PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE
OBIETTIVI DI TUTELA QUANTITATIVA DELLA RISORSA

Ai fini di una definizione operativa degli obiettivi specifici per la tutela quantitativa dei corpi idrici si adotta la seguente schematizzazione:
Per conseguire l'obiettivo di garantire un'adeguata disponibilità idrica, cioè in quantità tali da soddisfare il fabbisogno degli esseri umani e degli ecosistemi, non devono essere ricercate solo nuove fonti di approvvigionamento, bensì devono essere impostate prioritariamente politiche ispirate al risparmio, al riutilizzo e all'uso razionale, che globalmente possono aumentare le disponibilità teoriche.

Il primo gruppo di obiettivi di tutela quantitativa dei corpi idrici si riferisce alla razionale gestione e uso delle risorse idriche e comporta di operare su tre fronti:
- la riduzione dei fabbisogni, intesi come domanda di prelievo di risorse idriche dai corpi idrici superficiali e sotterranei, che deve essere posta in relazione diretta con le esigenze effettive ed irrinunciabili per quel particolare impiego;
- il razionale utilizzo delle risorse, inteso come l'impiego dei soli quantitativi effettivamente necessari con le caratteristiche di qualità strettamente necessarie per quell'uso particolare;
- l'uso multiplo delle risorse attraverso il riciclo delle acque nei cicli produttivi e il recupero delle risorse utilizzate, ma ancora idonee dal punto di vista qualitativo, e l'impiego successivo per usi diversi, ma compatibili, degli stessi quantitativi derivati.

A questi obiettivi fanno riferimento gli indicatori che misurano il corretto e razionale utilizzo delle risorse prelevate dal corpo idrico:
. consumi per unità di superficie irrigata e per utilizzatore / utente / unità di prodotto.
. differenza % tra prelievi e utilizzi.

Il Lago Liconi, in Valdigne (foto Celestino Vuillermoz).Il secondo gruppo di obiettivi prevede che sia valutata la compatibilità dei prelievi con lo stato ambientale del corpo idrico (attuale e previsto).

Per la verifica della compatibilità deve essere individuata la variazione nelle caratteristiche qualitative della risorsa idrica che potrebbe essere causata dalla sottrazione prevista del quantitativo di acqua da derivare. Le condizioni di salvaguardia sono differenziate a seconda del corpo idrico considerato e sicuramente maggiori per i corpi idrici indicati come di particolare pregio.

L'analisi deve prendere in considerazione lo stato dei parametri chimico - fisici attuali e gli scarichi concentrati o diffusi in atto e prevedibili e valutarne l'evoluzione nel caso del prelievo idrico richiesto: lo stato di qualità ambientale esistente e previsto per il tratto interessato dalla derivazione non deve essere modificato o deve essere coerente con gli obiettivi previsti. A tale proposito gli indicatori da considerare sono: LIM (e i suoi componenti), IBE e SACA.

Per quanto riguarda la salvaguardia o il recupero di condizioni di deflusso naturali, deve essere individuato il regime idrologico che possa garantire la salvaguardia a lungo termine delle strutture geomorfologiche del corso d'acqua e la presenza di una biocenosi corrispondente alle condizioni naturali.

L'individuazione di quale possa essere il valore della portata che in ogni tratto garantisca il conseguimento di tali obiettivi rappresenta un obiettivo complesso: non si tratta infatti di definire solo un valore di portata riferito alle caratteristiche idrologiche del corso d'acqua (quali ad esempio quelle di magra), ma esso deve essere connesso con le condizioni minime che permettono l'esistenza di un ecosistema naturale e con le caratteristiche di pregio dello stesso.

Per la compatibilità dei prelievi con lo stato ambientale del corpo idrico e per la salvaguardia o il recupero di condizioni di deflusso naturali è necessario individuare:
. la portata da lasciare defluire a valle delle derivazioni esistenti perché siano ripristinate condizioni minime di naturalità (che potrebbero anche non coincidere con quelle originarie ormai definitivamente compromesse) e di qualità dell'ambiente, oppure che siano garantite le condizioni attuali, ove ritenute in linea con gli obiettivi fissati;
. il minimo impatto sulle condizioni dell'alveo e delle sponde.

La metodologia di studio è passata da un approccio iniziale rivolto alla riproduzione di uno stato di deflusso minimo nel corso d'acqua il più possibile assimilabile alle magre naturali, a un'impostazione maggiormente rivolta alla comprensione dei fenomeni regolatori degli ecosistemi e alla valutazione degli effetti prodotti dai deflussi sulla qualità complessiva dell'ambiente fluviale.

L'utilizzo del Deflusso minimo vitale nella disciplina delle concessioni di derivazioni di acqua pubblica dai corpi idrici superficiali rientra nel complesso delle misure per la pianificazione dell'economia idrica, finalizzata ad assicurare l'equilibrio del bilancio idrico.
   
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