IL MATERIALE PLASTICO
In Italia, la legislazione che regolamenta il recupero dei pneumatici fuori uso presenta ancora gravi lacune, in parte bilanciate dai consorzi e dalle associazioni di filiera.
LA VITA DEI PNEUMATICI
a cura della Redazione
In Italia, nel 1999, sono finiti in discarica il 67% dei pneumatici fuori uso. La percentuale del 2000 è inferiore, ma non di molto: 65%, ovvero 231mila sulle 350mila tonnellate di pneumatici fuori uso prodotte nel 2000. Sono dati di Argo, il Consorzio che aderisce a FiseAssoambiente. Poco consola che, dalle 350mila tonnellate di pneumatici fuori uso, vada però detratta la quota di pneumatici ancora idonea alla ricostruzione del battistrada, equivalente a circa l'8% del totale: il nostro resta un dato molto lontano da paesi come Danimarca, Finlandia, Olanda e Lussemburgo, dove il conferimento in discarica nel 2000 è stato azzerato.
Vero è che, in base all'indagine, la quantità di pneumatici recuperata ha registrato lievi valori in incremento, grazie anche all'avvio di nuove aziende, spostando di pochi punti in percentuale il conferimento dei pneumatici dalla discarica verso le aziende che recuperano gomma e che effettuano il riciclaggio energetico: siamo comunque gli ultimi della classe.

Sarà forse il vuoto legislativo che gioca a sfavore del settore, privo di una regolamentazione specifica. In effetti, se si esclude il d.m. 5 febbraio 1998 - che stabilisce le norme tecniche generali sul recupero, in regime semplificato, di materia o di energia dai rifiuti - il Decreto Ronchi, nome col quale è generalmente noto il D.Lgs. 5 febbraio 1997, n.22, che regolamenta la sorte della maggior parte dei rifiuti italiani, non ha previsto norme specifiche per il prodotto, subordinando la gestione del recupero dei pneumatici al termine del loro ciclo di vita alle norme generali applicabili a tutte le altre categorie di rifiuti. L'unico atto specifico sui pneumatici, peraltro privo di valore normativo, è rappresentato da una risoluzione approvata dalla Commissione ambiente della Camera nel febbraio 1998, con cui il Parlamento impegnava il Governo ad assumere iniziative specifiche per promuovere il riciclaggio dei pneumatici. In essa la Commissione ambiente si riferiva all'adozione e allo sviluppo di procedimenti tecnologicamente avanzati ed economicamente convenienti per l'ottenimento di materiali commerciabili derivanti dai pneumatici dismessi.
Inoltre, nella risoluzione si faceva cenno all'emanazione di norme tecniche destinate a prevedere una percentuale minima di utilizzo di materiali recuperati dai pneumatici fuori uso nella realizzazione di opere pubbliche e l'introduzione di un sistema volontario per l'incremento del riciclaggio.

Ma quasi nessuna di queste dichiarazioni d'intenti ha avuto seguito: così il nostro Paese si ritrova a tutt'oggi senza una regolamentazione in grado di favorire il recupero del pneumatico e di garantire il rispetto degli obblighi comunitari, come quello che impone il divieto di conferimento in discarica dei pneumatici interi a partire dal 17 luglio 2001 (Direttiva 1999/31 Ce).

Un quadro istituzionale poco confortante, questo, bilanciato però dall'attività dei consorzi e delle associazioni di filiera. Come accade infatti per tutte le altre tipologie di materiali recuperabili, anche in questo settore esistono consorzi e associazioni che si dedicano al trattamento dei pneumatici a fine del loro ciclo di vita. Tra questi figurano Argo, il Consorzio volontario riciclaggio gomma, costituito nel 1996 tra alcune aziende del recupero dei pneumatici usati e parte della sezione recupero di Assoambiente e Airp, Associazione italiana ricostruttori di pneumatici.

Tanto per citare qualche esempio, FiseAssomabiente e Argo si stanno dando da fare per informare e sensibilizzare cittadini e operatori sulla raccolta differenziata, per individuare possibili sbocchi per l'impiego dei materiali e dei prodotti ottenuti dal trattamento dei pneumatici usati e per elaborare standard qualitativi dei granuli di gomma per agevolarne la commercializzazione.
Da non dimenticare, inoltre, l'attività di alcuni consorzi italiani impegnati a livello europeo nell'adozione di rigorosi processi di lavorazione, come il regolamento Ece Onu 108 e 109 che disciplina le fasi di lavorazione e prevede severi controlli su ogni singolo pneumatico ricostruito, con le medesime prove di durata, carico e velocità stabilite per i pneumatici nuovi.
nell'adozione di rigorosi processi di lavorazione, come il regolamento Ece Onu 108 e 109 che disciplina le fasi di lavorazione e prevede severi controlli su ogni singolo pneumatico ricostruito, con le medesime prove di durata, carico e velocità stabilite per i pneumatici nuovi.
   
Pagina a cura dell'Assessorato territorio, ambiente e opere pubbliche © 2024 Regione Autonoma Valle d'Aosta
Condizioni di utilizzo | Crediti | Contatti | Segnala un errore