Malattie trasmesse da vettori

Le malattie trasmesse da vettori costituiscono un importante problema di sanità pubblica, come evidenziato dalle recenti epidemie che hanno interessato l’Italia ed altri paesi europei in questi ultimi anni.

Negli ultimi anni fattori correlati a cambiamenti climatici ed alla globalizzazione, che hanno portato all’aumento di viaggi a scopo turistico, professionale o di scambi commerciali verso molte zone del mondo hanno causato l’importazione e la riproduzione nel territorio di nuove specie di vettori provenienti da altri Paesi (tra cui zanzare del genere Aedes albopictus). Difatti, in Italia, a partire dagli anni ’90 si è assistito alla diffusione di zanzare della specie Aedes albopictus, in quasi tutte le Regioni italiane. Non va infine dimenticato, che parallelamente, si sta verificando anche un ampliamento dell’area di distribuzione di artropodi indigeni (in particolare flebotomi, zecche e zanzare) vettori di malattie endemiche nel nostro paese (leishmaniosi, Malattia di Lyme, Encefalite da zecche, Febbre bottonosa, malattia da West Nile), seguito da una tendenza al graduale aumento dei casi di infezione registrato negli ultimi anni.

 In Italia ed in Europa, si è assistito nell’ultimo decennio in sanità pubblica umana all’aumento della segnalazione di casi importati ed autoctoni di alcune Arbovirosi molto diffuse nel mondo, tra cui la Dengue, la febbre Chikungunya, Zika e la malattia da virus West Nile.

 Il virus West Nileè trasmesso sia agli animali che all’uomo tramite la puntura di zanzare infette appartenenti al genere Culex. Il ciclo biologico coinvolge gli uccelli selvatici come ospiti amplificatori, mentre i mammiferi infettati si comportano come ospiti accidentali a fondo cieco, in quanto la viremia non presenta un titolo tale da poter infettare nuovamente un vettore competente. Il virus si mantiene nell’ambiente attraverso il continuo passaggio tra gli insetti ematofagi, che albergano il virus a livello delle ghiandole salivari, e gli uccelli che rappresentano il reservoir d'infezione. È importante ricordare che il virus non si trasmette da persona a persona, né da cavallo a persona attraverso la puntura di una zanzara infetta a causa dei bassi livelli di viremia. È invece documentata la trasmissione interumana mediante trasfusione di sangue o trapianto di organi o tessuti.

Le specie di zanzare certamente coinvolte nella trasmissione del Chikungunya, Zika e Dengue sono Aedes albopictus (conosciuta come “zanzara tigre” e presente anche in Italia) e Aedes aegypti (non presente nel nostro Paese). La zanzara si infetta pungendo un soggetto in fase viremica, il virus si replica all’interno degli organi della zanzara e viene trasmesso efficientemente all’uomo al momento della puntura. A causa di differenze genetiche, le popolazioni di zanzare nelle diverse aree geografiche potrebbero comunque presentare una diversa efficienza di trasmissione del vettore. La longevità della zanzara tigre è stimata intorno a 4 settimane e il tempo di replicazione del virus nella zanzara è di circa 5-7 giorni. Questi dati indicano la rapidità potenziale di sviluppo di una popolazione di zanzare potenzialmente infette. La zanzara tigre punge l’uomo principalmente nelle prime ore del mattino e in quelle che precedono il tramonto, ma può attaccare anche in pieno giorno, nonché la notte, all’interno delle abitazioni. Gli adulti sono esofili, ovvero riposano all’aperto, al riparo dal sole, tra la vegetazione bassa o l’erba alta.

In termini generali, nelle aree a clima temperato, oltre ai normali cicli riproduttivi primaverili ed estivi, le femmine depongono le uova, destinate a superare l’inverno generalmente a inizio autunno; tali uova cominciano a schiudersi, in relazione alle condizioni climatiche e alla latitudine, generalmente in tarda primavera. Nelle zone tropicali il ciclo continua durante tutto l’anno.

Epidemiologia di Dengue,  Zika, febbre Chikungunya in Valle d’Aosta

In Valle d’Aosta finora non si è mai registrata la circolazione dei virus causa di queste patologie, ma si è avuto un unico caso importato da altri paesi di Dengue nel 2016.

 Epidemiologia del virus West Nile (WNV) in Valle d’Aosta

la Regione Valle d’Aosta è stata inserita tra le Aree a rischio minimo di trasmissione, dove WNV non risulta aver mai circolato e in cui, date le caratteristiche eco-climatiche del territorio, la probabilità di una sua circolazione è considerata minima. In Valle d’Aosta viene attuata:

a)      la sorveglianza dei casi di sintomatologia nervosa negli equidi per tutto l’anno;

b)      la sorveglianza su esemplari di uccelli selvatici rinvenuti morti durante tutto l’anno;

c)      la sorveglianza dei casi importati e autoctoni di malattia neuro-invasiva e/o di infezioni recenti umane per tutto l’anno;

d)     la sorveglianza entomologica in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale  Piemonte, Liguria e Valle  d’Aosta, struttura Valle d’Aosta con annesso Ce.R.Ma.S. 

 Epidemiologia del virus West Nile (WNV) in Italia

Complessivamente, dal 2008, sono 14 le Regioni italiane (Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Sardegna, Sicilia, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Molise, Toscana, Basilicata, Lazio, Puglia, Calabria, Liguria) in cui è stata rilevata la circolazione del WNV. Dal 2008 al 2018 sono stati notificati 475 casi umani autoctoni di malattia neuro-invasiva da West Nile (WNND) e 7 casi importati. Nello stesso periodo sono stati segnalati 1.660 casi confermati di infezione negli equidi, di cui 251 con sintomatologia nervosa.

Nel 2018, in Italia ed in altri paesi dell’Europa centro-meridionale, è stato registrato un aumento della circolazione del WNV. In Italia, sono stati segnalati 595 casi umani confermati di infezione da WNV, di questi 238 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva con 237 casi autoctoni distribuiti in 6 regioni (Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Friuli-Venezia Giulia) ed 1 caso importato. Analogamente a quanto registrato nelle persone, nel corso del 2018, la sorveglianza veterinaria ha rilevato un aumento della circolazione del WNV in zanzare, uccelli e cavalli in 9 regioni italiane (Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Sardegna, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Lazio, Basilicata e Puglia).

Pertanto sono importanti strategie di prevenzione e controllo e di diffusione di informazioni.

 



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