L'AMBIENTE COME RISORSA
Il PTP è uno strumento attuale nella misura in cui è ancora in grado di produrre effetti positivi per la crescita della collettività valdostana, nel rispetto delle sue risorse naturali e culturali anche attraverso i ritorni della progettualità territoriale locale.
L'ATTUALITA' DEL PTP
di Loris Sartore
Scorcio autunnale dell’alta Val d’Ayas.Sono trascorsi dieci anni dall'approvazione del primo strumento di pianificazione territoriale a scala regionale, il Piano Territoriale Paesistico. Nell'aprile del 1998 si è conclusa la lunga fase di elaborazione del piano iniziata nel 1987, dando applicazione alle disposizioni della cosiddetta legge Galasso (L. 431/85) che, per la prima volta in ambito paesaggistico, introduce principi di integralità e globalità. Introduce cioè quei concetti di sistemicità (riconoscendo quindi le relazioni fra gli oggetti e non solo gli oggetti stessi) estranei alla legislazione vigente. Infatti le leggi (L. 1089 e 1497 del 1939) che hanno governato fino al 1985 "le bellezze naturali" e i "beni mobili e immobili" trattavano questi come oggetti singoli, quasi avulsi dal loro contesto o dal contesto che li aveva prodotti. Il grande balzo in avanto prodotto dalla legge Galasso è stato quello di prendere in considerazione il Paesaggio, cioè un concetto più complesso perché articolato in tutte le sue componenti e le relazioni che esistono tra esse.
Si può comprendere facilmente come tutto ciò sia stato importante per la Valle d'Aosta e per i valdostani. La nostra regione è infatti una terra ricca di paesaggi e ricca di elementi naturali e antropici così diversi eppure legati fra di loro in maniera strabiliante e unica. Negare quindi le relazioni che esistono fra questi elementi e la storia, il contesto in cui si sono sviluppati significherebbe negare l'essenza stessa della Valle d'Aosta.
Consapevoli che non è possibile tutelare senza governare lo sviluppo, i progettisti del PTP hanno inteso fondare l'impianto del piano sullo sviluppo sostenibile, di cui si è parlato molto in questi ultimi anni. Occorre tuttavia ricordare che esso si fonda sulla riproducibilità delle risorse. Per fare un esempio, nella nostra regione un'importante risorsa economica è il turismo, ebbene lo sviluppo turistico deve basarsi su fattori qualitativi e non solo quantitativi, ossia non si deve guardare solo ai numeri perché quando il territorio è consumato, sprecato, finito, i numeri calano drasticamente e il settore va in crisi. Occorre invece offrire qualità e per farlo occorre costruire un'offerta rispettosa delle risorse naturali e territoriali in accordo con gli altri soggetti locali preposti alla conservazione.
A questo proposito si introduce un altro concetto importante del PTP, quello della "valorizzazione conservativa" del patrimonio naturale e culturale. Può sembrare un'antitesi rispetto al concetto precedente, e qualcuno ancora legato a schemi di pensiero classico sicuramente storcerà il naso. Eppure è ormai maturata la consapevolezza che la valorizzazione e la conservazione debbano procedere assieme per sostenersi a vicenda.
Anche qui facciamo un esempio. Quanti sarebbero i visitatori del complesso dell'ex villaggio minerario di Cogne se esso fosse stato conservato come tale cristallizzandone la sua architettura svuotata delle sue originarie funzioni? Nel corso degli anni la sua manutenzione sarebbe costata alle casse pubbliche e sarebbe un pezzo di patrimonio di scarso interesse. Oggi invece i suoi edifici sono stati rispettosamente recuperati in modo da conservarne l'aspetto originario e quindi la testimonianza di un tempo e sono stati destinati a nuove funzioni quali il museo minerario, un moderno centro visitatori del Parco Nazionale Gran Paradiso e un Centro di educazione ambientale. Il complesso è attualmente frequentato ogni anno da alcune migliaia di visitatori, tra cui bambini, ragazzi, adulti in comitiva o in famiglia. Non trascurabile infine l'indotto economico e culturale che si è creato dando lavoro a diverse figure quali guide naturalistiche, turistiche e vari addetti ai servizi offerti.
È chiaro che iniziative come questa (ma è solo un esempio, se ne potrebbero fare molti altri anche più famosi come il Forte di Bard o il Parco del Mont Avic) si possono realizzare solo se c'è un disegno complessivo di sviluppo, un quadro di riferimento unico, un modo strategico di vedere il futuro della nostra regione che abbia indirizzi condivisi. Questo vuole essere il PTP, un quadro di riferimento strategico che consenta di coordinare le politiche dei diversi soggetti, pubblici e privati, che, nei diversi settori di competenza, operano nel territorio regionale.
È del tutto evidente che se le varie azioni sono contraddittorie o semplicemente si ignorano, viene meno la coerenza con questo quadro di riferimento e si originano politiche incoerenti e quindi meno efficaci.
Ci si chiede oggi se questo strumento sia ancora attuale e valido. Credo che nonostante il contesto regionale non possa più essere, inevitabilmente, quello di dieci anni fa, la validità del PTP, in quanto a indirizzi e linee strategiche sia ancora estremamente attuale. È fuor di dubbio che una revisione si renda necessaria proprio per verificarne la piena funzionalità e, se del caso, apportare i necessari aggiornamenti. Si potrebbe paragonare questa verifica a quella procedura di prima revisione a cui sottoponiamo entro i primi quattro anni di vita i nostri veicoli. L'officina autorizzata fa un chek-up completo ed eventualmente sostituisce alcune parti o rabbocca i livelli dei liquidi, ma non ci dirà mai di buttare l'auto e comprarne una nuova.
Il PTP si trova proprio alla prima revisione dopo il suo primo periodo di attuazione, anche se essa stenta a decollare.
L'attuazione del PTP avviene fondamentalmente secondo due strade:

- la costruzione di piani e programmi nei vari campi di azione dell'amministrazione regionale, le cosiddette politiche settoriali;

- le politiche territoriali degli enti locali attraverso la revisione dei loro strumenti urbanistici - i Piani Regolatori Generali.

Il punto d'incontro elettivo di queste due strade avrebbero dovuto essere i Progetti operativi integrati di interesse regionale (Ptir) e locale (Ptil) e i Programmi integrati di interesse regionale (Pmir). Questi strumenti, ad eccezione di quello relativo al Forte di Bard, che ha avuto un incipit contemporaneo all'elaborazione del PTP, non sono stati predisposti perché le due strade di cui sopra di fatto non si sono ancora incontrate. Infatti, da un lato la pianificazione settoriale regionale non è del tutto completa in tutti i settori e necessiterebbe forse di un migliore coordinamento con il quadro del PTP, dall'altro l'adeguamento dei Piani regolatori comunali è in netto ritardo (si veda l'articolo di Chiara Gremo a pagina 32). Sono necessari alcuni anni per concludere questa fase e gli sforzi dell'amministrazione regionale sono concentrati ad accompagnare nel percorso gli enti locali.
Poiché buona parte delle norme del PTP non hanno carattere prescrittivo ma sono indirizzi da attuarsi attraverso il loro recepimento proprio nell'ambito dei piani regolatori locali, solo a conclusione della fase del loro adeguamento, potranno venire indicazioni utili anche ai fini della revisione del PTP stesso.
Il PTP è quindi uno strumento attuale nella misura in cui è ancora in grado di produrre effetti positivi per la crescita della collettività valdostana, nel rispetto delle sue risorse naturali e culturali anche attraverso i ritorni della progettualità territoriale locale.
   
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