Paysage notre image
INTRODUZIONE
di Flaminia Montanari
Con questo numero l'inserto "Paysage notre image" chiude la sua breve vita. Esso è stato realizzato infatti nell'ambito di un progetto INTERREG IIC finanziato dalla Comunità Europea, che deve essere concluso entro l'anno 2000. Tuttavia, l'attenzione e il consenso che questa iniziativa ha suscitato hanno spinto la redazione a integrare d'ora in poi quest'argomento fra le rubriche fisse della rivista. Il paesaggio sarà quindi ancora uno degli spunti di riflessione che verranno proposti nel prossimo anno e mi pare che questa decisione, per quanto presa già da qualche tempo, acquisti un significato particolare e una prospettiva nuova nel momento che la Valle d'Aosta sta vivendo.
Il paesaggio della nostra regione si è infatti trasformato nel giro di pochi giorni: non solo perché l'acqua, il fango, i massi ne hanno cambiato i connotati, ma anche perché sono cambiati gli occhi con cui noi guardiamo queste stesse cose.
L'erba ricoprirà velocemente i nuovi pendii creati dalle frane, i cespugli prepareranno la strada alla ricrescita del bosco, e il paesaggio tornerà in qualche anno quello di sempre; ma chi ha visto e vissuto i giorni dell'alluvione non potrà non continuare a vedere, sotto il sottile tessuto della vegetazione, il letto di sabbia e ghiaia, gli ammassi di brecciame delle frane; non potrà più guardare un ruscello senza rabbrividire al ricordo dello scroscio delle acque impazzite, non potrà guardare un bosco senza pensare agli alberi divelti dalle frane e trascinati come fuscelli dalla corrente. Forse per un pezzo ogni giorno di pioggia ci sembrerà una possibile minaccia.
Forse allora anche lo stesso termine di "paesaggio" avrà assunto per noi un diverso significato: non sarà più una sovrastruttura, un "di più", un lusso di puro valore estetico, ma lo comprenderemo nella sua funzione di linguaggio che ci permette la lettura dell'assetto strutturale dello spazio in cui viviamo.
Capiremo che qualunque opera o costruzione dell'uomo non è bella o brutta in se stessa e che il suo valore, anche estetico, fa riferimento all'ordinato collocarsi in una logica coerente con l'ambiente che le sta attorno e che ne può alimentare o distruggere la vita.
Capiremo che parlare di "ambiente" o di "paesaggio" non è che mostrare le due diverse facce della stessa medaglia, che è la qualità e la sicurezza della nostra vita; e che di conseguenza il paesaggio è un'opera d'arte collettiva, il sigillo visibile di un patto sociale stabilito tra gli uomini per la loro stessa sopravvivenza.

   
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