elevata.
La salvaguardia del patrimonio ambientale è un punto di fondamentale importanza per una regione con una vocazione turistica come la Valle d'Aosta. L'istituzione di uno spazio protetto per gli alianti, oltre a favorire l'attività volovelistica, allontanando il traffico commerciale consentirebbe di ridurre l'inquinamento prodotto dai motori dei jet che continuamente la sorvolano.
La richiesta di distribuire in modo più equo e razionale i sorvoli, riducendo le penalizzazioni in termini di inquinamento atmosferico, acustico e di traffico, non è per nulla assurda od ingiustificata poiché nasce dalla necessità di difendere, oltre alla sicurezza dei piloti e dei passeggeri che sorvolano la Valle d'Aosta, anche gli interessi economici ed ambientali dei suoi abitanti.
Fortunatamente i moderni sistemi di navigazione consentono agli equipaggi una condotta estremamente precisa dei velivoli indipendentemente dai sistemi di navigazione a terra mentre i radar del sistema di controllo garantiscono un monitoraggio sempre più accurato e sicuro del traffico aereo.
Ciò consente un approccio nuovo, molto più flessibile ed efficace che in passato, nella definizione dei percorsi e delle procedure per il controllo del traffico. Naturalmente, anche se esistono i presupposti tecnici, non possiamo negare che la ristrutturazione di un sistema di aerovie richieda un consistente impegno sia in termini di progettazione che di realizzazione. Per vincere la naturale inerzia ed il comprensibile conservatorismo degli addetti, è necessario che gli organi tecnici preposti al controllo del traffico ricevano le dovute direttive politiche. Fortunatamente, fin dall'inizio della nostra battaglia abbiamo avuto l'appoggio attento ed attivo del nostro rappresentante parlamentare, l'onorevole Luciano Caveri. È recente la notizia della presentazione di una sua interrogazione parlamentare per ottenere una ridefinizione del sistema di aerovie che sorvolano la Valle d'Aosta.

 

I FENOMENI CHE RENDONO POSSIBILE IL VOLO VELEGGIATO
Per comprendere come un grande uccello o un aliante possano, senza un sol battito d'ali, sfruttare l'energia presente nell'atmosfera per compiere voli a grande altezza o su lunghe distanze è necessario comprendere i fenomeni che regolano il volo in generale ed il volo veleggiato in particolare.
Il volo di un corpo più pesante dell'aria è reso possibile dall'esistenza delle forze aerodinamiche prodotte dal moto dei corpi nell'aria.
L'esistenza di queste forze la sperimentiamo quotidianamente quando camminiamo nel vento, ci spostiamo in bicicletta o sugli sci. In condizioni normali l'effetto dell'aria che ci lambisce si manifesta come resistenza e costituisce un indesiderato ostacolo all'avanzamento.
I precursori del volo si sono ben presto resi conto che una forma appropriata, oltre a ridurre gli effetti indesiderati prodotti dalla resistenza aerodinamica, può generare delle forze favorevoli al sostentamento. L'ala non è altro che un corpo la cui forma è stata ottimizzata per creare il massimo sostentamento con la minima resistenza. Poiché, senza movimento non vi sono forze aerodinamiche, per volare tutti i corpi più pesanti dell'aria devono muoversi. Gli uccelli usano la forza muscolare per battere le ali, gli elicotteri e gli aerei usano un motore per far ruotare le pale dell'elica o del rotore, gli alianti e i grandi uccelli sfruttano la forza di gravità.
Come una palla sposta su un piano inclinato per effetto della forza di gravità inizia a rotolare e a spostarsi, così un aliante lasciato libero nell'aria dopo lo sgancio del velivolo trainatore si mantiene in moto scivolando lungo una traettoria leggermente inclinata. Ma se per volare gli alianti o i grandi uccelli devono percorrere una traettoria discendente, in virtù di quale artificio riescono a salire a grandi altezze e a percorrere grandi distanze?
La soluzione del problema sta nel cercare di volare all'interno di masse d'aria animate da un moto verticale sufficientemente intenso da trascinarli con sé verso l'alto. In altre parole l'aliante, pur percorrendo rispetto all'aria che lo circonda una traettoria discendente, essendo trascinato da questa verso l'alto, guadagna quota rispetto al terreno.
Il segreto del volo veleggiato sta appunto nel riuscire a sfruttare i moti verticali dell'atmosfera per guadagnare quota.
Alternando fasi di planata nella direzione voluta a momenti di risalita entro masse d'aria ascendenti, il pilota dell'aliante riesce a spostarsi verso la meta desiderata.
Volare senza l'ausilio di un motore è una sfida alla pari con la natura: come un'aquila, l'aliante vola da una nube all'altra animato da null'altro che dalla sensibilità e dalla volontà del pilota.


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LA METEOROLOGIA E IL PATOIS
Le parole di cui dispone il patois per indicare le cose, le azioni, i fenomeni naturali sono spesso numerose ed indicano minimi dettagli e sfumature quasi impercettibili; inoltre, anche se lo spazio geografico della Valle d'Aosta è ristretto, gli aspetti linguistici variano da una zona all'altra, da un comune all'altro e, talvolta, all'interno dello stesso comune.
Per delle persone che abitavano la montagna e dovevano vivere del lavoro della terra e delle modeste risorse locali, il tempo atmosferico aveva un'importanza fondamentale ed era oggetto di particolare attenzione; questo fatto ha dato origine ad una notevole ricchezza ed in alcuni casi ad una grande diversificazione delle parole.
Prendiamo ad esempio il modo di indicare quel particolare tipo di nubi che definiamo come "cielo a pecorelle": l'immagine più frequente è quella del cielo caillà cioè il cielo cagliato, con aspetto simile alla cagliata nella fabbricazione del formaggio.
Ad Ayas si trova l'espressione tsiel (nébie) a barcén, approssivamente "cielo a scacchiera"; a Champorcher siel afjèye, che riprende l'italiano "cielo a pecorelle"; a La Salle è stato adottato il termine francese "ciel pommelé" con lo siel l'è pommèloù; il patois di Fénis ha scelto l'immagine delle neuble tsaplèye, "nuvole tagliate in piccoli pezzi"; a Sarre c'è le gnoule a bolotte, "le nuvole a palle (palle di neve)".
Anche ripararsi dagli agenti meteorologici riveste una certa importanza.
Il riparo è nettamente distinto a seconda che si tratti di riparo dalla pioggia o riparo dal vento. L'espressione corrente e generalizzata per indicare un luogo al riparo dalla pioggia è a souhta, a souta, a souha, a choutta. Si tratta di una derivazione dal verbo latino SUBSTARE, "essere sotto". Per il riparo dal vento si trovano derivazioni dell'italiano "riparare", come rèparà, rèparò, ma sono ancora ben rappresentate forme più vecchie come a requèi che origina dal latino REQUIEM. Cado, coddo ecc. è una seconda designazione presente soprattutto in bassa e media Valle. Il verbo "nevischiare" ha dato luogo ad abbondanti immagini e metafore frutto di una fantasia fertile e di una creatività che si basa su un immaginario sovente avviluppato nel mistero. Alcuni patois usano un termine formato sul radicale NIVERE più un suffisso: nèveutse a Champorcher, névilloouna a Gaby, nèveutse a Cogne, navouiclle a La Thuile, neeuclle a Valsavarenche. Altrove si trovano cratsaille (Valtournenche), cratséye (Quart) che derivano da cracher "sputare", mentre a La Salle si trova è faillutse, che si può ricondurre al sostantivo di origine germanica FALAWISKA, "favilla, scintilla".
Per indicare il vento, invece, i termini valdostani sono essenzialmente due: vèn che deriva dal latino VENTUS e oura, oua, ouvva che origina dal latino AURA. Alcuni patois conoscono solamente il tipo vèn, altri solo il tipo oura, altri ancora conoscono l'uno e l'altro, ma li utilizzano secondo la direzione del vento: vèn è il vento del sud, oura il vento del nord. Molti proverbi prevedono la pioggia dopo il vento:
Apré vèntéra, pètéra (Ayas), Apré lou vèn, lou tchouèn (Cogne), Apré lo tsòflet veun lo barlet (Oyace), L'ora fredda, lou cul bagnò (Gaby)
Per concludere, due proverbi di Ayas che dimostrano che il tempo atmosferico, pur avendo un carattere ciclico, è uno spirito libero e non sempre tiene conto della successione delle stagioni e, ancora meno, delle esigenze o delle aspettative degli uomini:
· Qui a viù tré bé més d'avril ou pou morì contèn "chi ha visto tre bei mesi di aprile può morire contento (evidentemente è molto vecchio)"
. Qui a viù trè bé ou pou morì contèn "chi ha visto tre bei mesi di aprile può morire contento (evidentemente è molto vecchio)"
.sé t'i ê un bon tenai, varda-lô pè lo mes dè mai" se hai un buon pezzo di legno, conservalo per la fine di maggio".

La direzione

Liberamente tratto dalla relazione del dott. Saverio Favre al "Centre d'Etudes Francoprovençales" di Saint Nicolas, dicembre 1998.

   
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