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Les Iles, Chenal, Breuil, Ruine... In moltissimi casi l'acqua, sia come prezioso elemento, sia come minaccia, รจ all'origine dei nomi di luogo in Valle d'Aosta.
L'ACQUA NELLA TOPONOMASTICA
di Saverio Favre
Les Iles di Pollein e di Quart nella seconda metà dell'800.La toponomastica è una disciplina fondamentale per lo studio della nostra realtà regionale in quanto ci permette una lettura capillare del territorio, e da più angolazioni. Lo studio dei nomi di luogo, per quanto essi possano interessare uno spazio di proporzioni ridotte, ci procura informazioni che vanno dalla morfologia del terreno alla climatologia, alle vie di comunicazione, agli insediamenti umani, alle coltivazioni, alle antiche attività lavorative, ecc.
Scienza che si occupa di un settore della linguistica per sua natura conservatore, la toponomastica consente inoltre di recuperare dati importanti su realtà precedenti a quella attuale, sovente stravolte da profonde trasformazioni geomorfologiche o da mutate condizioni socioeconomiche delle popolazioni interessate.
L'acqua occupa uno spazio di primo piano nel repertorio toponomastico, e non potrebbe essere diversamente, data la sua funzione vitale da una parte, o la minaccia che, dall'altra, essa può rappresentare provocando frane o inondazioni che modificano, a volte anche sensibilmente, l'aspetto del paesaggio. Non solo gli idronimi classici relativi a fiumi, torrenti, ruscelli e laghi indicano la presenza di acqua, ma anche altri nomi di luogo che, in maniera meno diretta, ad essa fanno riferimento.
Per illustrare la varietà di toponimi legati all'acqua e la grande ricchezza di informazioni che essi racchiudono, proponiamo qui di seguito alcuni esempi particolarmente significativi.
Il ru du Pan Perdu (Valtournenche).Un caso interessante è quello della Dora: Djouiye, in patois, non indica soltanto il fiume principale della nostra regione, ma anche alcuni torrenti suoi tributari o, più genericamente, un qualsiasi corso d'acqua di una certa portata. Si tratta, dal punto di vista etimologico, di un nome derivato dal latino DURIA che risale ad un radicale prelatino dor nel significato di acqua corrente. Dar invece, attestabile nella toponomastica dell'alta Valle, come in Savoia e nel Vallese, significa cascata, parete rocciosa da cui scende una cascata; l'origine del nome è tuttavia oscura. Il toponimo Valèi (dal latino VALLIS, valle), della bassa Valle, indica generalmente un canalone lungo i fianchi di una montagna che si riempie d'acqua in concomitanza con le grandi piogge e corrisponde grosso modo alla variante Tsén-aille (dal latino CANALIS, letto di un corso d'acqua) dell'alta Valle. La base CANALIS ha originato anche altri nomi come Chenal, nel senso di canale, grondaia, condotta d'acqua per l'irrigazione, per alimentare un mulino o un abbeveratoio.
In alcune zone della Valle d'Aosta si trovano ancora le tracce di un antico suffisso di origine ligure, -ASCO, latinizzato in -ASCUS, che entra nella formazione di toponimi quali Périasc, Barmasc, Fontanasc, (Periâhc, Barmâc, Fontanâhc, nella parlata dell'alta Valle d'Ayas dove sono stati attestati). Ora, questo suffisso è molto diffuso in area piemontese dove è generalmente unito ad un gentilizio e con valore prediale, come ad esempio in Lambriasco o Piossasco (rispettivamente, la proprietà di Umbrius e di Plautiusi.
Nella nostra regione invece, il suo si-gnificato andrebbe cercato in altra direzione: secondo alcuni -ASCUS avrebbe il valore di acqua, corso d'acqua; l'Abbé Bonin è dell'opinione che esso indichi un luogo paludoso o circondato d'acqua stagnante. Effettivamente, i luoghi designati con questi toponimi sono terreni paludosi, con presenza di sorgenti o attraversati da corsi d'acqua o adiacenti ad un torrente.
Lilla, Les Iles, dal latino INSULA, isola, sono nomi che si trovano un po' ovunque; secondo l'Abbé Henry "il nostro dialetto dà il nome di ila, lila ad un terreno che fa da sponda all'acqua di un torrente ed è, per sua natura, destinato ad essere inondato o roso dall'acqua del torrente stesso. Perciò un'isola, in dialetto, non è un terreno circondato completamente dall'acqua ma un terreno lambito dall'acqua solo da una parte".
Per quanto riguarda la natura del terreno, le zone umide, paludose o acquitrinose sono designate con appellazioni quali Litsére, Léchéra, voce che indica anche l'erba che cresce in questi posti. Altrove troviamo il tipo Marè, corrispondente al marais del francese, o Moilles, deverbale dal latino popolare MOLLIARE, bagnare; altri nomi di luogo di senso analogo sono Mardzah, da ricollegarsi al latino MARISCUS, dal francone MA RISK, palude, pantano, e, inoltre, Rantanéi, Rangatséi, ecc.
Breuil, voce ormai scomparsa dal linguaggio corrente ma che sopravvive nella toponomastica, significa secondo l'Abbé Henry "plan lacustre, marécageux, dans lequel l'eau court au milieu ou au contour, et y dépose du menu gravier"; si tratta di una parola di origine celtica, BROGI.. LOS, il cui significato originario èquello di piccolo bosco recintato.
Ruines, Rovéna, Rovinal, dal latino RUINA, frana, indicano generalmente un terreno franoso, soggetto a smottamenti e interessato per lo più dalla presenza di acqua.
Il toponimo Goille, dall'antico francone GULLJA, stagno, designa una pozza d'acqua; la nota vetta Grand Goliath, come si legge su alcune carte, e la cui grafia richiama il biblico gigante, molto più modestamente starebbe a significare un insieme di pozze d'acqua.
E per rimanere in tema, il nome di luogo Nés, Nàch, maceratorio per la canapa, era una pozza dove si immergeva-no i fasci di canapa per la macerazione. Si tratta di un deverbale di nèizé o najà. dal latino popolare NASIARE, mettere a macerare (la canapa).
Molti toponimi sono legati all'irrigazione dei prati, in particolare i vari Ru, dal latino RIVUS; un po' ovunque si trovano i Ru du pan perdu, canale del pane perduto, la cui funzione è cessata per calamità naturali, quali epidemie che hanno colpito la popolazione o frane, come nel caso di Issogne. Attorno a questi canali sono fiorite leggende, come quella del Rù du Pain Perdu che prende le sue acque dall'Evan§on nei pressi di Extrepiéraz. Narra la tradizione che a Tchampiàn, villaggio situato lungo il corso del canale, vivevano due fratelli che, con metodi brutali, si garantivano il monopolio assoluto del ruscello, non permettendo agli altri usufruttuari di utilizzarne le acque, neppure nei periodi di siccità. La conseguenza di queste vessazioni fu che nessuno si preoccupò più della manutenzione del canale che, a poco a poco, cadde nel più completo abbandono.
Altri nomi sono nati attorno ai canali destinati all'irrigazione o all'alimentazione di un mulino o delle fontane dei villaggi: Rodza, dal latino ARRUGIA, galleria di miniera, significa canale di un mulino, ecc.; Tchardjoù, Tsardzaou, dal latino CARRICARE, nella fattispecie caricare, è il luogo di cattura dell'acqua di un canale; Bornì è il canale in legno per portare l'acqua alle fontane del villaggio, verosimilmente da una base prelatina
BORNA, cavità; Ahtantsén, forma alterata di ahtantse, consiste in uno sbarramento di legno o ferro, o di pietre e zolle, per deviare l'acqua durante l'frrigazione dei prati, dal latino popolare STANTICARE, fermare, arrestare. A questa voce della bassa Valle corrisponde grosso modo il tipo Tsèriéte dell'alta Valle.
Sono stati pure attestati come toponimi le varianti Eganse o Inganse che riguardano la ripartizione delle acque di irrigazione, dal latino AEQUARE, spianare, livellare. Nel libro delle inganse erano registrate le pouze d'acqua di ogni utente e quindi i turni per la sua utilizzazione. Nella fattispecie, la parola ponza in-dica lo spazio di tempo in cui l'utente aveva l'acqua a sua disposizione. Consideriamo, per concludere, un toponimo walser, Bronne, dal tedesco BRUNNEN, sorgente. Nei territori che portano questo nome si può constatare la presenza di sorgenti o di terreni paludosi; essi sono ubicati anche in aree di parlata francoprovenzale, come Ayas o Champdepraz, a testimoniare la presenza, in epoche passate, di antichi insediamenti walser.

 
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