Centri per uomini autori di violenza domestica e di genere

L’Intesa rep. atti n. 184/CSR del 14 settembre 2022 tra il Governo, le  Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano definisce i requisiti minimi dei Centri per uomini autori o potenziali autori di violenza di genere, d’ora in poi definiti C.U.A.V.

L’art. 1 del suddetto documento definisce i C.U.A.V. quali strutture il cui personale attua i programmi rivolti agli autori di atti di violenza domestica e sessuale e di genere, per incoraggiarli ad adottare comportamenti non violenti nelle relazioni interpersonali, al fine di modificare i modelli comportamentali violenti e a prevenire la recidiva.

 

Alla base dell’azione dei C.U.A.V. l’obiettivo prioritario è la sicurezza della vittima e degli eventuali figli e/o figlie. Questo aspetto deve essere garantito mediante l’adozione di procedure specifiche. I sopracitati programmi possono essere realizzati sia sul territorio, sia all’interno delle mura penitenziarie e sono orientati al perseguimento delle seguenti finalità:

  • Assunzione della responsabilità della violenza agita, attraverso la revisione critica degli atteggiamenti difensivi (negazione, minimizzazione, colpevolizzazione della vittima, uso degli stereotipi di genere);
  • Sviluppo della percezione e della consapevolezza degli effetti dannosi che la violenza agita ha sulla salute delle persone, sulla funzione genitoriale, sul programma di crescita e sviluppo psicofisico dei bambini e delle bambine;
  • Sviluppo della consapevolezza di sé, dell'altro e della relazione per migliorare la gestione degli impulsi, degli stati affettivi ed emotivi negativi e distruttivi, per ampliare il repertorio di capacità e strumenti relazionali costruttivi e cooperativi;
  • Promozione di una riflessione critica sulla identità maschile e sull’idea di virilità e le sue interconnessioni con la violenza di genere, anche destrutturando gli stereotipi e gli atteggiamenti ostili verso le donne.

 

Anche in tale ambito di intervento risulta fondamentale il lavoro di rete e pertanto la collaborazione con gli altri attori, istituzionali e non, che fanno parte del setting antiviolenza territoriale. L’art. 2 dell’Intesa definisce infatti che il C.U.A.V. mantenga rapporti costanti e funzionali, anche mediante la sottoscrizione di protocolli  di rete, con le strutture cui compete la prevenzione e la protezione delle vittime e la repressione dei reati di violenza, quali a titolo esemplificativo, ma non esaustivo, i servizi sociali e quelli sanitari, i centri antiviolenza i servizi giudiziari, le Forze dell’ordine, i Tribunali, gli Ordini professionali, le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado operanti nel territorio, garantendo l’unitarietà e la coerenza del programma, nonché la  continuità degli interventi.

Infine secondo quanto disciplinato dall’art. 5 dell’Intesa, il C.U.A.V. deve garantire le seguenti prestazioni minime, attuabili sia in ambito territoriale, sia all’interno degli Istituti di pena:

  • accesso ai servizi;
  • colloqui di valutazione;
  • presa in carico individuale e/o di gruppo;
  • valutazione del rischio;
  • attività di prevenzione primaria.

 

Attualmente sul territorio regionale non è presente un C.U.A.V. L’Amministrazione regionale sta comunque valutando l’opportunità di avviare sul territorio il suddetto servizio, avvalendosi della collaborazione di altri soggetti.

 

 

"Intesa, ai sensi dell’articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131, tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano sui requisiti minimi dei centri per uomini autori di violenza domestica e di genere."

 



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