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"Saint Défendent protège-nous des grandes pluies et des vents, des orages et des ouragans; des avalanches et des éboulements ..."
SEGNI DI DEVOZIONE, SEGNI DI PERICOLO
di Roberta Bordon e Cristina de la Pierre
Il territorio della nostra regione è costellato di grandi e piccoli segni di devozione popolare: dalle incisioni sulle rocce ai simboli sulle case, dalle piccole edicole votive, spesso lungo i percorsi, alle cappelle dei villaggi, dagli eremi in luoghi isolati ai santuari in posizioni emergenti. Questi segni sono la testimonianza di una forte presenza della dimensione religiosa in tutta la vita della società rurale, ma spesso sono anche portatori di un altro messaggio di grande importanza sociale: sono un segnale di pericolo. Essi ci indicano situazioni di particolare rischio contro le quali veniva invocata la protezione divina. Per questo motivo ancora oggi possiamo usarli come un indice di quei luoghi in cui una natura "matrigna" chiede di essere conosciuta, rispettata e ci invita alla prudenza.
La cultura contemporanea è basata su un mito razionalista di completo controllo su qualsiasi accadimento, ricerca una risposta in tempo reale ai problemi e presuppone in fondo l'onnipotenza dell'uomo nelle possibilità di dominio di qualunque evento. Nelle epoche passate invece l'insicurezza e la mancanza di grandi mezzi hanno portato l'uomo a rivolgersi, ricorrendo all'aiuto divino, alla protezione celeste, per cercare di contrastare, allontanare, mitigare i pericoli naturali.
Sapere dove scende la valanga, dove il fiume straripa, dove il terreno è instabile, è fondamentale per non andare a insediare proprio lì quelle attività che subirebbero un grave danno al manifestarsi degli eventi; nel tempo questo sapere è stato tramandato attraverso segni che ci fanno riconoscere la natura dei luoghi: a volte addirittura attribuendo loro significati sacri, magici o viceversa malefici. La vita rurale era densa di riti, consuetudini e pratiche religiose volte a preservare l'integrità dei raccolti e del bestiame, a invocare la pioggia o a scongiurare la furia della natura.
In questo panorama le cappelle (circa 800) che sono sorte nel tempo nei villaggi costituiscono un patrimonio particolarmente significativo. Dopo il Concilio di Trento, in relazione alle necessità della chiesa cattolica di affermare, in contrapposizione alla chiesa riformata, la legittimità del culto della Vergine Maria e dei santi, ma anche in relazione alle mutate condizioni sociali e demografiche, si riscontra un vero e proprio proliferare di fondazioni, costruzioni e dedicazioni di piccoli edifici sacri, cappelle, oratori e santuari dedicati alla Vergine e ai santi. Tramite questi intercessori le comunità invocavano la protezione divina contro i drammatici - e purtroppo assai frequenti -eventi quali le alluvioni, le valanghe e le frane.
In questo contesto appare interessante rileggere il patrimonio architettonico religioso disseminato sul nostro territorio: non è infatti casuale la localizzazione di molte cappelle poste a margine di centri abitati vicino a torrenti o canaloni di discesa delle valanghe, di oratori lungo sentieri franosi, santuari al limitare di alpeggi e vicini a ghiacciai.
Primo esempio fra i tanti, la piccola cappella dedicata a Santa Margherita che sorge ai piedi del lago del Ruitor a La Thuile. Nel corso dei secoli XVI° e XVII°, a seguito di fenomeni di scioglimento dei ghiacciai, gli argini del bacino cedettero più volte e le acque impetuose ed improvvise si abbatterono sull'abitato di La Thuile sfociando poi a valle e devastando la Valdigne, e talvolta anche oltre. In proposito Mons. Joseph-Auguste Duc, nell' Histoire de l'Eglise d'Aoste scrive: "Depuis plusieurs années, le lac de Rutor rompait les digues qui le contenaient et avait inondé la Vallée. Les habitants de la Thuile résolurent de se rendre dévotement en procession jusqu'au lac. Mgr Ferreri leur permit d'y porter le chef de Saint-Grat. Les débordements cessèrent. Alors les syndics de Valdigne firent voeu d'édifier sur les bords du lac une chapelle à l'honneur de Saint-Grat e de Sainte-Marguerite. La convention fut faite, le 18 juillet 1606 à la Thuile, avec Ventrepreneur Pierre Guetaz. Ce fut ensuite d'une vision que ce projet fut conçu et réalisé. Dans cette vision, dont fut favorisé un certain Pantaléon Dottino, l'apparition exprima le désir de voir ériger prés de là une chapelle sous le vocable de Saint Grat. Dès lors on prit l'habitude d'aller toutes les années en procession au lac. Cette pieuse coutume n'a cessé qu'à la fin du siècle dernier" .
Scendendo la stessa valle della Dora del Verney , tra La Thuile e Pré Saint-Didier sulla sinistra è possibile risalire ad Elévaz e Torrent. Il ripido versante dove si adagiano questi due villaggi è soggetto durante l'inverno a cadute di valanghe e slavine soprattutto nel tratto di strada che li collega, e il soffio ha spesso danneggiato le abitazioni. Ma ad Elevaz sorge un segno evidente della ricerca di protezione divina da parte degli abitanti: la cappella, fondata intorno a metà del XVII secolo, non a caso, è dedicata proprio a san Defendente, santo martire della Legione Tebea, venerato in tutta Italia come protettore contro i lupi e gli incendi e nelle vallate alpine soprattutto come protettore contro valanghe, frane e inondazioni. Il 2 gennaio, giorno in cui ricorre la festa liturgica di san Defendente, ad Elevaz si svolge ancora oggi un suggestivo rito per invocare la protezione divina contro le valanghe.
A san Defendente e a santa Margherita è dedicata anche la cappella del villaggio di Rovenaud in Valsavarenche, costruita nel 1650 a protezione dalle rovinose valanghe che hanno portato danni e morte alle case del villaggio, come sembra del resto testimoniare anche il toponimo stesso della frazione.
Esempi analoghi sono la cappella di Place di Pontboset dedicata a san Defendente, quella di Sarral di Rhêmes-Saint-Georges dedicata alla Madonna delle Nevi e a san Defendente, ed ancora la cappella di Pramotton di Vert, dedicata a san Defendente e a san Grato, posta nel villaggio più basso della parrocchia, soggetto in passato a frequenti inondazioni.
Il santo della Legione Tebea era inoltre venerato a Chuchal di Fontainemore, al Buic e a Pont Serrand di La Thuile, a Entrèves di Courmayeur, a Periasc di Ayas e a Lillianes.
Ma è san Grato che più spesso viene invocato contro frane, alluvioni e valanghe come nel caso della cappella di Vieyes nella Val di Cogne, che sorge proprio al margine dell'abitato con la facciata rivolta verso quella terribile montagna da cui scesero le valanghe che nel 1845 travolsero le case di Condémine e nel 1888 quelle di Sylvenoire. In quell'ultima occasione il soffio sfondò la porta della stessa cappella. Tra le tante cappelle dedicate a San Grato si possono citare ancora quella di Rovarey a Verrès e quella di Hône, che sorge isolata non lontano dagli argini della Dora. In altri casi è la Vergine ad essere invocata, come ad esempio per la cappella della Madonna delle Nevi di Tromen a Saint-Vincent costruita per proteggere le case dalle acque del Grand-Valey .. au bas de l'immense ravin du Zerbion comme pour dompter ce torrent parfois furieux et méchant"; la cappella (sempre dedicata alla Madonna delle Nevi) di Servaz a Bionaz che sorge in un sito fortemente pericoloso per le valanghe.
L'elenco potrebbe ancora allungarsi con il caso della cappella di San Valentino di Brusson, che una tradizione, peraltro non suffragata da documenti, vuole sia stata costruita nel luogo dove sorgeva la primitiva chiesa parrocchiale distrutta da una imponente frana; con la cappella di Lavanche a Diémoz, con quelle di Lavancher e Dialley a Morgex che sorgono a margine dell'abitato al limitare del canalone di discesa della valanga, e ancora con quella di Clapey a Ollomont, località da sempre minacciata da frane.
Merita infine citare alcuni fatti recenti: la cappella di Poullayes di Bionaz è posta su un roccione ai piedi della grande frana che nel giugno del 1962 distrusse il villaggio di Chamin, la cappella di san Rocco e della Visitazione di Fiernaz ad Antey ha rischiato di essere travolta nel 1980 da una frana che tuttora incombe sul villaggio; la cappella di Predelòasch a Gressoney-Saint-Jean è stata distrutta da una valanga nell'inverno 1984-1985.
Sono quindi tante le cappelle dedicate ai santi che proteggono dalle calamità naturali. La loro presenza, al di là della invocazione di protezione contro il manifestarsi degli eventi calamitosi, segna per noi un limite da non superare, un possibile pericolo; ricorda fatti accaduti, di cui altrimenti si potrebbe perdere memoria; costituisce uno dei modi con cui i nostri avi hanno voluto trasmetterci una parte importante della loro conoscenza del territorio e dei suoi rischi.

   
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