MONOGRAFIA ACQUA
La molteplicità di usi che l'uomo fa dell'acqua rende necessario tutelare questa risorsa e garantirne un buon livello di qualità.
QUALITA' DELLE ACQUE
di Rafaele Rocco
Il ponte-acquedotto romano di Pondel.Limpide, inodori e incolori: sono queste le caratteristiche che tradizionalmente sono state attribuite alle acque per essere considerate di buona qualità ed essere quindi utilizzate dall'uomo. La ricerca e il possesso delle fonti di acqua è stata causa nel passato di conflitti tra le popolazioni e nel prossimo secolo le contese per il controllo delle sorgenti dei grandi fiumi diventeranno uno dei motivi di contesa tra alcune nazioni, forse più del petrolio.
L'acqua è il bene più importante per l'uomo, ne costituisce il principio della vita, ma è anche il più sfruttato, con pochi riguardi per la sua conservazione, nella falsa convinzione che le sue capacità di rinnovamento siano infinite, anche se grandi opere del passato, quali gli acquedotti romani, testimoniano di un notevole sforzo per sopperire a carenze locali, utilizzando le risorse di altre regioni in cui la richiesta era minore.
L'acqua viene utilizzata dall'uomo per garantire la sua sopravvivenza fisica, per produrre gli alimenti e i beni strumentali necessari, per smaltire i rifiuti prodotti. Tutti questi usi un tempo potevano anche essere compatibili tra di loro, quando la popolazione era scarsa e le capacità dei corsi d'acqua di auto depurazione e di fornire quantitativi sempre maggiori sembravano illimitate.
In questo secolo l'equilibrio che sembrava esistere un tempo si è rotto e il garantire le esigenze poste dagli utenti di acqua di qualità adeguata per gli usi richiesti è diventato un problema centrale per tutte le società. La questione non è più solo quantitativa, riuscire cioè a disporre di tutta l'acqua necessaria per gli utilizzi desiderati, ma anche e soprattutto qualitativa: non è più così facile disporre di quantitativi di acqua sufficienti di qualità adeguata per gli usi necessari. L'inquinamento sempre più diffuso delle falde delle pianure causato dall'uso di fertilizzanti e pesticidi dall'agricoltura moderna, la salinizzazione delle riserve d'acqua dolce lungo le coste oppure la richiesta di acque con particolari caratteristiche da parte dell'industria, della vita domestica (come ad esempio per la produzione di acqua calda o da parte di lavatrici e lavastoviglie) e delle sempre maggiori necessità di igiene sono alcuni dei fattori che rendono paradossalmente scarso il bene acqua anche in regioni tradizionalmente ricche di risorse idriche come la nostra.
L'uso dei corsi d'acqua come vettori per lo smaltimento delle acque di scarico ha assunto proporzioni eccessive, i prelievi e gli interventi sui corpi idrici, così come lo sfruttamento del territorio, ne hanno quindi compromesso la qualità e non solo la quantità.
Bisogna quindi assicurare risorse idriche di qualità adeguata per i vari usi, tutelando contemporaneamente i corpi idrici ancora in buone condizioni e risanando quelli inquinati, adottando le misure più adeguate per rispettare l'equilibrio ecologico del territorio e delle sue componenti. Le varie richieste socio-economiche di utilizzo della risorsa devono cioè essere ponderate tra di loro e con le esigenze di difesa, gestione e sviluppo della natura e del paesaggio, che a loro volta vengono considerate come una particolare richiesta di utilizzazione.
La Dora Baltea presso Saint-Marcel.In questa ottica gli usi della risorsa divengono il punto focale di una corretta ed adeguata politica delle acque che prima definisce i livelli di qualità della risorsa in funzione degli usi necessari e dopo gli strumenti con i quali intervenire sugli usi attuali per modificarli in funzione dei livelli di qualità prefissati.
Non si tratta quindi solo di intervenire sugli scarichi per disinquinarli, ma di attuare un completo riassetto degli usi secondo obiettivi ecologici ed economici: se l'acqua di una determinata qualità non è disponibile in quantità illimitata e sono diversi gli utenti che la richiedono, quando viene soddisfatta un determinata esigenza accanto ai benefici devono essere considerati anche i costi perché si escludono altre utilizzazioni o vengono ridotte alcune funzioni ecologiche del corpo idrico.
Consideriamo ad esempio la Dora Baltea che garantisce una buona portata in tutti i periodi dell'anno. Questa situazione ha favorito lo sviluppo urbano ed industriale: sono sorte lungo le sue sponde importanti industrie e le sue acque sono state utilizzate per produrre quantità crescenti di energia idroelettrica. Accanto ai benefici dello sviluppo socio-economico sono aumentati in modo proporzionale i costi: gli usi più tradizionali (balneazione, pesca, irrigazione) sono divenuti via via sempre più impossibili.
La molteplicità degli usi antropici richiede che siano tutelati livelli qualitativi compatibili con le necessità di salvaguardia ecologica del corso d'acqua e del territorio in uno stretto intreccio tra esigenze qualitative e quantitative, con compromessi che necessariamente hanno dei costi in termini monetari per eventuali usi non soddisfatti o ambientali per l'eventuale degrado del corpo idrico.
La sottovalutazione dei fattori di costo legati all'utilizzo delle risorse idriche non permette di far emergere in modo chiaro presso gli utenti l'effettiva scarsità della risorsa e quindi non viene incentivata la limitazione delle pretese in un'ottica di sviluppo sostenibile della società.
Rispetto a questi aspetti nel seguito verrà illustrata la situazione regionale e in particolare:
· gli strumenti normativi disponibili per operare in una tale ottica, la situazione regionale e le strutture di depurazione delle acque reflue esistenti;
· lo stato di qualità ambientale dei corsi d'acqua regionali effettuato dall'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente;
· il sistema regionale di depurazione dei reflui idrici di origine civile con indicati gli impianti di depurazione esistenti e quelli di prossima realizzazione; in particolare verrà descritto il funzionamento dell'impianto di depurazione consortile di Brissogne, nel quale vengono convogliati i reflui di Aosta e dei Comuni da Villeneuve a Saint-Christophe, e di un impianto di fitodepurazione in corso di realizzazione nel Comune di Bard;
· le caratteristiche di qualità dell'acqua per un uso molto specifico e importante: quello potabile.

LA QUALITA' DELLE ACQUE DESTINATE AL CONSUMO UMANO
Tutte le acque che per qualsiasi motivo vengono utilizzate dall'uomo per le sue necessità igieniche, per dissetarsi e per la preparazione degli alimenti devono possedere precisi requisiti qualitativi, devono cioè avere le caratteristiche fisiche, chimiche, microbiologiche fissate con il Decreto del Presidente della repubblica 24 maggio 1988, n. 236. Per alcune di queste caratteristiche i limiti sono indicati quali concentrazioni massime che non devono essere assolutamente superate, per altre vengono invece fissati intervalli di variabilità delle caratteristiche quali valori guida, che se superati rendono l'acqua non adatta al consumo umano.
Le caratteristiche di qualità devono essere possedute dall'acqua fin dalla sua origine (sorgente o falda acquifera) e non possono essere conseguite con trattamenti specifici (per le acque superficiali da destinare all'uso umano previo trattamento, i limiti vengono fissati dal decreto legislativo n. 152/99).
Il decreto stabilisce inoltre che oltre alle caratteristiche chimico-fisiche microbiologiche, le acque da destinare al consumo umano devono essere anche tutelate al punto di captazione attraverso limitazioni d'uso del territorio circostante. A tale scopo per mantenere e migliorare le caratteristiche qualitative delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano devono essere individuate le aree di salvaguardia distinte in zona di tutela assoluta e zone di rispetto, nonché zone di protezione all'interno del bacino imbrifero di alimentazione e di ricarica della falda.
La zona di tutela assoluta è costituita dall'area immediatamente circostante le captazioni o le derivazioni e deve essere adibita esclusivamente alle opere di captazione o di presa.
La zona di rispetto è costituita dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta ed è sottoposta a vincoli e destinazioni d'uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica captata. In tali aree non sono ad esempio consentiti lo stoccaggio di rifiuti o di sostanze pericolose, lo spandimento di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi che possono inquinare l'acqua, il pascolo e la stabulazione del bestiame.
Nelle zone di protezione deve essere assicurata la tutela del patrimonio idrico attraverso misure e limitazioni di uso del territorio.
Le acque di montagna sono in generale molto povere di sali minerali disciolti, sono cioè leggere o poco "dure". L'indicatore che viene infatti utilizzato per indicare il contenuto di sali di un'acqua è la "durezza" che si misura in "gradi francesi" attraverso un calcolo stechiometrico che prende come riferimento la concentrazione dei sali di calcio e di magnesio. L'acqua di falda, cioè quella estratta dal sottosuolo, è generalmente più dura perché ha avuto più tempo per disciogliere minerali. Per questi motivi l'acqua più dura è più "gustosa" e soddisfa meglio colui che deve dissetarsi.
La presenza del calcio è responsabile del calcare che si forma nelle tubature metalliche e che crea gli aloni giallastri nelle cucine e nei bagni domestici. Il processo è particolarmente evidente nel caso di acqua calda e perciò colpisce in particolare gli scaldabagni oppure le lavatrici o lavastoviglie.
I rimedi possibili si basano su processi chimico-fisici diversi e mirano tutti ad impedire il deposito degli ioni calcio in calcare o aggiungendo particolari sali o facendo passare l'acqua attraverso campi magnetici o ponendo l'acqua a contatto con speciali resine scambiatrici di ioni.
Non esiste una graduatoria di bontà della acque a seconda della loro durezza: in generale il Decreto del Presidente della repubblica n. 236/88 fissa un valore guida di 40° F nel senso che acque con durezza più elevata sono comunque utilizzabili per il consumo umano.







IL DECRETO LEGISLATIVO II MAGGIO '99
Il decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152 contiene "Disposizioni sulla tutela delle acque dall'inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole" e adegua l'attuale normativa nazionale in materia di acque per quanto concerne la protezione, il risanamento e il corretto e razionale uso delle risorse idriche.
I punti fondamentali del decreto legislativo sono:
· il recepimento delle direttive comunitarie;
· l'introduzione accanto ai limiti di emissione per gli scarichi (introdotti nel 1976) degli obiettivi di qualità specifici e differenziati per i corpi idrici ricettori, da raggiungere entro scadenze prefissate (2008 e 2016) come riferimento principale per la definizione degli interventi di tutela;
· una maggiore difesa delle acque sotterranee;
· la completa revisione del sistema sanzionatorio;
· il corretto e razionale uso delle acque;
· l'abrogazione esplicita di 12 leggi e la modifica delle norme previgenti per renderle coerenti con i principi del decreto legislativo.
L'innovazione più importante è rappresentata dall'introduzione degli obiettivi di qualità articolati su due livelli: uno relativo allo specifico uso della risorsa al quale destinare il corpo idrico o un suo tratto, il secondo invece rappresentativo dello stato generale del corso d'acqua, cioè dell'ecosistema acquatico (acque, sponde, vita animale e vegetale).
L'obiettivo di qualità ambientale del corpo idrico rappresenta "la capacità di mantenere i processi naturali di autodepurazione", cioè di rispondere alle perturbazioni introdotte dalle attività antropiche attraverso meccanismi naturali, e "di supportare comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate".
L'esperienza dell'applicazione della precedente normativa sull'inquinamento idrico (la legge 10 maggio 1976, n. 319 - la cosiddetta legge "Merli") ha rilevato come non sia sufficiente controllare il singolo scarico attraverso l'imposizione di rigorosi e stretti limiti di concentrazione ammissibile delle sostanze inquinanti, ma deve essere assicurato che l'insieme degli scarichi e delle attività antropiche del medesimo corpo idrico non sia tale da pregiudicare la qualità del corpo idrico.
Con questi presupposti l'azione di tutela del corpo idrico si basa su precisi obiettivi di riduzione del carico inquinante in relazione alle esigenze specifiche del corpo idrico stesso.
La legge individua negli appositi allegati tecnici come definire tali standard di qualità per i diversi corpi idrici (fiumi, laghi, sorgenti, falde sotterranee) e fissa inoltre i traguardi temporali entro i quali raggiungere lo stato ambientale di sufficiente nel 2008 e di buono nel 2016.
Alle regioni è affidato il compito di adeguare i limiti di emissione per ciascun corpo idrico nell'ambito di quelli massimi stabiliti dal decreto legislativo, predisponendo inoltre i piani di tutela.
I piani di tutela delle acque devono definire le opere da realizzare, i limiti allo scarico, la revisione delle autorizzazioni e delle concessioni di derivazione in atto al fine di conseguire gli obiettivi fissati.
 


   
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