MONOGRAFIA ACQUA
La qualità delle acque superficiali della Valle d'Aosta è sensibilmente migliorata negli ultimi anni, come emerge dal monitoraggio effettuato dall'ARPA.
QUALITA' DELLE ACQUE SUPERFICIALI
di Claudio Frezet
Mappa di qualità delle acque superficiali.L'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente tiene sotto controllo la qualità delle acque superficiali valdostane, sia fluenti che lacustri, mediante una rete di monitoraggio basata su un'ottantina di stazioni di campionamento, situate sui principali corsi d'acqua, sui maggiori laghi alpini e sulle zone umide di particolare interesse naturalistico.
Uno degli scopi è quello di calcolare, ove possibile, degli indici sintetici di qualità, semplici, efficaci, confrontabili e che siano di facile lettura anche per i non addetti ai lavori.
Seguendo i criteri tecnici e operativi indicati nel Decreto Legislativo n. 152 dell' 11/5/1999, conosciuto sin dalle prime bozze come "Testo Unico sulle Acque", l'ARPA ha elaborato i dati raccolti e pubblicato, nel corso del 1999, due volumi dal titolo "Qualità delle acque superficiali", il primo riferito al periodo 1983-1996, il secondo a quello 1997-1998. Queste pubblicazioni, ove sono riportate tutte le informazioni sulla qualità delle acque superficiali raccolte inizialmente dall'USL ed in seguito dall'ARPA, consentono di fare il punto aggiornato sulla situazione valdostana e di confrontarsi sia con gli obiettivi previsti dal D.Lgs., sia con la situazione d'altre regioni. Ad esse si rimanda per approfondire quanto nel presente articolo sarà succintamente esposto.

IL MONITORAGGIO
Mappa di qualità delle acque superficiali.Sin dal 1979, in applicazione della Legge 319/76, la cosiddetta "Legge Merli", si è iniziata, tramite l'allora Laboratorio Regionale d'Igiene e Profilassi, divenuto in seguito Laboratorio di Sanità Pubblica dell'USL ed infine Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente, un'attività di monitoraggio delle acque superficiali. Lo scopo iniziale era quello di predisporre il piano di tutela delle acque dall'inquinamento, in altre parole di stabilire dove e in che numero costruire gli impianti di depurazione, e di sanzionare gli scarichi inquinanti. In seguito il monitoraggio è stato più orientato allo studio e alla prevenzione.
Le attività in corso nel 1999 sono le seguenti:

a. Acque correnti
Il reticolo idrografico naturale della Valle d'Aosta ha una lunghezza di 1517 km, di cui 338 costituiscono il reticolo principale (corsi d'acqua di lunghezza superiore a 20 km). Il monitoraggio attuale copre circa 450 km tra Dora e torrenti laterali con 39 stazioni di misura su cui si effettuano mensilmente campionamenti e misure di parametri chimici, fisici e microbiologici.

b. Laghi
L'invidiabile patrimonio di laghi valdostani ammonta, secondo un recente censimento, a 462 specchi d'acqua, quasi tutti di tipo alpino, per una superficie complessiva di circa 10,4 km2. Alcuni di essi, per motivi di particolare bellezza, facilità d'accesso e strutture ricettive, sono sottoposti, particolarmente nel periodo estivo, ad un impatto antropico notevole che potrebbe influenzare la qualità delle acque. In quest'ottica l'ARPA sta monitorando, con particolare riguardo a quelli più a rischio, 32 laghi per una superficie complessiva di circa 3 km2. Le frequenze dei controlli, inizialmente biennali, sono attualmente annuali salvo per i casi più "critici" sui quali si effettuano due controlli nel periodo estivo.

c. Acque Salmonicole e Ciprinicole (D.Lgs 130/92)
Il D.Lgs. 130/92 prevede che ogni regione individui i corsi d'acqua che necessitano di particolare protezione per consentire il mantenimento o il ricupero della vocazione ittica a "salmonidi" o a "ciprinidi". La Regione Valle d'Aosta ha individuato come corsi d'acqua con queste caratteristiche i torrenti Savara, Chalamy e Saint-Barthélemy e i laghi Villa di Challand-Saint-Victor e Lillaz di Saint-Marcel. L'ARPA, ritenendo che i torrenti Marmore e Buthier, a vocazione salmonicola, siano sottoposti a notevole impatto antropico e meritino un particolare controllo ai fini del mantenimento di tale vocazione, li ha inseriti d'ufficio nel monitoraggio. La rete attuale, basata su 22 stazioni di misura, si sovrappone parzialmente ai precedenti monitoraggi ma i parametri analizzati e gli scopi sono differenti. Il primo controllo è stato svolto nel corso del 1995-1996, con frequenza mensile sui punti individuati d'accordo con il Corpo Forestale Valdostano. In seguito si è effettuata un'ulteriore campagna, limitata ad una frequenza trimestrale stanti i favorevoli risultati della prima tornata, con l'estensione del controllo, decisa dall'ARPA, ai torrenti Marmore e Buthier, sottoposti a maggiore rischio d'inquinamento. Attualmente si è ridotta ancora la frequenza del monitoraggio in quanto raggiunti gli obiettivi del D.Lgs.

d. Zone Umide Protette
L'Amministrazione regionale, in attuazione di un progetto a livello europeo (LIFE-Natura 97), ha avviato un programma di monitoraggio, inizialmente manuale ed in seguito tramite apposite centraline automatiche, delle acque e del microclima delle sei zone umide protette della Valle, al fine di approfondire la conoscenza degli aspetti idrologici e valutare lo stato di salute di queste aree, anche per indirizzare correttamente gli interventi miranti alla tutela e alla miglior fruizione delle stesse.
Il monitoraggio preliminare è consistito in una prima campagna di prelievi e analisi trimestrali, svolta nel 1998. A questa ha fatto seguito un ulteriore controllo singolo nel 1999 ed un ultimo identico seguirà nel 2000. Le centraline sono entrate in funzione nell'estate 1999 e, dopo un periodo di rodaggio, saranno disponibili i dati raccolti.

INDICI DI QUALITÀ
Prelievo sul torrente Chalamy.Il D.Lgs. n. 152 dell'11 Maggio 1999 ha finalmente fornito lo strumento operativo ufficiale e unico a livello nazionale, per la raccolta e l'elaborazione dei dati sulle acque. Sulla base di particolari indicatori di pressione antropica o naturale sono calcolati, con procedure statistiche, degli indici sintetici di qualità facilmente leggibili.
Uno dei più usati è l'indice di qualità chimico-microbiologico che, per le acque fluenti, è basato sull'analisi di sette indicatori chiamati "macrodescrittori": ossigeno disciolto (% di saturazione), BOD (domanda biologica d'ossigeno), COD (domanda chimica d'ossigeno), azoto ammoniacale, azoto nitrico, fosforo totale e coliformi fecali. Ognuno di questi parametri è associato ad una pressione, una causa d'inquinamento o di turbativa della naturalità dell'acqua, legato a cause e origini diverse o a "sofferenze" in atto del sistema idrico (eutrofizzazione). Ad esempio i coliformi fecali sono legati alle immissioni di scarichi fognari civili, il BOD rappresenta il carico inquinante organico, degradabile biochimicamente, il fosforo quantifica le immissioni di fertilizzanti e detersivi e così via.
L'indice, calcolato su base minima annuale con frequenza analitica mensile al fine di ottenere dati non influenzati dalle variazioni stagionali, può essere rappresentato sia come dato numerico assoluto, sia facendo riferimento a "stati di qualità" descrittivi.
Gli stati di qualità chimico-microbiologica definiti sulla base dei macrodescrittori sono: ELEVATO, BUONO, SUFFICIENTE, MEDIOCRE, SCADENTE. Questi sono utilizzati soprattutto per presentare graficamente l'andamento della qualità con mappe simili a quelle rappresentate a pag. 24 (riferite all'indice chimico microbiologico).
Ad ogni tratto di corso d'acqua monitorato è associato uno stato di qualità, tenendo presente che esso è rilevato puntualmente nella stazione di campionamento ma è convenzionalmente riferito all'intero tratto di corpo idrico a monte, sino alla precedente stazione o alla sorgente.
Altro indice assai usato nelle acque fluenti è l'indice biologico (Indice Biotico Esteso o IBE.) che è determinato dalla presenza e dalla numerosità di varie classi di macroinvertebrati (molluschi, anellidi, larve d'insetti ecc.) che vivono sotto i sassi e i ciottoli del letto dei corsi d'acqua. Una buona qualità delle acque è evidenziata dalla presenza di molte classi di tali macroinvertebrati e dalla quantità degli esemplari di ciascuna classe. L'indice non è particolarmente influenzato da variazioni rapide della qualità e quantità ma rappresenta bene lo stato d'equilibrio raggiunto dal corso d'acqua e non uno stato istantaneo, pertanto è molto significativo, specie se determinato con frequenza trimestrale come richiesto dalla attuale normativa. Anche l'IBE può essere rappresentato numericamente o in riferimento a cinque stati di "qualità biologica", in perfetta analogia con l'indice "chimico-microbiologico".
Per maggiori dettagli sul calcolo e l'applicazione degli indici si rimanda alle pubblicazioni citate.
Per le acque lacustri, specie quelle alpine, non vi sono indici di facile elaborazione e adatti alla realtà valdostana, che presenta problemi legati sia alle piccole dimensioni che alle basse profondità dei suoi laghi. I pochi in uso sono stati studiati soprattutto per i grandi laghi prealpini o di pianura. Nell'attesa di disporre di indici adeguati la qualità delle acque è valutata sulla base dei parametri chimici e microbiologici cercando di evidenziarne gli aspetti legati alla "contaminazione" di origine antropica.

QUALITÀ DELLE ACQUE SUPERFICIALI
Applicando ove possibile, gli indici di cui sopra ai dati raccolti o valutandoli in base all'evoluzione nel tempo, si perviene alle seguenti considerazioni sulla qualità delle acque in Valle d'Aosta:

a. Acque correnti
Come si può constatare dalle mappe di qualità chimico-microbiologica vi è stato, pur con le cautele dovute ad alcune semplificazioni statistiche, un miglioramento della qualità globale delle acque superficiali nel corso degli anni, legato soprattutto all'entrata in funzione di grossi impianti di depurazione.
Il risultato, confermato dai dati del primo semestre 1999, è di sostanziale buona qualità delle acque che sono, nella totalità, già conformi sin d'ora agli obiettivi di qualità previsti nella fase iniziale (entro il 2008) dal D.Lgs. n.152/99 sulla tutela delle acque.
A prima vista appare strano che torrenti di caratteristiche "naturali" come il Clavalité, il Saint-Barthélemy e gli alti corsi d'altri torrenti, non raggiungano lo stato di qualità elevato. Ciò può derivare, oltre che dall'applicazione dei punteggi previsti dal D.Lgs., non ancora perfettamente tarati sulla realtà alpina in questa prima fase di applicazione, anche dalla scelta dei punti di campionamento, che potrebbero subire un impatto, maggiore di quanto ipotizzato, dalle derivazioni idroelettriche o irrigue. L'ARPA è impegnata ad approfondire la problematica.
L'Indice Biotico Esteso attribuisce, in modo analogo, lo stato di qualità "biologica". La qualità biologica riscontrata è sicuramente buona e conferma i dati chimico-microbiologici, anche se resta qualche anomalia, attualmente oggetto d'approfondimento.

b. Laghi
La relativamente bassa frequenza dei controlli non consente valutazioni statistiche elaborate né, come detto, sono disponibili indici sintetici. Peraltro, salvo localizzate presenze di coliformi alle quote più basse, segno d'influenza antropica, tutte le acque considerate mantengono costantemente caratteristiche di naturalità e sono da ritenersi d'ottima qualità. Va fatto rilevare che nella quasi totalità dei casi le acque dei laghi alpini hanno caratteristiche assai prossime a quelle delle acque potabili.

c. Acque Salmonicole e Ciprinicole (D.Lgs.130/92)
I risultati analitici del primo periodo hanno consentito di dichiarare raggiunti gli obiettivi di qualità del D.Lgs. giacché, su tutti i punti monitorati, almeno il 95% dei controlli ha avuto esito positivo. Il secondo periodo di monitoraggio (1998-1999) è terminato con esiti analoghi autorizzando una riduzione ulteriore dei controlli.

d. Zone Umide Protette
I risultati analitici raccolti sono di difficile lettura perché i pochi campionamenti, effettuati in condizioni climatiche diverse, non sono del tutto confrontabili. Inoltre la base statistica è troppo ridotta perché evidenzi delle tendenze. Ciononostante si possono fare le seguenti osservazioni:

1. I laghi Villa, Lolair e Lillaz est hanno e mantengono buone caratteristiche di "naturalità" e assenza d'inquinamento antropico. Le caratteristiche chimico-fisiche e microbiologiche restano costanti a conferma di una situazione d'equilibrio.

2. La zona umida Marais denota un certo impatto antropico pur mantenendo una discreta costanza dei parametri caratterizzanti.

3. Il lago Lozon e lo stagno Holey mostrano caratteristiche chimico-fisiche diverse dalle precedenti zone considerate. La principale diversità è dovuta alla elevata acidità dell'acqua, associata a bassi valori dell'ossigeno disciolto e discrete concentrazioni di sostanze organiche ossidabili. Ne deriva uno stato d'eutrofia abbastanza netto.

CONCLUSIONI
I dati sinteticamente esposti, uniti all'esperienza ormai ventennale nel monitoraggio, consentono di trarre le seguenti conclusioni:
La qualità delle acque superficiali della Valle d'Aosta è sensibilmente migliorata dall'entrata in vigore della L. Merli (1976) ad oggi, segno che l'entrata in funzione dei principali depuratori civili e a servizio delle aziende produttive non è stata inutile.

· La qualità attuale è già conforme agli obiettivi del D.Lgs. 152/99 per il 2008 mentre è assai prossima agli obiettivi previsti per il 2016. Ciò è motivo di soddisfazione ma non consente di abbassare la guardia in quanto ogni ulteriore miglioramento sarà sempre più difficile e potrà essere conseguito solo a costo di notevole impegno politico, tecnico ed economico.
Gli episodi d'inquinamento della Dora, del Buthier e del Marmore, occasionali e imprevedibili anche se talvolta clamorosi, sono fenomeni contro i quali non è ipotizzabile alcun intervento preventivo se non una capillare informazione ed un'educazione mirata alla formazione di una vera coscienza ambientale nei cittadini. Comunque si è sinora trattato d'eventi di portata limitata e che non hanno arrecato danni irreparabili.
· A parte questi fenomeni estemporanei, i maggiori problemi che ostacolano un ulteriore miglioramento qualitativo sono legati ai prelievi a scopo idroelettrico e irriguo, ai continui lavori in alveo e sugli argini nei periodi di bassa portata, alla mancanza d'alcuni impianti di depurazione, attesi ormai da anni, all'eccesso d'acque bianche recapitate nei depuratori biologici e alla massiccia presenza turistica nelle stazioni invernali in concomitanza con le minime portate dei corsi d'acqua.
· La qualità delle acque non è però tutto. Anche il contenitore, vale a dire il corpo idrico, nelle sue implicazioni morfologiche, idrauliche, naturalistiche ed estetiche, riveste un'importanza ambientale che non deve essere sottovalutata. Si ha la netta impressione che gli abbondanti interventi di ripristino e regimazione degli alvei, pur necessari e urgenti, non vengano realizzati con la giusta attenzione all'ambiente idrico e ripariale nel suo complesso ma in essi prevalga l'aspetto meramente ingegneristico e idraulico. In questo campo la Valle d'Aosta può e deve fare meglio.
 

FORSE NON TUTTI SANNO CHE...
Nella nostra regione sono presenti diverse tipologie di acque le quali per le loro caratteristiche chimiche, fisiche e organolettiche, possono essere classificate come acque minerali o termali.
Le acque che per le loro caratteristiche destano particolare attenzione sono:

- Sorgente La Saxe-Courmayeur
- Sorgente Faussemagne-Pré-Saint-Didier
- Sorgente Fons Salutis-Saint-Vincent
- Sorgente Orrido-calda e fredda- Pré-Saint-Didier
- Sorgente Fonte Youla-Courmayeur
- Sorgente Citrin-Saint-Rhémy-en-Bosses

Sorgente La Saxe - Courmayeur
Questa sorgente si trova ai piedi del Monte La Saxe, da cui il nome, in sinistra orografica a pochi chilometri a nord di Courmayeur, al di sotto della strada statale che conduce al traforo del Monte Bianco.
Dal punto di vista chimico-fisico, l'acqua della sorgente La Saxe può essere definita sulfurea (odore di uova marcio dovuto all'idrogeno solforato H2S). Essa presenta infatti un'elevata concentrazione in solfuri e solfati e possiede un discreto contenuto in ioni Calcio.

Sorgente Faussemagne Pré-Saint-Didier
La sorgente Faussemagne è ubicata in destra orografica, poco a nord dell'abitato di Pré-Saint-Didier, ed affiora in prossimità del letto della Dora per cui non sempre è facilmente identificabile.
Dal punto di vista chimico-fisico, l'acqua della sorgente Faussemagne può essere classificata come bicarbonato-solfato-calcica.
Alla sorgente, a causa delle mutate condizioni di pressione e temperatura, i carbonati presenti in soluzione nell'acqua precipitano dando origine a incrostazioni e liberando CO2. È per questo motivo che l'acqua possiede una effervescenza naturale.

Sorgente Orrido (calda e fredda)-Pré-Saint-Didier
Le due sorgenti in questione, sono localizzate all'interno della gola, denominata "orrido", che la Dora di La Thuile ha inciso nel gradino di valle, alla confluenza con la Dora Baltea. A tali sorgenti si accede dalle vecchie terme di Pré-Saint-Didier.
Dal punto di vista chimico, le due acque presentano caratteristiche simili e possono essere classificate come acque bicarbonato-solfato-alcalino-terrose.
Un'attenzione particolare va riposta alla temperatura delle due sorgenti. L'acqua denominata calda, rientrante nelle acque termali, possiede una temperatura variabile tra i 31°C e i 35°C.
L'acqua denominata fredda, possiede una temperatura variabile tra i 23°C e i 25°C e quindi è classificata come ipotermale.

Sorgenti Fonte Vittoria e Fonte Youla-Courmayeur
Per raggiungere le sorgenti Vittoria e Youla, occorre percorrere la strada che risale l'abitato di Dolonne in direzione nord-ovest, fino a raggiungere il vecchio stabilimento termale che sfruttava queste acque.
Dal punto di vista chimico-fisico le due acque sono nel complesso simili e rientrano nella definizione di bicarbonato-solfato-calcica-magnesiaca.

Sorgente Fons Salutis-Saint-Vincent
La sorgente in questione rappresenta la fonte delle rinomate Terme di Saint-Vincent. L'emergenza della falda, che si manifesta con la presenza di due sorgenti, sgorga a quota 670 m, in corrispondenza di una fessura presente su un affioramento roccioso posto lungo il vallone di Vagnod. Sulla base delle analisi chimico-fisiche effettuate in più periodi, è emerso che questo tipo di acqua ha un contenuto particolarmente elevato in cloruri e in sodio, in calcio e magnesio, in potassio e in solfati. Una tale composizione rispecchia grosso modo nei contenuti la composizione media dell'acqua di mare, ed infatti si tratta sostanzialmente di un'acqua salata anche se leggermente frizzante. Sulla base di tali caratteristiche quest'acqua si può definire bicarbonato-solfato-clorurato-alcalina.

Sorgente Citrin-Saint-Rhémy-en-Bosses
La sorgente prende nome dall'omonimo vallone posto in destra orografica del torrente Artanavaz, di fronte all'abitato di Bosses.
La sua caratteristica principale è il suo elevato tenore in ferro e anidride carbonica che le conferisce un particolare sapore acidulo "allappante".

Il medico chirurgo Auguste Argentier nel suo trattato "Courmayeur et Pré-Saint-Didier: leurs bains, leurs eaux et leurs environs" del 1864, segnala in particolare le seguenti proprietà terapeutiche:
Le acque minerali di Pré-Saint-Didier
Nello stabilimento di Pré-Saint-Didier le acque venivano sia bevute, sia impiegate per fare dei bagni sia delle docce. In generale, i benefici apportati dalle acque sullo stato fisico sono: miglior funzionamento dell'apparato digestivo, eccita l'appetito e attiva l'assimilazione e l'apparato circolatorio migliora sensibilmente. Il cuore batte con più forza e frequenza, la pressione aumenta e il sistema muscolare guadagna più forza ed elasticità; l'apparato respiratorio diventa più eccitabile e la dilatazione dei polmoni è più ampia e l'aria è più facilmente assimilata. Inoltre, migliora l'apparato genito urinario e stimola la diuresi. A seguito dei bagni, la pelle diventa ruvida al tatto, probabilmente a causa dell'azione dei minerali mangano-ferruginosi e al solfato di calcio contenuti nell'acqua. Tuttavia, l'acqua bevuta in grandi quantità causa dolori a l'epigastro e cefalee. Le malattie trattate con successo sono molteplici e tra queste si annoverano: i reumatismi cronici, le paralisi con o senza atrofie muscolari, il recupero dalle lunghe convalescenze nelle malattie gravi, le ulcere, il recupero della mobilità di arti dopo fratture e lo scorbuto. Inoltre, favorisce la formazione di cicatrici e un rinforzo di quelle esistenti.

Le acque minerali di La Saxe
Le acque minerali di La Saxe venivano impiegate in uno stabilimento termale risultando curative nei casi di infezioni alle vie respiratorie, difficoltà digestive e problemi genito-urinari, pellagra, effluorescenze cutanee, artrite, sciatica, reumatismi acuti, laringiti, bronchiti e tracheiti e asma.

L'acqua minerale Vittoria
.... dandogli questo nome, si è voluto senza dubbio rendere giustizia alle numerose guarigioni che opera ogni giorno...". Difatti risulta efficace nei casi di debolezza di stomaco con o senza irritazione, infiammazioni delle viscere del basso ventre, scorbuto, certi casi di sterilità, amenorrea, catarro e problemi genito-urinari.

Le acque minerali costituiscono una risorsa naturale ma anche economica che deve essere salvaguardata e valorizzata. Uno studio approfondito mirato all'individuazione delle caratteristiche idrogeologiche e idrochimiche di tutte le acque minerali presenti sul territorio valdostano, costituirebbe un bagaglio scientifico indispensabile per la conoscenza del territorio e, al tempo stesso, uno strumento indispensabile da sfruttare per le attività di promozione turistica mirate a valorizzare una delle ricchezze che la Valle d'Aosta ci offre.

di Massimo Broccolato

   
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