MONOGRAFIA ARIA
L'inquinamento danneggia i monumenti, non è agevole tuttavia trovare spiegazioni sugli aspetti quantitativi del fenomeno, che va analizzato caso per caso.
INQUINAMENTO E MONUMENTI
di Lorenzo Appolonia
"La malattia dei monumenti". Frasi come questa sono state spesso utilizzate per dare il titolo ad articoli di fondo di quotidiani, o di riviste, che sottolineano il degrado dei nostri monumenti. In questi stessi articoli si ritrovavano sovente indicazioni relative al contributo fornito, a detto degrado, dall'inquinamento. Non si può certo negare, viste le numerose evidenze riscontrate, lo stretto legame esistente fra l'aggressività atmosferica e i danni presenti sui monumenti di tutto il mondo.
Per lo studioso di problemi di degrado il tipo di "legame" va, però, approfondito e l'indagine non può fermarsi alla semplice constatazione esteriore del fenomeno. Questo atteggiamento mostra una realtà assai più articolata, la quale è indice delle difficoltà che si incontrano nel definire quale sia il contributo dato al degrado dall'ambiente inquinato.
Ogni valutazione deve partire dal presupposto che un monumento ha, generalmente, una età ben più lunga di quella legata alle nostre possibilità di confronto diretto e, di conseguenza, è difficile che una persona nell'arco della sua vita lavorativa sia in grado di effettuare precise e oggettive valutazioni della velocità con cui il fenomeno si manifesta. A questo fatto, si sommano le vicissitudini affrontate nel tempo, quali ad esempio temporali, spoliazioni, abbattimenti, inondazioni e quanto altro, e che per loro conto hanno portato il monumento a diventare la reliquia che ora siamo abituati a vedere. Il suo stato di conservazione è, quindi, fortemente legato alla sua storia, la quale è genericamente a noi ignota. Si può parlare di salute del monumento? Anche questo appare un titolo da copertina. Non si possono fare similitudini tra la condizione umana e i monumenti. Questo principio deve divenire un assioma da estendere a tutte le altre considerazioni che possono essere effettuate sul rapporto tra i monumenti e l'ambiente che li circonda. Questo ci deve servire a comprendere che "ambienti" ritenuti pericolosi per l'uomo possono non avere influenze rilevanti nei fenomeni di alterazione dei monumenti. Il tipo di interazione non è legato, come nel mondo animale, a fattori respiratori, ma al trasporto che avviene attraverso masse d'aria che circondano il monumento. A dimostrazione di quanto detto si può cercare di fare una lettura dello stato di conservazione di tre monumenti di epoca romana in Teatro, le Porte Pretoriane e Augusto. Tutti questi monumenti sono costituiti per lo più da materiale litico, cioè da puddinga, un conglomerato di origine post-glaciale proveniente da aree che precedono la confluenza tra la Dora Baltea e il Buthier. Da una attenta lettura delle superfici si può verificare che il Teatro ha gravi problemi di coesione tra le parti in pietra, al punto che si è deciso di evitare l'accesso al pubblico in quanto il rischio di cadute materiale era assai evidente e continuo; le Porte hanno anche manifestato problemi di decoesione, ma in quantità più contenuta rispetto al Teatro; l'Arco, invece, pare il più compatto e solido, se si esclude il lato a nord dove l'accumulo di acqua dovuta all'irrigazione dell'area erbosa ha favorito la crescita di microflora. Eppure, se si dovesse seguire la logica dell'inquinamento, si dovrebbe ritenere che il monumento più a rischio sia proprio quello che, in ultima analisi, sta relativamente meglio, ovvero l'Arco, in considerazione che esso è l'unico dei tre pieno nel traffico cittadino. La differenza riscontrata è senz'altro alle diverse condizioni ambientali nelle quali i tre monumenti si trovano, e, soprattutto per quello che riguarda la quantità di irraggiamento, la direzione e l'intensità dei venti. Per una migliore e corretta conoscenza di questa complessa fenomenologia, sono state effettuate numerose campagne di rilevamento climatico, e tutt'ora l'area è sede di una centralina per il rilevamento dei parametri ambientali. I risultati di alcuni anni di rilevamento e la particolare posizione aperta e priva di traffico archeologico circostante, hanno portato a considerare questa centrale come quella utile per definire un "bianco urbano", ovvero una zona a bassa concentrazione di inquinanti. Come legare i dati ambientali, tendenzialmente mai superiori ai limiti di legge, con le realtà conservative riscontrate sui monumenti? E' una domanda alla quale è difficile rispondere in modo univoco e assoluto. L'unico supporto che possiamo avere, per lo sviluppo di una teoria, viene dalla ricerca applicata, ovvero dalla sperimentazione diretta nell'area o, meglio ancora, sul monumento. Una sperimentazione di questo tipo è stata effettuata, sul Teatro, dal Laboratorio di Analisi della Soprintendenza ed è consistita nell'esposizione, per almeno due anni, di alcune piastrelle di pietra di cava, quindi non alterate, poste in zone sia coperte che scoperte del monumento. I risultati, visibili nei grafici 1 e 2, relativi a detti provini, ci mostrano quali siano l'influenza e l'aggressività ambientale per il monumento e questo nonostante che le misure ambientali, effettuate in contemporanea, abbiano sempre rilevato concentrazioni di gas inquinanti sotto i limiti previsti dalle norme di legge. Pare evidente come l'ambiente risulti, invece, assai aggressivo per materiali di tipo carbonatico a giudicare dall'ammontare dell'erosione e dalla produzione di solfato di calcio (chiamato genericamente gesso e formatosi per trasformazione dei carbonati in solfati a seguito della presenza di anidride solforica in atmosfera) riscontrate. Una valutazione della velocità di degrado può essere fatta osservando le fotografie scattate negli anni trenta al termine dell'intervento di restauro e di demolizione. In esse, una grande quantità di pietre risultava essere più chiara (le foto sono in bianco e nero) dato che erano state appena ripulite dalle superfettazioni; attualmente le stesse superfici risultano assai sporche e praticamente indistinguibili da quelle rimaste esposte per quasi venti secoli.
Come si può comprendere appare difficile definire, con un concetto generalizzato, quanto un ambiente inquinato possa influire sulla conservazione dei monumenti. Difficile stabilire linee di demarcazione. Ambienti fortemente inquinati possono avere cicli di movimento delle masse d'aria tali da non dare alcuna manifestazione di degrado e viceversa ambienti, anche extraurbani, possono rivelarsi assai dannosi. In sintesi nel parlare di ambiente aggressivo per i monumenti si deve innanzitutto considerare il rapporto esistente fra tutti i parametri ambientali al contorno e, soprattutto, effettuare prove sperimentali di confronto direttamente sul monumento.

   
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