AMBIENTE
Raggiunto, con l'accordo tra Regioni e Ministero dell'Ambiente, un importante risultato grazie anche ad un nuovo clima di collaborazione e di intesa.
GRAN PARADISO: ALCUNE NOVITÀ
di Maurizio Broglio
Istituito nel 1922, primo tra i parchi nazionali italiani, il Parco Nazionale del Gran Paradiso, a cavallo tra le regioni Valle d'Aosta e Piemonte, è considerato una delle più interessanti aree naturali d'Europa. Il Parco è noto soprattutto per la presenza e per l'abbondanza dello stambecco, specie giunta nel secolo scorso sull'orlo dell'estinzione e salvata proprio grazie al ristretto contingente di superstiti del Gran Paradiso: lo stambecco oggi è ben distribuito in ampi settori dell'arco alpino e tutti gli esemplari attualmente esistenti derivano da quell'esiguo gruppo. Il territorio del Parco, che copre un'area di 70 mila ettari dei quali poco più della metà in Valle d'Aosta e che confina con il Parco Nazionale francese della Vanoise creando una superficie protetta complessiva di 120 mila ettari, rappresenta un ambiente di alta montagna estremamente vario ed articolato, in cui sopravvivono in equilibrio molte specie vegetali ed animali ad esso adattate.

L'area protetta si sviluppa intorno al massiccio montuoso del Gran Paradiso, che con i suoi 4061 metri risulta l'unico "quattromila" compreso interamente in territorio italiano. La massima parte del territorio del Parco si colloca ad un'altitudine superiore ai 1500 metri ed ospita numerosi ghiacciai e laghi alpini. La vegetazione è costituita da specie particolarmente ben adattate alle alte quote, sia nella parte boscata, peraltro non molto abbondante, costituita in larga prevalenza da conifere, sia nella parte, molto più diffusa, della prateria alpina, ricca di variopinte fioriture estive.

Nel Giardino Alpino Paradisia, a Valnontey, sono ricostruiti alcuni degli ambienti più caratteristici del Parco con le principali specie vegetali che li popolano.

La fauna, oltre che dal già citato stambecco, è costituita da molte specie alpine qui rappresentate da una popolazione più abbondante e confidente che altrove a dimostrazione dell'importanza rivestita dall'esistenza di oasi protette in cui l'ambiente può ritrovare un equilibrio naturale.

Chi visita il parco usufruendo delle comode mulattiere risalenti al periodo in cui il Gran Paradiso era riserva reale di caccia di Vittorio Emanuele II, immerso in una natura selvaggia e incontaminata, spesso non si rende conto che un'area protetta, per continuare ad esistere, deve essere gestita; si rendono cioè necessari interventi di tipo legale, amministrativo, direttivo, nonché un'adeguata opera di sorveglianza sul territorio. Se la natura in tutti questi anni ha seguito il suo corso traendo giovamento dalla protezione accordatale, non altrettanto serenamente si è sviluppato il Parco da un punto di vista burocratico-amministrativo.

Il mancato adeguamento della normativa del Parco Nazionale del Gran Paradiso alle disposizioni della legge Quadro sulle Aree Naturali Protette del dicembre 1991, n. 394, ha infatti portato, negli anni scorsi, ad una situazione di stallo che si è tradotta, circa due anni fa, nel commissariamento del Parco. Questo ha significato, in assenza di un Consiglio direttivo, la possibilità di sbrigare solamente l'ordinaria amministrazione e la necessità di rinviare a tempi migliori iniziative di più ampio respiro.

Tra la fine del 1995 e l'inizio del 1996 tuttavia la situazione ha avuto uno sblocco che si è tradotto in un'intesa tra Regioni e Ministro dell'Ambiente prima, e nel decreto legge a firma di Lamberto Dini poi. I nuovi accordi consentiranno di eleggere un nuovo Consiglio direttivo del Parco, sfuggendo in questo modo alla paralizzante condizione del commissariamento e rendendo possibile una rivitalizzazione del Parco sia sotto l'aspetto della sorveglianza, sia sotto quelli, non meno importanti, della ricerca scientifica e della promozione turistica, culturale, didattica. Vale dunque la pena di ripercorrere brevemente le fasi principali che hanno portato a questa nuova situazione.

UNO SGUARDO INDIETRO

La vetta del Gran Paradiso con i suoi 4061 metri è la massima elevazione dell'area protetta.l primo passo verso lo sblocco della situazione, che peraltro scaturisce da un anno di laboriose messe a punto, si è avuto il 28 settembre 1995, quando i presidenti delle regioni interessate Enzo Ghigo e Dino Viérin hanno congiuntamente inviato al ministro per l'Ambiente la proposta per l'adeguamento delle norme che regolano il Parco Nazionale del Gran Paradiso alla legge quadro sulle aree protette. Tale proposta è stata recepita dal ministro Paolo Baratta ed il 4 gennaio 1996 si è registrato il secondo passo importante della vicenda con la firma dell'intesa tra il Ministro ed i Presidenti delle regioni. A questo punto mancava solo che l'intesa venisse tradotta in decreto legge, e questo è avvenuto il 15 gennaio 1996, con decreto firmato dal Presidente del Consiglio Lamberto Dini, attualmente in fase di registrazione e pubblicazione.

LA SITUAZIONE ATTUALE

Il raggiungimento dell'intesa tra regioni, Ministero ed Ente Parco porta con sé alcuni aspetti positivi, primo tra tutti, come già accennato, la possibilità di costituire in breve tempo un Consiglio direttivo che consentirà di superare i grossi problemi di gestione e di amministrazione dovuti al commissariamento.

La composizione del Consiglio Direttivo, ed in particolare il rapporto tra componenti di nomina locale e componenti di nomina ministeriale, è un punto dell'accordo che suscita opposti sentimenti: se infatti da una parte i membri locali possono garantire alle popolazioni appartenenti alle comunità del Gran Paradiso una attiva partecipazione alla gestione dei territori del Parco, concorrendo a decisioni che riguardano il loro futuro e contribuendo ad equilibrare le esigenze di tutela della natura con quelle di sviluppo socio economico, d'altra parte, sostengono alcune associazioni protezionistiche, un Consiglio direttivo composto circa per metà da esponenti di regioni e comuni difficilmente può dare garanzie di gestione e tutela super partes dei territori protetti, che al contrario dovrebbero essere gestiti in maggioranza da tecnici ed esperti nominati dal ministero dell'Ambiente.

Generale soddisfazione invece si registra sulla volontà espressa di salvaguardare e valorizzare il corpo dei guardia parco, ricco di tradizione e considerato uno dei più preparati in Europa per conoscenza del territorio. Ai guardia parco spetterà, come in passato, il compito di sorvegliare il territorio; a tale opera di sorveglianza potrà aggiungersi quella del Corpo Forestale.

Quello dei guardia parco è un tema che è stato lungamente dibattuto; infatti ad una tendenza a smantellare il Corpo per sostituirlo con il Corpo Forestale dello Stato in Piemonte, e il Corpo Forestale Regionale in Valle d'Aosta, se ne contrapponeva una, che ha poi prevalso, a mantenere il Corpo dei guardia parco. Il decreto consente anche un parziale reintegro di effettivi, per adeguare l'organico a quello risultante dalla ricognizione del personale del 31 agosto 1993, reintegro reso impossibile dalla situazione precedente ed assolutamente necessario vista la grande estensione del territorio del Parco ed il costante pericolo di atti di bracconaggio e di altri illeciti.

Tra le interessanti conseguenze immediate della nuova situazione vi è poi l'istituzione di due nuove sedi operative e di coordinamento, una in Valsavarenche ed una a Ceresole Reale, che andranno ad aggiungersi alle due sedi già esistenti: quella legale di Torino e quella amministrativa di Aosta.

NUOVE INIZIATIVE

Un imponente maschio di stambecco si staglia sullo sfondo delle montagne del parco.Pur ostacolate dall'incertezza normativa, le iniziative relative al Parco non si sono comunque fermate in questi ultimi anni. Di grande interesse per i fruitori del Parco risulta, in particolare, la scelta di realizzare una serie di strutture di accoglienza che siano un valido punto di appoggio sia per un primo approccio al territorio sia per una più approfondita conoscenza dello stesso. Questa linea di tendenza è in armonia con quelle praticate internazionalmente in quasi tutte le principali aree protette in cui si concilia il buon servizio turistico con la possibilità di sensibilizzare il pubblico alle tematiche ambientali.

I centri visitatori presentano infatti il duplice vantaggio di fornire informazioni, materiale di consultazione, opportunità diverse quali visite guidate, mostre, proiezioni, ecc., e contemporaneamente di educare al rispetto dell'ambiente trasformando momenti di semplice svago in occasioni di conoscenza e riflessione sulla natura e sui delicati equilibri che la regolano.

Se queste iniziative si rivelano utili nei confronti di un pubblico adulto, esse risultano addirittura indispensabili nella formazione culturale dei giovani che ancora devono costruire i propri comportamenti e le proprie convinzioni e ai quali spetterà in futuro la gestione e la salvaguardia del territorio.

Sul versante valdostano del Parco è prevista, in quest'ottica, la realizzazione di tre strutture, una per vallata. Il progetto complessivo si chiama "Grand Paradis Accueil" ed è stato elaborato su incarico della Regione ma con una stretta collaborazione con la Comunità Montana Grand Paradis, i Comuni, l'Ente Parco.

COGNE

Nel comune di Cogne si realizzerà il recupero di alcuni edifici del villaggio minerario, di proprietà della Regione. Questo consentirà di creare un insieme articolato di strutture in cui collocare un centro di accoglienza per i visitatori del parco, con punto informativo, sala per esposizioni, sala proiezioni. Il complesso ospiterà anche, in una localizzazione più idonea, il Museo minerario già funzionante a Cogne, collegandolo così strettamente agli altri motivi di interesse naturalistico, storico e culturale.

Accanto al centro visitatori vero e proprio, verrà poi realizzato un centro di educazione ambientale, un centro cioè in cui poter accogliere scolaresche provenienti sia dalle scuole valdostane che da fuori, allo scopo di sensibilizzare giovani (e adulti) ai valori naturali e culturali delle vallate del parco, tramite interventi sia all'interno del centro che sul territorio.

Quello dell'educazione ambientale è un settore in cui l'Assessorato all'Ambiente si è dimostrato attento e sensibile ormai da tempo, come dimostrano le proficue collaborazioni che ogni anno si rinnovano tra esperti e scuole della Valle. Un alloggio per un custode ed un bar-ristorante completeranno infine il complesso.

Il progetto esecutivo dei lavori descritti sopra è al termine, e durante il 1996 è previsto l'appalto per almeno un primo lotto dei lavori. Si pensa che i lavori potranno iniziare a fine '96 o al massimo all'inizio del '97 Trattandosi di proprietà regionali i finanziamenti sono già previsti dal Bilancio di previsione.

VALSAVARENCHE

E' in via di elaborazione un progetto che prevede la ristrutturazione della vecchia scuola di Dégioz, con lo scopo di ottenere una sistemazione a centro visitatori corredato di punto informativo, sala proiezioni, piccola sala espositiva. Il centro risulterà a piano strada e sarà dotato di un comodo parcheggio, in posizione ottimale per accogliere i turisti e gli escursionisti che frequentano la valle. Otre al centro visitatori, il vecchio edificio scolastico ristrutturato accoglierà anche altre strutture di pubblica utilità come l'ambulatorio e la sede del comune.

A circa cento metri dal nuovo centro visitatori, al piano terra di un edificio di proprietà dell'Ente Parco, verrà ospitato uno spazio espositivo permanente sulla lince, con particolare attenzione agli aspetti legati alla predazione. L'allestimento è in via di completamento, con una spesa prevista di circa 400 milioni. L'esposizione sarà aperta al pubblico nell'estate 1996.

Trattandosi di edifici di proprietà comunale e del parco, e non regionale come a Cogne, i finanziamenti giungeranno dalla legge regionale 9 dicembre 1994, n. 75: "Promozione di turismo naturalistico e culturale nell'ambito delle aree naturali protette" (vedere riquadro a pag. 5), con l'elevazione del contributo al 90% trattandosi di edifici interni ai confini del parco (L.R. 30/91).
La somma prevista per la ristrutturazione della scuola è di circa un miliardo, l'appalto avverrà nel 1997 e si prevede l'inizio dei lavori entro la fine del 1997.

RHEMES

Il nuovo centro visitatori di Rhêmes-Notre-Dame è in uno stadio più avanzato dei due visti in precedenza, l'appalto infatti è stato realizzato nel '95, e si prevede il completamento del centro già per l'autunno 1996. Situato in un edificio di proprietà comunale in località Chanavey, il centro conterrà, secondo uno schema che tende ad armonizzare ed uniformare tutti i centri visitatori del parco, un punto informativo, una sala per proiezioni ed una sala espositiva che ospiterà un'esposizione permanente sul gipeto, anche in considerazione del fatto che l'ultimo esemplare valdostano di questa specie è stato abbattuto proprio in Val di Rhêmes. Adiacente alla sala che ospiterà l'esposizione permanente sul gipeto è stata ricavata una saletta in cui potranno avere luogo mostre temporanee. Essendo un edificio di proprietà comunale, anche qui per i finanziamenti ci si è avvalsi della legge regionale 9 dicembre 1994, n. 75. Il contributo, complessivamente di un miliardo e 110 milioni, cifra che corrisponde al 70% della spesa prevista, è stato distribuito in 550 milioni al comune per la ristrutturazione dell'edificio e 560 milioni all'Ente Parco per l'allestimento del centro visitatori.

L'ARMONIZZAZIONE NECESSARIA

L' incremento numerico dei centri visitatori pone un problema di omogeneità ed integrazione sia dal punto di vista degli arredi, sia, soprattutto, dal punto di vista della loro gestione; è ad esempio concreto il rischio di creare dei doppioni negli spazi espositivi che, al contrario, andranno coordinati ed armonizzati. Per risolvere tale problema si sta pensando ad un sistema di gestione a cui contribuiscano Ente Parco, Regione, Comunità montana, Comuni di volta in volta interessati, tramite una apposita struttura che a sua volta dovrebbe preoccuparsi di uniformare le sue iniziative con quelle analoghe in atto sul versante piemontese.
 

L'INTESA E IL DECRETO
L'intesa tra regioni Piemonte e Valle d'Aosta e Ministro dell'Ambiente siglata il 4 gennaio 1996 e convertita in decreto il 15 gennaio 1996 ha per scopo l'adeguamento della disciplina del Parco Nazionale del Gran Paradiso ai principi della Legge 6 dicembre 1991, n. 394. Vediamone in dettaglio i punti salienti.

Vengono riconfermate (art. 2) la sede legale e la direzione a Torino e la sede amministrativa ad Aosta, mentre vengono individuate due nuove sedi operative e di coordinamento all'interno del Parco, nei comuni di Valsavarenche e Ceresole Reale.

Gli organi dell'Ente Parco (art. 3) sono: - il Presidente, nominato dal Ministro dell'Ambiente previa intesa con i Presidenti delle Regioni e scelto tra i componenti il Consiglio direttivo - il Consiglio direttivo, formato da 13 componenti nominati con decreto del Ministro dell'Ambiente sentite le Regioni interessate, scelti tra persone particolarmente qualificate in materia di conservazione della natura e tra i rappresentanti della Comunità del Parco - la Giunta esecutiva, eletta all'interno del Consiglio direttivo e formata da Presidente, Vice Presidente e da altri tre componenti - il Collegio dei Revisori dei conti - la Comunità del Parco.

La sorveglianza del territorio del Parco viene affidata al Corpo dei Guardia parco nonché al Corpo Forestale Valdostano per la parte di territorio valdostana ed al Corpo Forestale dello Stato per la parte di territorio piemontese. Il coordinamento tra i vari Corpi spetta all'Ente Parco.
L'intesa fornisce anche delle precisazioni in merito all'organico dell'Ente Parco (art. 7), che fino alla rideterminazione organica prevista dal d.lgs. n. 29/93, "...è quella che risulta dalla ricognizione del personale al 31 agosto 1993, effettuata ai sensi dell'art. 3 della l. n. 537/93.". Essendo negli ultimi anni in vigore il blocco delle assunzioni posto dalle leggi finanziarie, il decreto consentirà un reintegro del personale.


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I CONTRIBUTI
Legge regionale 9 dicembre 1994, n. 75
"Promozione di turismo naturalistico e culturale nell'ambito delle aree protette"

La finalità di questa legge, esposta nell'art. 1, consiste nell'erogare contributi al fine di favorire e sostenere attività di turismo naturalistico e culturale non solo nel Parco Nazionale del Gran Paradiso ma anche nelle altre aree naturali protette della regione.

Nel testo si legge "La Regione...realizza direttamente o eroga contributi per l'acquisto, la costruzione o il recupero funzionale di strutture ad uso pubblico destinate a centri visita, centri di accoglienza, punti di informazione o di divulgazione didattica e scientifica sulle caratteristiche dell'area protetta."

I beneficiari degli interventi, individuati nell'art. 2, possono essere Enti parco, Fondazioni, Comuni o Comunità montane purché i loro territori siano, almeno in parte, compresi nell'ambito di un'area naturale protetta.

Il contributo corrisposto copre fino ad un massimo del 70% della spesa sostenuta "...comprovata, regolarmente documentata e ritenuta ammissibile, comprensiva delle spese di progettazione e direzione dei lavori." come si legge nell'art. 3. Tale contributo può essere elevato al 90% se l'intervento è operato all'interno dei confini dell'area protetta, come da L.R. 30/91 art. 21,30 3° comma, lettera A.

Le domande per la concessione dei contributi devono essere presentate all'Assessorato dell'Ambiente, Territorio e Trasporti. La concessione del contributo è deliberata dalla Giunta regionale su proposta dell'Assessore all'Ambiente.

Con questa legge sono stati stanziati 700 milioni di lire nell'anno 1994, e un miliardo a partire dal 1995.
Oltre che per la realizzazione dei centri visitatori di Chanavey in Val di Rhêmes e di Dégioz in Valsavarenche descritti nell'articolo, ha potuto usufruire del contributo previsto dalla presente legge anche il Parco Regionale del Mont Avic. È infatti già stato finanziato l'acquisto del terreno per la realizzazione di un centro visitatori in località Chevrère. I lavori dovrebbero iniziare entro il 1996.


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PERCHÉ LA LINCE
La zona del Gran Paradiso e più in generale il territorio della nostra Regione hanno subito un grave danno ecologico quando, tra la fine del secolo scorso e l'inizio di questo, sono scomparsi i grandi predatori: lupo, orso e lince. Ormai tutti sanno che la presenza di predatori, lungi dall'essere nociva, è, al contrario, molto favorevole alla conservazione delle specie predate e dei complessi equilibri presenti all'interno di un ecosistema.

Come dimostrano i dati storici sulle catture e sugli abbattimenti di queste specie, la loro scomparsa fu causata soprattutto dallo sterminio operato direttamente dall'uomo e solo in piccola parte da cambiamenti dell'ambiente naturale; è dunque possibile che, modificandosi l'atteggiamento della nostra specie grazie ad una maggiore cultura naturalistica e ad un'aumentata sensibilità, sottolineata anche dalla protezione legale accordata a questi animali, il loro ritorno avvenga spontaneamente nei territori più adatti.

Se, per quanto riguarda l'orso non esistono al momento possibilità di un ritorno spontaneo, per il lupo un ritorno in Valle d'Aosta non è da escludersi totalmente in futuro, vista la lenta ma costante rioccupazione dei territori un tempo abitati dalla specie su scala nazionale. Per la lince tuttavia la situazione è diversa: negli ultimi anni si sono susseguite osservazioni dirette in alcuni settori della Valle d'Aosta e contemporaneamente si sono rinvenute tracce e resti di predazioni ascrivibili molto probabilmente a questo stupendo felino.

È dunque probabile che la lince torni nel prossimo futuro a far parte in modo stabile della fauna della regione. Questo evento, positivo dal punto di vista naturalistico, va tuttavia preparato dal punto di vista informativo e culturale perché le popolazioni locali vengano aiutate a superare la diffidenza nei confronti di un animale che, nonostante tutto, è ancora accompagnato da cattiva fama. L'istituzione della mostra permanente sulla lince a Degioz vuole proprio essere un passo nella direzione di una conoscenza dell'importanza di questo bellissimo predatore basata su dati reali e libera da preconcetti e fantasie.


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IL GIPETO
Il 29 ottobre 1913 veniva ucciso in Vai di Rhêmes l'ultimo esemplare valdostano di gipeto. Erano tempi in cui si riteneva il gipeto capace di compiere ogni sorta di misfatti come sta ad indicare il nome ormai giustamente in disuso di "avvoltolo degli agnelli". Fortunatamente, anche se un po' in ritardo, le conoscenze sulla biologia della specie hanno sgombrato il campo da false convinzioni, e hanno collocato questo raro uccello nella posizione ecologica che gli compete: quella di mangiatore di ossa prelevate esclusivamente da animali non predati direttamente. È dunque più che giustificata la scelta del centro visitatori di Chanavey per l'installazione di una mostra permanente che renda giustizia a questo maestoso avvoltoio, così singolare nell'aspetto esteriore, nel regime alimentare, nel comportamento.

L'interesse per il gipeto in Valle d'Aosta non è tuttavia solo di carattere storico, esemplari di questa specie infatti, dopo più di mezzo secolo di assenza, si lasciano sempre più spesso osservare sul territorio del Parco e in altri settori della regione, in seguito ad un progetto di reintroduzione nelle Alpi a cui collaborano Austria, Francia, Italia e Svizzera.

Il piano di reintroduzione, iniziato alla fine degli anni '70, si basa sul rilascio di individui nati in cattività dapprima nell'Alpenzoo di Innsbruck, poi anche in altre località, e non implica la cattura di esemplari selvatici; il gipeto è infatti raro e in diminuzione ovunque.

Pur non essendo avvenuto alcun rilascio nel Parco del Gran Paradiso, la zona viene ormai frequentata con una certa regolarità soprattutto nei mesi invernali, forse per la generale abbondanza di nutrimento, forse per le caratteristiche particolarmente favorevoli del territorio. Negli ultimi anni si è arrivati a superare le quaranta osservazioni per anno, non tutte relative allo stesso individuo; nel 1991 i soggetti diversi furono addirittura sei.


   
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