MONOGRAFIA ACQUA
Tutelare il patrimonio ittico regionale significa proteggere e possibilmente migliorare l'intero ecosistema fluviale in cui esso si sviluppa.
ATTIVITA' DEL CONSORZIO PESCA
di Antonio Crea e Aleardo Ceol
I compiti del Consorzio pesca sono puntualmente definiti all'Art. 3 della Legge Regionale dell'11 agosto 1976, n. 34, modificata il 2 settembre 1996, n. 30, cui si rimanda. Essi sono essenzialmente amministrativi, gestionali, ma richiedono anche una visione politica globale, volta a:
- conservare l'esistente e, se possibile, migliorarlo;
- incrementare armonicamente il patrimonio ittico, tenendo conto della compatibilità ambientale;
- difendere l'ecosistema fluviale nel suo insieme;
- tutelare le specie auctoctone (es.: trota marmorata, temolo), opponendosi ad una evidente diminuzione delle zone di diffusione e della consistenza numerica con un'opera di consolidamento (Stabilimento Ittiogenico di Morgex) e reimmissione.
Per essere efficace questa politica a valenza ittica non può prescindere da una politica ambientale che la supporti, altrimenti gli sforzi fatti rischierebbero di essere vanificati, volti solo a ritessere una tela di Penelope.
È infine auspicabile che vi sia spirito di collaborazione e comunità di intenti fra tutti gli Enti od Associazioni che di ambiente si occupano istituzionalmente. Sarà così più facile il mettere a fuoco i problemi ambientali e il proporre soluzioni per porvi rimedio.
Fatta questa doverosa premessa passiamo ora ad analizzare tutti i fattori di rischio ai quali sono esposti i corsi d'acqua e la fauna ittica che in queste acque vive. Passeremo poi ad illustrare l'opera di ripopolamento attuata dal Consorzio, in linea con quanto suggerito dalla Carta ittica di bacino.

FATTORI DI PRESSIONE SULL'ECOSISTEMA FLUVIALE
Vediamo in sintesi quali sono i fattori di pressione e i fattori di alterazione dell'ecosistema fluviale.

1. pressione antropica
Intesa essenzialmente come immissione di reflui nei corsi d'acqua. Negli ultimi anni si è registrato un deciso miglioramento dovuto sia alle leggi emanate a tutela dell'ambiente (in particolare per quel che ci concerne la Legge 319 e successive) sia alla costruzione nei punti strategici della Valle di depuratori dei reflui. Ciò ha consentito un deciso miglioramento della qualità delle acque superficiali.
Rimane una situazione di sofferenza nei periodi di punta del turismo, sia invernale che estivo, poiché la popolazione della Valle praticamente raddoppia in contemporanea con la magra dei corsi d'acqua.

2. lavori di sistemazione idraulica
a) Interventi di regimazione e contenimento delle piene (3)
· Realizzazione di dighe: gli effetti secondari indesiderati sono costituiti da un progressivo accumulo di materiale in arrivo da monte nella zona dell'invaso e da un'erosione progressiva a valle.
· Interventi per proteggere le sponde e stabilizzare l'alveo: questi tipi d'intervento hanno purtroppo alcuni risvolti fortemente negativi
- l'assenza di asperità sulle sponde velocizza eccessivamente la corrente;
- la rimozione dei massi sul fondo, divenuto uno scivolo lastricato, contribuisce anch'essa a velocizzare la corrente, oltre che a rendere l'ambiente meno idoneo alla vita dei pesci.
La compensazione degli aspetti negativi di tipo idraulico viene perseguita attraverso la creazione di "briglie".
b) Briglie di trattenuta: opere murarie trasversali che provocano, creando un invaso a monte, la sedimentazione del materiale solido trasportato. In questo modo, a monte di ogni sbarramento, si accumulano progressivamente i solidi trasportati all'acqua, in modo che la serie di briglie finisca per creare lungo il letto di un corso d'acqua una successione di gradoni e di tratti a bassa pendenza allo scopo di ridurre il processo erosivo (2)
Anche in questo caso vi è una ricaduta fortemente negativa sulla vita dei pesci. I gradoni non sono infatti superabili da parte dei pesci, che hanno l'esigenza di potersi muovere liberamente sia per ricercare il cibo sia, soprattutto, per raggiungere il corso alto dei fiumi dove avviene la deposizione delle uova e la loro fecondazione.
Il correttivo è costituito dalle cosiddette "scale di risalita", manufatti dell'uomo che permettono ai pesci di superare, nuotando in salita o spiccando salti di altezza ragionevole ed a loro commensurata, gli ostacoli costituiti dalle briglie.
Purtroppo questo tipo di opere in Valle non è né diffuso né previsto per le vecchie concessioni.

Ripopolamento ittico lungo i torrenti della Regione.3. interventi di regolarizzazione: drizzagli, inalveamenti
Il fiume viene "forzato" a seguire un certo percorso, o per limitarne l'eccessiva sinuosità (meandri), o per rendere fattibili progetti che coinvolgono aree in prossimità dei fiumi. Si può portare ad esempio la rettifica apportata al corso della Dora nei pressi di Aymavilles, per collocare in modo funzionale il casello autostradale e gli svincoli connessi.

4. estrazione di inerti
L'attività estrattiva produce modifiche al regime idraulico e sedimentologico, perciò essa dev'essere attentamente valutata e regolamentata, in termini di numero di concessioni.

5. pulizia delle paratoie
L'apertura delle paratoie degli sbarramenti idroelettrici insabbia il tratto a valle provocando consistenti morie di uova e novellame.

6. immissione di reflui da cantieri autostradali. Sversamenti accidentali hanno provocato alcune morie di pesci, fortunatamente circoscritte. I reflui sono caratterizzati da finissimo materiale lapideo in sospensione, che si localizza nelle branchie dei pesci, provocandone la morte per soffocamento.

7. sversamenti di gasolio
Più frequenti di quanto non si creda. In genere entra in gioco il grado di corrosione delle cisterne stesse a contatto diretto col suolo, specie se questo è tendenzialmente acido. Per questo sono già state emanate disposizioni, ove il fenomeno risulta più rilevante, affinché le cisterne vengano posizionate in appositi alloggiamenti in cemento e siano ispezionabili.

Semina di uova nel torrente di Vertosan (febbraio 1999).8. sversamenti di letame
L'episodio più eclatante rimane quello del novembre 1997 (vedi più avanti), anche se probabilmente è l'unico di natura accidentale. Infatti in passato si sono verificati numerosi altri episodi negli affluenti della Dora, certamente meno eclatanti ma pur sempre sostenuti. Il letame viene volontariamente sversato nei corsi d'acqua, in quanto viene utilizzato questo metodo per un suo rapido smaltimento.

9. prelievi d'acqua ad uso idroelettrico
La consistente riduzione delle portate dei corsi d'acqua rispetto a quanto dovrebbe costituire la norma è imputabile principalmente ai prelievi a scopo idroelettrico. I prelievi sono permessi tramite apposite concessioni. Il punto nodale è uno solo: occorre garantire un Minimo Deflusso Costante Vitale (M.D.V.), come sancito dalla Delibera Consiliare Regionale n.1 193 /X del 22.02.1995, per "limitare la riduzione del biotopo e trasformazione della fauna dell'alveo, la modifica della struttura per età e diminuzione del popolamento ittico". Non sempre per le vecchie concessioni questa clausola è rispettata, anche se il prelievo d'acqua non supera quanto stabilito dalla Concessione. In realtà l'M.D.V. dovrebbe costituire il fattore limitante insuperabile, per la sopravvivenza dei pesci e per il rispetto della biodiversità in generale.

10. prelievi d'acqua ad uso irriguo
Anch'essi devono essere rispettosi dell'ecosistema fluviale, anche nel caso siano autorizzati.

11. attraversamenti di oleodotti e gasdotti
Opere necessarie che devono essere fatte nel miglior modo possibile, cioè portando il minor danno possibile all'ambiente utilizzando le tecniche più moderne, e soprattutto fuori stagione (autunno), quando anche il danno ecologico è ridotto.

Tra il 1997 ed il 1999 si sono verificati 33 casi comprovati di inquinamento o di alterazione dei corsi d'acqua della regione; fra questi la forma più grave è la scomparsa dell'acqua dall'alveo.
Fra tutti i casi di inquinamento ne spiccano almeno tre per la loro imponenza, tutti interessanti la Dora, forse perché recettore ultimo di tutto il reticolo idrografico:

1. Novembre 1997: sversamento di letame in loc. Pont-Suaz;

2. Dicembre 1998: sversamento a Plan-Felinaz di sostanze non identificate, con conseguente moria di pesci nell'ordine di decine di quintali;

3. Aprile 1999: sversamento di quantità imprecisate di tensioattivi, tali e tante da ricoprire la Dora di un manto di schiuma da una sponda all'altra. L'inquinamento, la cui origine può essere localizzata ad Aosta od a monte di essa, ha "viaggiato" fino a Châtillon (primo avvistamento in territorio valdostano), Ivrea ed oltre, perdendo probabilmente la propria forza ed identità solo quando le acque della Dora si sono mescolate con quelle del Po.

Il torrente Lys a Fontainemore.La semina di uova e novellame è una tecnica che non sostituisce ma integra i meccanismi naturali, opponendosi ad un impoverimento troppo spinto delle acque dovuto alle varie cause già elencate in apertura d'articolo, cui ovviamente si deve aggiungere anche il prelievo operato dai pescatori.
Le semine devono avvenire il più possibile nel rispetto delle aree naturali di distribuzione della fauna ittica, seguendo le linee direttrici indicate dalla "Carta ittica della Valle d'Aosta". E devono anche rispettare gli ambienti acquatici in termini di verosimiglianza storica, non introducendo specie esotiche ma anzi contribuendo a reintrodurre specie storicamente autoctone là dove fisicamente compatibili con l'ambiente. È il caso del salmerino alpino, che viene seminato solo nei laghi alpini. Le uova e il novellame vengono seminati in epoche diverse, in sovrapposizione ai periodi naturalmente "scelti" dai pesci per la riproduzione o corrispondenti ad un determinato accrescimento corporeo. Le uova fecondate utilizzate nelle semine provengono dallo Stabilimento Ittiogenico di Morgex, dove vengono fecondate artificialmente.
L'attività di semina in termini numerici è riassunta nella tabella in alto.
La Carta ittica del Bacino della Dora Baltea, voluta dall'Assessorato all'Agricoltura che così ha allineato la Valle d'Aosta a quanto già fatto in altre Regioni italiane (a titolo d'esempio citiamo il Veneto) ha permesso non solo di conoscere la zonazione ittica, ma anche di trarre indicazioni circa "la correlazione tra gli elementi morfometrici ed idrologici con quelli biologici in senso lato ed ittilogici in particolare" 6), rendendo inoltre possibile il trarre delle prime conclusioni sulla produttività dei corsi fluviali.
La Carta ittica è stata ottenuta attraverso due fasi distinte: una realizzata fra il 1991 e il 1992, prendendo in esame 58 stazioni; la seconda fra il 1995 e il 1996. prendendo in esame 51 stazioni.
Le caratteristiche principali di quest'opera, cui rimandiamo i lettori al fine di potersi rendere conto personalmente dell'impegno profuso dagli Autori per farne un testo di riferimento, sono le seguenti 6):
1. Facile accessibilità ai risultati;
2. Possibilità di informatizzazione dei dati rilevati (scelta al giorno d'oggi obbligata);
3. Facilità di trasferimento dei dati sintetici su carte tematiche;
4. Finalizzazione dello strumento "Carta ittica" al risanamento delle acque e ai problemi gestionali del patrimonio ittico;
5. Metodologie d'indagine standardizzate, necessarie per poter confrontare tra loro aste fluviali differenti nelle caratteristiche ecologico-ambientali;
6. Facilità di integrazione successiva conseguente ad approfondimento delle indagini;
7. Aggancio semplificato alla "Carta ittica della Regione Piemonte", adottando a questo fine codifiche analoghe e sistemi di indagine sostanzialmente assimilabili a quelli impiegati alla stesura ditale strumento.

CONCLUSIONI
Per contribuire alla realizzazione di un habitat confacente alla vita dei pesci occorre operare in termini di prevenzione almeno in tre direzioni, non prendendo in considerazione accadimenti che, in quanto imprevedibili, non sono controllabili:
1. Realizzare opere per la regimazione dei fiumi che si ispirino il più possibile ai criteri della bioingegneria per quanto riguarda il consolidamento delle sponde, attuando nel contempo scale di risalita per i pesci ove necessario;
2. Studiare la dislocazione degli insediamenti produttivi sul territorio, la loro tipologia e le procedure da essi adottate in ordine alla sicurezza e allo smaltimento dei prodotti di scarto;
3. Assicurarsi che il Minimo Deflusso Costante Vitale (M.D.V.) sia rispettato e garantito da chi opera prelievi d'acqua.

 

BIBLIOGRAFIA
1) FORNERIS G., PASCALE M., PEROSINO G. C.: Idrobiologia. Ed. Consorzio Regionale per la tutela, l'incremento e l'esercizio della pesca - Valle d'Aosta. Aosta, 1996.

2) GHETTI P. F.: Manuale per la difesa dei fiumi. Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, 1993.

3) PARIS E.: Interventi di regimazione e sistemazione fluviale e valutazione delle conseguenze ambientali. In: Seminario e Convegno " Tutela dei corsi d'acqua ". Ed. Consorzio Risorse Idriche " Schema 23 " - Servizio Tutela delle Acque. Firenze, 1991.

4) OCCHIPINTI S.: I torrenti della Val d'Aosta. In: Seminario e Convegno " Tutela dei corsi d'acqua ". Ed. Consorzio Risorse Idriche " Schema 23 " - Servizio Tutela delle Acque. Firenze, 1991.

5) ZEH H.: Le opere di ingegneria biologica per la sistemazione degli argini e la rinaturalizzazione dei corsi d'acqua. In: Seminario e Convegno " Tutela dei corsi d'acqua ". Ed. Consorzio Risorse Idriche " Schema 23 " - Servizio Tutela delle Acque. Firenze, 1991.

6) ***: Carta Ittica: Bacino della Dora Baltea (la fase). Assessorato dell'Agricoltura,
Forestazione e Risorse Naturali. Ed. Regione Autonoma Valle d'Aosta, 1993.

8) ***: Carta Ittica: Bacino della Dora Baltea (2a fase). Assessorato dell'Agricoltura, Forestazione e Risorse Naturali. Ed. Regione Autonoma Valle d'Aosta, 1997.
 

   
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