PIANO ARIA
L’esempio di un progetto di sviluppo locale, basato sulla gestione economica delle risorse energetiche e degli inquinanti potrebbe costituire, un’esperienza pilota per la gestione imprenditoriale di risorse collettive tramite l’attivazione di reti tra soggetti pubblici e privati, esportabile in altre zone della Valle d’Aosta.
L’ESPERIENZA DEGLI ENTI LOCALI
di Ezio Donzel
Il bando regionale 4/2005, misura D3, per lo sviluppo locale, finanziato da fondi europei, nazionali e regionali, ha consentito a Progetto Formazione di presentare e attivare un progetto relativo ad una ricerca ed a uno studio di fattibilità a favore di quattro Comuni (Charvensod, Gressan, Jovençan, Pollein) per quanto attiene la creazione di un’azienda multiservizi di proprietà interamente pubblica che si occupi di servizi socio sanitari, sociali, ambientali, di tutela del paesaggio e dell’assetto del territorio.

Il progetto si attiva su di un territorio interessante e ricco di risorse ambientali, paesaggistiche, culturali ed architettoniche ed interessato da attività agricole, artigianali, turistiche e di servizi, con una popolazione residente di circa 7.000 abitanti.

Una realtà interessante, anche per l’integrazione e l’interrelazione che queste attività hanno tra di loro – l’ agricoltura con il turismo, il turismo rurale con quello tradizionale e con quello invernale legato alla stazione di Pila, ecc.
Da qui l’esigenza di governare e far convergere in un’azione strategica integrata tutta una serie di servizi in un’ottica di uso sostenibile del territorio.
Il progetto comprende un insieme di attività tra loro integrate e interdipendenti aventi come obiettivo comune la tutela e la valorizzazione delle risorse umane, ambientali, culturali e paesaggistiche. Le attività costituiscono nel loro insieme un processo complesso di sviluppo che tocca molte componenti territoriali e che, almeno nelle prime fasi, dovrà produrre benefici principalmentea livello strettamente locale.

Il progetto decolla e si attiva su una già collaudata collaborazione tra i quattro Comuni, i quali attraverso un loro specifico Consorzio gestiscono una farmacia, servizi scolastici e sportivi ed anche - sino al passaggio della stessa alla Comunità Montana - una microcomunità per anziani.

L’azienda ha in particolare come fine:
• potenziare ed integrare i servizi attualmente svolti;
• erogare servizi efficienti, sostenibili ed economicamente equilibrati in ambito sanitario, sociale, ambientale, di tutela del paesaggio e nell’assetto idrogeologico;
• consolidare e incrementare l’occupazione locale, recuperando anche situazioni di rilevanza sociale legate a lavoratori e lavoratrici interessati e/o portatori di particolari problematicità e disagio;
• dare sbocco imprenditoriale a situazioni di bisogno pubblico e privato.

Il progetto è articolato in diverse fasi: dall’acquisizione di dati territoriali ad un supporto consulenziale alla creazione d’impresa grazie a studi di fattibilità nel campo delle energie rinnovabili e non solo, attività di consulenza amministrativo-fiscale, elaborazione del business plan, tutti elementi condivisi e discussi in tavoli tecnici con i partners di progetto, quali strumenti decisionali in prospettiva delle future attività dell’azienda.
In un secondo momento si attiveranno servizi di supporto alla creazione d’impresa per gli aspetti organizzativi, gestionali, fiscali, di marketing, comunicazione e promozione aziendale e dei suoi servizi, per arrivare alla fase operativa della nuova agenzia con attività di orientamento e formazione di base ai futuri operatori della società.
In tal senso va rammentato che il territorio dei quattro Comuni è interessato da importanti attività e produzioni nel settore della viticoltura, frutticoltura e zootecnia e come queste, nel contempo, generano residui (tralci di potature, reflui zootecnici, ecc.) difficilmente conciliabili e trattabili con le normative vigenti e con la strutturazione urbanistica attuale. Uno dei compiti della nuova azienda sarà quello del trattamento e valorizzazione dei rifiuti agricoli riciclabili mediante termovalorizzazione dei residui organici e compostaggio dei reflui.

Un’ulteriore esigenza è rappresentata dalle attività di manutenzione e da servizi territoriali, che devono essere necessariamente realizzati in maniera più coordinata e integrata tra i Comuni.

Le Comunità Locali, partendo da positive esperienze nell’ambito dei LL.UU.SS. (lavori di utilità sociale), sono altresì coscienti delle esigenze e delle problematicità sociali presenti sul territorio ed in maniera particolare nelle fasce degli svantaggiati. Una consapevolezza che mette in evidenza la specificità di queste problematiche e di come queste non siano semplicemente risolvibili con l’attesa o con l’applicazione della Legge 68/1999. Pertanto gli enti intendono che il progetto debba essere anche occasione, forma e strumento per realizzare possibilità di integrazione e di inclusione nei circuiti produttivi per le categorie svantaggiate. Il progetto vuole trasformare questi elementi, attualmente percepiti come punti di debolezza, in proposte volte a contribuire ad una soluzione di problematiche ambientale, occupazionali e di look territoriale garantendo nel contempo una sostenibilità economica all’intero impianto.

Si presume che la costituzione della nuova società comporterà una ipotetica offerta occupazionale locale stimata in un numero non elevato in termini assoluti ma comunque interessante nell’ambito della realtà locale (6-8 soggetti di cui 3-4 con disabilità). Gli operatori individuati riceveranno una prima fase di formazione che sarà realizzata tramite formazione individuale o per piccoli gruppi su argomenti legati all’attività d’impresa e a specifici aspetti di natura tecnica inerenti l’attività lavorativa.

I beneficiari indiretti sono i 4 comuni partners di progetto nonché la collettività locale:
• i Comuni avranno uno strumento per attivare azioni di sensibilizzazione e di processo su temi di grande attenzione e interesse come quelle dell’ambiente e dell’energia rinnovabile nonché per il miglioramento della gestione delle proprie attività istituzionali;
• la collettività locale trarrà benefici dal miglioramento della qualità dei servizi offerti, della qualità dell’ambiente e del paesaggio e, in particolare, i soggetti impiegati in attività inerenti i servizi in progetto (agricoltori, allevatori, ecc.) avranno la possibilità di avere uno strumento per risolvere problematiche ambientali connesse alla loro attività produttiva con possibilità di incremento, diversificazione e miglioramento delle proprie attività.

Infine, la società ha come fine di far rete, in ambito di servizi, con le piccole imprese artigiani locali, le cooperative già presenti sul territorio e i consorzi di miglioramento fondiario.

In particolare le attività di intervento nell’ambito della filiera ambiente- energia rinnovabile consistono in:
• Studio di fattibilità per la individuazione di una filiera bosco- energia. Tale intervento si pone l’obiettivo di studiare la possibilità di costruire un impianto di teleriscaldamento alimentato da cippato di legna in un’area interessata e necessitata di servizi pubblici. Lo studio dovrà individuare la tipologia di caldaia, la sua dimensione per ricevere le biomasse di scarto, prodotte nell’area dei quattro comuni, da residui di potature, di agricoltura, da lavorazioni forestali dei boschi locali, da residui legnosi dell’industria e dell’artigianato del legno;
• Studio di fattibilità per lo smaltimento dei reflui zootecnici. Tale intervento si pone l’obiettivo di studiare la possibilità di realizzare uno o più impianti per il trattamento anaerobico di detti reflui ai fini della produzione di biogas;
• Studio di fattibilità per la produzione di energia elettrica. Tale intervento si pone l’obiettivo di studiare la possibilità di produrre energia elettrica utilizzando le portate e gli acquedotti esistenti sul territorio;

Come in ogni azione di sviluppo locale, il progetto, per essere efficace ed economico, dovrà necessariamente incontrare il massimo della partecipazione della popolazione, ma questo può e deve rappresentare anche un’occasione per discutere e sensibilizzare la comunità sui processi e su decisioni ambientali non più rinviabili.

L’esigenza di riportare a valore il comportamento del singolo è di straordinaria importanza, come la capacità di estendere e portare a sistema azioni di buona prassi, anche se limitate nel territorio, possono contribuire a ridurre e/o rendere compatibili i processi inquinanti che il nostro stesso stile di vita produce.

Sono questi dei piccoli interventi nella dimensione, ma significativi nell’esperienza poiché sono volti a coniugare la soluzione di problematiche ambientali con la produzione di energia rinnovabile, non inquinante o quantomeno a rendere equilibrato il ciclo di produzione e assorbimento della CO2.

Si evidenzia, infine, come uno strumento gestionale individuato con una logica espansiva e di crescita possa poi, in prospettiva, affrontare anche temi quali l’utilizzo di quote di territorio incolto e il trattamento aneorobico dei rifiuti umidi e/o di masse biodegradabili a fini di produzione termica e di energia elettrica.

Alla luce degli obiettivi di Kyoto, la Commissione Europea ha inserito tra le priorità politiche la promozione di fonti di energia alternativa.
L’obiettivo prefissato è che entro il 2010 il consumo di energia rinnovabile UE rappresenti il 12% del totale e che l’Italia entro il 2012 realizzi una produzione di energia elettrica derivante da fonti rinnovabili pari al 25% del fabbisogno.
Tecnologie pulite (soprattutto negli impianti industriali) possono diminuire emissioni di gas del 25-80%, ridurre l’impatto sull’ozono e l’eutrofizzazione dell’acqua (crescita delle alghe stimolate dai reflui urbani e agricoli) fino al 50%.
Dunque un progetto che vuole rispondere a situazioni e problematiche di microsistema, ma che tende anche a dare risposte a macrobiettivi politici di medio termine, predisponendo una struttura capace, in prospettiva, di rispondere a bandi, iniziative e finanziamenti regionali nazionali ed europei sull’utilizzo di energie rinnovabili e alla programmazione culturale di nuove abitudini di trasporti e di utilizzo dell’energia.

Occorre superare quella condotta che ci porta ad attendere che ci sia qualcuno (individuo, impresa, istituzione, ecc.) che prima o poi faccia uscire dal cappello il coniglio che rappresenta la soluzione di tutti i problemi dell’energia e che in più ce la fornisca a basso costo, rinnovabile e non inquinanate. Un bel sogno e, in attesa di questa panacea, si potrebbe cominciare ad affrontare problemi che per la loro soluzione non necessitano di circhi e di prestigiatori, ma unicamente di nostri comportamenti e atteggiamenti più attivi e consapevoli.
Stili e interventi sempre più invasivi penetrano e modificano il tessuto socio-economico e culturale della nostra comunità, ci allontanano da valori che invochiamo ma non apprezziamo unicamente perché ci richiamano a comportamenti, sensibilità e disponibilità che confliggono con la nostra quotidiana abidutine. Viviamo un conservatorismo ricurvo e appiattito su di un effimero benessere economico valutato solo in base ai consumi, banalizzante dei comportamenti etici, distruttivo delle nostre coscienze e della nostra natura umana.
Va pertanto ripresa la sensibilità e la volontà di operare, accompagnando scelte che possono a prima vista apparire insignificanti ma che contribuiscono alla creazione di quel termine fortemente e a volte malamente usato che è comunità.

L’azione di coniugare comportamenti sociali alla soluzione di problematiche ambientali e alla produzione di energia rinnovabile, di fare rete tra più soggetti istituzionali ai fini dell’integrazione delle politiche del territorio, di coinvolgere e sensibilizzare la popolazione sui costi e ricavi delle stesse, può rappresentare una maniera alternativa e armoniosa per affrontare tematiche residuali e/o legate all’area dell’indifferenza e del disinteresse creando occasioni di risparmio e di occupazione.

Un progetto di sviluppo locale, teso a dare risposte alla sostenibilità ambientale ed indirizzato a determinare una sostenibilità anche nell’area delle politiche, dell’economia e del sociale, che potrebbe costituire, a medio-lungo termine, un’esperienza pilota per la gestione imprenditoriale di risorse collettive tramite l’attivazione di reti tra soggetti pubblici e privati, esportabile quanto meno in altre zone della Valle d’Aosta.
   
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